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Don Enrico Civilini - Parroco di Pioltello - Laorca 25/7/1906 - Pioltello 12/6/2003

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Published by Pecora Nera Adv, 2021-02-20 13:31:44

In ricordo di Don Enrico Pioltello 1906-2003

Don Enrico Civilini - Parroco di Pioltello - Laorca 25/7/1906 - Pioltello 12/6/2003

Keywords: Don Enrico Civilini,Parroco di Pioltello,comunità s.Andrea Pioltello

In ricordo di don Enrico
la comunità parrocchiale S. Andrea

Pioltello - Novembre 2003

Laorca 25 Luglio 1906 Pioltello 12 Giugno 2003

Don Enrico Civilini

Parroco di Pioltello

“Attraverso la folla avanzavo tra i primi
fino alla casa di Dio

in mezzo ai canti di gioia
di una moltitudine in festa”

(Salmo 42,5)

Biografia

1906 25 luglio – Enrico nasce a Laor- 1969 26 aprile – Visita pastorale del
ca, frazione di Lecco, da Clemente Civi- cardinale Giovanni Colombo.
lini e Maria Bonacina. È il quinto di ot- 1969 Agosto – Divisione della parroc-
to fratelli. chia: Maria Regina si stacca da S. An-
1921 Entra nel seminario di S. Pietro drea.
a Seveso. 1972 Ripristino della chiesina dell’Im-
1928 È prefetto e chierico-studente macolata in piazza della Repubblica.
nel collegio S. Giuseppe a Monza. 1974 Inaugurazione dell’oratorio in
1930 Entra nel nuovo seminario di Ve- via Cirene.
negono per l’ultimo anno di teologia. 1978 Viaggio missionario in Brasile
1931 30 maggio – Ordinazione sacer- dove incontra padre Giannino Cariati.
dotale in Duomo dalle mani del beato 1980 Solenne anno mariano giubilare
cardinale Schuster. Il giorno dopo pri- della Madonna del Rosario. Saranno
ma Santa Messa a Laorca. presenti padre Turoldo, monsignor Ni-
1931 Settembre – È coadiutore a Cu- cora futuro vescovo di Verona e il neo
sano Milanino dove vi resterà quindici arcivescovo monsignor Martini.
anni. 1981 50° di ordinazione. Celebra la
1946 15 Dicembre – Nomina a parro- sua Messa d’Oro
co di Pioltello. 1982 Dimissioni per raggiunti limiti di
1947 21 Settembre – Solenne festa età dalla carica di parroco. Gli suben-
del Reduce: voto espresso dal prede- tra don Nino Massironi.
cessore don Carrera per il ritorno dei 1984 Viaggio missionario in India dove
soldati dalla guerra. incontra suor Rosetta.
1947 Dicembre – Muore papà Cle- 1985 Viaggio missionario in Africa:
mente. Costa d’Avorio e Togo.
1948 Inaugurazione colonia a Culmi- 1990 Settembre – Intitolazione a suo
ne-Vedeseta. nome del nuovo centro parrocchiale.
1950 Visita pastorale del beato cardi- 1991 60° di ordinazione. Celebra la
nale Schuster. messa a Roma con Giovanni Paolo II.
1955 Solenne Giubileo venticinquen- 1992 Viaggio in Albania per visitare un
nale della Madonna del Rosario. compagno di studi in seminario: don
1955 Inaugurazione colonia Pasturo in Michele Kolingi, imprigionato sotto il
Valsassina. regime comunista, liberato dopo qua-
1956 Completata la costruzione dei rant’anni e recentemente nominato
condomini Sacra famiglia, S. Andrea e cardinale.
S. Giuseppe, voluti da don Enrico in via 1995 9 Dicembre – Nomina a Monsi-
Donizetti e via Tripoli. gnore.
1957 Visita pastorale del cardinale 1996 65° di ordinazione sacerdotale.
Giovanni Battista Montini futuro Papa Festeggia anche 50 anni di servizio pa-
Paolo VI. storale nella comunità pioltellese.
1959 Benedizione prima pietra della 2001 70° di ordinazione. Un grande
chiesa nuova. Presente ancora il cardi- avvenimento festeggiato con la presen-
nale Montini. za del Cardinale Martini e del Vescovo
1961 Estate – Inaugurazione nuovo Citterio suo compagno di messa.
padiglione Pavesio dell’Asilo Gorra. 2003 12 giugno – Don Enrico dopo 97
1962 1° giugno – Consacrazione nuo- anni spesi al servizio di Dio e della comu-
va chiesa di Maria Regina. nità cristiana ritorna alla casa del Padre.

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Sacerdote pieno di gioia

Carissimi fedeli, e con l’offerta del santo sacrificio
partecipo con viva commozione al della Messa. Don Enrico ha vissuto
cordoglio per la morte di Monsignor con gioia ed entusiasmo il suo essere
Enrico Civilini e desidero unirmi a voi prete e ha suscitato numerose voca-
nella preghiera di suffragio cristiana. zioni sacerdotali e religiose. Anche
Il Signore, nel suo disegno di amore nel mio recente incontro con lui ho
infinito, ha chiamato a Sé questo no- avuto modo di conoscere il suo carat-
stro fratello dopo una lunga e operosa tere tenace, la sua umanità ricca, te-
vita sacerdotale – era, infatti, il deca- nerissima e arguta, la sua passione
no dei preti ambrosiani - e noi voglia- per la testimonianza missionaria e
mo rendere grazie a Dio per i tanti do- l’annuncio evangelico. Ci proponiamo,
ni che ci ha elargito attraverso il suo perciò, di fare tesoro dei suoi esempi
zelante ministero. e dei suoi insegnamenti, mentre lo af-
Penso, in particolare, al molto bene fidiamo all’abbraccio misericordioso
che don Enrico ha fatto nella vostra del Padre celeste, nella certezza che
parrocchia di S. Andrea in Pioltello e già contempla il volto splendente di
alla testimonianza di carità pastora- Cristo e gli chiediamo di continuare a
le offerta nei trentasei anni in cui è vegliare sul nostro cammino di Chiesa
stato vostro parroco attento e pre- per ottenerci la grazia della perseve-
muroso. E quando, nel 1982, ha ri- ranza finale. Con affetto, invoco su
messo il mandato, ha scelto di rima- ciascuno di voi la benedizione del Si-
nere nella vostra comunità da lui gnore.
molto amata, accompagnandovi nel
cammino della fede con la preghiera Dionigi card. Tettamanzi
Arcivescovo di Milano

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Pastore per la sua gente

Carissimi, siamo ai funerali di un tà al proprio domani, allora don Enri-
grande prete, di un vero parroco; sia- co non dubitò di immergersi dentro
mo ai funerali di don Enrico Civilini, un’avventura, aiutato dal suo colla-
uomo dal cuore d’oro, di una dedizio- boratore di allora, don Ercole, di
ne inimitabile, mai stanco, mai ri- pensare, attuare, iniziare una nuova
nunciante ai suoi impegni di ieri, ed parrocchia, la comunità parrocchiale
era comprensibile, ma pure di oggi, e di Pioltello, Maria Regina.
questo è meno comprensibile e per- Godè sempre della stima dei suoi
chè gli anni sono diventati tanti sulle parrocchiani, godè sempre della sti-
sue spalle, e perchè le responsabilità ma dei suoi superiori, capì che den-
pastorali erano passate ad altri sa- tro tale clima gli era possibile eserci-
cerdoti; ma Lui, don Enrico non co- tare il suo ministero in maniera non
nobbe mai la parola “basta”. Cono- solo serena, ma sempre più impegna-
sceva e viveva la parola “ancora”; ta e si rimboccò le maniche e si die-
l’aveva imparata negli anni della sua de al lavoro pastorale; nel quale si di-
preparazione al sacerdozio, nei semi- stingueva sempre non già per l’adat-
nari di un tempo; l’aveva imparata da tabilità alla modernità, quanto per la
prete giovane, quando fu destinato tenacia, la costanza delle linee pa-
come coadiutore sia a Cusano, sia a storali: erano quelle del suo tempo
Seveso; e l’aveva messa in pratica ed giovanile, lo erano pure quando gli
in maniera eccellente quando nel anni erano diventati molti, la verità
1946 fu inviato a Pioltello, S.Andrea, era quella del Vangelo, la dedizione
allora un paese agricolo, allora di po- era quella del suo cuore, pertanto,
chi abitanti; ma quando poi Pioltello carissimi, tirate voi stessi le conse-
conobbe un aumento forte di abitan- guenze; se vi ha voluto bene allora, vi
ti, e per diversi motivi, non ultimo la ha voluto bene pure adesso; pure fi-
immigrazione di persone che entra- no a qualche giorno fa, vi vorrà bene
vano nella comunità per un posto di ancora di più da ora in poi, quando li-
lavoro, per dare così dignità e serie- bero dai suoi acciacchi, ora dinanzi
al Signore vede come non mai la ve-
rità che vi ha annunciato e comuni-
cato; vede come il suo cuore vi abbia
amato e al di là di ogni preferenza;
l’unica motivazione era ed è questa
sola: siete stati i suoi parrocchiani.
Ora qualche pensiero dalle letture
che la liturgia ambrosiana fa pro-
clamare ai funerali di un prete, qua-
si associando la vita ed il morire di
un prete, alla vita ed al morire del
Signore Gesù.
Si diventa preti, si diceva una volta,
per dire messa; uno è prete quando
può dire messa; don Enrico fu prete
dal 1931: sono settantadue gli anni
del suo essere prete...quante messe,
e fino all’ultimo, magari con le ultime
difficoltà dello stare in piedi, del
muoversi. Ma la messa no, non la po-
teva tralasciare, era diventato prete

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per quello; e nella messa viveva il dere l’inizio della propria missione,
Giovedì Santo del Signore Gesù, questo della sua personale vocazione.
è il mio corpo dato per voi, questo è il E su tutti noi scenda come dono lo Spi-
mio sangue versato per voi e si sentiva rito Consolatore, lo Spirito Santo che
dire dal Signore che voi siete tra colo- sia davvero Spirito Paraclito, di con-
ro che avete perseverato con me oltre forto e di consolazione.
le tribolazioni, al di là delle prove; sie-
te stati sempre con me! Mons. Angelo Mascheroni
La vita di don Enrico conobbe soffe- Vescovo Ausiliario di Milano
renza, conobbe dolore, conobbe le pro-
ve, non solo non si tirò indietro, non
era il suo stile, non era il suo modo,
anche questi ultimi tempi furono tempi
di dolore, di sofferenza, di ospedale,
pure in questi momenti don Enrico si
sentì unito al suo Signore e nell’avver-
tire la morsa del dolore, il peso della
immobilità, l’impazienza della difficol-
tà, ma si unì al suo Signore, quando fu
capace di intravedere che la chiamata
era arrivata, la chiamata definitiva,
quella del capolinea, la chiamata che
lo invitava a entrare nel Regno, per
condividere con il Signore Gesù il pre-
mio delle fatiche, la gioia della pace e
della serena condivisione di quanto il
Signore ha preparato per coloro che
sono rimasti in Lui, con Lui; dentro il
suo impegno, condividendo peso e re-
sponsabilità.
Altro pensiero che ci accompagna in
questa Messa nella quale vogliamo rin-
graziare il Signore per averci donato
don Enrico, ci viene suggerito dall’ulti-
ma lettura: è la pagina della Pasqua,
nella quale il Risorto è tra i suoi do-
nando e pace, e missione e Spirito San-
to. E’ ancora tra noi il Risorto; ci doni
la pace del cuore, soprattutto a coloro
che erano molto uniti a don Enrico:
don Ercole, i suoi parenti, i suoi colla-
boratori, coloro che con sacrificio ogni
giorno lo aiutavano nella celebrazione
eucaristica, il Risorto faccia risuonare
ancora oggi ai cuori di qualcuno: come
il Padre ha mandato me, io mando voi;
se dentro a tale frase del Signore Ge-
sù, noi possiamo intravedere la storia
vocazionale di don Enrico, qualcuno
degli attuali ascoltatori, possa intrave-

5

57 anni donati a Pioltello

Nato a Laorca di Lecco, all’ombra del la comunità, di numerosi sacerdoti e
Resegone, nel giorno di S.Giacomo alla presenza di S. Ecc. Mons. Ma-
apostolo, il 25 luglio 1906, ordinato scheroni, si sono svolti sotto un caldo
sacerdote il 30 maggio 1931 dal Bea- torrido, durante la messa vigiliare
to Card. Schuster, è stato vicario della solennità della Trinità.
parrocchiale per 15 anni a Cusano Per Pioltello, un personaggio, un for-
Milanino operando da vero maestro matore di ben tre generazioni, la cui
fra la gioventù locale fino alla nomi- memoria rimarrà viva come i suoi
na a Parroco di S. Andrea in Pioltel- proverbiali auguri pronunciati di per-
lo, dove ha fatto l’ingresso solenne il sona ai primi di maggio anche al suo
15 dicembre 1946, succedendo a don ottavo Cardinale: “una vita lunga e
Giuseppe Carrera. sana come la sua, e di una vita santa
L’intera parrocchia fa tesoro del suo più della sua”.
ministero zelante di pastore e della Con un cuore pieno di riconoscenza
sua lunga presenza, saggia e amore- lo ricordiamo nella preghiera e lo af-
vole: per 36 anni Parrocco e poi per fidiamo alla misericordia di Dio, ab-
altri 21 residente, sentendosi sempre braccio trinitario di vita e di amore:
amata e da lui benedetta. È stato su- nel nome del Padre che lo ha creato,
scitatore di numerose vocazioni sa- del Figlio che lo redento e dello Spi-
cerdotali e religiose, con un attacca- rito che lo ha santificato.
mento e un’attenzione particolari per
le missioni, come benefattore e visi- Don Gianni Nava
tatore dei missionari pioltellesi.
I valori più grandi che ha saputo te- Lecco 14 Giugno 2003
stimoniare sono quelli della fedeltà:
alla Messa, al breviario, alla preghie- Carissimo don Gianni,
ra, soprattutto del rosario; e la per- nel rinnovarle il nostro più vivo rin-
severanza nella fede: è stato un “pa- graziamento per tutto quanto ha fat-
triarca” innamorato del suo Signore. to per il nostro indimenticabile zio
Un autentico prete ambrosiano, esi- don Enrico, ci uniamo con le nostre
gente fino a sembrare burbero, ma opere e preghiere a suffragio.
dal cuore grande e magnanimo, con
le virtù che il buon pastore deve ave- Rina, Giovanni
re nel cuore verso la sua comunità. e nipoti tutti
Uomo dallo spirito gagliardo, scher-
zoso e autoironico, con una ricca
umanità, tenerissima e arguta, atten-
to ai bisogni della gente, testardo e
battagliero, atletico e dalla pellaccia
dura.
È stato anche costruttore spavaldo e
intraprendente: merito suo sono le
case popolari, la Chiesa di Maria Re-
gina, l’Oratorio, la casa di Pasturo.
Il Signore l’ha chiamato a sé il 12
giugno per un blocco renale, mentre
era ricoverato all’ospedale di Cernu-
sco dopo una banale caduta che gli
aveva provocato la frattura del femo-
re. I funerali con il concorso di tutta

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Ricco di umiltà

Sono compaesano di don Enrico. I e segretamente affascinante: l’umil-
ricordi risalgono alla mia adolescen- tà. Io ho avvertito il fascino di un
za quando don Enrico, rarissimamen- uomo e sacerdote umile.
te in verità, presenziava alla festa del Un secondo aspetto lo individuerei
paese: la terza domenica di luglio, nell’affetto con cui la comunità par-
festa della Madonna del Carmine. rocchiale ha circondato la sua vec-
Sembrava venisse da molto lontano chiaia: un’attenzione e un affetto che
(da Cusano e poi da Pioltello). Per egli respirava durante la preghiera
me, che non ero mai uscito dal paese, liturgica; lungo la strada, dove incon-
sembrava una realtà ai confini del trava le persone sempre attente al
mondo. Io lo guardavo come si guar- suo passaggio; nella sua casa, dove
da a un esploratore che da un picco- una persona assiduamente lo accudi-
lo paese (Laorca) era partito per va con amore e altre persone lo aiu-
l’avventura di servire il Vangelo in tavano ad evitare la solitudine. Era
terre lontane. Era per me un missio- avvertito da tutti come un papà
nario. anziano, cui si porta attenzione e
Poi vennero gli anni della mia gioven- affetto senza alcuna forzatura.
tù quando, a vent’anni, decisi la scel- La sua vecchiaia vissuta con fede e
ta sacerdotale. Gli incontri estivi serenità, circondata dall’amore filia-
cominciarono ad assumere un rap- le dei parrocchiani, potremmo indi-
porto confidenziale. Divenni prete e carla come esemplare ai sacerdoti
lentamente scoprii sempre più chia- che, raggiunti i limiti di età, lasciano
ramente la sua personalità sacerdo- l’attività pastorale per un meritato
tale. Ma una conoscenza approfondi- riposo e per un’esperienza di pre-
ta l’ebbi quando iniziai a frequentar- ghiera e di affetto.
lo come Vicario episcopale. Fu per
me una conoscenza accompagnata Mons. Antonio Barone
sempre da stupore e da grande Vicario Episcopale
ammirazione.
Vorrei soprattutto ricordare alcuni
aspetti. Ho conosciuto un sacerdote
di grande passione, di totale dedizio-
ne alla sua comunità. Mi accorgevo
che amava le persone singole, le
conosceva personalmente e nutriva
un profondo legame con tutta la
comunità parrocchiale.
Mi ha colpito recentemente una
scritta che ho letto sulla porta d’en-
trate di una comunità: “… è proibito
amare senza amore”. A volte siamo
presenti dappertutto, anche con
impegno e dedizione, ma senza
amore. Don Enrico aveva amore per
tutti e per ciascuno. Questo amore
caratterizzava la sua presenza sacer-
dotale in spirito di umiltà. Molte
erano le virtù che arricchivano la
personalità sacerdotale di don
Enrico, ma una era particolarmente

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All’ombra delle sue ali

Don Enrico Civilini è passato, ci ha
lasciati ma è sempre con noi, pre-
sente non solo nel ricordo, ma parti-
colarmente con la sua persona ca-
ratteristica e originale, indimentica-
bile ed esemplare.
Soprattutto lo si ricorderà seduto sui
gradini della chiesa con in mano il
“Breviario” o la corona del Rosario,
vigilante a disposizione di tutto o di
tutti.
Per me è stata la persona più cara,
sempre ammirata, mai dimenticata,
presente in ogni circostanza anche
nella distanza, un padre vero per un
figlio che si è sentito sempre ricono-
scente perché costantemente amato.
In pratica il sottoscritto ha vissuto
direttamente con lui per 18 anni, ma
poi ha continuato a stargli vicino.
Posso dire che insieme siamo vissu-
ti per 50 anni, non solo perché resi-
denti nello stesso paese, ma perché

uniti profondamente dall’affetto sin-
cero, paterno da parte sua, filiale da
parte mia.
Che cosa non abbiamo fatto insie-
me?!
Non sono l’unico prete che ha colla-
borato con lui, ma certamente il pre-
diletto, mai dimenticato, sempre ri-
cordato, desiderato e chiamato in
ogni situazione, viaggi, soggiorni al
mare, gite anche frequenti, sempre
in compagnia con attenzione e sug-
gerimenti da parte mia perché si tro-
vasse sempre bene.
Senza presunzione alcuna, oso di-
chiarare di essere stata la persona
preferita e mai dimenticata da lui.
Del resto chi gli è stato vicino anche
ultimamente, può assicurare e ga-
rantire ogni pioltellese, che don Er-
cole costantemente era da lui ricor-
dato, invocato, desiderato e molto
spesso anche ultimamente telefoni-
camente chiamato.

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Talmente ci siamo voluti bene che Necrologie
ero diventato uno dei suoi familiari e pubblicate
parenti e questi si interessavano di sul quotidiano “Avvenire”
lui mediante il sottoscritto per poter
meglio e con sicurezza conoscere il 9
suo stato.
È per questo che sento ancora il
rammarico e la delusione che la
mancanza di un mio scritto in occa-
sione della celebrazione del suo 65°
di sacerdozio, non mi sia stato ri-
chiesto dai responsabili del bolletti-
no parrocchiale.
Sono cose che capitano per pura di-
menticanza, ma che possono e non
devono far dimenticare la realtà di
un affetto profondo, reciprocamente
vissuto con tutta sincerità: posso di-
re che mi sono sentito sempre il pre-
ferito da questo grande personaggio,
semplice arguto, povero e nello stes-
so tempo ricco di amore per tutti.
Non posso che ringranziare il Signo-
re per avere incontrato, conosciuto e
vissuto, posso quasi dire all’ombra,
di questa persona che mi ha voluto
tanto bene ed aiutato a crescere co-
me sacerdote.
Carissimo don Enrico con te mi sono
sentito sempre presente, mai dimen-
ticato, stimato e amato. In pensione
sto godendo anch’io la libertà e tan-
te consolazioni come te, una persona
felice, riconoscente al Signore che
mi ha concesso l’aiuto di questa
grande amicizia con te.
Non posso dimenticare i tuoi esempi,
ricordandoti al Signore che ti ha cer-
tamente accolto tra i suoi servi fedeli.
Vorrei anch’io come te mantenermi
fedele e crescere nell’amore al Si-
gnore per il bene dei nostri fedeli
parrocchiani.
A tutti sei stato d’esempio, non ti
possiamo dimenticare.

Con affetto
don Ercole

Maestro di vita parrocchiale, telefonate scherzose
ma sempre rispettose. Non so come
Lo ricordo con affetto come uomo siano stati i suoi ultimi anni, aven-
previdente. Si è subito reso conto dolo perso di vista. Preferisco ricor-
che Pioltello scoppiava per l’immi- darlo negli anni d’oro.
grazione e non ha esitato a creare, Soprattutto è stato un vero creden-
subito, la nuova Parrocchia con la te. È stato testimone della fede per
chiesa definitiva e a procurare il la comunità. Non si è mai perso nel-
terreno abbondante per gli ulteriori le cose secondarie; ha sempre mi-
sviluppi. Non tutti i parroci in quel rato all’essenziale. È stato testimo-
momento ebbero come lui l’occhio ne della fede della comunità, di
avanti! fronte ai superiori. Un uomo con-
Don Enrico è stato un uomo obbe- tento di essere cristiano, di essere
diente. A 75 anni diede subito le di- prete e parroco, capace di comuni-
missioni, benché avesse ancora fre- care i valori di cui era convinto.
schezza di energie. Continuò a ri- Per Pioltello è stato un grande do-
manere a Pioltello, con un rapporto no. Lo è stato anche per me negli
nuovo non più di padre con i figli ma anni i cui svolsi il servizio di Vicario
di fratello, di amico, e perché no di Episcopale nella zona. Lo considero
nonno coi nipoti, collaborando umil- ancora oggi un maestro di vita.
mente coi due parroci successori.
Don Enrico è stato un uomo brillan- Mons. Claudio Livetti
te. Omelie vivacissime, interventi Prevosto di Busto Arsizio
brevi e acuti alle riunioni di deca-
nato, articoli sapidi sul bollettino

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Ci è stato padre

Non voglio scrivere un necrologio. A Pasqua non vale, troppo facile. La
Mi pare più consono lasciare al mi- storia si è alterata per il segno di Dio
stero di Dio la morte di ognuna delle e l’unica cosa bella è la riflessione e
sue creature. Chi veramente “cono- il silenzio. Di chi vuole imparare.
sce”? Invece è più doveroso confron-
tarci con chi ci è stato padre: e nes- Don Giorgio
suno se lo sceglie.
Quando passo in rassegna, per le
stradine del cimitero, i nomi e i volti
di “quelli che ci hanno preceduto col
segno della fede”, prevale in me un
senso interrogativo. Chi era vera-
mente in confronto a quello che si ve-
deva? Ha cantato la sua canzone: a
me è piaciuta? E a Dio? Ho imparato?
Ho condiviso?
“Quando avrò dalla mia cella saluta-
to gli amici e il sole e si alzerà la not-
te, finalmente saldato il conto, cam-
pane suonate a distesa: la porta è da
tempo segnata dal sangue pronte le
erbe amare e il pane azimo: allora
andremo leggeri nel vento”.
E’ una delle “ultime poesie” di Padre
Turoldo, che andavamo a trovare da
giovani a S. Egidio di Sotto il Monte:
esprime la bellezza di andare nel
vento dello Spirito di Dio per l’Esodo
definitivo verso la Terra Promessa.
Questo nostro Padre don Enrico ha
celebrato la sua Pasqua e vive nella
terra promessa dei giusti che hanno
creduto.
Non mi pare bello scandagliare la vi-
ta di un padre. Va accolto e rispetta-
to per quello che era e che ha fatto e
anche per quello che non si è capito,
nè apprezzato. Troppo comodo, ades-
so, tirare conclusioni. E anche abba-
stanza inutile, se non conosci le in-
tenzioni.
“ No, credere a Pasqua non è giusta
fede: troppo bello sei a Pasqua!
Fede vera è il Venerdì Santo quando
TU non c’eri lassù!
Quando non una eco risponde al suo
alto grido e a stento il Nulla dà forma
alla tua assenza.”
Ancora il poeta Turoldo cerca il crite-
rio di verità e autenticità.

11

Uomo di preghiera

Dopo la morte, è facile cadere nella ten- umani, anche quando questi costava-
tazione di far diventare “santi” anche no… parecchio.
chi, vivendo sulla terra, santo non lo è Ricordo il primo incontro con lui nel cor-
mai stato. La morte porta con sé molte tile dell’Arcivescovado. Era l’aprile del
sensazioni ed emozioni che “assolvono” 1982. C’era presente, l’allora vicario
un po’ tutto, cancellando la realtà dei li- episcopale Mons. Livetti. Come possia-
miti ed elevando a traguardi ideali. Per mo immaginare, non è stato… tra i più
don Enrico, questo rischio non si corre, belli. Mi scrutava con occhi che nascon-
perché per lui potremmo usare quella devano tristezza, diffidenza, paura…
famosa frase: “La storia gli renderà giu- tutta naturale! Qualche istante s’incro-
stizia”. Quante cose don Enrico ci ha ciavano con i miei, che nascondevano ti-
detto con la sua vita, e quante cose an- more riverenziale, incertezza, ansie, in-
cora, lui ci dirà. Da lui, forse lo ripeto, vocazione d’aiuto… L’ho accompagnato
ho imparato molto, i 15 anni vissuti ac- a casa dopo aver ascoltato le proposte
canto a lui mi hanno arricchito, di una del vicario. Non ricordo bene, so che il
ricchezza che ho ancora viva nel cuore. clima era un po’ freddo, eravamo un po’
Per esempio la sincerità dei rapporti taciturni… un po’ tesi, desiderosi di se-
pararci… Ricordo che quando siamo
stati a Segrate e da lì, si poteva vedere
il campanile della Chiesa S. Andrea, mi
disse: “Ecco, quello è il campanile della
sua parrocchia!”. Ho percepito quanto
gli costasse quest’affermazione, mi sono
sentito triste. Allora non ci conosceva-
mo. Non mi sono fermato a pranzo, no-
nostante l’invito: ero troppo emozionato.
Sono ritornato alla mia parrocchia dei 4
Evangelisti e non mi sono fatto più sen-
tire. Fu lui a rompere il silenzio, dopo
quattro o cinque giorni, mi telefonò con
la scusa di aver bisogno di qualche Mes-
sa. Si ruppe così il “ghiaccio”. Poi co-
stretto dalla vita, dall’ubbidienza, ma
più ancora dall’amore che il Signore nu-
tre per ciascuno di noi, conoscendoci
sempre di più, è nato un rapporto di sti-
ma e d’affetto che ora, con il passar del
tempo, diventa sempre più profondo e il-
luminante. “La storia rende giustizia ai
grandi”, appunto!
Ancora una volta ringrazio il Signore che
mi ha fatto incontrare sulla strada del
mio sacerdozio, un uomo così, dal quale
ho imparato molto, quante volte, ho sen-
tito che il sacerdote è, innanzi tutto, “uo-
mo di preghiera”. L’ho sentito in semi-
nario, l’ho sentito durante gli Esercizi
Spirituali, l’ho letto nelle meditazioni.
Ma l’ho vista vissuta, questa virtù, nella
vita di don Enrico. È vedendo lui che ho
visto dal vivo che il “sacerdote è uomo di

12

preghiera”! Che bello, usando un po’ la rarci da tutte quelle nostre “sicurezze”
memoria visiva, vederlo tutti i pomerig- che ci legano a questo mondo. Se qual-
gi fare visita al SS. Sacramento, in chie- che piccolo passo ho potuto fare in que-
sa. Con il freddo o con il caldo, lui era sta direzione, diventando un po’ più uo-
sempre presente. Qualche volta durante mo di preghiera, questo è certamente
la visita al SS. smistava un po’ le cande- merito di don Enrico.
le accese, distribuendole in eguale mi- Ho imparato da lui una pastorale sem-
sura, ai vari altari laterali, ma sporcan- plice e immediata, ma importante. Le
do con abbondanza il pavimento. Era un sue osservazioni che sembravano “in-
po’ la rabbia delle signore che pulivano fantili” e che invece erano e sono utilis-
il pavimento. Ai miei “rimbrotti” rispon- sime. Come si faceva la genuflessione:
deva: “Non le ho neanche viste quelle piegare il ginocchio fino in fondo, testi-
candele! Non ho toccato proprio nien- moniando un’adorazione anche con il
te…” e c’erano le mani sporche di cera proprio corpo davanti al SS. Sacramen-
e la veste imbrattata di gocce di cera. to. Il non sedersi subito sulla sedia o sul-
C’era da ridere, perché era un po’ simi- la panca, ma rimanere in ginocchio o in
le ad un bambino che si scopriva con le piedi per salutare Gesù presente nel Ta-
mani nella marmellata. La partecipazio- bernacolo. La cura del segno di Croce,
ne alla S. Messa delle 7 la celebrazione fatto con devozione e attenzione. Una
nel suo “duomo” della S. Messa delle catechesi semplice ma efficace. Espres-
16,30, l’Adorazione Eucaristica settima- sioni semplici ma che facevano pensare.
nale; quanti rosari mi faceva recitare Ad una signora che entrava in chiesa eb-
durante le “visite pastorali” che faceva- be a dire con sorriso sulle labbra: “Mi
mo in macchina d’estate. Uomo di pre- sembra una vetrina d’oreficeria, vedre-
ghiera e quindi uomo di grande fede. Ha mo quanto sarà generosa con i poveri”.
preso sul serio e coerenza la Parola di Lui lo poteva dire, era don Enrico, uno
Dio. Sì, don Enrico è stato capace nella che sul suo conto corrente aveva poco o
sua vita di fare quel “salto di qualità”, niente. Ho annoiato, mi fermo qui! Solo
ponendosi su un gradino che gli ha per- per ripetere un’altra volta: grazie don
messo di avere con il Signore un rap- Enrico di tutto.
porto tutto particolare. Non è facile per
nessuno, anche perché dobbiamo libe- Don Nino

Abramo e l’Angelo

Abramo, ormai vecchissimo, era seduto su una stuoia
nella sua tenda di capotribù,
quando vide sulla pista del deserto un angelo venirgli incontro.
Ma quando l’angelo gli si fu avvicinato, Abramo ebbe un sussulto:
non era l’angelo della vita, era l’angelo della morte.
Appena gli fu di fronte Abramo si fece coraggio e gli disse:
“Angelo della morte, ho una domanda da farti: io sono amico di Dio,
hai mai visto un amico desiderare la morte dell’amico?”
L’angelo rispose: “Sono io a farti una domanda:
hai mai visto un innamorato rifiutare l’incontro con la persona amata?”
Allora Abramo disse: “Angelo della morte, prendimi.”

Don Mirko Bellora

13

Libero per servire il Signore

Tornare a far memoria di una perso- Quale esperienza di Dio ha vissuto
na cara è sempre un esercizio che, don Enrico nell’arco della sua lunga
svolto nel segreto del proprio cuore, esistenza? È la domanda che mi ha
riporta alla luce tante parole, situa- accompagnato per parecchi giorni,
zioni, espressioni, atteggiamenti che dopo aver appreso la notizia della
per certi aspetti si vorrebbero tenere sua scomparsa.
per sé come un tesoro prezioso, non Don Enrico è stato indubbiamente un
accessibile a tutti. grande uomo, di grande sensibilità
È poi vero che se si cerca di comuni- con un cuore e uno sguardo capace di
care per iscritto la bellezza e la ric- raggiungere tutti, appassionato della
chezza di incontri e chiacchierate, la sua gente e delle missioni al tempo
parola risulta uno strumento troppo stesso, con parole consolanti verso i
inadeguato, incapace di consegnare a malati e i sofferenti (i suoi predilet-
chiunque legga o ascolti, l’abbondan- ti!) e dure verso i benpensanti e be-
za di ciò che si vorrebbe comunicare. nestanti poco attenti ai più poveri,
Non nascondo quindi la fatica di que- uomo capace di intuire i bisogni e le
sto momento! necessità della sua gente …., ma so-
prattutto l’intera esistenza di don En-
rico è stata una chiara testimonianza
di un uomo appassionato di Dio. Nep-
pure gli anni hanno potuto spegnere
il desiderio forte di appartenere sem-
pre più a Lui non a parole, ma con la
vita.
Evidentemente non ho la pretesa e
neppure le capacità per rispondere a
una domanda del genere, con molta
semplicità ed umiltà constato che
tutta la sua vita è stata un’instanca-
bile stare alla presenza di Dio, per
servirLo e amarLo giorno dopo gior-
no, anno dopo anno: “Bene, servo
buono e fedele, sei stato fedele nel
poco ti darò autorità su molto; pren-
di parte alla gioia del tuo padrone.”
(Mt 25, 21)
La familiarità e la ricerca assidua del
Signore, la perla preziosa della sua
vita, hanno reso don Enrico un uomo
libero.
Libero dalle cose; libero nei confron-
ti delle persone, libero per il Signore.

Don Roberto

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Don Enrico se n’è andato

È una frase entrata nel nostro voca- me guida, confessore e confidente:
bolario, anche di credenti praticanti, con lui ho vissuto momenti indimen-
alla morte di gente conosciuta. Ricor- ticabili in casa mia e in casa sua, in
do di aver visto la salma del parroco chiesa, a Roma dal Papa, a Pasturo,
don Carrera, nel suo studio allestito in chiesina di piazza della Repubblica
a camera ardente, quando avevo solo e nella sua ultima residenza in via
quattro anni d’età, ma, per decenni, Roma.
ho udito i bisnonni d’oggi ripetere il Nell’ultimo saluto quasi un anno fa
suo nome o fare riferimento ai suoi partendo per il Brasile, dopo aver
insegnamenti, nei fatti più diversi e parlato di ricordi comuni ed aver mo-
impensati della vita. strato per l’ennesima volta il suo
“Se n’è andato”? O è stato più pre- grande amore per le missioni, mi
sente e nominato dopo la sua morte? chiese: “Giovanni ci vedremo anco-
Sono sicuro che anche per don Enri- ra”? Nessuno parlò più, ma l’abbrac-
co “è così” chi ha appreso da lui a cio che ci siamo dati fu più eloquente
convivere in pace con i propri limiti e di qualsiasi discorso e quell’accenno
difetti ma ad impegnare con grinta e del dito puntato verso il Cielo, mi di-
fedeltà i propri doni, per produrre ce chiaro, ora, che tu, don Enrico,
servizio all’altro o per onorare re- non te ne sei andato, ma sei qui e
sponsabilità coscientemente assunte, molto più presente di prima!!
sentirà sempre la sua presenza sag-
gia e stimolante, in ogni sosta silen- Irmao e amigo Joao barbuto
ziosa della vita quotidiana. Giovanni Gadda
Tutti l’hanno conosciuto come uomo
forte e coraggioso, estremamente co-
erente con i suoi principi e forse per
questo, alcuni hanno anche sofferto
per la sua maniera diretta di dire ciò
che pensava o credeva, specialmente
durante i lunghi anni di parroco di
Sant’Andrea; sotto l’apparenza grani-
tica del montanaro, c’era però un uo-
mo saggio, sensibile, aperto ai cam-
biamenti, rispettoso, capace di soli-
darietà concreta e delicatezze incre-
dibili, un amico vero, franco e fedele.
È sempre stato appassionato della
sua vocazione e l’ha vissuta fino alla
fine come “buon pastore” partecipan-
do cordialmente alle vicende allegre
e dolorose del suo gregge e non la-
sciando nulla d’intentato per aiutarlo
a capire, con gli occhi della fede, il
senso e la bontà del piano misterioso
di Dio che è però sempre “papà”.
Personalmente, ringrazio il Signore
di averlo messo sulla mia strada co-

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Sempre attento alle missioni

Sono partito come missionario, per fessarsi. Don Enrico dopo averla con-
l’Amazzonia Legale nello stato del fessata mi disse: “Mai verrò qui a fa-
Parà- Brasile, il 29 luglio del 1968, re il confessore, perché le donne si
con la mia partenza don Enrico volle confessano poco vestite e per me non
che i pioltellesi, oltre alla Giornata va bene”.
Missionaria per tutte le Missioni, ce- Don Enrico rimase con me un mese e
lebrassero una Giornata Missionaria volle vedere le Chiese delle sei par-
per i Missionari pioltellesi. rocchie dove ero stato parroco. Un
Nel 1978 don Enrico fece il suo pri- viaggio di circa 2000 chilometri. Ini-
mo viaggio missionario venendomi a ziando il viaggio mi disse: “Tu cerca
visitare in Amazzonia. Ero all’aero- di guidare bene e io pregherò perché
porto di Belém aspettando il suo ar- il Signore ci benedica”. Raggiungem-
rivo. Scesero dall’aereo i passeggeri mo Carolina, città dello stato del Ma-
e don Enrico non scese. Fui a parla- ragnao dove era Vescovo un ex alun-
re con i responsabili del volo sull’ae- no del suo oratorio di Cusano Milani-
reo. È stata una grazia perché l’ae- no, quando era coadiutore e si chia-
reo stava per ripartire per Manaus e mava Mons. Marcellino Bicego. Don
don Enrico stava dormendo. Lo sve- Enrico da Belém fu a Macapà. Gli
gliarono e incontrandoci cominciò la raccomandai di non attraversare
festa. Ci dirigemmo alla Basilica del- prati con erba. Egli pensò che fosse
la Madonna di Nazareth. Una delle una cosa detta dai missionari per
chiese più belle del Brasile. Lo im- farsi importanti. Quando tornò mi
pressionarono il numero dei confes- accorsi che si grattava le gambe.
sionali. Disse: “Quando sarò più an- Erano piene di “mucuim”, insetti co-
ziano, questo sarà il mio posto per me zanzare ed erano violacee. Con
dedicarmi alle confessioni”. Nel frat- frizioni d’alcool risolvemmo il caso.
tempo una signora domandò di con- Durante il viaggio passammo accanto
ad un fiumiciattolo con contadini che
lavoravano la malva. Disse: “Che la-
voraccio!” Domandò a quei contadini
un paio di mutandoni ed entrò anche
lui a lavorare dicendo: “Se quel lavo-
ro lo fanno loro, lo posso fare an-
ch’io”.
Quando visitammo la parrocchia di S.
Domingos do Capim, si meravigliò.
L’area della parrocchia era di 22.000
km quadrati ed assistevo 96 paesi
con Cappella. Tutti i paesi li raggiun-
gevo percorrendo il fiume e ci mette-
vo circa due mesi. Ho approfittato
per presentare a don Enrico una do-
manda: mi sarebbe utile un motore
per una canoa lunga 20 metri e larga
6 metri. Don Enrico rientrò in Italia e
dopo quattro mesi mi arrivava il mo-
tore. Così in soli 30 giorni potevo vi-
sitare tutte le comunità.
Che grazia. Dovetti denunciare alla
Capitaneria del porto di Belém l’im-

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barcazione e le fu dato il nome di: far colazione non andava a casa dei
“GRAZIE PIOLTELLO”. poveri ma di amici che stavano bene,
La gente dell’Amazzonia Legale, o come Marta, Maria e Lazzaro”. E si
Parà, si entusiasmò della bontà e terminò con un bel sorriso.
semplicità di don Enrico e tutti, come
là si usa, lo volevano abbracciare e Padre Giannino Cariati
baciare. Durante una S. Messa in
una comunità di Belém, ci fu data la
notizia della morte del Papa Paolo VI.
Tutti venivano a presentarci i loro
“pesames”, o condoglianze perché
noi preti eravamo considerati della
famiglia del Papa e quindi in lutto.
Don Enrico a tutti ripeteva una delle
poche parole che aveva imparato:
“gostei”, che vuol dire “sono conten-
to”, meravigliando tutti, finché lo
raggiunsi e gli dissi di rispondere:
“estou sofrendo, obrigado!”.
Un giorno in Italia m’incontrai con lui
e gli domandai: “Don Enrico perché
quando andiamo a benedire le fami-
glie a Natale, l’ultimo è sempre un
fittabile o uno che sta bene, con sol-
di”? Mi rispose: “Per imitare Gesù
che disse "Beati i poveri perché di
essi è il Regno dei cieli". Lui però a

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Fedeltà al disegno di Dio

Ci sono alcuni brani di musica classi- Isaia, pienamente compiuta e realiz-
ca che hanno per titolo: “in morte zata da Cristo Gesù e, in Lui, offerta
di…”, scritti e composti e dedicati al- a tutti noi che in Lui poniamo la no-
la memoria di qualcuno, defunto. Ciò stra fede. È la sintesi, che è risposta
che qui voglio dire vorrebbe essere al senso della nostra esistenza, alla
un cantico, una suonata per coro e domanda per troppi divenuta oggi an-
strumenti di tutti i tipi, a celebrazio- gosciante: “Perché vivere?”. Don En-
ne di un amante della vita che ha fat- rico ha saputo vivere gioiosamente
to di questa vita terrena una prepa- questa sintesi e, parafrasando il Sal.
razione degna della Vita che ora gode 33 (34) che così recita: “Guardate a
in pienezza nella comunione col Pa- Lui e sarete raggianti, non saranno
dre. La persona e la presenza di don confusi i vostri volti”.
Enrico tra noi – essenzialmente – è Vorrei indicarlo come possibilità per
stato un solenne cantico di questo l’uomo d’oggi di trovare questa rispo-
mistero dell’esistenza terrena uma- sta. Il termine che penso più gli si ad-
na, vista nel disegno del Creatore su dica e che per noi vuol essere binario
ognuno di noi, che ha inizio già nel- per raggiungere lo stesso traguardo,
l’amore di Dio prima di ogni respiro; percorrendo ognuno il proprio cam-
continua dal nostro venire alla luce mino, è “fedeltà”, e cioè l’uomo fede-
fino allo scadere dell’ultimo giorno, le al disegno di Dio su di lui. Fondato
per poi tornare in piena conoscenza e sulla solida fede nella Parola di Dio,
coscienza a quella pienezza d’Amore Vangelo di Gesù Cristo per l’uomo
che ci ha scelti, amati, eletti, per sta- nuovo del Regno, la sua fedeltà nel-
re eternamente nella Sua Luce, Dio! l’ascolto lo ha portato ad essere fe-
È l’esperienza di Geremia, del salmi- dele nel ministero, nella carità, nella
sta, Sal. 138, del Servo di Jahvè, in preghiera, nel servizio, tutti valori
che attraversano il tempo e la storia
senza lasciarsi travolgere dagli avve-
nimenti, dai cambiamenti di mentali-
tà e struttura che hanno marcato in
modo particolare il secolo scorso.
Così il don Enrico del 1931, del
1946, degli anni 60-80, del 2003 è lo
stesso servo fedele che accompagna
con occhi di fede e amore di
padre/fratello il cammino generazio-
nale di due Comunità Parrocchiali,
nella fedeltà nonostante i cambia-
menti, le incoerenze sue e di noi tut-
ti, le debolezze, gli insuccessi, le con-
solazioni e le gioie che anche i figli
più svogliatelli sanno dare ai genitori
riconoscendo l’amore che essi hanno
per loro! E la piena umanità di don
Enrico siamo qui tutti a riconoscere.
Ricordo di don Enrico? Come si fa a
parlare di ricordo quando tutta la tua
vita è imbevuta della sua presenza –
insegnamento – amicizia – fraternità,
condivisione e fede! Lo sento parte di

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me come io sono stato parte delle sue
preoccupazioni pastorali, vocaziona-
li, oggetto cioè della sua risposta a
Dio che qui, a S. Andrea, lo ha voluto
com’espressione del Suo amore. Allo-
ra il ricordo più bello di lui è il ren-
dermi conto che tra noi, nella mia vi-
ta e di tantissimi altri, è passato il
segno tangibile della presenza di Dio,
dell’amore del Padre, della Verità che
è Cristo, della Sapienza dello Spirito,
incarnati nella figura di quest’uomo
essenziale, semplice, vero, povero e
fedele, che ci ha fatto scoprire la
gioia di vivere dimenticando noi stes-
si per il bene dell’altro, e questa è
gioia vera, è pace nel cuore. Grande
don Enrico, uomo di Dio! E suo testi-
mone dell’amore di chi dà la sua vita
per l’altro. È proprio guardando que-
ste persone che scopriamo il senso
della nostra esistenza oggi. Gli avve-
nimenti, i piccoli episodi e aneddoti
su di lui (sarebbero moltissimi) ap-
partengono al passato e si dimentica-
no pure, ma questi valori rimangono
e rassicurano la nostra fede e spe-
ranza. Chiudo ringraziando Dio per
questo dono grande che ha fatto alla
nostra Comunità Parrocchiale, a
Pioltello, alla Chiesa intera, e applico
a lui un’antifona che cantiamo qui a
Camaldoli, al Magnificat, soprattutto
nelle feste e solennità di Maria che
poi sono le parole di Elisabetta rivol-
te a Maria, nel Vangelo di Luca: “Bea-
ta sei tu che hai creduto, in te si com-
piranno le promesse fatte ad Abra-
mo, nostro padre. Alleluia”!
Per questo è appropriato il titolo di
patriarca che attribuiamo al carissi-
mo fratello don Enrico: hai creduto,
grandi cose ha fatto in te l’Onnipo-
tente, aiutaci a vivere la fedeltà nel-
la fede, vivi nella gioia eterna che il
Padre ora ti dona!
Nella certezza di saperti in Paradiso.

Don Emilio

19

Riflesso dell’amore divino

“El nost Curat l’è un sant”. Quante per convincermi della santità di Ma-
volte ho sentito la mia mamma fare dre Teresa. Io credo nella santità del-
quest’affermazione, in casa e con la Chiesa, che produce santi nella
persone che ci facevano visita e face- misura che, coscientemente, ognuno
vano apprezzamenti, a volte poco be- assume e realizza fedelmente il suo
nevoli, per certe libertà che don En- impegno di seguire Cristo, conforme-
rico a volte si prendeva! Perché, si mente ai doni ricevuti da Dio.
sa, anche i santi hanno i loro difetti e Nella Chiesa ognuno può trovare
stranezze, e non sarebbero tali se ne l’ambiente propizio per crescere,
fossero privi: sarebbero troppo di- maturare, amare, vivere e morire per
stanti da noi e quindi inimitabili. E’ la gloria di Dio. Ecco perché non c’è
da quando ho cominciato ad essere un santo più grande dell’altro, ma,
cosciente, i miei primi ricordi risal- tutti insieme, i santi diventano il ri-
gono a quando avevo due anni e mez- flesso della presenza di Gesù, che in
zo, che don Enrico è diventato parte mezzo a noi risplende attraverso la
della mia vita, assimilandolo in me loro preghiera, carità, scienza, soffe-
stesso come si fa con il cibo per il renza, apostolato, misericordia, ge-
corpo. È impossibile esprimere at- nerosità e laboriosità. Ci si accorge
traverso concetti un’esperienza che è allora che non si è soli e che è vero
tutta interiore e personale, differente quello che Gesù ci ha detto: “Non vi
da quanto altri hanno sperimentato, lascerò orfani. Vi manderò lo Spirito
perché differente è la risonanza che Consolatore. Sarò con voi fino alla fi-
fatti, parole e rapporti producono ne dei tempi”. Ammirando allora i no-
nella vicenda umana e spirituale con stri Santi, ci sentiamo toccati intima-
quelle stesse persone con cui si vie- mente e, se li abbiamo conosciuti
ne in contatto. Sto stendendo queste personalmente, ci sentiamo spinti a
riflessioni mentre in Vaticano il Papa cambiare e a vivere con più genero-
sta beatificando Madre Teresa di Cal- sità il nostro Battesimo. Parafrasan-
cutta. Non mi interessa curiosare al- do una famosa affermazione di Madre
la televisione quanto sta avvenendo Teresa di Calcutta, don Enrico avreb-
be potuto dire: “Per nascita sono di
Laorca, per cittadinanza sono Piol-
tellese, per fede sono prete cattolico.
Appartengo al mondo e per quanto ri-
guarda il mio cuore, io appartengo
totalmente al Cuore di Cristo”. Tutti
quelli che l’hanno conosciuto pos-
sono affermare che questa è la sua
fotografia. Allora, che differenza c’è
tra la santità di Madre Teresa e quel-
la di don Enrico: tutti e due sono un
riflesso della santità per eccellenza,
Gesù. Ho scoperto in don Enrico l’ar-
dore di Pietro, la costanza di Paolo, il
candore di Giovanni, la povertà di
Francesco, lo spirito di preghiera e di
mortificazione del Curato d’Ars, l’en-
tusiasmo di Francesco Saverio, lo
spirito apostolico del Borromeo, l’al-
legria burlona di Filippo Neri, l’intra-
prendenza di don Bosco, la carità del

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Cottolengo e la fiducia nella Provvi- notte fonda. Dopo alcuni giorni rice-
denza di don Guanella. È bello vede- vevo una lettera, di cui ricordo il for-
re come tutti i santi si rassomiglino. mato, la scrittura in biro azzurra con
Io ringrazio il Signore per avermi da- notizie telegrafiche nel suo stile pro-
to un santo come compagno e guida prio. In fondo alla lettera diceva:
per tutto l’arco della mia vita, che si “Non fare le stranezze dei Santi. Non
sta avviando verso il pomeriggio inol- sei ancora alla loro altezza e rischie-
trato, con tutte le sfumature dei colo- resti di cadere”. Grande lezione per
ri che sono il riassunto di quello che la mia presunzione. Come aveva fatto
si è vissuto lungo il giorno: il don En- a sapere che stavo facendo alcune
rico del catechismo, della Cresima, delle “stranezze” dei santi, se non at-
della Prima Comunione, delle Confes- traverso il rapporto spirituale e d’af-
sioni con i pizzicotti e calcetti sulle fetto che c’era tra noi? Lui era santo
caviglie. Ha suggerito poi ai miei ge- e quindi poteva fare cose che gli altri
nitori di mandarmi a scuola dai Sale- considerano stranezze. Si potrebbe
siani. Il giorno della mia Prima Mes- scrivere un libro sulle stranezze di
sa ha detto pubblicamente che lo ha don Enrico che, nel linguaggio di Dio,
fatto perché pensava di inviarmi poi erano espressioni di santità. Forse
in Seminario. Però io sono entrato non arriveremo mai ad invocarlo:
dai Guanelliani e lui è stato contento, “San Enrico Civilini, prega per noi!”,
perché una sua cugina era morta ma senza dubbio, ogni giorno ci è da-
suora di don Guanella. Nella mia vita to di ripetere con fede e affetto:
sacerdotale e missionaria ho impara- “O don Enrico, intercedi per noi”.
to tanto da lui: mi ha sempre accom-
pagnato con il suo ricordo, la sua P. Paolo Oggioni
preghiera, le sue lettere, il suo aiuto.
Era contento di vedermi quelle poche
volte che ritornavo al paese: si com-
moveva e gli scappava qualche lacri-
ma quando ripartivo. L’ultima volta,
due anni fa, mi ha chiesto d’inviargli
una mia foto per ricordarsi di me
ogni giorno. Anche se non gliel’ ho
mandata, sono sicuro che mi ricorda-
va. Posso affermare che mi voleva
bene e mi era vicino. C’era un legame
spirituale che ci univa. C’è stato un
fatto nella mia vita, che non dimenti-
cherò mai, avvenuto negli anni ’80,
quando ero ancora in Paraguay, in un
momento di difficoltà spirituale. Ho
ancora chiari e vivi nella mente i co-
lori, la luce, gli oggetti che mi stava-
no attorno in quel momento quando,
mentre ero a letto nella mia stanzet-
ta, don Enrico è entrato e si è seduto
sulla mia sedia vicino al mio letto. Gli
ho chiesto: “Ma come ha fatto ad ar-
rivare fin qui?”. Non mi ha risposto e,
sorridendo, è rimasto seduto per al-
cuni istanti. Mi sono svegliato ed era

21

Acquarelli

… la preghiera lezza che c’è sempre qualcosa di peg-
“…ma io gioirò nel Signore: esulterò gio… attesa, perché anche la notte
in Dio, mio Salvatore. È il Signore la più profonda eromperà in splendente
mia forza. Egli rende i miei piedi co- aurora”… Penso che don Enrico be-
me quelli delle cerve e sulle alture mi vesse di questo cocktail: che da queste
fa camminare… Fammi capire e im- sorsate nascesse il suo umorismo:
parerò i tuoi comandi: i tuoi fedeli, vissuto, raccontato, elargito con un
nel vedermi, avranno gioie perché ho sorriso disarmante. Nel libro “La fe-
sperato nella tua parola”. Quante licità è per te” Phil Bosmans, sacer-
volte, nella penombra della Chiesa, dote cattolico belga, dice: “L’umori-
raggomitolato su un banco (e spesso, smo aiuta a ridimensionare le cose.
d’estate, sui gradini all’esterno) don Se entra in una casa vi porta un pez-
Enrico si è fatto forte di queste paro- zetto di sole… è sinonimo di gioia…
le unendo la sua voce a quella del si siede a tutti i deschi… e anche se,
Salmista. Aveva imparato a parlare dentro, è triste… sa sorriderti”.
con Dio così: mentre camminava sui
suoi monti, in mezzo ai suoi boschi …generosità
respirando libertà. “Signore tu apri la mano e sazi ogni
“Ecco sto davanti al Signore: busso vivente” (Salmo 340). Il Sacerdote
alla tua porta, vorrei parlarti di tut- nella preghiera accosta Dio alle
ti”. La preghiera è un ininterrotto ap- grandi povertà dell’uomo, mendicanti
puntamento con Dio: “Tu sei per me e sapienti: in tutti vede Dio. Lo vede
rifugio: all’ombra delle tue ali troverò in modo spontaneo e diretto nel po-
riparo… giorno per giorno” (Salmo vero che cammina, spesso silenzioso
60). È appuntamento con se stesso e schivo, confuso con la polvere delle
per riempirsi del sole di Dio. Rabin- strade. K. Gibran, testimone di una
dranath Tagore, poeta indiano, lucido cultura cristiana universale, nato nel
interprete dell’uomo, scriveva: “L’ac- Libano, vissuto nella cultura dell’oc-
qua che esce dal ghiacciaio, tenuta cidente, diceva: “Ci sono persone che
ferma per anni sulle cime dei monti, hanno poco, ma danno tutto. Dio agi-
sotto l’occhio delle stelle, si scioglie sce con le loro mani, e con il loro
poi sotto i raggi del sole, e porta in cuore ricostruisce le esistenze”. Da
ogni direzione un canto di felicità pochi anni a Pioltello, don Enrico so-
senza fine”. La preghiera è appunta- gnava di costruire una Tenda nuova
mento con il prossimo. E ancora Ta- per il Signore. Erano i difficili anni
gore: “Non fermare nel Tempio l’ado- del dopo guerra, e tanti giovani so-
razione. Adoratore: trasforma l’amo- gnavano una casa, un nido per af-
re del Dio che adori con il tuo inte- frontare il futuro. Non ebbe tenten-
resse per l’uomo”. namenti il giovane Parroco e fece le
sue scelte: i deboli devono stare al
…umorismo centro degli sforzi umani… non ai
“Appendi la tua vita ad una stella: la margini, non nella rete sociale. Ri-
notte non ti potrà mai fare del male”. cordo le ultime righe di una novella
È un detto che corre fra i beduini nel di Mohammad ‘Oufy, musulmano:
deserto. E aggiungono una ricetta: “Quando l’imperatore venne a mori-
“Bevi ogni giorno un sorso dell’elisir re, esclamò: "Forse ho amato i pove-
composto da: confidenza in Dio… ri più di Dio stesso, ma spero che Dio
certezza che quanto Dio vuole succe- non se la sia presa con me". Dopo
derà… profonda riconoscenza al Si- averlo ascoltato il Principe dei cre-
gnore… sopportazione… consapevo- denti commentò: "Invero i buoni re-

22

gnanti sono la mano destra di Allah,
che benefica i poveri"”.

…il tramonto
Mi è capitato più volte di passare
nella sua casa. Pochi metri quadrati
intrisi di pace, di serenità, di sorriso.
Seduto dietro la scrivania, circonda-
to dalle sue cose, un Crocifisso, il
Breviario, la Corona del Rosario, i
suoi santini, l’Avvenire. Braccia che
si spalancavano in un sorriso pieno.
“Oh il professore… lo scrittore…”:
l’umorismo non lo lasciava mai. Avrei
voluto fotocopiargli una pagina de “Il
vento del deserto racconta”. “Ecco
cosa dice l’Altissimo: quando il gufo
striderà il suo lamento funebre, e le
ali della morte volteggeranno sul tuo
capo per cancellare i tuoi giorni in un
calmo tramonto, vano è fuggire. La-
scia serenamente che il tuo burchiel-
lo sciolga la vela per approdare al-
l’altra sponda ove ti aspetta un’altra
aurora”.

…le consegne della tua anima: è l’ora finale: lascia-
Con gesto silenzioso e sacerdotale ci la tua benedizione”.
don Gianni mi porge l’aspersorio. È
l’ultimo, estremo atto della liturgia …epigrafe
prima che don Enrico scenda nella Ho lasciato la parola a salmisti, poe-
terra da cui è venuto e a cui ritor- ti, scrittori e cantori le cui intuizioni
na… “là dimorerò per sempre nella e le cui immagini rispondono alla fi-
tua Tenda… all’ombra delle tue ali” gura che di don Enrico ho nel cuore.
(Salmo 260). Ma l’ultimo momento spetta a Lui….
Un sussulto: con quello stesso asper- Che ancora vive: ed anche Lui espri-
ges il nuovo Parroco di Pioltello, nel me il suo testamento spirituale con la
1949, mi accoglieva e mi benediceva voce di Gibran. Versi che sembrano
all’ingresso della Chiesa per la mia un’epigrafe:
prima Messa: festa di S. Pietro e “Soltanto quando berrete al fiume del
Paolo. E così, tra la commozione di Silenzio canterete veramente.
tutti, saluto don Enrico. È ancora un Soltanto quando avrete raggiunto la
poeta Daniel Varujian, un armeno vit- vetta della Montagna comincerete a
tima del primo grande genocidio del- salire.
la storia, a dettarmi le parole: “Biso- Soltanto quando la terra reclamerà le
gna che adesso tu riposi, e che noi vostre membra allora invero danze-
prendiamo il tuo posto: Padre! Stendi rete”.
sulla nostra testa la tua mano, lascia
che dalle tue dita goccioli giù la pre- P. Gianni Sampò
ghiera che sgorga dal fulgido altare

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Esempio per le vocazioni

Don Enrico amava la vita consacrata luppo di Pioltello. Costruzioni e strut-
ture che sono solo la parte esterna, e
e l’ha dimostrato nei suoi fecondi e non sappiamo neanche se quella
maggiormente visibile, del suo apo-
lunghi anni di ministero. È questo stolato. Si dedicò con passione e
competenza alla costruzione delle
aspetto che mi piace mettere in luce, anime, o meglio di uomini e donne
veramente e profondamente cristia-
un dato che probabilmente rende ra- ni, curandosi sia della consacrazione
religiosa sia di quella matrimoniale,
gione delle molte vocazioni di specia- non dimenticando nulla della vita dei
suoi parrocchiani. Ognuno può ricor-
le consacrazione al Signore nate nel- dare almeno un aneddoto e per i più
don Enrico è semplicemente sempre
la nostra parrocchia, consacrazioni stato presente: una certezza, un pun-
to di riferimento, un onesto generoso
femminili e maschili. Non so quante uomo di Dio con cui era possibile an-
che discutere o dissentire ma di cui
di queste abbiano alla base don Enri- si sentiva la calda presenza.
Durante la mia permanenza a Roma
co, perché ogni vocazione nasce co- don Enrico ogni tanto si faceva vivo
con i suoi scritti e dietro ad una foto
me dono di Dio attraverso un incon- (ormai molto nota) che lo ritraeva sui
gradini della chiesa così scriveva:
tro con persone concrete, ma penso “Don Enrico fa apostolato spiccio non
sapendo far altro. Ogni mattina si
che buona parte delle vocazioni di mette sulla porta, anzi sui gradini
della chiesa per la recita del brevia-
speciale consacrazione abbiano at- rio, per ricordare chi passa che de-
vono anche loro dire le preghiere del
tinto dalla fede e dall’esempio di don mattino. Sperando che qualcuno...
caschi nella rete”. In poche righe ri-
Enrico. vedo don Enrico con la sua saggezza,
la sua ansia pastorale e la sua ironia.
Il suo essere parroco che prega e fa Infine, non posso dimenticare una vi-
cinanza spirituale particolare: don
pregare, la sua disponibilità al sacra- Enrico nel 1984, nella cattedrale di
Pavia, mentre i Barnabiti dell’Italia
mento della riconciliazione, il suo del nord ricevevano dal Superiore
Generale le nuove costituzioni, è sta-
modo di vivere la missione sacerdo- to affiliato all’Ordine dei Barnabiti.
Una fratellanza spirituale che don
tale e la sua consacrazione al Signo- Enrico ha assunto con gioia non fa-
cendo mancare le sue visite annuali
re sono state un singolare esempio alla Curia generalizia di Roma, il suo
aiuto e la sua preghiera per le mis-
per molti che hanno approfondito la sioni e per la Congregazione, e una
preghiera particolare per quei suoi
chiamata battesimale nella consa- parrocchiani figli di S. Antonio M.
Zaccaria.
crazione al Signore. Tratti dalla figu-
P. Stefano Gorla
ra sacerdotale e umana di don Enri-

co ben si specchiano nella vita con-

sacrata; pensiamo al suo rapporto

con il denaro o con l’au-

torità religiosa, pensia-

Fratello mo alla dedizione pasto-
spirituale rale, quasi coniugale,
con la sua parrocchia:
tratti di una fedeltà al Si-

Carissimo don Gianni, gnore e agli altri, coniu-
ho appreso con dispiacere della gazione dei voti di pover-
morte di don Enrico. Lo ricordo al tà, obbedienza e castità
Signore con riconoscenza e venera- tipici della consacrazio-
zione per il suo profondo spirito sa- ne.
cerdotale e per il sincero attacca- Don Enrico si è preoccu-
mento alla nostra famiglia religiosa. pato dell’uomo nella sua
Certamente ora la parrocchia, e integrità, non lasciando

spero anche la nostra Congregazio- in secondo piano nessu-
ne, hanno un amico e intercessore no degli aspetti della vi-

in più presso il Signore. ta, pronto a intuire i di-

A te un fraterno saluto e auguri di segni del Signore nelle

ogni bene per il tuo ministero. situazioni che gli si po-

nevano di fronte. Ecco

P. Giovanni Villa l’attenzione per le strut-

Generale dei Barnabiti ture parrocchiali ma an-

che le attenzioni allo svi-

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Testimone di vita consacrata

Per noi, Suore Pioltellesi di Maria senza in Pioltello ha insegnato il can-
Consolatrice, il Parroco don Enrico è to gregoriano.
stato la testimonianza concreta di un Con noi giovani che aspiravamo alla
santo sacerdote, ricco di umanità e vita religiosa era particolarmente
animato da vero zelo apostolico. esigente. Senza particolari pressioni
Rievocando la nostra fanciullezza, lo ci voleva esemplari, disponibili ad
ricordiamo pieno di vitalità, intra- ogni esigenza apostolica. Ci voleva
prendente nell’affrontare ogni diffi- catechiste, animatrici di ogni attività
coltà, con la sua innata predisposi- pastorale; zelatrici delle iniziative
zione allo scherzo e al dispettuccio. missionarie, pioniere nella diffusione
La sua attenzione e preoccupazione della “buona stampa” nelle cascine
per i giovani l’abbiamo sperimentata più lontane; durante il mese di mag-
in diverse occasioni; ricordiamo in gio ci spediva nelle cascine ad ani-
particolare il suo intervento a favore mare la recita del S. Rosario e così
delle ragazze che lavoravano in turno per ogni emergenza della Parrocchia.
alla Filatura Lanar di Cernusco s/Na- Don Civilini non trascurava ovvia-
viglio; non ha mancato di presentarsi mente la nostra formazione attraver-
ai proprietari chiedendo orari, di ini- so la direzione spirituale individuale,
zio e fine turno, più consoni alle ra- incontri settimanali in oratorio e in
gazze. ogni altra occasione. La sua paterna
Con coraggio azzardato si è fatto presenza non è mancata neppure do-
committente di tre case popolari per po il nostro ingresso in congregazio-
offrire alloggi alle giovani coppie che ne. Soprattutto nei primi anni della
dovevano sposarsi, anticipando ogni vita religiosa si presentava nelle ore
iniziativa dell’amministrazione pub- più impensate all’Istituto. Si interes-
blica. Con lui abbiamo condiviso le sava del nostro impegno spirituale,
preoccupazioni che tale iniziativa gli dello stato di salute, degli orari di ri-
ha procurato. poso e degli impegni apostolici esi-
Era un pastore perspicace, ma quan- gendo chiarimenti e spiegazioni da
do si trovava all’altare la sua perso- parte delle Superiore ogni qualvolta
na assumeva un altro aspetto. Il suo non riusciva a capire qualche cosa
raccoglimento rivelava un rapporto del nostro ordinamento. Noi lo acco-
particolare con il Signore. Ci esorta- glievamo con tanta gioia e ricono-
va a fare di Gesù il nostro amico, con scenza e ci affidavamo alla sua pre-
fede ci chiedeva di amarlo intensa- ghiera. Non mancava di intraprende-
mente, di offrirgli piccoli sacrifici, re viaggi per andare a trovare qual-
vedendolo assorto davanti al SS. Sa- cuna di noi se la sapeva ammalata o
cramento durante le Adorazioni eu- in situazione di difficoltà.
caristiche, le celebrazioni liturgiche, Per concludere noi conserviamo un
le solenni processioni, ci inculcava carissimo ricordo di don Civilini, ne
l’amore all’Eucaristia. Il suo traspor- sentiamo la protezione e, sapendolo
to ci coinvolgeva in un’atmosfera di nella pienezza della gioia eterna, ci
fede e di amore e possiamo ben dire affidiamo con fiducia a lui perché ci
di aver attinto la devozione al SS. Sa- aiuti ad essere generose nel quotidia-
cramento da questa sua testimonian- no servizio, come lui ci ha insegnato.
za.
Curava molto le celebrazioni liturgi- Le Suore Pioltellesi
che e nei primi anni della sua pre- di Maria Consolatrice

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Aperto ai bisogni del prossimo

Rendiamo grazie a Dio, con sinceri- lui ho imparato la povertà e la sensi-
tà e verità, per aver avuto don Enri- bilità umana. La sua casa era sempre
co Civilini a Pioltello, per tanti anni. aperta a tutti, quello che aveva era
Io ho avuto la fortuna e la grazia di tutta grazia. Se sapeva che c’era un
essere aiutata e guidata spiritual- malato o una persona bisognosa
mente da lui. Non esistevano orari; prendeva la sua bici e via di corsa,
personalmente, non ho mai trovato non guardava in faccia a nessuno:
difficoltà a chiedere consiglio o aiu- “Era una persona bisognosa”.
to: era quasi sempre la domenica Pregava moltissimo, lo si trovava
sera. spesso in Chiesa: a leggere il Brevia-
Mi riceveva nel suo studio e si collo- rio, al suo posto (primo banco sotto il
quiava, inginocchiata su un inginoc- pulpito), o a passeggiare tra l’altare
chiatoio, alla fine pregavamo lo Spiri- e la cappella della Madonna recitan-
to Santo insieme. Sapeva intuire, gui- do il Rosario.
dare e seguire ogni vocazione. Si al- In casa nostra veniva sempre volen-
zava alle 5 del mattino per dare la tieri soprattutto dopo cena, quando si
S. Comunione a noi ragazze che face- pregava il Rosario e noi bambini reci-
vamo i turni in fabbrica, facendoci tavamo i misteri a memoria, con tan-
gustare la validità e la bellezza di to fervore e a volte cantando anche di
questo Sacramento. Per me era vera- gusto.
mente un “Santo curato d’Ars”. Da Era veramente un pastore, un padre
adolescente bazzicavo in casa sua, da e perché no, un amico e un fratello.
A Milano veniva con frequenza, appe-
Una grande anima na poteva veniva a farmi visita. Mi
piace qui ricordare un particolare
Ringrazio tanto il Signore di aver conosciuto durante la mia che mi colpì molto riguardo il suo
vita consacrata, l’anima grande di mons. Enrico Civilini, dico amore concreto per le Missioni. Era
“grande” perché era di grande umanità, spiritualità e santità. in attesa del tram vicino al palazzo di
Tutto di Dio con una spiccata sensibilità umana, pur nella giustizia: gli si avvicina una signora e
sua vivacità tanto scherzosa, arrivava di lasciar nel profondo gli dà un’offerta di 50.000 lire chie-
dell’animo di chi avvicinava, un incoraggiamento, pace e spe- dendo preghiere; lui arrivato da me
ranza. incontrò una suora che veniva dal
Quante volte ha bussato alla porta della nostra scuola per Bangladesh; tirò fuori le 50.000 lire
chiedere un piatto caldo alle suore, ma per noi non era solo e le diede a lei per le sue missioni.
fare un piacere a lui, ma lo era lui per noi perché per noi Non teneva niente per sé. Non parlo
aveva sempre una parola buona, un sorriso, una benedizione. poi di tutte le opere strutturali che
Ho avuto la fortuna di trovarmi nella regione lombarda nel ha fatto e che tutti sappiamo. A noi
tempo in cui è deceduto, così ho partecipato al suo funerale, rimane il compito di pregarlo e chie-
toccando e sostando presso la bara con il mio affetto e con la dere al Signore la grazia d’imitarlo.
mia preghiera. Con questa occasione oso chiedere
Grazie don Enrico perché mi hai fatto tanto del bene e mi hai alla mia comunità Parrocchiale, di
dato tanto della tua umanità. pregare sempre per i Sacerdoti per-
Dal cielo benedicimi e benedici la nostra congregazione. ché se avremo Sacerdoti santi, avre-
mo anche la popolazione santa.

Suor Rosa Enrica Suor Enrica Gadda
Suora di Maria Bambina

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Pregare incessantemente

Carissimo don Enrico, gato il senso di questo modo di fare,
le scrivo, come ho fatto altre volte, frutto di un animo ‘da bambino’ che
perché la sento ancora tanto vicino e viveva appoggiato al Signore e in in-
forse più vicino di prima ora che è timità con lui, desideroso di comuni-
col Signore e quindi con ciascuno di care gioia a chi la incontrava anche
noi. Sicuramente anche lei sta rin- con piccoli gesti.
graziando il Signore come stiamo fa- Don Enrico, continui ad accompa-
cendo noi, suoi parrocchiani e “figli”. gnarci con le sue ‘sorprese’ dal cie-
Gli stiamo dicendo grazie per la sua lo; chieda al Signore che anche noi
lunga vita, per averla chiamata ad sappiamo spendere con gioia la no-
essere suo Sacerdote, per averla cu- stra vita, nella fedeltà alla Sua vo-
stodita nella fedeltà al suo servizio, lontà giorno per giorno e fino alla fi-
aiutando tante generazioni a cammi- ne.
nare nella vita, a conoscerLo e a Grazie per tutto il bene che ci ha vo-
scoprire la propria vocazione per se- luto e arrivederci.
guirlo.
Ciascuno, però, ha un motivo specia- Suor Fausta Gadda
le per cui rendere lode al Signore e
ringraziare lei; anch’io conservo nel Forte nella fede
cuore ricordi chiari e indelebili, cose
care da custodire con gratitudine co- Mi è difficile scrivere qualcosa riguardo a don Enrico… fisi-
me eredità preziose per la vita. camente lontana da Pioltello da 24 anni, i ricordi che conser-
Quando ero alla ricerca della mia vo- vo nella memoria non sono molto “freschi”!
cazione lei mi conduceva con pazien- Ho un ricordo legato alla Storia, ad un periodo storico in cui i
za perché imparassi ciò che è essen- preti e le suore non entravano nel “cortile della Cooperati-
ziale, cioè il rapporto col Signore va”… e don Enrico fu molto meravigliato quando, a 17 anni,
nella preghiera incessante: mi esor- mi ha rivisto in Chiesa, attiva in molti gruppi parrocchiali, non
tava ad approfittare di tutti i mo- nascondendomi il suo stupore che “qualcosa di buono” poteva
menti per pregare, ad esempio nel uscire anche da lì!
viaggio in pullman per recarmi al la- Il giorno prima della partenza per entrare dalle “piccole So-
voro; e poi mi diceva di pensare al relle”, dopo la messa mi portò in casa sua, mi fece inginoc-
Signore e di salutarlo quando, nel chiare e mi diede la benedizione, come un padre, dicendomi:
viaggio, vedevo un campanile. Una “Il Signore sarà sempre con te, ma ci sarà anche il diavolo…
preghiera, dunque, itinerante… una prega…”.
preghiera tipicamente missionaria. Gli altri ricordi che ho di don Enrico sono dei “flash” legati ai
In missione non è facile vedere cam- miei ritorni a casa: lo trovavo ogni volta diminuito fisicamen-
panili!!! Il suo suggerimento allora, te, ma sempre “forte nella fede”. Lo trovavo anche più “pater-
mi ha spinto a cercare altri ‘campa- no”, dolce anche nelle sue espressioni: come “intenerito dal-
nili’, altri segni della presenza del l’età”; voleva sempre sapere cosa facevo, dov’ero, ma negli ul-
Signore, per ricordarmi di lui, cer- timi anni ogni volta che mi scriveva o mi vedeva, gli “elogi”
cando di pregare sempre, in ogni si- erano per la mia mamma, che lo aiutava in “chiesetta”, a pre-
tuazione, in ogni luogo, tra razze di- pararsi per l’Eucaristia. Una delle ultime volte mi ha detto:
verse, perché il Signore è presente “Hai una mamma bravissima, sempre col sorriso… tale ma-
ovunque. dre, tale figlia…”.
Di lei mi ha sempre colpito una cosa, … speriamo…
una sua dote particolare: il non
preoccuparsi di cosa pensasse la Nadia
gente dei suoi comportamenti origi- Piccole Sorelle
nali, simpaticamente ‘dispettosi’; la
sua vita semplice e umile ci ha spie-

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Consigli formato lettera

Cosa potrei dire di don Enrico che altri, to per farmi sentire tutto il suo affetto, co-
che l’hanno avuto per guida, confessore, me un nonno che si prende cura di una
parroco, padre non possano scrivere e nipotina tanto cara. Le lettere di don Enri-
raccontare di lui? co erano sempre una gioia grande e an-
Per questo vorrei semplicemente condi- che una fatica perché bisognava proprio
videre con voi un piccolo “tesoro”: i con- interpretarle e lui lo sapeva, così scrive-
sigli, le emozioni , le riflessioni che in que- va il 28 nov. 2002 : “riesci a leggere quel-
sto anno mi ha scritto nelle sue frequenti lo che scrivo! È la scrittura di uno che ha
lettere. 96 anni compiuti sono troppi! ma non ho
Quando partii per il monastero volle che fretta di morire, sto bene qui, al pensiero
andassi a salutarlo. Mi aspettava sulla che presto morirò mi sento venire i bri-
sua sedia all’ingresso di casa, mi disse vidi”.
tutta la sua gioia per questo cammino che Sì, della morte don Enrico mi parlava
iniziava, mi confessò il suo amore per la spesso quasi in ogni lettera : “la fine non
vita tra la gente poi mi fece inginocchiare può essere lontana e mi rincresce la vita
accanto a lui e mi benedisse e mi assicu- è tanto bella anche se è chiamata valle di
rò la sua cura e la sua preghiera. lacrime (7 ott. 2002); don Enrico è anco-
Don Enrico era uomo di parola e ha man- ra lucido di mente ma è alla fine dei suoi
tenuto la promessa. Ogni mese (o anche giorni la morte verrà a chiamarlo: è pron-
più spesso) in questi due anni mi ha scrit- to! (20 gen. 2003); morirò presto spero
che il Signore abbia misericordia del suo
servo (ottobre 2001).
E così con tanta semplicità parlava della
sua malattia: “don Enrico è malato soffre
spesso e molto di osteoporosi, mi e’ diffi-
cile camminare; sono sempre accompa-
gnato per ordine della dottoressa Milena.
ha un po’ la testa fra le nuvole, e non ho
sempre coscienza della realtà che vivo:
colpa dell’età (28 nov. 2002); sono cieco,
sordo, in clausura forzata (2001).
E sì la clausura! Qualcosa che tanto con-
trastava con la sua indole, così scriveva
il 15 ottobre S. Teresa d’Avila: “ti scrivo
pensando che ti sei reclusa come Teresa
vivendo una vita tutta del Signore. sono
tra le mura della mia casa mi par d’esse-
re a S.Vittore non viene nessuno a tro-
varmi sono giornate solitarie senza in-
contrare persona, non è il mio forte per-
chè sono un chiacchierone, amo più la
strada che la casa, la clausura; telefono a
don Ercole: vieni a trovarmi! così lo in-
contro. Grande è la tua vocazione” Così
don Enrico amava la sua vocazione di sa-
cerdote e mi spronava a vivere la mia di
claustrale che amava e custodiva anche
se non faceva per lui. Dopo la vestizione
così mi educava: “lode, pace e onore al

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Signore per il dono della vestizione, ho pra sr. Felicita e le sue consorelle amen.”
seguito la funzione e la festa tanto bella e E in modo particolare il 25 mar. 2002 co-
con te dico grazie al Signore datore di sì scriveva: “don Enrico ha quasi 100 an-
ogni bene. partecipo alla tua gioia perchè ni e presto morirà, dal Paradiso dove
ti sei consacrata e donata al Signore” (7 spero di andare, ti arriverà la benedizio-
ott. 2002); vedo il lavoro che lui compie ne divina”.
in te, ti lasci lavorare con generosità per Donare a tutti quel Signore che tanto
lui.” Ecco don Enrico sapeva gioire e si amava, perché tutti potessero amarlo,
rallegrava nel vedere l’opera del Signore questo era l’anelito del cuore di don Enri-
e mi spronava a rendere grazie e a esse- co, vero pastore vero missionario: “in
re docile a Lui e per Lui; quale grande in- Paradiso non ci sono telefoni, ma don En-
segnamento racchiudono queste sue po- rico da là invocherà dal Signore il dono di
che parole! anime consacrate e sante per la sua glo-
Ma le lettere di don Enrico erano piene ria e per il bene delle anime, tu dalla ter-
anche di tanta dolcezza, in tutti i modi mi ra e io dal Paradiso invocheremo venga il
esprimeva il suo affetto sincero, la sua tuo regno”.
cura, la sua vicinanza: “cara, carissima Questo desiderio di santità per tutti, que-
sr. Felicita, non mi par vero di chiamarti sto desiderio che il Signore fosse cono-
col tuo nuovo nome: Felicita, bellissimo sciuto da tutti era quello che lo muoveva
degno di essere ricordato con amore”
“mi sei vicino sempre nel cuore e nella
preghiera” (20 gen. 2003);
“tengo sulla scrivania la foto col tuo fac-
cione e la guardo mentre prego” (nov.
2001)
Una vicinanza che si faceva piena nella
preghiera: “con il breviario sono unito a
te e dico forse in questo momento sr. Fe-
licita sta dicendo lodi, ora media, o ve-
spro, Gesù riempie il mio cuore sono più
contento e meno distratto, ti sento vici-
nissima, non puoi rispondermi e questo
mi rincresce. Sono contento e mi basta,
vivo la mia giornata con lei, sono in buo-
na compagnia è tutto quello che posso de-
siderare (7 gen 2003);
so che non puoi rispondere ma sono con-
tento di trovarmi con te col cuore, il pen-
siero e la mente (15 ott. 2002);
per ora un abbraccio affettuoso e un ba-
cio affezionatissimo d. Enrico arrivederci
lassù (20 gen. 2003);
se avessi l’auto ti verrei a trovare…..in-
vece (7 ott. 2002)”
Ancora di più quale sacerdote il bene di
don Enrico si esprimeva nel donarmi ogni
volta la sua benedizione così concludeva
ogni lettera: “la benedizione di Dio onni-
potente, Padre, Figlio e Spirito Santo so-

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nelle sue azioni: missione, animazione vo- contava sempre la vita dei santi, perché
cazionale, buona stampa, essere parroco, diceva: “erano Vangelo vissuto”… anche
essere sacerdote ecc. la sua vita è stata per me Vangelo vissu-
Quello che più mi ha commosso sono sta- to, opera meravigliosa della grazia e del-
te queste due espressioni: “prega per la la misericordia del Signore e lei dal Para-
mia conversione” 15 ott. 2002; diso non dimentichi la promessa, continui
e nell’ultima lettera del 12 apr. 2003 :”don a pregare con me e per me e chieda al Si-
Enrico compie 97 anni è presso la fine, si gnore benedizioni per sr. Frin Frin e per
raccomanda tanto alle tue preghiere, mi tutta la comunità di S. Andrea che ha
ricordo sempre di te e mi piacerebbe ri- amato e servito per la gloria di Dio.
vederti ma sarà solo in Paradiso e sarà
grande festa. quanto mi ricordo di sr. Frin Due piccole spiegazioni:
Frin.” - le sottolineature nei testi delle lettere
Quanta umiltà, quanto abbandono in que- sono di don Enrico, sempre sottolineava
st’uomo dal quale io avevo tanto da im- le parole più importanti.
parare, quanta pace a due mesi dalla - Frin frin era la chitarra che io suonavo
morte: “sarà una grande festa ritrovarci durante la Messa. A dire il vero non ama-
nel Signore.” va molto questo strumento ma aveva tra-
Caro don Enrico grazie per quanto mi ha sformato questo in un affettuoso nomi-
insegnato, in lei le parole forza, coraggio, gnolo col quale iniziava ogni lettera prima
servizio, umiltà, cura, abbandono, sem- della vestizione.
plicità sono divenute esperienza di vita.
Quando ero piccola ricordo che ci rac- Suor Felicita Guaragni

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Un uragano chiamato don Enrico

Sono arrivata a Pioltello con un po’ di invece si divertivano perché non solo
timore perché non mi sentivo all’al- li imboccava, ma impiastricciava loro
tezza di sostituire Suor Rosa, soprat- la faccia con pastasciutta o minestra,
tutto nel servizio alla parrocchia. La cosa che faceva spesso anche con noi
prima domenica, prima di andare in maestre, provocando risate e ilarità
chiesa, Suor Cecilia mi disse di pre- generale, poi se n’andava lasciando a
pararmi perché il parroco mi avreb- noi la fatica di riportare ordine. A
be fatto recitare le preghiere del parte questi episodi che tutti a
mattino dall’ambone. Il cuore comin- Pioltello hanno avuto occasione di
ciò a battere forte prima ancora di sperimentare, don Enrico è stato un
uscire da casa al pensiero di affron- sacerdote dal cuore di padre e di pro-
tare il pubblico dall’altare. Arrivate fondo spirito di preghiera. Amo ricor-
in chiesa don Enrico mi accolse darlo in chiesa, accanto all’altare
dicendo a voce alta “Ecco la nuova della Madonna pregare il Breviario o
suora, alta e tanto smilza che si può a recitare il rosario senza la corona,
farla volare”, una frase detta con lui pregava senza guardare l’orolo-
tono tanto faceto che mi ha subito gio, rimaneva delle mezze giornate in
tranquillizzato. E per quel giorno, chiesa anche al freddo durante l’in-
come poi è stato in seguito le pre- verno ad aspettare i penitenti. Non
ghiere del mattino dall’altare le ha ho mai sentito un lamento uscire
sempre dette lui. Da quel momento dalla sua bocca o fare una critica,
ho avuto modo di conoscere da vicino sempre trovava motivo per scusare
don Enrico. Lo ricordo quando veniva tutti. Aveva un’attenzione particolare
all’oratorio femminile (allora l’orato- per i malati e gli anziani, di tutti
rio era separato dal maschile) a fare conosceva il nome e la storia perso-
il sermoncino alle bambine, a dare nale; spesso mi diceva: “Sei andata a
consigli che erano il programma per trovare la Maria”? A volte mi dava
la settimana, consigli che ritenevo del voi – siete andata a portare la
buoni anche per me. Quando è venu- comunione al signor…? oppure “sai
to a mancare il sacrestano lo incon- che l’Angelinona è stata male?
travo ogni giorno in sacrestia ed era Andate a vederla”. Era umile e sem-
sempre lui il primo a rivolgermi la plice, tutti ne sapevano più di lui,
parola, e, quando mi vedeva seria o accettava volentieri il parere degli
un po’ stanca, trovava sempre parole altri e lasciava sempre libertà d’azio-
d’incoraggiamento e spesso mi dice- ne. Per me più che parroco è stato un
va: “Adesso vai a casa a riposarti un padre che sotto modi a volte rudi
poco”. Veniva volentieri alla Scuola nascondeva un cuore buono, com-
Materna e se ci trovava in classe prensivo e generoso. Non ho mai
entrava e con il suo fare seriamente avuto difficoltà a trattare con lui e
scherzoso metteva in subbuglio tutta ora lo penso in cielo a godere la com-
la classe slegando i lacci delle scar- pagnia del suo Dio e della Vergine
pe, pestando i piedi ai bambini o santa che tanto ha amato sulla terra
nascondendo quanto gli capitava tra e forse anche a scherzare ancora con
mano; un giorno dopo che se n’era tutte quelle persone ormai passate
andato mi sono trovata chiusa in ad altra vita, alle quali suonando il
classe con tutti i bambini. Se veniva campanello di casa si presentava
all’ora di pranzo era il finimondo, come il postino, il medico, il sindaco
alcuni bambini mangiavano in fretta e altri ancora....
la minestra, anche se non piaceva,
per non essere imboccati da lui, altri Suor Fiorelisa

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Il direttore è in Paradiso

Attraverso il segno leggero di un re- realizzazione e alla distribuzione de
dattore del “Bollettino” vogliamo par- “La Lampada”. Il suo amore alla
tecipare al ricordo del nostro diretto- stampa cattolica rimane un esempio
re. Don Enrico è sempre stato vicino in più delle sue numerose qualità di
alle persone che collaboravano alla sacerdote e pastore.

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È ancora qui

Pioltello, 12 – 14 giugno 2003 se le si diceva qualcosa in merito, col
Caro don Enrico, suo “Ma va là, merlino!” e il suo al-
e così ci ha fatto uno dei suoi soliti lontanarsi voltando le spalle ci met-
scherzetti. Se ne è andato proprio teva a tacere. Perciò penso che si sa-
quando pensavamo di rivederla a ca- rà un po’ agitato quando in chiesa du-
sa. Perché? rante il funerale don Gianni ha letto
D’accordo: da sempre era pronto per le manifestazioni d’affetto e di rico-
l’incontro col Padre, ma non diceva noscenza giunte da ogni parte del
di volerlo aspettare ancora un po’? mondo, quando il Sindaco, pur non
E’ proprio un bel tipo, sa? Dice una avendola conosciuta molto, ha trat-
cosa e ne fa un’altra! Ora, mi tolga teggiato così bene la sua figura, ma
una curiosità: quando ha suonato il tant’è: la verità bisogna pur dirla e
campanello della porta del Paradiso questa volta non ha potuto girare i
che cosa ha detto a San Pietro? “So- tacchi e ha dovuto ascoltarla. Ci per-
no il sindaco…” “Sono l’onorevole… dona?
sono venuto per l’ispezione” E una E ha visto, don Enrico, quanti par-
volta entrato gli ha offerto la solita rocchiani sono venuti a trovarla nel
caramella nascondendola poi veloce- suo Duomo, che funerali di lusso con
mente sotto il palmo, quando lui ha tanto di guanti bianchi che l’impresa
steso la mano per prenderla? Ha funebre ha spontaneamente e gratui-
schiacciato il piede a qualche angio- tamente organizzato per lei, quale
letto che passava e poi gli ha sciolto folla ha partecipato alla celebrazione
il fiocco dei capelli? eucaristica, l’ha accompagnata al ci-
Perché, vero don Enrico che anche lì, mitero e si è fermata fino all’ultimo,
in Paradiso, continua ad essere il so- quasi non volesse lasciarla sola?
lito bel tipo? Ma, anche se tutti abbiamo visto la
Lo era anche qui in terra, anzi, un ti- sua bara venir ricoperta dalla terra,
po unico, spesso un po’ burbero e ru- Lei è rimasto con noi, lei c’è, è qui, è
de, non sempre col giusto tatto nel- vivo perché “la morte non conta, la
l’avvicinare le persone, siano stati vita che abbiamo vissuto così bene
alti prelati, autorità o semplici par- insieme è intatta. Se ne è solo anda-
rocchiani; sempre in giro per il pae- to di là, e ci sta aspettando”.
se o per il mondo, con le tasche vuo- Arrivederci, allora, don Enrico! Un
te per i suoi bisogni e piene per quel- bacione
li degli altri. Ha fatto disperare abba-
stanza le sue vecchie perpetue:” Ha Gianna
la veste lisa con fuori i gomiti, ma
guai a dirgli di comprarne una nuova, P.S. Volevo anch’io rivolgermi a lei in
manda sempre i soldi ai missionari; modo confidenziale, ma proprio non ci
preparo da mangiare e lui non arri- sono riuscita. Nella mia mente sono
va” e così continuando, naturalmente impresse da sempre le parole che mi
in dialetto. disse quand’ero bambina una mae-
Ma ogni medaglia ha un rovescio e un stra, collega della nonna:” Quando
dritto e quello della sua dovrebbe es- per noi una persona è GRANDE, pur
sere grande almeno quanto piazza del volendole un mondo di bene, non pos-
Duomo, per recare incise tutte le ope- siamo non darle del Lei” (Erano anco-
re buone e il bene da lei compiuto! ra i tempi in cui ci si rivolgeva con de-
So che non le piaceva essere lodato e ferenza anche ai propri genitori).

33

Il breviario di don Enrico

Era un sabato pomeriggio invernale, il gomito sopra il ginocchio, con gli
la nostra compagnia di ragazzi, allo- occhiali abbassati e davanti a lui, sui
ra frequentavamo le scuole elemen- corrimani della panca, teneva aperto
tari, si ritrovava all’edicola, sull’an- il suo grosso breviario. Don Enrico
golo davanti alla chiesa, per compra- pareva non sentire la nostra presen-
re le bustine delle figurine dei calcia- za: nel silenzio della chiesa si poteva
tori. Avevamo sentito le campane sentire solo il suo bisbiglio latino,
suonare appositamente per chiamar- modulato su note e spazi che pareva
ci alle confessioni ed avevamo inter- cantasse. Certo a noi bambini quella
rotto i compiti per uscire. Ci scam- preghiera incuriosiva ma non la capi-
biavamo le figurine doppie mentre vamo. Vedevamo solo, nella penom-
attraversavamo via Adua per entrare bra, il ritratto del papa Paolo VI che
in chiesa. sovrastava don Enrico quasi a con-
Entrandoci, notavamo subito, là in trollare la preghiera di quel suo sa-
fondo sotto al pulpito, il parroco se- cerdote.
duto, di spalle e sotto una lampada Il rumore che facevamo entrando,
appoggiata al muro. Avanzavamo nel- speravamo che lo distraesse ma egli
la navata della chiesa semibuia di ci lasciava il tempo di salutare il Si-
quel tardo pomeriggio e c’infilavamo gnore e dopo ancora un po’ di tempo,
nelle panche a destra, dopo la genu- necessario per dimenticare il rumore
flessione, spingendoci e facendo un di fuori (ma soprattutto per prepa-
po’ di rumore. Don Enrico era seduto rarci all’esame di coscienza) si ac-
sulla panca, proteso in avanti con corgeva di noi e ci mandava, uno per
una mano appoggiata sotto il mento e volta, in ginocchio presso la balau-
stra. Il sacrestano, con indosso una
vestaglia nera, iniziava a stendere la
tovaglia pulita sulla balaustra: lo fa-
ceva con cura, pareggiando gli orli e
stirandola con le mani.
Com’era sistemata bene: l’indomani
non lo sarebbe stata più dopo la mes-
sa. Chi si appoggiava alla balaustra e
si tirava la tovaglia quando faceva la
comunione, l’avrebbe lasciata tutta
da una parte mentre alcune donne
più anziane, ancora con il velo in te-
sta, pensavano, per un decoro all’al-
tare, a sistemarla come meglio pote-
vano.
Don Enrico alzava gli occhi e la men-
te dal breviario e chiamava all’ingi-
nocchiatoio: si sedeva su una sedia e
si metteva di lato per ascoltare me-
glio e ogni tanto, per sottolineare una
sua parola o una raccomandazione,
si voltava e ci guardava in faccia. Poi,
dopo la confessione qualche volta ci
domandava se mangiavamo la mine-
stra o se lucidavamo le scarpe, altri-
menti, se gli rispondevamo di no, po-

34

teva capitarci di dover fare una peni-
tenza di questo tipo... oppure basta-
vano tre Ave Maria che correvamo a
dire all’altare della Madonna del Ro-
sario.
Ogni tanto scappavamo fuori subito
dalla chiesa, tante altre volte davamo
anche noi bambini una mano al sa-
crista a sistemare le sedie per le
messe domenicali. Le andavamo a
prendere nell’ingresso della cappella
“dalla parte degli uomini” e le porta-
vamo a due a due, a quattro per vol-
ta nella navata, dove il sacrestano le
sistemava, con don Enrico, allineate
e coperte ad una giusta distanza co-
me i soldati durante una parata. Una
volta sistemate ce ne andavamo dal-
la porta laterale: c’era una specie di
grossa anticamera con le pareti oc-
cupate dagli armadi in cui erano ri-
posti tutti i paramenti, le croci per le
processioni, i cilostri e i quadri che
non venivano appesi.
Ci fermavamo spesso a chiacchierare
li dentro prima di uscire al freddo, fi-
no a quando il sacrista non ci veniva
a zittire sibilandoci col dito sulla boc-
ca. Solo quando arrivava la primave-
ra e le giornate erano un po’ più cal-
de, don Enrico usciva sui gradini del
sagrato e si sedeva lì a pregare col
suo breviario. Lo salutavano mental-
mente tutti quelli che lo vedevano
passando a piedi, in macchina oppu-
re sul pullman, lui continuava a salu-
tare Dio e, tramite Lui, tutti i suoi
parrocchiani. Lì intento a pregare
non si lasciava distrarre da nessuno:
lo faceva solo se qualcuno lo saluta-
va col “Sia lodato Gesù Cristo” a cui
seguiva il suo “Sempre sia lodato”.
Capitava così anche quando lo s’in-
contrava per la strada: giusto il tem-
po di dire “Sia lodato” e lui risponde-
va “Sempre!” e accompagnava la ri-
sposta col gesto del dito rivolto verso
l’alto.

Andrea Chiodi

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Sui gradini Prendere
la vita
Ti rivedo, don Enrico, Ti rivedo sui gradini seriamente
seduto sui gradini della grande chiesa nuova.
della chiesa S. Andrea È il primo tuo miracolo! Monsignor don Enrico Civilini attra-
col breviario tra le mani. L’ hai voluta, l’ hai dotata verso il suo esempio con le parole e il
Come angelo custode di canonica e campane, suo comportamento veramente gio-
tu vegliavi e pregavi di asilo, di un oratorio viale, ha contribuito alla formazione
alle volte a voce alta spazioso, provvidenziale. di un’intera generazione di parroc-
per te stesso e i parrocchiani A Maria l’ hai dedicata chiani. Fra i tanti insegnamenti che
che passando, un po’ stupiti, e poi, sereno, l’ hai donata ho ricevuto da don Enrico, uno in par-
neanche osavan salutare. come i santi sanno fare. ticolare non l’ ho potuto dimenticare,
perché è diventato parte integrante
Ti rivedo, don Enrico, Or ti penso in paradiso, del mio modo di essere.
in piedi sui gradini implorante sui gradini Ricordo quando don Enrico con calli-
dell’antica sacrestia, del trono dell’Altissimo grafia inconfondibile segnava ogni ri-
con la stola sulle spalle che, tra gli angeli e i santi, sposta esatta del catechismo che do-
facevi spola fiducioso ascolta con un sorriso vevo sapere come preparazione alla
tra i fedeli giunti a messa le tue argute petizioni, prima Comunione e non sapendone a
e il tuo confessionale. sempre umili e cortesi, memoria le ultime, don Enrico mi dis-
Pastore pio e premuroso di grazie e benedizioni se: “Ripassale e se l’impari bene po-
ci volevi più frequenti per tutti, per tutti quanti trai vincere la medaglia del terzo pre-
più assidui ai sacramenti. i tuoi cari pioltellesi. mio!
Ricordati se vuoi puoi farcela”. Io,
Ti rivedo celebrante Un tuo parrocchiano bambina ingenua e distolta dal suo
sui gradini dell’altare, modo comico di dire la cosa, non pre-
sacerdote degno e vero si sul serio la situazione e andando al
di Gesù nostro Signore: posto, seduta sulla panchina, mi misi
ne annunciavi la parola a chiacchierare con le compagne.
ne offrivi il corpo e il sangue Interrogata non risposi esattamente,
a Dio Padre Creatore don Enrico diventando improvvisa-
per la chiesa e il mondo intero. mente serio in viso mi disse: “Questo
Poi finivi le funzioni ti serva da lezione per la vita, le pa-
con puntuali esortazioni. role vanno sempre prese sul serio”.
Io, incredula, non riuscii ad immagi-
narmi una vita seria, legata com’ero
ai suoi scherzi, come schiacciarmi i
piedi, slegarmi le stringhe delle scar-
pe e legare le mie trecce a quelle di
mia sorella, come faceva sempre lui.
Quella medaglia non la vinsi, ma l’eco
di quella voce! “Se prenderai la vita
seriamente, ce la farai sempre a su-
perare le prove”, la sento ancora
adesso.
Grazie don Enrico da tutti noi e nel
profondo del cuore rimarrò sempre
una sua parrocchiana.

Bettinali Maria Cristina

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Conosce le sue pecorelle

Sia lodato Gesù Cristo, amato don spinti a cercare di seguire il tuo
Enrico, donato alla nostra comunità esempio. Tante delle tue pecorelle si
dalla bontà del Signore. Ho tra le ma- sono spostate dalla parrocchia di
ni l’immagine ricordo del tuo ingres- S. Andrea, ma credo che nessuna ti
so a Pioltello. Ero bambina, allora, possa aver dimenticato. Penso che il
ma il significato dell’implorazione Signore, destinandoti a Pioltello, ogni
che hai voluto scrivere sul retro è ri- giorno per tutta la tua lunga vita ti
masta indelebile nel mio cuore: “Il abbia dato la possibilità di donare la
sacerdote Enrico Civilini nel giorno vita per il tuo gregge, anche se in mo-
del suo ingresso parrocchiale in Piol- do non cruento, fino alla fine. Sono
tello implora da Gesù Buon Pastore certa, caro don Enrico, che lassù ci
di divenire egli pure il Pastore buono sarà stata festa grande: una folla di
che conosce tutte le sue pecorelle, le pioltellesi saranno stati ad attenderti
precede con la luce del buon esempio (spero anche i miei cari), e Gesù ti
ed è pronto a dare per esse la sua vi- avrà preso per mano e ti avrà detto:
ta”. Caro don Enrico, tu, con l’aiuto “Vieni, servo buono e fedele, vieni nel
che avevi allora chiesto al Signore, luogo della gioia e della pace, dove
hai reso concreta tra noi la tua pre- c’è il posto che ti sei meritato, per-
ghiera: ti sei preso cura di noi, picco- ché i talenti che ti ho dato li hai mol-
li e grandi, poveri e ricchi, praticanti tiplicati, e ti hanno arricchito di me-
e non: per te eravamo tutti tue peco- riti”. Ora, dal regno dei beati, ricor-
relle. Il tuo esempio ha illuminato la dati di ognuno di noi, pecorelle del
vita di tantissimi di noi e ha guidato i tuo gregge, che per tanti anni hai co-
passi incerti di moltissime anime. La nosciuto una per una, le pecorelle
tua semplicità e francescana letizia che hai amato, a cui hai donato la tua
traspariva in ogni situazione. La tua vita.
umiltà, generosità e il tuo spirito di
preghiera sono stati un faro che ci ha Savina, ex bambina del ‘38

Grazie Guarda le nostre famiglie
don Enrico
Nel 1975, don Enrico costituisce il Gruppo Familiare. Nella sua
Un grande Parroco per tutti noi: lungimiranza aveva capito che la famiglia aveva bisogno di esse-
tenace nella Fede e grande per re sostenuta. Affidò il gruppo a Padre Gaetano Barbieri. Abbia-
la sua Carità. mo percorso un lungo cammino di preghiera, di catechesi, di
Caro don Enrico, lei che fondò il confronto sui problemi familiari e abbiamo capito che solo la Pa-
nostro gruppo parrocchiale, non rola di Dio poteva dare risposta ai tanti interrogativi che la vita
ha mai voluto applausi, ma noi di coppia e di famiglia ci presentava. Don Enrico ci è sempre sta-
la ringraziamo per tutti questi to vicino, sostenendoci nelle varie iniziative. Grazie, don Enrico.
anni di grande insegnamento, e Siamo certi che questo rapporto non si è interrotto, perché sicu-
se Dio vorrà ci ritroveremo nel- ramente dal cielo veglierai e pregherai ancora per tutte le fami-
la Sua grande casa in Paradiso. glie della nostra Comunità, specialmente per quelle in difficoltà.
La preghiera ci unirà.
La III Età
Coniugi Gorla

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SCRITTI DI DON ENRICO
Parola del parroco

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Dicembre 1946 E’ con certa impazienza, dilet- vostre, delle vostre Associazioni di
tissimi figli, che io aspetto il Azione Cattolica operose e fiorenti. Mi
E’ il saluto che don giorno dell’incontro con voi conforta la presenza del vostro e mio
Enrico, il novello che la Provvidenza mi ha affidato co- carissimo don Mario, che già beneme-
parroco, rivolge alla me Padre, e che già sento di amare rito della Parrocchia per dieci anni di
nostra comunità sinceramente ed operosamente. Ma è apostolato tra voi, rimarrà accanto a
tramite il bollettino. pure con timore e trepidazione che me come fratello, che mi ricorderà gli
vedo avvicinarsi tal giorno, perché so esempi del mio Predecessore, e le
di essere ben lontano dalla virtù lumi- buone opere che assieme hanno com-
nosa che il mio Venerato antecessore piuto; e finalmente mi confortano le
Don Giuseppe Carrera diffuse intorno vostre orazioni affettuose e continue.
a sé. So di raccogliere un’eredità pre- A voi tutti dunque, il mio arrivederci
ziosa: un gregge santificato da un la- paterno. Ai poveri, agli ammalati, ai
voro indefesso ed intelligente durato bambini in modo particolare. Alle Au-
quarant’anni. Son io degno di entrare torità il mio rispettoso ossequio. Con-
in tale vigna benedetta? Mi conforta tinuando a mettervi nel Calice della
la notizia della vostra bontà di cui ho mia S. Messa di ogni mattino, con
già avuto prova, della vostra fede viva particolare ricordo vi benedico.
e ricca di opere, del vostro desiderio
di avermi tra voi, padre delle anime Il vostro nuovo Parroco.

Gennaio 1947 C arissimi figli, sono tra voi da solo dalla Provvidenza. Non ho novità
circa un mese e mi ci trovo con da portare, né riforme da introdurre.
Inizia il nuovo anno. una gioia piena e affettuosa. La parrocchia è stata (ed è tutt’ora)
Don Enrico, parroco da Non che non senta il distacco dai miei bene lavorata dalla fatica intelligente
un mese, ringrazia i Cusanesi, che mi amavano come un e incessante di Don Carrera, è difesa
pioltellesi dell’affettuosa fratello e un figliuolo loro, ma il nostro bene dalle organizzazioni di Azione
accoglienza ricevuta e, incontro è stato reciprocamente così Cattolica obbedienti e pronte all’azio-
nel lodare la struttura aperto e cordiale, così unanime e così ne. Desidero solo che tutti siano ope-
e l’organizzazione della spontaneo che ho benedetto Iddio. rosi e disciplinati, che compiano bene
vita parrocchiale Io vi ringrazio ancora: avete fatto tan- i doveri della loro associazione, che
lasciata dal suo to e bene; avete ancora nell’occasione tutti i miei figli sentano il dovere di far
“venerato antecessore” del Natale e del Capo d’anno rinnova- parte a qualcuna delle associazioni
don Carrera, esorta to in mille maniere filiali e generose il parrocchiali. Un cristiano che egoisti-
tutti a parteciparvi vostro attaccamento al nuovo Parro- camente vuol tenersi slegato da ogni
operosamente. co, ed io ve ne sono grato, e cercherò vincolo di Associazione, non lo com-
di non tradire le vostre legittime spe- prendo più … è un egoista e un me-
ranze. Mi protegga e mi aiuti dal cielo diocre cristiano.
il mio venerato antecessore, Sant’An- Gesù, nostro Re, vuol soldati e non
drea Patrono benedica il pastore che è “polentine”.
venuto nella vigna a Lui consacrata, Figli miei, siate con me desiderosi e
mi accompagnino sempre le vostre operosi di bene. Io vi amo e vi metto
preghiere; sorreggano sempre la vo- ogni giorno nel mio Calice. Vi benedico.
stra obbedienza e la vostra confidenza
il Pastore che è venuto a voi portato Aff. Vostro Parroco

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Q uante volte capita a noi preti, stanza che si è fatto santuario tran- Febbraio 1949
stando presso un infermo o quillo e sereno.
presso un morente, di udire i “Viene Gesù” l’Amico, il Consolatore, Riflettendo sul
gemiti, i lamenti, i rantoli ... suoi, as- il Medico dell'anima e pure spesso significato della
sociarsi col grido sguaiato della stra- del corpo, perché non sono pochi i presenza del sacerdote
da, dove compagnie allegre passano malati, che, ricevuta la Comunione si accanto agli ammalati,
cantando sulle lucide biciclette, o do- sentono meglio, si placano i loro do- agli infermi, ai morenti,
ve un uomo che non trova più equili- lori, si rasserena il loro spirito, si fa don Enrico sottolinea il
brio ... e a zig zag fa la sua strada, tranquillo il loro cuore. Sono le silen- senso cristiano della
commenta a modo suo i fatti del gior- ziose, preziose vittorie di Gesù. In sofferenza.
no. Allora il malato fa le sue rifles- qualche cuore egli entra dopo anni di
sioni più serie, s'accorge della inco- assenza: entra benedetto, creduto,
stanza delle amicizie umane, delle amato... Lo spirito ribelle di prima
vanità delle cose del mondo, dell'iso- s'è fatto semplice e buono.
lamento nel suo dolore, della prezio- La fede prende posto e si fa viva nel-
sità della salute... A conforto c'è il la mente, la grazia rinasce nell'ani-
prete, quel benedetto prete cattolico ma, nel cuore torna un'invidiabile pa-
sempre dileggiato e pure sempre ce; la croce perde la sua oscurità pe-
chiamato di corsa, l'insostituibile al nosa e insopportabile, s'illumina di
letto d'un povero malato, che non si una bellezza non sospettata. E voi,
vuol lasciare finire come un cane o Pioltellesi, nutrirete ancora incertez-
come un barbone che muore nella
sua tana. E il prete con quale amore
sincero e premuroso sale le scale ab-
bandonate dagli amici, e resta a far
da sentinella di Cristo attorno all'am-
malato che ha bisogno di luce, di for-
za, di conforto nelle ore grigie, pe-
santi, eterne, dolorose della malattia.
Che dice il prete all'ammalato per es-
sere tanto desiderato, aspettato, gra-
dito? Parole di fede... quelle che sono
di lassù e non hanno il sapore del-
l'imbroglio umano, del complimento
piatto e banale giornaliero, parole
che scendono nel cuore a una a una a
diffondervi serenità, pace, speranze
eterne e che portano nella mente la
luce più viva e benefica su quello che
siamo e che dobbiamo essere. Così,
preparata la via, “viene Gesù”. Sì, al-
l'ammalato tanto facilmente viene
portata la Comunione. Egli è già pre-
parato con l'anima monda, come tut-
ta la candida biancheria che è nel let-
to attorno a lui. Silenzioso e inosser-
vato arriva il prete, leva il soprabito:
è in cotta e stola con appeso al collo
la Teca contenente la S. Eucarestia,
come quando è all'altare, in quella

41

ze nel chiamare il prete accanto ai lo si avverte di altre pecorelle che pe-
vostri malati? Chiamarlo a tempo, nano all'ospedale!... Quante volte lo
perché tanto più santificata sarà la viene a sapere dal malato stesso che,
malattia, tanto più sarà meritoria. tornato a casa, si lamenta col prete
Quanto più spesso il malato farà le che non lo è venuto a trovare.
sue devozioni, altrettanto più si al- “Ma questo volentieri, se i tuoi ci
leggerirà la sua pena, si ravviverà la avessero avvertiti... o se tu avessi
sua speranza, si farà un malato “trat- manifestato ai tuoi il desiderio di una
tabile”. E quelli che sono all'ospedale? nostra visita...”
Il prete non se lo fa dire, quando si Chi o che cosa può interessare a noi
tratta di alcuni dei suoi associati, la più dei malati? Essi sono la parte più
cui assenza è subito notata. Ma quan- delicata e bisognosa della parroc-
te volte rimane mortificato perché non chia: sono le anime più care e più
buone: sono le anime che espiano i
propri o gli altrui peccati: sono anime
che meritano assai presso Dio col lo-
ro patire e che forse presto, nella
gloria eterna, potranno pregare per
noi e impetrarci grazie.
E voi, cari nostri malati, in questo
mese che ci separa dalla grande gra-
zia delle Missioni nella nostra Par-
rocchia, offrite le vostre preghiere, le
vostre preziose sofferenze, le vostre
lunghe notti insonni, il vostro quoti-
diano languire per i tre Padri Missio-
nari Francescani che verranno fra
noi, perché Dio li illumini e li aiuti a
penetrare negli animi e a toccare i
cuori: per i fratelli nei quali è spento
il lume della fede, perché la parola di
Gesù con la sua grazia, diradi le loro
tenebre e guarisca la loro mente: per
i poveri peccatori perché sentano e
assecondino il richiamo alla casa del
Padre: per i fedeli timidi, tiepidi o in-
certi, perché riprendano con risoluta
fortezza la vita cristiana, per i buoni
cristiani, perché si accresca in essi il
fervore della pietà e la generosa ope-
rosità della carità di Cristo.
Anche per mezzo vostro Dio risusciti
in tutti i cuori con la sua luce, con la
sua grazia, col suo divino amore, e si
ristabilisca più saldo in mezzo a noi il
suo regno di giustizia, di carità, di
pace.
E per quanto farete e soffrirete e
offrirete siate fin da oggi benedetti, o
cari nostri malati.

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G lielo diciamo in ginocchio col Giugno 1962
cuore pieno di riconoscenza e
di commozione. Tutto è fatto! La chiesa di S. Maria
La grande opera porta ora il crisma Regina è terminata ed
della divina benedizione e della con- è stata consacrata
sacrazione da parte del nostro Cardi- dall'Arcivescovo
nale Arcivescovo. Mons. Montini.
Tutta l'opera profuma di sacro e di di- Don Enrico guarda
vino. Non è solo il Tempio maestoso o all'indietro il cammino
la statua di Maria Regina che ispira il compiuto leggendovi il
rispetto e il senso del divino, ma è pu- sostegno della
re tutto il complesso ricreativo che lo Provvidenza ed
circonda, che splende di bellezza divi- esprime auspici per la
na e come un alone di mistero avvol- vita futura del nuovo
ge tutto. Chi ha fatto e come si è arri- Santuario.
vati a far tanto?
Qui è da dire subito: grazie e gloria a alla strada e ai pericoli. Visitatori ve
Dio, datore di ogni bene. Il povero ne sono ogni giorno e si sentono com-
sottoscritto non ha fatto altro che il menti d'ogni colore. I posteri giudi-
questuante esagerato e anche azzar- cheranno. A parte l'arte, che pure do-
dato davanti agli uomini, ma fiducioso vrebbe regnare sovrana a gloria di
in Dio e nella Sua Madre provvidente. Dio e ad elevazione dei fedeli, il San-
È il Signore che costruisce, così alla tuario c'è, grande, aperto, dove Gesù
chetichella, le opere Sue più grandi, con la Sua divina Madre attende tutti,
senza annunci radiofonici o televisivi, per tutti portare a santità di vita e
senza capitali o fondi segreti. Si sce- certezza di salvezza.
glie un povero prete, gli infonde un
po' di pazzia religiosa, lo veste di
cambiali e di tratte mensili, lo nutre
di debiti e lo addormenta ogni sera
con sogni di nuove spese. Però lo aiu-
ta, fra mille peripezie, gli fa trovare
appoggio e comprensione dove non
credeva, gli fa trovare delusioni dove
sperava aiuti. Un giorno gli mette nel-
le mani cento lire al posto di mille,
ma il giorno successivo gliene fa tro-
vare 10.000 dove appena sperava
mille. Scherzi della Provvidenza! So-
no anni che si ripetono e sarà sempre
così! Intanto con infinita compiacenza
vediamo la vita del Santuario diventa-
re benefica, feconda, sentita. Difatti
quasi ogni mattina vi si celebra la
Messa e vi partecipa un buon gruppo
di fedeli. Ogni domenica la Messa del
mattino e ancor più quella della sera
è frequentatissima, anche se purtrop-
po sembra una Messa “protestante”
cioè senza Comunioni. L'Oratorio è
pieno di ragazzi e di giovani strappati

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Novembre 1969 I o mi sento un uomo, una creatura pera salvatrice di Cristo Gesù.
e un prete felice! Sento il privilegio di una grande vo-
Una gioiosa confidenza Lo sono sempre stato ma ancora cazione, vivo contento la missione di-
- don Enrico è un prete di più oggi. vinamente bella dell'apostolato per i
felice - diventa E non perché dopo la divisione della fratelli.
occasione per una parrocchia essendo diventato pasto- Godo l'inesprimibile consolazione di
testimonianza di re non più di 15.000 o più anime ma salire ogni mattina l'altare, pregando
fedeltà alla vocazione solo di 5.000, sento minore respon- il Signore per me e il mio popolo.
tanto schietta quanto sabilità davanti a Dio e quindi mino- Quanto sinceramente dico ogni mat-
diretta ed efficace. re inquietudine! E neppure perché ho tina e ogni sera: ti ringrazio Signore
molto meno lavoro di prima. Quando di avermi creato, fatto cristiano e fat-
la parrocchia non era divisa, la porta to prete!
di casa si apriva ogni momento per i E sì che fare il prete oggi non è cosa
fedeli che venivano per mille svaria- facile e, men che meno, fare il parro-
te pratiche. Lo squillo continuo del co. Lavoriamo in un clima di sfiducia,
telefono faceva spazientire la perpe- fra gente che non desidera e non ap-
tua. I registri dei battesimi, matrimo- prezza il prete.
ni e dei morti non avevano mai il loro Spesso sospettosi e diffidenti guarda-
posto, ma erano sempre a portata di no al prete come a un intruso tutt'al-
mano: un lavoro ossessionante! tro che disposti ad accettare un rim-
Ora mi pare di essere un pensionato, provero, un consiglio, un'esortazione,
un disoccupato o un sottoccupato, una osservazione. Il nostro celibato,
ma ripeto che sono felice perché, più tanto benefico e glorioso, non è più
vado avanti nell'età, e più sento la apprezzato e forse neppure creduto.
gioia di essere prete, associato all'o- La nostra predica se è di stampo an-
tico, è quella di un matusa che non
capisce la mentalità moderna; se è di
nuovo conio fa dire a molti: questi
preti di adesso lasciano passare tut-
to, non è peccato più niente, permet-
tono e chiudono un occhio su troppe
cose, ecc. Se si sconsiglia un matri-
monio fra minorenni, si corre a spo-
sarsi civilmente in comune, se si cer-
ca di mettere pace e perdono, non si
viene ascoltati, si preferisce andare
dai carabinieri.
E così si lavora tra tante altre diffi-
coltà che sarebbero anche interes-
santi se non fossero dolorose. Ciò
nonostante io mi trovo sempre con-
tento, e mi sento prezioso per il mio
prossimo. Il mondo difatti ha bisogno
del prete, tanto più se non sente que-
sto bisogno; ha bisogno di fede e di
grazia, di chi si dedichi con disinte-
resse e con amore un po' per tutti.
Per tutto questo ringrazio Dio di es-
sere prete e di dare con gioia tutto
me stesso al ministero che Dio mi ha
affidato.

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M i ritengo un uomo fortunato mandò a Lecco a fare le tre medie: Maggio 1981
nella vita e non solo perché doveva essere il collaudo di una vo-
sono arrivato alla data sospi- cazione. E lì avvenne un fattaccio: un Don Enrico celebra il
rata della Messa d'Oro, ma anche per bel giorno scappai dal collegio, insof- cinquantesimo di
tante altre fortune avute dalla Prov- ferente della disciplina; conclusione: ordinazione. Racconta
videnza. La prima è di appartenere a cacciato dal collegio. Non vi so dire la qui la storia della sua
una famiglia numerosa. filippica sdegnata di mia madre. vocazione e del suo
Eravamo in 8 tra fratelli e sorelle, Conclusione: “Adesso come la mettia- cammino sacerdotale.
ora siamo ancora in quattro, una di mo? Se non sai stare in collegio come
83 anni, uno di 80, il sottoscritto di puoi andare in Seminario?”. Ebbi la
75 e l'ultimo di 7O! Tanti anni assie- fortuna di un prete che prese le mie
me felici e... onorati, io sono il quinto difese, fui ripreso in collegio. Ma fini-
arrivato. Mio padre “stradino provin- to l'anno scolastico c'era da prende-
ciale” uomo fortunato anche lui per- re la decisione: andare o no in Semi-
ché il lavoro non lo strapazzava, il nario? Mia madre si aggrappò con
suo primo mensile era di L. 30; inol- tutta la sua fede a un'ultima prova;
tre gli dava la possibilità di fare spes- un mattino forse verso le 4, mi con-
so una scappatina all'osteria per ri- dusse a piedi - una decina di chilo-
posarsi, malattia degli stradini. metri - fino al santuario di S. Gerola-
Mia madre un po' meno fortunata ma mo nei pressi di Vercurago; là fece
felice, carica di figli e di lavoro. Pen- celebrare la Messa, ricevemmo la
sate: con 8 figli per salvare la “bilan- S. Comunione poi lei appoggiò la te-
cia dei pagamenti” era costretta a fa- sta alla tomba del Santo e pregò a
re i servizi in paese nella casa Falk lungo, silenziosamente: che cosa dis-
allora ai primi passi dell'ascesa indu- se al Santo e che le disse il Santo?
striale a Sesto S. Giovanni. Fatto è che tornando subito a casa,
Io presi il nome di Enrico proprio da
un Enrico in casa Falk.
La seconda fortuna, è che “l'ho
scampata” dalla notissima e infausta
“spagnola” del 1919. Eravamo tutti a
letto, c'era pericolo che qualcuno
partisse, come in tante famiglie. Ma
mia madre ci curò con le caldissime
polentine di senape e con altri impia-
stri, così risparmiò le spese del far-
macista e fece a meno della scienza
medica. E la terza fortuna la Vocazio-
ne; forse come premio che il Signore
dà alle famiglie numerose. Mamma,
dissi un giorno, io voglio andare in
Seminario per farmi prete. Ma non ci
credette molto alle mie parole, per-
ché la disciplina non era il mio forte;
pensò: è fuoco di paglia che presto
passerà; ad ogni modo per mettermi
alla prova mi fece fare la 6a elemen-
tare, poi mi fece fare il garzone pres-
so un falegname, e visto che il “fuoco
di paglia” non era ancora spento, mi

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sempre a piedi, mi diede il permesso mande mi chiese: “Mi sa dire quale
di entrare in Seminario. poeta resse per tre mesi la nuova Re-
E così vi entrai alla fine del 1919: pubblica francese?” Cercai nella me-
lettore c'eri allora? moria; buio fitto. “Non lo so” risposi,
E là il Signore mi aggiustò, con la se- e lui “Io la boccio!” “Per solo questo?”
vera disciplina e lo studio serio del gli chiesi. “Sì perché gli esami di Sta-
Seminario. to si devono preparare non sui testi
Ma a mia madre quanto son costato scolastici ma in biblioteca”. Pensate!
di sacrifici e di lavoro; dovette prov- Avrei dovuto rispondere: “Era il poe-
vedere per un materasso nuovo, len- ta Lamartine”.
zuola, coperte, corredo personale E così con un 8 in greco, un sette in
ecc... Sua ricompensa era di sapermi matematica, un sette in latino e di-
promosso ogni anno. Per aiutarmi, il versi sei, è piovuto un bel cinque in
Seminario per tre anni mi concesse storia. Cinque che è diventato un 6 a
lo “sconto” sulla retta di L. 200 an- settembre. Ho portato a casa il mio
nue; somma che coscienziosamente e diploma, ma a quel professore non gli
doverosamente ho restituito appena perdono...l'unica bocciatura.
ho potuto, con un milione, data l'in- Entrato in teologia per alleggerire il
flazione! Perdonate queste confiden- peso della retta alla famiglia e al Se-
ze, mi pare di rivivere e ricordare vo- minario e anche perché i superiori
lentieri esperienze passate. ebbero fiducia nella mia conversione
Ad esempio ricordo gli esami di ma- disciplinare, passai tre anni come
turità classica al termine del liceo. prefetto, cioè assistente agli studenti
Gli esami allora erano gravosi, seve- nel collegio S. Giuseppe di Monza; e
ri, bisognava portare il programma di fra i ragazzi che misi in riga c'erano
tutte le materie di tutti e tre gli anni. anche alcuni pioltellesi che mi rico-
Una faticaccia che solo l'obbedienza nobbero quando venni a Pioltello e mi
ai superiori mi fece fare. E qui è an- ricordarono gli anni belli del collegio.
data male! Sono stato promosso a II quarto anno di teologia, l'ultimo,
esami di riparazione e tutto per un l'ho passato nel nuovissimo Semina-
professore pignolo. Fra le altre do- rio di Venegono che proprio in quel-
l'anno 1930 accoglieva i seminaristi,
e lì mi son preparato all'ordinazione
sacerdotale avvenuta in Duomo la
mattina del 30 maggio 1931 per le
mani del venerabile card. Schuster.
Per assistere alla mia consacrazione
venne solo il papà. Ma arrivando tar-
di col treno trovò il Duomo pieno di
gente e non riuscì a vedere un bel
niente. Attese paziente la fine e mi
portò all'albergo Commercio, appena
fuori Duomo e non avendo soldi né io
né lui ci accontentammo del solo ri-
sotto con un bicchiere di vino, per ri-
prendere subito il ritorno. A casa mia
mamma stava in attesa.
“E allora t'hanno consacrato?” “Sì
mamma!”. Finalmente s'era coronato
il suo sogno e il mio. Commossa mi

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baciò il palmo delle mani ancora fre- to una gran festa al mio ingresso: fe-
sche del Crisma della Consacrazione. sta che commosse e meravigliò i tan-
Ricordo le sue lacrime: erano sicura- tissimi cusanesi venuti ad accompa-
mente le più dolci della sua vita! gnarmi nonostante un viaggio fatto in
La festa della Prima Messa il giorno tram e con un tempo piuttosto avaro,
dopo, 31 maggio, fu molto modesta era il 15 dicembre 1946.
ma sentita, allora non c'era usanza di E così son qui tra voi da 35 anni vici-
confetti, di inviti, di regali e fotogra- no ai 75 di età e in attesa di un gran
fie. giorno, quello della mia Messa d'Oro.
Una Messa cantata con tutta la popo- Dovevamo essere una quarantina a
lazione; a memoria d'uomo non c'era godere di questo gran giorno. Ma il
stato un prete nativo. Io facevo dun- Signore ne ha già chiamati una metà
que bella figura. In casa del parroco, con sé.
pranzo con una dozzina di persone.
La solenne processione in program- Eran buoni mille volte più di me, ave-
ma nel pomeriggio non la si poté fare vano salute, eran preziosi per la Dio-
perché in quei giorni Mussolini aveva cesi; invece ha lasciato me non certo
sciolto tutte le Associazioni Cattoli- perché meritevole, ma perché avessi
che, e il Cardinale per protesta proi- più tempo per convertirmi, per pre-
bì tutte le processioni. pararmi alla chiamata.
Dopo due mesi di vacanza fui “spedi- È stato davvero un mezzo miracolo se
to” come coadiutore a Cusano Milani- ci sono ancora, con l'incidente moto-
no dove rimasi 15 anni “guardato a ciclistico di 12 anni fa. Il dottore as-
vista” per la mia rinata vivacità, dal sicurava che io ero proprio spaccia-
vecchio parroco, santo e severo, to, s'è ricreduto quando ha sentito le
presso a poco come il parroco don mie sortite umoristiche.
Carrera che molti ricorderanno e in- “Quest'uomo, disse, scherza anche
vece “tollerato” dal nuovo parroco con la morte addosso?” L'ho scampa-
che vedeva le mie “azioni” in rialzo in ta due anni fa quando il cuore dava
confronto delle sue. colpi e sembrava fermarsi da un mo-
Là sono ancora ricordato dopo 35 an-
ni come un don Camillo per certe mie
trovate e le mie amicizie con tutti,
Peppone compreso. Feci del mio me-
glio per fare un po' di bene.
A quarant'anni nasce la vocazione
“per una sposa”, voglio dire sposarsi
una “parrocchia”.
Feci concorso scritto, promosso! Dis-
posto ad andare ovunque il Vescovo
mi avesse indicato; e fui mandato a
Pioltello!
Non sapevo che qui il parroco don
Carrera era un “campione”, bravo in
tutto: musicista, predicatore, orga-
nizzatore, altrimenti non avrei accet-
tato di succedere a tanto predecesso-
re.
Ma la Provvidenza gioca spesso, e
son finito qui tra voi che mi avete fat-

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mento all'altro, invece ha ripreso be-
ne anche perché mi guardo bene dal
fare tutto quello che prescrivono, non
voglio intossicarmi di pastiglie, ho
torto? Forse sì!
Ora faccio i conti alla rovescia, come
se fossi in viaggio per chissà dove;
mancano 7 giorni, poi verrà il 31.
Contento direte, d'esser stato a Piol-
tello?
Io sì, non so voi.
Se siete contenti di me, è segno che
avete un gran cuore, capace di sop-
portare, compatire, comprendere,
perdonare; son convintissimo e sin-
cero nel dire che, se non eravate co-
sì comprensivi, non mi avreste per-
donato tante imprudenze, insufficien-
ze e una certa varietà nelle decisioni,
e mancanza di fortezza d'animo; se è
vero quello che scrisse S. Carlo, chi
non sa comandare non prenda un po-
sto di responsabilità, allora avrei do-
vuto lasciare al primo trimestre fra
voi il mio posto.
Ma voi mi avete obbedito senza co-
mandarvi e mi sento un po' tranquil-
lizzato nella coscienza.
Certo si vorrebbe tornare indietro
nella vita e scrivere in bella copia
tante pagine di vita, invece scritte
con tanti errori.
Ancora mi devo sinceramente rim-
proverare di aver costruito più “mu-
ri” che “coscienze” cristiane, aver
fabbricato più strutture, che prepa-
rato le anime a animarle. Mi date
l'assoluzione?
Ve lo chiedo davvero: a Dio l'ho chie-
sta tante volte, spero che Lui “ricco
di misericordia” me l'abbia data.
Il mio avvenire?
Non mi preoccupo più del giusto; il
Signore c'è pure per me e Lui pense-
rà.
Questa è la mia storia passata e pre-
sente, se vi è piaciuta dirò col Man-
zoni, son contento, se non vi è pia-
ciuta perdonatemi, non l'ho fatto ap-
posta.

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Diario di don Enrico

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