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Published by ademontis, 2017-03-03 18:36:53

Il fenomeno Nibiru vol. 3 - le critiche: Michael S. Heiser

terzo volume della serie

Keywords: nibiru,sitchin,michael heiser

IL FENOMENO NIBIRU

Analisi delle conferme e delle critiche
alla teoria di Zecharia Sitchin
VOL 3:

LE CRITICHE – MICHAEL S. HEISER

1

2

Indice

INTRODUZIONE................................................................................................................................5
MICHAEL S. HEISER.........................................................................................................................9
CHI E' MICHAEL S. HEISER...........................................................................................................11
LE MOTIVAZIONI DI MICHAEL HEISER.....................................................................................14
I PUNTI DA DISCUTERE................................................................................................................17

Nibiru........................................................................................................................................17
Addendum: le altre fonti..................................................................................................30

12th Planet.................................................................................................................................33
Anunnaki...................................................................................................................................51

Addendum: gli Igigi.........................................................................................................63
Nephilim....................................................................................................................................64
Gli Elohim.................................................................................................................................78
Il termine SHEM......................................................................................................................90
AN OPEN LETTER TO ZECHARIA SITCHIN.............................................................................104
CONCLUSIONI...............................................................................................................................131
BIBLIOGRAFIA E RIFERIMENTI USATI....................................................................................135
L' AUTORE......................................................................................................................................137

3

4

INTRODUZIONE

Siamo finalmente arrivati al terzo volume della mia opera
“Il fenomeno Nibiru”, quello dedicato al più famoso e
accorato critico delle teorie di Sitchin. Come abbiamo visto
nel vol.2 riguardante Ian Lawton, anche nel caso di Heiser
vedremo che egli non si dedica esclusivamente alla critica
della teoria, ma anche a una spietata critica verso il
personaggio, e verso chiunque appoggi le teorie di Sitchin.

Mi preme particolarmente trattare il caso Heiser perchè
egli é considerato, nel mondo di Internet, il più autorevole
critico, essendo un docente di lingua e letteratura semitica,
nonché un esperto biblista; questo suo curriculum di tutto
rispetto fa sì che ciò che scrive venga ritenuto affidabile
'de facto', così come avviene quasi sempre nel caso di chi
può sventolare un titolo accademico, e ciò é molto pericoloso
perchè si corre il rischio di chiudere gli occhi dinanzi a
particolari che invece sono essenziali per potersi fare una
chiara idea dei temi trattati e del botta e risposta di
critiche. Il lavoro di critica di Heiser é iniziato tanti
anni fa con un sito, chiamato 'sitchiniswrong', nel quale,
divise in sezioni, erano raccolte le sue critiche, ognuna
presentata in maniera riassunta e con dei link a documenti
pdf di approfondimento.

Nel tempo, Heiser ha espanso il suo lavoro, fino a

5

produrre una serie di siti dedicati ai più svariati
argomenti, ma come tema comune la critica delle varie
sfaccettature della teoria di Sitchin. In un sito
'Paleobabble' per esempio si dedica a criticare le analisi
archeologiche che non gli piacciono, ovviamente spesso in
relazione a Sitchin visto che il grosso delle analisi
archeologiche su cui ora si muovono molti autori é stata
fatta per la prima volta proprio dallo studioso azero. In
questo libro non mi occuperò dei contenuti del suo sito che
non riguardano il tema Sitchin, essi esulano dai miei
interessi e non ho difficoltà a dire che spesso, in questi
casi, il lavoro di Heiser é risultato impeccabile, aiutando
la comunità di appassionati di misteri a riconoscere le
bufale. Diamo quindi a Heiser quel che gli spetta,
riconoscendo il valore dei suoi studi in molti campi, ma allo
stesso tempo segnalando i suoi errori, le sue incongruenze,
e, specialmente, evidenziando la sua malafede nei casi in cui
ciò che scrive non é accettabile da uno studioso e, pertanto,
può essere dettato solo da interessi privati (vedremo al
capitolo 'Le motivazioni di Heiser' quali sono questi
interessi).

Questo libro segue la stessa falsariga del vol.2,
utilizzando la stessa struttura. Verrà quindi prima esaminato
il personaggio di Michael Heiser, né verranno spiegate poi le
motivazioni, e successivamente verranno analizzati i vari
punti da discutere con lo stesso ordine in cui egli li tratta
nel suo sito. In quest' ultima lunghissima sezione spesso
sarò costretto ad utilizzare le lingue sumera, accadica e
ebraica e la scrittura cuneiforme. Ove necessario per analisi
tecniche verranno utilizzati i termini sumeri o accadici come
normalmente riportati nelle pubblicazioni accademiche; dove

6

questo non sarà necessario utilizzerò una scrittura
semplificata spesso usata nelle pubblicazioni divulgative,
così come ho fatto nei primi 2 volumi dell' opera. Mi rendo
conto che questo potrà causare al lettore un certo
disorientamento, tuttavia, essendo stato più volte criticato
per l' utilizzo di forme 'non accademiche', ed essendo le
critiche di Heiser spesso basate su sue cattive
interpretazioni dei termini sumeri trattati da Sitchin (il
quale, a sua volta, ha fatto l' errore di utilizzare una
scrittura semplificata), mi sembra giusto utilizzare, nei
casi in cui sia strettamente necessario, il tipo di scrittura
corretta.

Prima di affrontare la lunghissima analisi, con gioia mi
dedico a qualche riga di ringraziamento nei confronti di
alcune persone che ho avuto modo di conoscere e con cui ho
avuto modo di collaborare negli ultimi anni grazie al mio
lavoro di ricerca. In particolare voglio ricordare chi, con
pazienza, mi ha convinto a riprendere in mano questo libro i
cui albori risalgono a ormai 5 anni fa. Molti dei contenuti
dei capitoli sugli Anunnaki, su Nibiru e sul 12° Pianeta,
risalgono infatti al periodo in cui scrivevo Il fenomeno
Nibiru come opera unica (2010), e li espansi quando avevo
intenzione di dividerla in 2 volumi (2012): il primo sulle
conferme, e il secondo sulle critiche. Non fu possibile vista
la mole di materiale che dovevo analizzare, e dopo il libro
su Ian Lawton, stanco di trattare questi temi, decisi di
dedicarmi ad altro. E' stato solo a metà del 2016 che sono
riuscito a trovare nuovo stimolo di dedicarmi a quest' opera
e più in generale a riprendere l' argomento Sitchin, grazie
all' entusiasmo ed all' incoraggiamento dei gestori di un

7

gruppo Facebook chiamato “L' Altra Genesi”: Giuseppe Ceddia,
Giusi Cocinamo, Domenico Cirillo e Michele Ventura.

In particolare, l' affetto e la fiducia accordatimi da
Giuseppe, mi spinsero a trovare nuova linfa e rigettarmi in
nuove ed importanti analisi che non solo mi portarono a
riprendere la scrittura del libro, ma anche a scrivere alcuni
dei miei ultimi e più importanti articoli, tra i quali il più
importante rimane senza dubbio “Su Marduk e Sag.Me.Gar nel
MUL.APIN” dove dimostro una volta per tutte che l'
associazione fatta tra Marduk / Nibiru e Giove é dovuta solo
ad un banale errore di lettura del più famoso testo
astrologico babilonese. Fornendomi del materiale non in mio
possesso, involontariamente Giuseppe mi permise perfino di
terminare una ricerca che portavo avanti da tanti anni:
reperire la versione originale di un Sigillo disegnato da
Sitchin e del quale i critici sostenevano la falsificazione.

Il mio più sincero ringraziamento va quindi a questi
ragazzi, ed al loro entusiasmo. A loro é dedicato questo
terzo volume, perchè senza loro non sarebbe mai stato
pubblicato.

Ringrazio inoltre i tanti studiosi che negli ultimi anni
stanno dando valore – forse neanche avendone l' intenzione –
alle teorie promosse da Sitchin; e ringrazio di cuore gli
studiosi italiani e stranieri con cui ho in qualche modo
collaborato o anche solo scambiato materiale ed idee
veramente fruttuosi: Mauro Biglino, Pietro Buffa, Guerrino
Crielesi, William Redford Hobbs, Phil Whitley, Daniel Roxin e
Gabriela Dobrescu.

8

MICHAEL S. HEISER

9

10

CHI E' MICHAEL S. HEISER

Michael S. Heiser é ufficialmente un docente di
letteratura biblica e lingue semitiche, con i gradi MA e PhD
conseguiti presso l' Università di Madison, nel Winsconsin,
nel 1998 e nel 2004. Quando iniziò a compilare il suo sito
Sitchiniswrong (2001) era un 'candidate PhD', ma già si
autoproclamava esperto in letteratura biblica e in lingua
ebraica. Michael Heiser, fino al 2004, era un perfetto
sconosciuto, che ha cavalcato l' onda della fama di Sitchin,
criticandolo, per acquisire visibilità, e non solo.

Già oltre 5 anni fa il webmaster del sito di Sitchin,
nonché suo allievo, Erik Poltorak, scomparso nel 2012, aveva
lanciato a Heiser l' accusa di voler speculare e acquisire
fama grazie alle accuse a Sitchin, accusa che Heiser ha
respinto nel suo sito sostenendo che in nessun modo, queste
critiche, hanno fruttato a lui fama o soldi, al contrario dei
milioni che i libri 'mondezza' scritti da Sitchin hanno
fruttato all' autore. Sta di fatto che Heiser, dai tempi del
suo lavoro di critica a Sitchin, ha iniziato ad essere
invitato (e naturalmente pagato) a molte trasmissioni radio e
televisive, e addirittura si é dedicato all' editoria
pubblicando a sua volta un libro (che era già in fase di
stesura quando lui iniziò a criticare il lavoro di Sitchin),
intitolato 'The Facade', nel quale STRANAMENTE propone una
storia fantascientifica che ricalca molti dei punti della

11

teoria di Sitchin. Si perchè scopriremo che Heiser da un lato
critica Sitchin, la sua visione degli 'Elohim' e dei
'Nephilim', ma da un altro lato dà una visione di questi
personaggi quasi esattamente corrispondente a quella di
Sitchin.

Nei prossimi capitoli leggeremo, oltre alle critiche
tematiche, anche molti passaggi in cui é evidente il rancore
che Heiser prova nei confronti di Sitchin, leggeremo i suoi
tentativi di smontare le interpretazioni dell' autore, e
leggeremo anche alcuni stralci della sua personalissima
visione di molti concetti legati alla Bibbia e alla mitologia
ebraica.

Ma Heiser non è famoso solo per la 'questione Sitchin'.
No, pur se passato quasi in sordina, Heiser é famoso anche
perchè fu lo studioso che fu incaricato di stabilire la
veridicità o meno del famoso documento Majestic 12, uno dei
più controversi dossier ufologici attualmente esistenti. L'
intera vicenda venne riportata anni fa su alcuni siti, la
maggior parte dei quali ormai spariti dalla circolazione.
Michael Heiser concluse, in seguito a una sua analisi (sui
dettagli della quale non si é mai spesa parola, se non che
Heiser incaricò un esperto ma se ne prese il merito), che il
documento MJ12 fosse un falso, e che le firme nei documenti
erano fasulle. Ebbene, poco tempo dopo, Ryan Wood, uno dei
capi del movimento per la verità sul Majestic 12, ha
rilasciato una dichiarazione nella quale accusava Heiser di
aver fatto analizzare, dal perito Carol Chasky, solo 11 delle
oltre 3500 pagine del dossier. Nonostante almeno una delle 11
pagine fosse riconosciuta autentica da Chasky, Heiser ha
rilasciato su internet una conclusione secondo la quale,
appunto, tutto il MJ12 era fasullo.

Ma come fu rilasciata questa conclusione? Come articolo?

12

Come report analitico? No, fu rilasciata sotto forma di
documento acquistabile ASSIEME al libro fantascientifico di
Heiser, The Facade, nel quale si sostiene che gli UFO siano
nientemeno che una mossa di Satana per conquistare il genere
umano! Nella storia, i creatori del mondo sono un Concilio
Divino composto dai famosi 'Elohim' della Bibbia, e la cosa
curiosa é che questa é esattamente la tesi sostenuta da
Heiser, che ha trasposto nella novella fantasy il suo credo
personale.

Un riassunto della vicenda della presunta dimostrazione
come falso del MJ2 può essere letto nello splendido articolo
“No Proof of Fakery in Leaked Top Secret Majestic Documents”
reperibile online a questo indirizzo:

http://www.ufocasebook.com/noproofoffake.html

In questo libro non mi interessa andare oltre nella
vicenda MJ12, perciò iniziamo con l' analisi delle critiche
al lavoro di Sitchin, nell' ordine in cui Heiser le tratta
nel suo sito.

Vale la pena anticipare che anni fa sono intervenuto nel
sito Paleobabble per chiedere a Heiser di ribattere ad alcune
mie critiche linguistiche. Heiser non ha saputo rispondere,
messo davanti alle analisi dei termini sumeri non è riuscito
a far altro che insultare e rivangare concetti che più volte
ha espresso nel suo sito, e cioè che i sumerologi non
supportano le traduzioni di Sitchin. Ma nemmeno lui, come del
resto coloro che cavalcano questa affermazione, ha saputo
fornire nomi di sumerologi che si siano apertamente
pronunciati contro il 'sumero di Sitchin'. In un caso,
addirittura, Heiser si é permesso di mettere in dubbio l'
autenticità e l' origine di un sigillo che lo sbugiardava.

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LE MOTIVAZIONI DI MICHAEL HEISER

Come già anticipato poc' anzi, la motivazione principale
di attacco da parte di Heiser al lavoro di Sitchin sembra
essere ideologica. Per rendercene conto bisogna capire cosa
Heiser pensa degli Elohim, delle storie bibliche, e come il
lavoro di Sitchin si ripercuote sulla sua concezione.

Heiser é una persona religiosa, di fede cristiana, e
sostiene che Yahweh sia il dio unico degli ebrei, che sia
esistito prima della creazione assieme al “Figlio” (il quale
comparirebbe nel Nuovo Testamento come Gesù Cristo) e un
Concilio Divino di angeli. In merito si può consultare il suo
sito “The Divine Council” contenente i suoi documenti in
formato pdf. Secondo Heiser il 'Divine Council' era composto
non da altri dei, ma da angeli; ma come arriva a questa
conclusione? Si può leggere nel suo primo documento nel sito,
intitolato “Introduction to the Divine Council” nel quale
egli afferma che, al contrario di quanto sostengono molti
ebraisti e studiosi delle religioni, l' ebraismo non é mai
stato una religione politeista o enoteista. Per smontare
questa teoria (che attualmente, si tenga presente, é
accettata da quasi tutti gli addetti ai lavori, tranne i
fondamentalisti ebrei) egli utilizza il canone ortodosso
della religione ebraica. Un errore concettuale di grande
portata perchè si tenta di negare l' origine di un culto
basandosi sull' interpretazione e sui dogmi di quella
religione relativi a un periodo in cui questa era già
monoteista. In sostanza Heiser ci dice: “Non é vero che c'
erano altri dei in origine nel culto israelita perchè 1000
anni dopo gli israeliti ortodossi ci dicono che c' é un solo
Dio”. Si tratta, quindi, di pura fede.

14

Non solo. Heiser è convinto che gli Elohim (gli angeli) e
Yahweh (il Dio unico) siano degli esseri spirituali, che A
VOLTE possono assumere forma umana. Ora, siamo abituati a
trovare questo tema in molte mitologie, il problema però si
solleva quando ci si basa sul raziocinio. Ricordiamoci che la
critica fondamentale di Heiser alla teoria di Sitchin é che
questa é “assurda”, cioè non basata sulla “realtà dei fatti”.
Ma allo stesso tempo Heiser pretende che si accetti per
corretta la sua visione religiosa del Dio spirituale che si
fa carne, e degli angeli che si manifestano in forma umana.

Con queste premesse le motivazioni di Heiser sono
evidenti: la teoria di Sitchin va smontata perchè costituisce
un pericolo alla versione religiosa.

La cosa più curiosa é che Heiser é molto in voga tra
personaggi non credenti, agnostici o atei, i quali non
accettano l' ipotesi extraterrestre. Questi, per i quali
provo profonda pena e profondo disprezzo, sono più portati a
sostenere la versione di Heiser dettata su una idea religiosa
piuttosto che la versione di Sitchin che coinvolge esseri in
carne ed ossa come noi, semplicemente provenienti da un altro
pianeta e più evoluti. Non é superfluo ricordare che
attualmente il numero di esperti delle varie dottrine
scientifiche (in primis genetisti, fisici, astrofisici) che
accettano la possibilità di vita extraterrestre sta
aumentando ogni giorno, e possiamo annoverare esperti come
Mikyo Kaku (uno dei più brillanti fisici del nostro tempo)
tra i sostenitori di questa tesi.

Ma non crediate che Heiser abbia deciso di intraprendere
questo percorso di critica solo per questioni religiose: come
dicevano i latini: “pecunia non olet”, e i soldi fanno gola a
tutti. Come autore sconosciuto, forse la carriera di
scrittore di fantascienza e di saggista di Heiser non sarebbe

15

stata lunga (si, confesso di aver letto il libro The Facade,
che reputo abbastanza scadente), ma come critico di Sitchin
gli si sono aperte molte porte. Da tempo ormai Heiser si
presta ad apparizioni pubbliche, dal vivo e in radio, in
trasmissioni video, in documentari, e trovate i suoi articoli
in vendita sul suo sito: la sua tesi di dottorato si può
comprare per 24.99 dollari; la traduzione inglese di un
articolo in tedesco sugli Anunnaki costa 2.99 dollari.
Michael vende addirittura la 'copia bozza' del suo primo
libro 'non fiction' sul Concilio Divino a 'soli' 15.99
dollari.

Non che ci sia niente di male nel guadagnare dai propri
studi. Ciò che é criticabile (almeno secondo me) é costruirsi
una fama attaccando un autore perchè questo dice cose
contrarie alla propria visione religiosa.

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I PUNTI DA DISCUTERE

Siamo giunti al 'cuore' del libro, qui inizieremo a
commentare i documenti critici prodotti da Heiser. Per
ognuno, Heiser produce un piccolo 'abstract' introduttivo,
fornendo poi il link al suo pdf completo. Noi affronteremo
invece le critiche in maniera diversa, più completa ed
organica.

Iniziamo dalla prima critica, quella più importante: l'
esistenza e l' identificazione di Nibiru, il famoso '12°
pianeta'.

Nibiru

In questo documento Heiser analizza il tema Nibiru, cioè
l' esistenza di questo pianeta, e eventuali segni lasciatici
dalle popolazioni medio orientali nei loro testi e nei loro
sigilli. Lo fa ponendo una serie di domande atte a verificare
le tesi di Sitchin:

“Is Sitchin correct – Is Nibiru a 12th planet that
passes through our solar system every 3600 years? Did the
Sumerians know this? Are those who equate Sitchin’s Nibiru
with Planet X correct in this view? Unfortunately for Sitchin
and his followers, the answer to each of these questions is
no.”

Il documento cerca di dare le risposte a queste domande
attraverso cinque sezioni, una mossa che Heiser sceglie
accuratamente per dare base alle sue critiche, ma che non é
la procedura migliore per sviscerare il tema, come vedremo.

17

Le cinque sezioni son le seguenti:

 Overview of the scholarship on Nibiru
 How often and where does the word “nibiru” occur in

cuneiform texts? What does the word mean, and is
there an astronomical context for the word in any of
its occurrences?
 What are the cuneiform astronomical sources for our
knowledge of ancient Mesopotamian astronomy?
 What do those sources tell us about Nibiru?
 If Nibiru is not a 12th planet (and hence not Planet
X), what is it?

Rispondiamo intanto subito i maniera secca alle singole
domande, poi analizzeremo meglio i vari punti:

Si, per quanto ne sappiamo finora, Sitchin era nel giusto
nel sostenere che Nibiru é un pianeta del sistema solare e
che lo attraversa ogni 3600 anni circa. Si, i sumeri (e non
solo loro) erano a conoscenza di Nibiru. Dipende: Nibiru e il
pianeta X sono stati accostati da più persone in modo
diverso, quindi non si può dire che tutti sbaglino o che
tutti abbiano ragione nell' accostarli.

Detto questo, ora analizziamo i cinque punti trattati da
Heiser in maniera più dettagliata.

Iniziamo subito con il punto 1:
In questa breve sezione Heiser cita tre studi specifici su
Nibiru, pubblicati dai linguisti Benno Landsberger (1961 –
The fifth tablet of Enuma Elish), A. Schott (1936 – Marduk
und sein stern), e Johannes Kosch (1990 – Marduk's star

18

Nibiru), e tutti scritti in periodi successivi alla
identificazione come oggetto astronomico di Nibiru. Questi
tre articoli sono le fonti di Heiser per le sue trattazioni
seguenti. Un modo di procedere limitato, perchè basato su
materiale altrui di cui si 'appoggia' il contenuto senza
farci sopra nessun ragionamento. Si pretende di 'smontare' la
teoria di Sitchin utilizzando pochi testi e solo nei loro
contenuti individuali senza mettere in relazione tutte le
fonti e ciò che contengono, quando il lavoro di Sitchin é
invece un lavoro di correlazione e di deduzioni.

Nella sezione 2, Heiser analizza le occorrenze del termine

Nibiru e i significati che gli son stati assegnati dagli

studiosi, in base alle corrispondenze linguistiche, ai

contesti, e alle tavole di traduzione sumero / accadico.

Heiser ha compiuto una ricerca delle occorrenze tramite il

Chicago Assyrian Dictionary, volume N-2 (Heiser basa quasi

interamente il suo lavoro sul dizionario assiro dell'

Università di Chicago, un metodo che discuterò più avanti e

sul quale farò le mie rimostranze motivate) e ci riporta i

significati assegnatigli a seconda del contesto. Essi sono

divisi in significati a carattere generale, e significati

legati all' ambito astronomico / astrologico; per la prima

serie, i significati sono principalmente 'luogo di

attraversamento' – 'tassa di pedaggio' – 'attraversamento di

un fiume tramite un battello'. Vediamo gli estratti a cui

Heiser fa riferimento:

“place of crossing” or “crossing fee” – In the Gilgamesh
epic, for example, we read the line (remarkably similar to
one of the beatitudes in the sermon on the Mount): “Straight
is the crossing point (nibiru; a gateway), and narrow is the

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way that leads to it.” A geographical name in one Sumero-
Akkadian text, a village, is named “Ne-bar-ti- Ash-shur”
(“Crossing Point of Asshur”). Another text dealing with the
fees for a boatman who ferries people across the water notes
that the passenger paid “shiqil kaspum sha ne-bi-ri-tim”
(“silver for the crossing fees”).

“ferry, ford”; “ferry boat”; “(act of) ferrying” – For
example, one Akkadian text refers to a military enemy, the
Arameans: “A-ra-mu nakirma bab ni-bi-ri sha GN itsbat” (“The
Arameans were defiant and took up a position at the entrance
to the ford [gate, crossing point]”). In another, the
Elamites are said to “ina ID Abani ni-bi-ru u-cha-du-u”
(“[to] have cut off the ford [bridge, crossing way] of the
river Abani”).

Heiser dunque dichiara che il significato generico di
'attraversamento' per il termine Nibiru é chiaro e
innegabile, specificando (anche se in nota) che Sitchin
stesso ammette questo significato. Abbiamo qui una sottile
mossa di Heiser che fa intendere come Sitchin 'ammetta' un
significato, quando invece Sitchin NON ammette, ma specifica
il concetto di 'attraversamento' perchè é la base che serve
successivamente per le sue trattazioni. In sostanza Heiser
stesso sta ammettendo il significato che sta alla base della
teoria di Sitchin facendo finta che sia Sitchin stesso ad
ammettere un significato che, non si sa perchè, sarebbe a lui
scomodo.

Vediamo ora le occorrenze a carattere astronomico, per le
quali c' é da fare una premessa, proposta dallo stesso
Heiser, ma in maniera errata. La premessa é che bisogna avere
un elenco di occorrenze in cui il termine Nibiru sia

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riconosciuto come termine associato a oggetti astronomici.
Heiser ne offre alcuni, definendo la sua lista 'esaustiva',
mentre non lo é assolutamente. La premessa di Heiser inoltre
é sbagliata perchè basata su un assunto, che leggiamo:

“The following is an exhaustive list of the word 'Nibiru'
in astronomical texts and/or astronomical contexts. If one
wants to know what Nibiru as an astronomical body is, one is
dependent on these texts – unless, like Zecharia Sitchin, one
makes up meanings to prop up a theory. One either lets the
texts tell you what Nibiru is, or ignores the scribes in
favor of Sitchin.”

E' vero che bisogna guardare ciò che gli scribi ci dicono
per capire cosa é Nibiru, ma non é assolutamente vero che l'
unica alternativa é ignorare ciò che dicono gli scribi e dare
retta a Sitchin. C' é un' altra alternativa: guardare i
SINGOLI riferimenti dati dagli scribi e 'associarli'
deduttivamente unendo le varie nozioni tramite il
ragionamento. E come vedremo proprio questo é ciò che ha
permesso a Sitchin di raggiungere le sue conclusioni.

Al contrario Heiser sembra ignorare questo modo di
procedere, cercando di sviare il lettore. Dopo la tabella
riassuntiva delle varie voci Heiser scrive enfatizzando:

“One thing is certain from the texts, though:
Nibiru is NEVER identified as a planet beyond Pluto”

E come potrebbe esserlo se il vero significato di Nibiru
viene da determinati passaggi in cui egli assume un ruolo
'interno' al sistema solare? La cosa sarà spiegata più
avanti, anche se é già stata abbondantemente sviscerata nel

21

primo volume di questa opera. Siccome però 'repetita juvant',
é il caso di affrontare di nuovo il discorso per evidenziare
maggiormente l' errore concettuale e procedurale commesso da
Heiser.

Nella prossima pagina riporto le singole occorrenze che
Heiser mostra, in forma tabellare, fornendo la fonte, il
testo originale (quando disponibile), la traduzione, e la
fonte per la traduzione inglese.

E' bene innanzitutto notare che per le prime tre
occorrenze, quelle dell' Enuma Elish, Heiser riporta solo l'
analisi di Horowitz, un po' come Lawton utilizzava solo
quelle della Dalley, un metodo di lavoro abbastanza errato
perchè si sceglie solo una fonte senza dare evidenza di
eventuali divergenze interpretative.

Analizziamo le citazioni riportate da Heiser.
La citazione numero 1 non ci viene in aiuto, non riguarda
niente che possa aiutarci a dipanare il mistero di cosa sia
Nibiru in realtà. La citazione numero 2 dall' Enuma Elish
viene tradotta come “(lasciate) Che lui (Nibiru) sia il
custode del luogo dell' attraversamento del cielo e della
terra”. Il significato letterale della frase però é soltanto:
“Nibiru attraversamento cielo e terra sia confine” poiché LU
= permettere e TAMEHMA derivante da TAHUMU = confine,
frontiera, limite. Il significato non cambia di molto, ma il
concetto di “sia il custode” non é espresso nella riga
accadica. Si deduce comunque da questa frase che Nibiru in
qualche modo definisce il confine (o é legato al confine) tra
cielo e terra.

22

23

La citazione numero 3 é molto importante. E' divisa in 2
parti, la prima viene tradotta come “Nibiru é la sua stella
(di Marduk) che lui fece apparire nel cielo” e la seconda,
che non nomina Nibiru, viene tradotta con “Le stelle del
cielo, lascino che egli (Nibiru) definisca il loro corso;
lascino che conduca tutti gli dei come pecore”. Perchè é
importante questa citazione? Il termine tradotto come
'stella' é KAKKABU che sappiamo invece essere un termine che
descrive un generico oggetto celeste, sia esso una stella che
un pianeta. Ebbene se utilizziamo il significato di 'pianeta'
abbiamo chiaramente esplicitato che “Nibiru é il pianeta di
Marduk”. Questo é molto importante sia perchè stabilisce la
provenienza di Marduk, sia perchè risponde ad una precedente
critica mossa da Ian Lawton (si veda il volume 2 di questa
serie) il quale sosteneva che da nessuna parte fosse scritto,
nei testi mesopotamici, che gli Anunnaki venivano da un
pianeta chiamato Nibiru.

Veniamo alla citazione numero 4. Questa ci dice
chiaramente che Nibiru é visibile come un oggetto rosso (il
termine é ancora tradotto come 'Stella' ma MUL = KAKKABU
significa anche pianeta) che 'taglia' il cielo in due nella
parte meridionale. Può essere l' emisfero meridionale? O un
generico punto basso sull' orizzonte? Non é dato saperlo
finora, ma la prima possibilità non va esclusa, ed é quella
supportata da Sitchin.

Saltiamo momentaneamente la citazione 5 perchè ne
parleremo approfonditamente a breve, e notiamo che le
citazioni da 6 a 13 nonché la 16 e la 17 non ci vengono in
aiuto essendo solo parole 'sfuse' non calate in contesti. Le
citazioni 14 e 15 sono uguali, e ci specificano che “Se
Mercurio divide il cielo e resta li, esso é Nibiru”.

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Da qui deduciamo due informazioni importanti: 1) Nibiru
può essere anche Mercurio, e non solo Giove come sostenuto
comunemente dagli studiosi e dai critici di Sitchin, e più
volte anche da Heiser; 2) Mercurio é Nibiru solo quando si
soddisfano due condizioni particolari: dividere il cielo e
stare 'fermo' in un punto per un certo lasso di tempo non
specificato.

E ora arriviamo alla citazione numero 5 perchè é la più
importante di tutte, quella che permette di stabilire
definitivamente cosa Nibiru sia, e soprattutto cosa NON sia.
Con buona pace degli accademici e di Heiser, Nibiru NON é
Giove. Queste righe del MUL.APIN ci dicono chiaramente che
Nibiru non è Giove (Sag.Me.Gar.) ma un oggetto a se stante.
Come? Seguitemi con attenzione... per capire come stanno le
cose bisogna leggere attentamente il MUL.APIN.

Dando uno sguardo approfondito al MUL APIN, alla sua
versione cuneiforme, e alle trascrizioni, è possibile fare
una osservazione linguistica e grafica che fa crollare la
nozione comunemente accettata dagli accademici (ma mai
giustificata né spiegata) che Nibiru sia Giove.

Se osserviamo la traduzione ufficiale delle righe 36-37-38
abbiamo:

36: When the stars of Enlil are finished,
37: a large star of matted light divides the heavens
there: the star of d.AMAR.UD of Nibiru
38. the Star SAG.ME.GAR (Giove) changes its position
continuously, crossing the heavens

Gli studiosi uniscono 36-37 e 38 come se la “grande stella di
luce smorzata che divide...” sia la stella di Marduk (Nibiru)
e sia allo stesso tempo Giove (Sag.Me.Gar), che cambia sempre

25

posizione. Ma il cuneiforme contiene una indicazione, un
segno che gli studiosi giustamente traducono “UNO” sbagliando
però contestualmente.

Quel segno, chiamato DISH, é in realtà un segnaposto che
indica quando si ha un nuovo inizio linea o si sta parlando
di un nuovo oggetto. Di questo avviso era anche il sumerologo
Daniel Foxvog che nel suo lessico metteva con punto di
domanda il suo significato di UNO come numero cardinale, ma
dava per certo il significato di: 'singolo' - 'un certo':

diš: one (the counting word?); a single, certain one
(Edzard, AV Klein 99f.)

Come specifica King nell’ analisi per il British Museum:
“It should be noted that throughout the lists the sign
(DISH/ANA/GI2) is merely employed as a graphical symbol,
denoting a fresh item in the list or merely marking the
beginning of a line. It is not to be rendered as ONE since in
some cases the item it marks contains the names of two stars
counted separately in the total (e. g . Co. I, l. 27)”.

Se infatti ci prendiamo la briga di guardare prima e dopo
la descrizione di Nibiru / Giove / Sag.Me.Gar, le altre
stelle, ogni riga parla di una stella diversa e inizia con
quel simbolo. Questo segno é contenuto all' inizio della
linea 37 e all' inizio della linea 38, quindi se ogni simbolo
é un oggetto, il suo essere presente sia prima di "la stella
di luce smorzata..... Marduk Nibiru" (riga 37) che prima di
"Sag.Me.Gar ...." (riga 38) indica senza ombra di dubbio che
si tratta di due oggetti diversi. Uno é la stella offuscata
di Marduk (Nibiru), l' altro é Sag.Me.Gar (Giove).

26

A scanso di equivoci, qui sotto riporto la foto delle
linee in questione e la suddivisione delle righe come
comunemente tradotte dagli studiosi:

Tutto ciò é molto importante perchè più avanti nel suo
documento Heiser cerca di convincere il lettore che Nibiru /
Marduk sia in realtà Giove, citando una serie di parole dall'

27

Astrolabio B (de quale parleremo nell' Addendum a questo
capitolo). La tattica é di mostrare parole così come sono
scritte (non compaiono verbi, o altri elementi grammaticali)
cercando di metterle in relazione, un po' come se noi
avessimo una lista della spesa contenente “acqua vino penna
uova” e cercassimo di sostenere che questi oggetti siano lo
stesso. Ebbene Heiser, che non ha studiato il cuneiforme ed
evidentemente si é perso i già citati pareri di Daniel Foxvog
e Samuel N. Kramer sul termine DISH, riporta questa serie di
termini:

MUL d.AMAR.UD Ne-bI-ri DISH MUL.SAG.ME.GAR

traducibili in:

stella/pianeta MARDUK Nibiru DISH stella/pianeta Giove

Ecco che spunta DISH come segnaposto che non unisce, ma
anzi separa, i termini: da una parte Mul.Marduk e Nibiru,
dall' altra Giove.

Per rafforzare la sua idea Heiser domanda al lettore: “Ma
come sappiamo che la successione di parole si riferisce a
Giove?” e si risponde “Perchè il MUL.APIN cataloga i cammini
dei pianeti conosciuti”.

Quindi l' unica cosa che collega Nibiru / Marduk a Giove é
il MUL.APIN, che abbiamo dimostrato, invece, evidenziare l'
opposto! Riporto qui di seguito la cattura del documento di
Heiser per non essere accusato (come successo in passato,
purtroppo) di aver 'rielaborato' le accuse mosse a Sitchin o
i contenuti espressi dal critico di turno.

28

Alla fine di tutto questo discorso, abbiamo stabilito che:

 I testi astronomici di riferimento non chiariscono
linguisticamente cosa Nibiru sia, se un pianeta o una stella,
perchè il termine utilizzato (sumero MUL = accadico KAKKAB)
indica un oggetto celeste in generale;

 gli stessi testi a volte legano il termine Nibiru o la
sua controparte teologica Marduk con Mercurio, e a volte con
Giove, entrambi pianeti, quindi possiamo asserire che il
termine Nibiru é legato ad un pianeta, non una stella

 gli stessi testi mostrano chiaramente che Nibiru NON é
il pianeta Giove, perchè può essere anche Mercurio

 il fatto che Mercurio sia associato a Nibiru solo quando
compie un certo movimento nel cielo ci indica che Nibiru non
sia un vero e proprio oggetto ma più una 'condizione' o una
'posizione', oppure un 'ruolo'

 il fatto che sia Mercurio che Giove possano essere
associati a Nibiru ci dice che Nibiru non é nè l' uno ne l'
altro

 il MUL.APIN distingue chiaramente tra Marduk / Nibiru e
Giove, due oggetti diversi

 I testi ci dicono che Nibiru é il luogo di provenienza
di Marduk

La nostra conclusione é ovvia: Nibiru é il nome che un
determinato pianeta, nè Mercurio nè Giove, acquista quando
effettua un determinato movimento. Il significato di
'attraversamento' del termine Nibiru ci dice che questo
movimento era l' attraversamento di una porzione di cielo,
come osservabile dalla Terra. Allo stesso tempo questo
pianeta é il luogo di provenienza di Marduk.

29

Addendum: le altre fonti
Avrete notato, se avete esaminato il documento di Heiser,

che finora abbiamo parlato quasi esclusivamente del MUL.APIN,
senza dedicarci alle altre fonti citate: l' astrolabio B, l'
Enuma Anu Enlil, e sopratutto l' Enuma Elish, tutte fonti in
cui Nibiru é menzionato.

Abbiamo lasciato queste fonti per ultimo per un preciso
motivo: evidenziare come queste fonti NON contraddicano
affatto Sitchin e come Heiser le abbia messe nel suo

30

documento solo per aggiungere materiale sul quale fare
proprie considerazioni personali ed analisi - inutili ai fini
del documento di scopo di confutare Sitchin – per
impressionare e rimbambire il lettore.

Analizziamole brevemente:

Anuma Anu Enlil
Heiser dice che é una tavoletta che 'calcola
matematicamente la visibilità lunare attraverso un mese
equinoziale'. Nessun cenno a Nibiru. Perchè menzionarla?

Astrolabio B
Heiser utilizza questa enigmatica tavola contenente
elenchi di stelle per sostenere che Nibiru / Marduk fosse
visibile OGNI ANNO in Mesopotamia e che quindi non potesse
essere un pianeta con un' orbita di 3600 anni che sarebbe
stato visibile solo per un breve arco di tempo da terra.
Ecco cosa scrive nel capitolo dedicato:

“In altre parole, tre stelle fisse sono osservabili ogni
mese al punto / momento del loro aspetto sull' orizzonte
appena prima dell' apparizione del sole. Queste stelle erano
assegnate a tre "percorsi" nel cielo, dai nomi delle tre
grandi divinità Anu, Enlil ed Ea. I percorsi erano definiti
rispetto all'orizzonte orientale e rappresentano zone del
cielo nelle quali avveniva la levata delle stelle con
regolarità stagionale”

Il problema con questa interpretazione é che le istruzioni
per decifrare la tavoletta non dicono assolutamente questo, e
Heiser pare non aver letto l' analisi della tavoletta fatta
da chi la ha esaminata in profondità: lo stesso Wayne

31

Horowitz del quale egli cita il lavoro.
Nel libro “Mesopotamian Cosmic Geography” Horowitz parla a

lungo dell' Astrolabio, e nel capitolo “The astronomical
theory of the Astrolabes” spiega che la tavola KAV218D, nei
versi 13-36, spiega come la lista vada utilizzata e come
funzioni la teoria degli astrolabi. E' importante capire che
questa é la descrizione di come usare la tavola data dagli
scribi stessi, non l' interpretazione moderna. Ebbene
scopriamo che:

“La tavola spiega anche che tutte le stelle – eccetto
MUL.APIN (L' Aratro) e MUL.DILI.BAD (Venere) – calano 6 mesi
dopo la loro levata. Per esempio MUL.MUL (le Pleiadi) e
MUL.SU.GI (Perseo) sorgono nel 2° mese dell' anno e calano
nell' 8° mese. Ciò però non corrisponde alla realtà dei
fatti: le stelle della 'Via di Anu' sono visibili per molto
più di 6 mesi, e molte delle stelle della Via di Enlil sono
di fatto Stelle Circumpolari, cioè stelle che non calano
mai.”

E' molto probabile dunque che la funzione dell' Astrolabio
sia stata mal interpretata, e il fatto che queste
rappresentino stelle (o costellazioni, visto che nella
stragrande maggioranza dei casi si tratta di questi oggetti
celesti) che regolamentano il moto dell' anno, é pura
speculazione.

Enuma Elish
E' il caso più evidente in cui Heiser mostra di voler
soltanto nominare Neberu per scriverci sopra ed impressionare
il lettore. Cita le varie occorrenze del termine, ma in
nessuna di queste Neberu é identificabile con un pianeta, né

32

tanto meno con Giove. Infatti Heiser non solo non tenta di
collegare Giove a Nibiru, ma ad un certo punto fa proprio
notare – come sosteniamo da sempre – che Neberu possa
indicare una 'zona' del cielo.

Insomma, 3 fonti citate per nulla, che niente aggiungono,
e che niente dimostrano relativamente alla teoria di Sitchin.

12th Planet

Il secondo documento di Heiser, presentato nella sezione
12th PLANET, é relativo al sigillo VA243 ed é il documento
base utilizzato da tutti gli altri critici per obiettare alla
interpretazione di Sitchin. Noi abbiamo prodotto ormai tanti
anni fa un documento definitivo, aggiornato nel tempo almeno
due volte, che risponde a tutte le critiche mosse da tutti i
vari critici che trattano il tema del sigillo VA243 con
diverse varianti. Il nostro documento rimane ancora il punto
di riferimento per chi vuole trattare l' argomento VA243
nella sua completezza, nessuno é mai riuscito a ribattere ed
invalidarne i contenuti; peraltro, invece, il nostro
documento é stato tradotto sia in inglese che in romeno ed é
utilizzato anche all' estero per validare le tesi di Sitchin.
Rimandiamo dunque il lettore alla lettura del nostro articolo
completo, e in questa sede riassumiamo solo ciò che concerne
le critiche mosse direttamente da Heiser. Egli fa un'
introduzione spiegando che il sigillo é “il punto chiave”
della teoria di Sitchin, e che l' autore sostiene nel VA243
sia rappresentato il nostro sistema solare (raffigurato in
una particolare e artistica formazione) con l' aggiunta di
Nibiru; alla fine di questa introduzione, alla sua solita

33

maniera provocatoria chiede:

“Ha ragione Sitchin, almeno in parte? E' Nibiru davvero
un 12° pianeta che presto ritornerà? Il VA243 supporta questa
ipotesi? Sfortunatamente per Sitchin ed i suoi seguaci la
risposta a queste domande é NO”

Adesso noi invece vedremo che le obiezioni di Heiser
sono infondate, imprecise, invalidate nel metodo e nel
contenuto. Heiser come per l' argomento Nibiru anticipa quali
saranno I suoi punti metodologici e cosa proverà, ecco l'
elenco come da lui proposto:

 L' iscrizione presente nel sigillo (non discussa da
Sitchin) non contiene nessun elemento di astronomia. Anzi che
usare la mia traduzione indipendente userò quella di una
autorità della materia;

 Il 'Sole' del sigillo non é affatto un Sole. Lo
sappiamo perchè non é consistente con la rappresentazione del
sole in altre centinaia di sigilli mesopotamici; il 'Sole' é
in realtà una stella; perchè il lettore non sostenga “beh, il
Sole é una stella” mostrerò le diverse rappresentazioni
mesopotamiche del Sole e delle stelle;

 Se il 'Sole' non é un Sole, cosa sono I pallini
intorno ad esso? Sono anche' esse stelle. Ci sono 3
possibilità su cosa il VA243 raffiguri: 1) sta distinguendo
un dio maggiore da una serie di dei minori (considero questa
opzione come meno probabile); 2) più probabile é che la
stella centrale sia un dio legato alla fertilità (in
connessione con il contenuto testuale del cilindro) 3)
siccome la stella é circondata da 11 pallini, potrebbe

34

trattarsi di una rappresentazione del capo del pantheon
mesopotamico con gli altri 11 membri del Consiglio Divino

 Non c' é una singola riga di testo nell' intero
corpus mesopotamico che si dica che I sumeri conoscessero più
di 5 pianeti

Affrontiamo ora con Heiser i singoli punti utilizzando
il solito sistema di Botta – Risposta che siamo soliti
utilizzare per trattare gli argomenti suddivisi, in modo da
evitare trattazioni troppo articolate e corpose che
risulterebbero noiose ed eccessivamente ostiche ai più.

PUNTO PRIMO: L' ISCRIZIONE
Heiser offre nel suo trattato la trascrizione fonetica
accadica e la traduzione in tedesco fatte dallo studioso
Anton Moorgart, e la traduzione inglese di Rudi Mayr:

Line 1 = dub-si-ga “Dubsiga” [a personal name of an
apparently powerful person (note C)]

Line 2 = ili-il-la-at “Ili-illat” [another personal
name, this time of the seal’s owner]

Line 3 = ir3-su “dein Knecht” [German for “your servant”
(note D)]

La traduzione dunque sarebbe:
Dubsiga,
ili-ilat
il tuo servo

In nota D a fondo pagina scrive Heiser che Mayr
evidenziava il fatto che ir3-su può avere il significato

35

ulteriore – da Mayr preferito - di “il suo servo”. Dobbiamo a
questo punto evidenziare alcune cose: prima di tutto,
Moorgart utilizza i valori sumeri di tutti i segni ma usa l'
accadico per ILI quando per coerenza avrebbe dovuto usare il
determinativo DINGIR sumero; seconda cosa, contrariamente a
quanto scrive Heiser nel commento alla seconda riga, il nome
tradotto come ILI-ILLAT non è di una persona ma di un dio,
come evidenzia il glifo caratteristico della divinità (DINGIR
appunto).

Non solo, anche nell’ errore commesso di identificare l'
iscrizione come accadica, il vocabolo ILI identifica un dio.
Heiser sbaglia quindi a scrivere “Un altro nome di persona,
stavolta del possessore del sigillo”.

Ciò che si deduce quindi, dall' incisione, è che un
personaggio ne sta introducendo un altro di nome DUBSIGA a un
dio chiamato ILAT (o un altro nome dato da una diversa
lettura dei segni, noi utilizziamo per comodità quella data
da Moorgart), definendo il 'presentato' come “tuo servo” cioè
del dio. E nell' iscrizione abbiamo infatti un dio assiso su
un trono (con in mano un aratro), e davanti a lui un altro
dio che porta per mano un umano. Come facciamo a sapere che
il nome DUBSIGA non è nel dio che tiene per mano? Semplice,
ci sarebbe davanti il simbolo della divinità (DINGIR) che
invece compare solo davanti al nome ILAT. Quanto alla
identificazione del personaggio al centro come dio, è
testimoniato dal tipico copricapo cornuto, distintivo degli
dei di Sumer. Esaminiamo più in dettaglio le 3 righe di testo
cuneiforme. Esse sono divise nell' immagine proposta da
Panizza e Heiser delimitandole con 3 colori diversi, rosso,
blu e giallo.

Ora, utilizzando una lista di segni cuneiformi, abbiamo
cercato le corrispondenze con i pittogrammi e abbiamo potuto

36

isolare le righe di testo dalla foto proposta incollandoci
vicino i corrispondenti cuneiformi.

Il risultato mostra innanzitutto il già menzionato segno
delle divinità (AN/DINGIR), ma anche che la sillaba finale
del nome ILAT non è AT ma TUR3. Altresì la terza riga IR3.SU
(tuo servo) deve essere correttamente identificata con
ARAD.SU:

Si ricordi che il cuneiforme classico (2600 a.C. circa) è
'girato' di 90° rispetto al pittografico. La giusta
trascrizione del sigillo quindi è:

Linea 1: DUB.SI.GA
Linea 2: D.IL.LA.TUR3 (con D = dingir, distintivo del dio)
Linea 3: ARAD.SU

37

La traduzione comunque non cambia, se si suppone che ARAD
sia in realtà usato come omofonico di ARAD2, che corrisponde
a IR3, è giusto tradurre con SERVO. Devo segnalare che
DUBSIGA quasi certamente non é un nome proprio del servo che
viene presentato, ma un termine che indicava in sumero i
lavoratori, in genere i lavoratori che preparavano o
portavano i canestri.

Prendendo comunque per buona questa identificazione, la
iscrizione sembra esprimere questo concetto:

(Con il dio in piedi che parla): DIVINO ILAT, (ECCO)
DUBSIGA IL TUO SERVO

(Con un commentatore che parla): AL DIVINO ILAT (VIENE
INTRODOTTO) DUBSIGA, IL SUO SERVO.

Si scelga quella che piace di più, non fa nessuna
differenza, i' importante è chiarire il concetto. Ma entriamo
invece nel merito del significato dell' iscrizione in
relazione a tutto il sigillo... Heiser riassume dunque :

Quindi l' intera (e piuttosto noiosa) iscrizione del
VA243 legge: “Dubsiga, Ili-Ilat, il tuo / suo servo”. Niente
nell' iscrizione suggerisce alcunchè abbia la minima
connessione con l' astronomia ed i pianeti.

E’ normale che la scritta non abbia riferimenti all'
astronomia, Sitchin non ha mai affermato che questo sia un
sigillo astronomico. Sitchin afferma chiaramente che si
tratta di un sigillo NEL QUALE E' PRESENTE un dettaglio
astronomico. Allo stesso modo in cui è presente un animale,
ma non ci si dovrebbe aspettare che sia un sigillo legato
agli animali. Il sigillo invece è la chiara rappresentazione

38

della introduzione dell' agricoltura come dono degli dei all'
uomo. Infatti il dio seduto ha in mano l’ aratro e lo sta
donando all' uomo che gli viene introdotto.

PUNTO SECONDO: IL SOLE
Heiser analizza varie ricorrenze del simbolo solare quando
esso viene utilizzato a scopo astronomico, a scopo
astrologico, come rappresentazione di divinità (per esempio
in oroscopi o in Kudurru). Riporta dunque la 'classica'
raffigurazione del sole utilizzata nella stragrande
maggioranza dei sigilli e delle incisioni, quella riprodotta
qui sotto:

Fatto ciò, Heiser evidenzia “Il lettore dovrebbe subito
notare che questa non é la rappresentazione del sigilli
VA243. Il simbolo nel VA243 non é inscritto in un cerchio ed
é privo delle linee ondulate”. Heiser oppone poi, al simbolo
solare, il simbolo che rappresenta le stelle:

39

Commenta dunque: “Notate che questa raffigurazione ha 8
punte, a volte ne ha sei, a volte le stelle sono
rappresentate come semplici pallini, ma questi simboli
rappresentano una stella, un pianeta, una divinità ma NON il
sole!”. E qui arriviamo alla conclusione di Heiser:

“Come so che quella del VA243 é una stella e non é il
sole? Oltre al motivo ovvio scritto qui sopra, esso manca
delle linee ondulate e non è incluso in un cerchio!”

Heiser poi per rafforzare questa tesi, afferma che:

“Questo simbolo era spesso unito in rappresentazioni con
il gruppo di sette stelle, con il simbolo della luna, e
quello di Inanna”

Mostra dunque una serie di rappresentazioni di questo
genere, varianti di questa riportata di seguito:

40

Riporta poi alcune rappresentazioni zodiacali, dove le
simbologie sono a volte leggermente diverse, ed evidenzia
come I alcuni di questi 'zodiaci' il simbolo della stella sia
esattamente corrispondente (con 6 punte) a quello del VA243.
Un esempio di queste rappresentazioni é il seguente:

Insomma in conclusione Heiser su questo argomento scrive:
“Il simbolo nel VA243 non é il sole, perchè manca delle
linee ondulate. Questa non é la mia opinione, é la
convenzione artistica sumero-accadica”

41

Dopo di che, Heiser analizza I simboli delle 'stelle'
nell' arte mesopotamica e alla fine del suo discorso mostra
un confronto tra le ricorrenze universalmente interpretate
come stelle ed il 'sole' dell' iconografia classica, per
concludere che nel VA243 é rappresentata una stella.

Ancora una volta mi ritrovo a dover bacchettare Heiser per
la sua analisi estremamente superficiale: il sole nella
glittica sumero-accadica era rappresentato in diverse
maniere, tra le quali la più usuale era quella da lui
evidenziata, ma lungi da essere universale nè l' unica. In
effetti il particolare delle linee ondulate che lui ritiene
essenziale non compare nelle alternative rappresentazioni del
sole. Guardiamo qui sotto alcuni esempi:

La foto qui sotto mostra un brucia incensi ritrovato nelle
rovine dell' E.Babbar di Sippar, il tempio di Shamash:

E' possibile notare il simbolo inscritto in un cerchio, ma
con sole 4 punte e senza linee ondulate. Devo segnalare per
correttezza che l' interpretazione di questa icona non é
universale, sporadicamente é stata attribuita al dio Gibil.

42

Tralasciando la possibilità di una fasulla interpretazione
a Shamash del brucia incensi, vi mostro uno dei più famosi
sigilli del dio Shamash, conservato nel Museo del Louvre a
Parigi (fa inoltre pensare il fatto che nella pagina
Wikipedia del dio Shamash sia proprio questo il simbolo
utilizzato)

In questo sigillo abbiamo la luna, il famoso set di 7
globi, una stella ad 8 punte e una strana ‘stella’ con 11
punti e raggi intorno ad un cerchio centrale. Anche qui
nessuna stella a 4 punte e nessuna linea ondulata. E'
interessante notare che lo studioso Michael Heiser, da me
interpellato su questa rappresentazione, ha tentato di negare
– o almeno di insinuare il dubbio - che questo fosse un
simbolo di Shamash, nonostante come tale sia identificato
anche nella pagina Wikipedia del sigillo la quale ne attesta
attribuzione e luogo di conservazione.

E che dire di questo medaglione rinvenuto sempre nell'
E.Babbar?

43

Qui abbiamo ben otto punte e nessuna linea ondulata. Ma
abbiamo anche un kudurru definito ‘zodiacale’ proveniente da
Susa, in cui vengono riportati i simboli degli dei:

Di cui possiamo leggere una breve descrizione qui:
http://www.ezida.com/kudurruhaut.htm

Passando il mouse sulla parte di immagine che io ho
segnato come “Utu” si apre proprio la pagina relativa a
Shamash. Contate e guardate bene: 8 punte e nessuna linea
ondulata.

44

Un altro sigillo molto famoso, e stranamente ignorato da
Heiser, é quello che ritrae Shamash sul suo trono con in mano
lo ‘strumento di misurazione dei cieli’. Tale sigillo
rappresenta la più elaborata iconografia di Shamash, composta
da una stella a 8 punte, sovrapposta a una stella a 8 ‘bande’
sfasate in modo che ogni banda emerga tra due punte. In
particolare vediamo qui che, al contrario di quanto asserisce
Heiser, il sole era rappresentato anche NON RACCHIUSO in un
cerchio:

Credo di aver speso abbastanza tempo e fornito abbastanza
materiale per ribattere alle asserzioni di Heiser riguardo
alla raffigurazione del sole. Va da se che, non essendo
valida la critica di Heiser riguardo la unicità di
rappresentazione del sole nella glittica mesopotamica, la
interpretazione di Sitchin del VA243 non può considerarsi
dimostrata come sbagliata.

45

PUNTO 3: I PALLINI DI CONTORNO
In questo breve capitoletto conclusivo prima delle fonti,
Heiser trae le sue conclusioni sui 'pallini di contorno' del
sigillo VA243. Egli sostiene che siano stelle, visto che in
molti sigilli le stelle sono rappresentate sia con delle
punte, sia come oggetti sferici. In particolare avanza una
sua personale ipotesi secondo la quale il fatto di avere una
stella rappresentata in un modo, e undici in un altro modo,
sia da leggere come una sorta di indicazione con equivalenza
matematica del tipo 1 costellazione = 11 stelle.
Che possiamo dire? Lascio a Heiser la sua convinzione, ma
devo evidenziare una cosa: Heiser basa la convinzione dell'
identificazione con stelle sul fatto che le sette stelle
nella glittica siano universalmente (o quasi) riconosciute
con le Pleiadi. A parte l' evidenziare la non correttezza di
una estensione di un caso particolare a regola generale, non
posso esimermi dal segnalare che in passato lo studioso
William J. Hinke, nel suo scritto “Un nuovo kudurru di
Nabucodonosor I da Nippur” (anno 1907) ipotizzava che le
'sette stelle' fossero in realtà sette pianeti!! Ciò é molto
importante perchè per Sitchin il segno delle sette sfere
identificava la Terra, che é il settimo pianeta secondo il
conto proveniente dall' esterno del sistema solare. Riporto
qui di seguito la cattura presa dalla pagina 245 del
documento di Hinke:

46

Ma non solo: dobbiamo specificare che, seppur accettata
presso chè da tutti gli studiosi, l' associazione dei sette
pallini alle Pleiadi é solo una ipotesi per la quale tra l'
altro non é mai stata data una motivazione. Questo concetto é
ben espresso dalle studiose Ulla Koch-Westenholz e Ulla
Susanne Koch le quali scrivono che “Almeno in qualche caso
potrebbero rappresentare le Pleiadi, ma il loro significato
nei cilindri é sconosciuto”.

PUNTO 4: SULLA CONOSCENZA ASTRONOMICA MESOPOTAMICA O
SUMERA

E' l' ultimo capitolo delle fonti, in cui Heiser invita il
lettore a verificare quanto scritto utilizzando una serie di
link da lui forniti. Non mi interessa trattare le fonti, ma
l' affermazione che Heiser categoricamente propone come
verità: secondo lui non esiste testimonianza che in
Mesopotamia fossero conosciuti più di 5 pianeti (più sole e
luna). Il discorso qui é lunghissimo, siccome Heiser non
approfondisce questo aspetto dovrei esimermi dall'
affrontarlo, ma mi sento in obbligo di trattare
dettagliatamente il problema perchè questa affermazione di
Heiser viene ripresa da tanti critici.

Per capire come stanno le cose, bisogna partire proprio da
una vicenda chiarificatrice che parte un po' da lontano...

Lo studioso Langdon, uno dei padri della assiriologia, in
un suo libro affronta il tema del Mul.Mul e scrive che il
termine MUL.MUL descrive la costellazione del Toro, e
descrive un gruppo di 'divinità astrologiche'. Egli fa notare
come questo gruppo di 7 sfere abbia rappresentato in
antichità gli Igigi, i 600 dei. Come si lega il Mul.Mul agli
Igigi? Pare che l' identificazione sia stata fatta in base ai

47

nomi degli dei del Rilievo di Bavan, e ulteriormente
confermata dal fatto che i segni per descrivere gli Igigi si
scrivessero Dingir + V + II che venne tradotto dallo studioso
Ward in "Dei 7". Langdon però sostiene che questa teoria sia
sbagliata: il segno Dingir + V + II si leggerebbe IA (5) x
Gish (60) + GISH (60) facendo quindi 5x(60+60) = 5x120 = 600,
il numero degli Igigi come menzionati in varie tavolette.
Inoltre, secondo il testo R25, gli Igigi erano 8 e non 7, e
Langdon sostiene che probabilmente per questo furono confusi
con le Pleiadi. Conclude Langdon: "E' possibile quindi che il
Mul.Mul rappresentasse gli Igigi".

48

La cosa più curiosa però sta in nota: Langdon riporta l'
ipotesi da me già citata dello studioso W.J. Hinke, il quale
ipotizzava che il simbolo dei 7 pallini rappresentasse 7
pianeti. Una eventualità che Langdon definisce "una teoria
completamente impossibile". Perchè? Il mio sospetto, come
anche dice Sitchin, é che questo conto avrebbe fatto a pugni
con la nozione ormai 'acquisita' (o inventata?) dagli
studiosi secondo i quali in Mesopotamia si conoscevano solo 5
pianeti.

Ebbene fermiamoci a pensare proprio a questa eventualità.
Nei suoi libri Sitchin commette un grossolano errore di
estensione quando parla di astrologia e astronomia sumere,
perchè allo stato attuale le uniche tavolette di questo tipo
ci vengono dal II e I millennio, non dal periodo storico
sumero. Sitchin parla a volte di astronomia sumera perchè dà
per scontato che queste tavolette babilonesi o assire siano
copie di precedenti sumere. Comunque sia, le tavolette sono
state scoperte a partire da circa 150 anni fa. Già a quell’
epoca, forti della conoscenza delle altre culture del globo,
si credeva che ‘gli antichi’ conoscessero soltanto 5 pianeti
(7 con la luna e il sole). Non dimentichiamo che nel medioevo
si riteneva che ne esistessero solo 6. Quando, dunque, sono
state rinvenute le tavolette contenenti elenchi di stelle /
pianeti, nell’ elenco si son identificati i 5 pianeti più la
luna e il sole e si è ripreso a contare gli stessi da capo.
Per intenderci, se le liste contenevano 9 nomi, il percorso
di identificazione è stato questo:

sole – mercurio – venere – terra – luna -
marte – giove – saturno – sole etc

Questo processo ci è indirettamente reso noto dal lavoro

49

di Enn Kasak e Raoul Veede intitolato “Understanding planets
in ancient Mesopotamia”. Ovviamente nella riga di testo qui
sopra ho riportato i corpi celesti così come noi li
conosciamo, e non nell’ ordine in cui erano considerati dai
babilonesi o dagli assiri. Va inoltre capito che ogni
identificazione di pianeti e corpi celesti giunta fino a noi
non ci viene da testi di osservazione ‘per se’, e che i nomi
dei pianeti e corpi celesti ci giungono generalmente da liste
in cui questi nomi sono associati a divinità.

Ma non esiste un unico elenco di come i sumeri e gli
accadi identificassero gli dei e i pianeti o in che ordine.
Ne esistono almeno 4 o 5, con ordini diversi e associazioni
diverse tra divinità e corpi celesti a seconda della città,
del periodo etc.

Anche le terminologie usate negli elenchi di corpi celesti
sono spesso confusionarie se ci si arena ancora alla nozione
secondo la quale in Mesopotamia si conoscevano solo 5
pianeti. Un caso sintomatico è il pianeta Giove, da tutti
associato a Marduk, il cui nome era MUL.MARDUK o MUL.AMAR.UD.
Ebbene mentre in questo nome compare il nome del dio, che
permette di ritenere valida l’ identificazione, il problema
nasce con l’ epiteto di Giove MUL.BABBAR.

Infatti BABBAR era un nome legato univocamente a Shamash,
il cui tempio appunto si chiamava E.Babbar. Abbiamo quindi
Giove identificato con Marduk e poi con un nome che riferisce
a Shamash. Ma Shamash era il Sole, quindi qui abbiamo Giove
identificato con il Sole. E che dire di MUL.NEBERU
identificato dagli studiosi come Giove, ma anche come stella,
e in un altro testo identificato anche con Mercurio?

Il già citato MUL.BABBAR era chiamato anche MUL.UD.AL.TAR
identificato sia in Giove sia nella stella Procione (a Canis
Minoris). Ovviamente queste sono tutte attribuzioni fatte

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