Alunni della classe quinta C plesso Sequino
STOP AL BULLISMO
I CIRCOLO DIDATTICO GENNARO SEQUINO
di Mugnano di Napoli
Questo libro è stato realizzato in attuazione del modulo “Educazione ai media contro il
cyberbullismo” del progetto PON “NOI CITTADINI DEL DIGITALE” di cui all’Avviso pubblico del
M.I.U.R. per lo sviluppo del pensiero logico e computazionale e della creatività digitale e delle
competenze di “cittadinanza digitale” protocollo n. 2669 del 3 marzo 2017
Codice identificativo del progetto: 10.2.2A-FSEPON-CA-2018-1040
CUP: D57I17000820006
Asse I – Istruzione – Fondo Sociale Europeo (FSE)
Obiettivo Specifico 10.2 – “Miglioramento delle competenze chiave degli allievi, anche
mediante il supporto dello sviluppo delle capacità di docenti, formatori e staff”
Azione 10.2.2 – “Azioni di integrazione e potenziamento delle aree disciplinari di base”
Sottoazione 10.2.2A – “Competenze di base”
Indice
Prefazione: a cura del dirigente scolastico Maria Grazia Mele…………………………pag. 6
Introduzione: a cura dell’insegnante Carmela Pennacchio…………………………………….12
Citazione con disegno………………………………………………………………………………..…………15
Brainstorming…………………………………………………………………………………..………………….16
Cos’è il bullismo………………………………………………………………………..………………………….17
Il bullo…………………………………………………………..……………………………………………………. 18
Sappiamo riconoscere un amico da un bullo?.......................................................... 19
Cosa puoi fare se vedi che qualcuno è vittima di bullismo?.......................................20
Poesia: “The bully is…”………………………………………………………………………………………….21
Dalla lettera ai Romani (12,9-21), spiegazione e fumetto……………………………………..22
La storia di Eva……………………………………………………………………………………………………..24
Mesostico…………………………………………………………………………………………………………….27
Fumetto: “Stop bullying”……………………………………………………………………………………..28
Mattia e i suoi amici…………………………………………………………………………………………….31
Mesostico…………………………………………………………………………………………………………….35
Il cyberbullismo……………………………………………………………………………………………………36
Cosa è il cyberbullismo?...........................................................................................37
Manifestazione del cyberbullismo……………………………………………………………………….38
Come difendersi dal cyberbullismo……………………………………………………………………..41
Il diario di Clhoe…………………………………………………………………………………………………..43
Bullismo e Cyberbullismo…………………………………………………………………………………….48
La locandina con slogan……………………………………………………………………….………………49
Firme degli alunni….…………………………………………………………………………………………….52
Conclusioni……………………………………………..……………………………………………..……………53
Prefazione
A cura del dirigente scolastico
Maria Grazia Mele
Il fenomeno del bullismo sta diventando sempre più diffuso e preoccupante, sia
in relazione all'età sia alla diversità delle forme assunte.
Il nostro Istituto condannando ogni atto di bullismo cerca di affermare, in modo
concreto e contingente, il diritto degli alunni ad un sicuro ambiente di
apprendimento affinché diventino adulti in grado di partecipare in modo attivo
e positivo alla vita sociale. Il bullismo è essenzialmente un fenomeno che si
manifesta apertamente in momenti non strutturati e quindi all'insegnante può
sfuggire. Dai dati delle ricerche condotte da Olweus, emerge un aumento di
episodi di bullismo in assenza di sorveglianza dell’adulto, specialmente durante
il percorso tra la casa e la scuola o durante la ricreazione e la pausa pranzo. Prima
di programmare un intervento è importante capire se nelle nostre classi ci sono
fenomeni di bullismo e per fare ciò è fondamentale conoscere quali sono le
caratteristiche (dimensione sociale, persistenza nel tempo, squilibrio di potere),
le varie forme del fenomeno e analizzarne le cause. Nel momento in cui viene
riconosciuto è indispensabile intervenire avendo la consapevolezza che non si
tratta di semplici scherzi, il bullismo infatti ha delle importanti conseguenze
sulle vittime e sul carnefice.
Riconoscere il bullismo non è sempre facile, da parte di insegnanti e genitori
sono necessari ascolto ed osservazione dei ragazzi. Spesso capita che, anche con
insegnanti molto attenti, le situazioni di bullismo e cyberbullismo rimangono
nascoste; pertanto è essenziale osservare in maniera critica tutto quello che
accade nella dinamica del gruppo classe. Nella difficoltà di instaurare relazioni
positive i nostri bambini esprimono quasi sempre un disagio più profondo, tanto
vale sia per la vittima sia per il carnefice. È evidente che questa difficoltà non
può essere imputabile a un solo fattore, ma rappresenta il risultato di
un intreccio di caratteristiche e problematiche individuali e contestuali
(Salmivalli, 2010). Numerosi studi hanno dimostrato che il bullismo è un
fenomeno sistemico e relazionale, per comprendere il quale è necessario
ricollocare la diade bullo-vittima nel più ampio contesto d’interazione e di ruoli
costituito dall’intero gruppo-classe (Salmivalli, 2010).
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Le cause possono essere plurime, riconducibili ad una serie di fattori individuali
e dinamiche di gruppo, ad esempio il temperamento del bambino, i modelli
familiari, gli stereotipi imposti dai mass media, l’educazione impartita dai
genitori, istituzioni scolastiche spesso disattente alle relazioni fra alunni e ad
altre variabili collegate all’ambito scolastico e all’ambiente sociale. Secondo le
ricerche di Olweus (1996), i modelli educativi genitoriali hanno un ruolo
fondamentale, genitori eccessivamente severi o al contrario eccessivamente
permissivi, possono far nascere nei bambini comportamenti prepotenti e
prevaricatori; infatti, se si ricorre eccessivamente all’uso di punizioni fisiche il
bambino percepirà la violenza come unico mezzo per far rispettare le proprie
regole. Se, al contrario si lascia un’eccessiva libertà i figli potrebbero non
percepire i limiti oltre i quali i comportamenti non sono più consentiti.
Le vittime, invece, possono presentare modelli familiari molto coesi e
iperprotettivi, che tendono a ritardare l’autonomia necessaria per la gestione
delle relazioni con il gruppo dei pari.
Maria Luisa Genta, professore ordinario di Psicologia dello Sviluppo e
dell'Educazione presso l'Università di Bologna, ha individuato 3 tipologie di
famiglia in base alla coesione interna e all’indipendenza personale. La famiglia
equilibrata presenta una coesione interna in armonia con l’indipendenza
personale dei singoli membri; la famiglia estremamente coesa nei suoi membri
vive l’ambiente esterno come pericoloso; infine la famiglia disaggregata tra i
suoi membri non riesce a delineare i confini tra mondo esterno e il gruppo
familiare. Secondo questa ricerca, i bambini non coinvolti nel bullismo,
apparterebbero alle prime famiglie, le vittime a famiglie del secondo tipo e i bulli
a quelle del terzo tipo.
Altro fattore fondamentale relativo alle famiglie riguarda il sistema di valori
trasmessi dai genitori che possono condizionare i rapporti dei propri figli con i
coetanei, in questo caso nelle famiglie dei bulli, i valori della vita sarebbero
improntati maggiormente all’individualismo e all’egoismo, diversamente da
quanto si verifica nelle famiglie delle vittime, i cui valori sembrerebbero
improntati, invece, alla solidarietà.
Secondo altri autori (De Ajuriaguerra e Marcelli -1984) le cause del bullismo
dipenderebbero dall’intolleranza alla frustrazione di fronte ad una qualsiasi
negazione che potrebbe scatenare una reazione aggressiva in maniera violenta
ed esacerbata. Altri autori, (Ciucci e Fonzi 1999) sostengono che
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i comportamenti prepotenti derivino da un bisogno di visibilità ottenuto col
potere e il dominio.
A prescindere dalle cause, la scuola primaria costituisce un importante
momento per lo sviluppo della competenza sociale, i bambini, infatti,
attraverso le relazioni con i pari hanno l’opportunità di acquisire molte abilità
che soltanto in questa specifica tipologia di rapporto possono essere apprese.
Alcune competenze come ad esempio leggere gli stati emotivi, le motivazioni e
le intenzioni altrui, o alcune capacità come quella di interagire con gli altri,
rappresentano al contempo il rispetto e la costruzione della convivenza sociale
(Schaffer, 1998). Quindi, uno dei compiti della scuola è quello di favorire positive
relazioni sociali tra i pari attraverso l’adattamento degli alunni alle situazioni
reali della vita della classe e per fare questo deve aiutarli a rispondere sia alle
sfide connesse all’apprendimento, sia a quelle legate alla gestione del proprio
comportamento e alla costruzione delle relazioni con i compagni, promuovendo
lo sviluppo di abilità di tipo sociale (Menesini e Tani, 2007).
I comportamenti prevaricanti sono strettamente correlati, oltre che alle
caratteristiche dei singoli ragazzi, anche al gruppo-classe nel suo insieme, allo
stile di conduzione della classe da parte degli insegnanti che vi operano, ma
anche alle regole e ai valori educativi proposti dalla scuola (Olweus, 1993). Per
tale ragione è importante rilevare e intervenire precocemente sia sulle
caratteristiche individuali degli alunni, sia su quelle del gruppo-classe nel suo
complesso. Più il tempo passa, più i ruoli si definiscono e le conseguenze
diventano dannose. Contro il bullismo si devono attivare in modo coeso e
coerente sia la scuola sia la famiglia.
Dall’esposizione della problematica, frutto di studio e di riflessioni avviate nel
collegio docenti da alcuni anni, è evidente che giocano un ruolo chiave
nel bullismo le difficoltà nelle capacità empatiche sia del bullo, che pare non
accorgersi delle sofferenze indotte, sia della vittima probabilmente per
mancanza di abilità affettive e relazionali verso i propri compagni. Iniziando a
riflettere su questa affermazione i docenti del Primo Circolo Didattico Gennaro
Sequino hanno deciso di occuparsi concretamente della crescita emotiva del
bambino: aggressività, demotivazione, carenza di autocontrollo, difficoltà nel
rispettare le regole o accettare le proprie frustrazioni sono solo alcuni dei
problemi frequentemente riscontrati in classe.
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Nel 2016 è iniziato un percorso di educazione alle emozioni nella scuola
dell’infanzia denominato “Emozioni… per crescere” che ha coinvolto tutti i
docenti in un corso di formazione e tutti i genitori in seminari dedicati alla
genitorialità. Le formatrici, docenti dell’Università Suor Orsola Benincasa, hanno
affiancato le docenti in laboratori dedicati al riconoscimento e alla gestione delle
emozioni nei bambini. L’esperienza fu talmente positiva che decidemmo di
proporla anche nell’a.s. 2017/2018 ampliando l’intervento a genitori e docenti
della scuola primaria. Nello stesso anno nasceva un progetto sperimentale di
ricerca/azione/partecipata triennale iniziato in tutte le classi terze denominato
“se mi ascolto… mi scopro” condotto in collaborazione con l’università Suor
Orsola Benincasa e supervisionato dalla compianta prof. Elisa Frauenfelder.
Un percorso che educa il bambino a saper riconoscere le proprie e le altrui
emozioni, ad aprirsi alla reciprocità nella relazione e a formare le cosiddette
competenze personali, abilità che permettono ad ognuno di leggere la propria e
l’altrui interiorità, ma anche di saper elaborare le emozioni negative. Il curricolo
emotivo, elaborato nel progetto, ha l’obiettivo di promuovere la riflessione
metaemotiva, un processo che permette di riconoscere e di autoregolare i
propri vissuti emotivi, in modo da fornire al bambino un contenitore emotivo al
cui interno possono essere travasate le emozioni delle quali egli si sente in balìa,
e aiutarlo a sentire che lì dove vengono sistemate esse riacquisiscono un
dinamismo funzionale, che permette di ristabilire equilibrio e di riportare calma
e tranquillità laddove invece si era scatenata una tempesta.
Attraverso la guida esperta della prof. Frauenfelder abbiamo imparato che la
strategia migliore per combattere il bullismo è la prevenzione, alla base della
quale c’è la promozione di un clima culturale, sociale ed emotivo in grado di
scoraggiare sul nascere i comportamenti di prevaricazione e prepotenza.
Attualmente il progetto è in fase di rielaborazione e la scuola sarà affiancata dal
prof. Vincenzo Sarracino.
Intanto è in corso il progetto PON “NOI CITTADINI DEL DIGITALE”, di cui all’avviso
pubblico del M.I.U.R. protocollo n. 2669 del 3 marzo 2017 per lo sviluppo del
pensiero logico e computazionale e della creatività digitale e delle competenze
di “cittadinanza digitale”, in particolare il modulo “Educazione ai media contro
il cyberbullismo” destinato all’educazione del cyber bullismo.
Pertanto il presente lavoro della maestra Carmela Pennacchio e della sua classe
VC riflette pienamente le tematiche che la scuola porta avanti con l’impegno di
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tutti i docenti ed è frutto dell’attenzione dedicata a tale problematica.
Rappresenta, inoltre, un ottimo esempio di didattica partecipata in grado di
promuovere consapevolezza nei processi di apprendimento e nelle pratiche di
cambiamento. Il docente ha assunto il ruolo di facilitatore dei processi di
apprendimento per favorire la co-progettazione degli interventi formativi
includendo i bambini nei processi di produzione di conoscenza e di presa di
decisione. In questa prospettiva gli allievi hanno maturato una visione condivisa
relativa al funzionamento delle attività formative e tale pratica ha prodotto
apprendimento in un processo circolare e riflessivo migliorando l’intervento
formativo e dandone consapevolezza in una logica di empowerment.
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Introduzione
Il bullismo è un fenomeno attualmente sempre più diffuso. Esso coinvolge una
fascia di età che parte dalla scuola primaria e arriva alla secondaria di primo e
secondo grado. Inizialmente sembrava fosse un fatto tipicamente
adolescenziale, ma si è notato che determinati atteggiamenti possono essere
anche antecedenti a tale periodo. Infatti, episodi di bullismo si verificano già
durante i primi anni di scuola dell’obbligo: bambini intolleranti nei confronti dei
compagni più deboli, con tendenze a ridicolizzarli, a prenderli in giro, isolarli,
fino ad arrivare agli spintoni, al rubare gli oggetti degli altri o romperli senza
motivo e, più di recente, a creare gruppi, anche sui social media, da cui escludere
il soggetto preso di mira, non coinvolgendolo nelle attività ricreative, non
invitandolo alle feste. Si tratta di comportamenti, spesso sottovalutati, che
attaccano e distruggono l’autostima delle persone più deboli. Talvolta, si pensa
siano semplicemente atti di prepotenza circoscritti al momento o ad una
situazione, ma non sempre è così. Occorre quindi fare molta attenzione, perché
potrebbe essere l’inizio di un’escalation di azioni violente a danno di qualcuno.
Proprio per questo, si ritiene che non sia mai troppo presto per sensibilizzare gli
alunni ad assumere un atteggiamento corretto verso tutti, anzi è doveroso, per
noi adulti, far capire ai bambini quale sia il comportamento giusto da adottare
per interagire con gli altri. L’importanza del fenomeno bullismo è tale da aver
fatto maturare in me, giorno dopo giorno, l’urgente necessità di approfondire
l’argomento in classe con i bambini, attraverso un lavoro interdisciplinare. Il
tutto è partito nel giorno dedicato alla “Giornata del bullismo”; dopo aver
introdotto l’argomento, di cui la maggior parte degli alunni era già a conoscenza,
attraverso i media o per racconti da parte di terzi, ho deciso di presentare loro
un video-spot per bambini sul bullismo. Dopo la visione, gli alunni hanno
spontaneamente messo in atto un’intensa conversazione sul tema bullismo; c’è
stato un susseguirsi di domande e risposte tra di loro, che hanno portato me e
loro a raccogliere per iscritto ciò che pensano di questo problema, tutte le
domande che si sono poste e i loro consigli per aiutare bullo e vittima. Con il
passare del tempo, il lavoro iniziato in classe, pian piano si è articolato sempre
di più, tanto da divenire un vero e proprio progetto che ha portato alla
realizzazione di un elaborato da presentare successivamente alla “Festa del
libro”. Considerando l’importanza del tema bullismo, ho ritenuto opportuno far
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interagire il gruppo-classe con una psicologa dell’Osservatorio Permanente sul
Bullismo di Mugnano che studia proprio tale fenomeno. La dottoressa
attraverso l’osservazione, la comunicazione e la discussione ha saputo fare un
primo monitoraggio delle sensazioni della giovane platea.
L’elaborato poi prodotto ha avuto come obiettivo proprio quello di analizzare il
fenomeno del bullismo e del cyberbullismo. Per iniziare risulta utile spiegarne il
termine: - La parola bullismo deriva dal termine inglese “bullying” che viene
usato per definire un comportamento aggressivo compiuto ripetutamente da
un soggetto verso un altro più debole o una vittima prescelta.
La scuola, a tale proposito, chiamata in prima linea a contrastare ogni forma di
bullismo come si evince dalle Linee di orientamento per il contrasto al bullismo
dalla nota del MIUR n.2519, aprile 2015, deve adottare misure atte a prevenire
e combattere tali fenomeni, in collaborazione con le famiglie.
Oggigiorno assistiamo anche a crescenti episodi di cyberbullismo che vedono
come attori e vittime adolescenti e preadolescenti e ancor prima bambini della
scuola primaria, in crescita anche a causa del diffondersi dei cellulari tra i più
piccini.
Per questo la scuola vive una vera e propria emergenza educativa e i docenti
sono chiamati in prima linea a prevenire e contrastare tale fenomeno.
- Il cyberbullismo è, invece, una forma di bullismo indiretto, in costante
aumento, la cui diffusione va di pari passo con l’utilizzo sempre più frequente
delle nuove tecnologie che si manifesta attraverso social, forum, chat. “La
tecnologia consente infatti ai bulli di infiltrarsi nelle case e nella vita delle vittime,
di materializzarsi in ogni momento, perseguitandole con messaggi, immagini,
video offensivi o pubblicati sui siti web” (nota MIUR 2519). Il 18 giugno è entrata
in vigore la nuova legge sul cyberbullismo (L. 29 maggio 2017, n. 71) contenente
disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno
del cyberbullismo. La nuova normativa impone a tutte le scuole il compito di
promuovere l’educazione all’uso consapevole della rete Internet. In particolare,
essa è diretta ai docenti, al personale scolastico e ai Dirigenti Scolastici.
L’elaborato “Stop al bullismo”, dedicato al fenomeno del bullismo e del
cyberbullismo, si propone di essere d’ausilio per insegnanti e genitori. Dedicato
a bambini ed adulti, esso è un libricino che insegna ai piccini a cavarsela nelle
situazioni difficili che possono capitare talvolta a scuola, contiene suggerimenti,
consigli e riflessioni per non essere né vittime né carnefici. Il suo scopo è quello
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di prevenire problemi e nel contempo suggerire strategie educative e didattiche.
Si tratta di un quaderno che, con una serie di spiegazioni semplici e chiare, con
illustrazioni ed esercizi proposti ai bambini, aiuta a individuare e combattere i
fenomeni di violenza all’interno della scuola ed è un vero manuale contro le
dinamiche dell’esclusione e del sopruso che si consumano talvolta tra i banchi
di scuola ai danni dei più deboli o di coloro che appaino semplicemente diversi.
Le informazioni sono presentate in maniera chiara e diretta, con illustrazioni
vivaci, permettendo una lettura agevole sia da soli o in compagnia di un adulto.
Dopo la prima pagina introduttiva vengono elencate varie informazioni relative
al fenomeno: cos’è il bullismo, chi è la vittima, come riconoscere un amico da
un bullo, cosa si può fare per aiutare qualcuno che è vittima di bullismo. Di
seguito, ci sono: la poesia inventata dagli alunni in inglese “The bully is…”; La
lettera ai Romani (12,9-21) tratta dalla Bibbia con spiegazione e fumetti. E
ancora; alcune storie inventate dagli alunni: “La storia di Eva”, “Mattia e i suoi
amici”, “Il diario di Chloe”. E per finire: il fumetto “Stop al Bullismo”, mesostici,
notizie sul Cyberbullismo, decalogo contro il bullismo, locandine e slogan sul
bullismo.
L’insegnante
Carmela Pennacchio
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