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Published by Daniele D'Amico, 2023-07-04 07:16:46

Il Fatto Quotidiano4 Luglio2023

Il Fatto Quotidiano4 Luglio2023

Martedì 4 luglio 2 02 3 – Anno 15 – n° 182 e 2,00 – Arretrati: e 3 ,0 0 Redazione: via di Sant’Erasmo n° 2 – 00184 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 y(7HC0D7*KSTKKQ( +@!"!/!z!& Spingitori di leader » Marco Travaglio I l nostro club giornalistico preferito, per le soddisfazioni che ci dà, è quello degli Spingitori di Leader per Insufficienza di Prove (Slip). Ne fanno parte i “c ol l e g h i” che si sentono stretti nel prosaico ruolo di cronisti, anche perché non hanno mai avuto una notizia. E preferiscono quello più affascinante di suggerire ai partiti chi è meglio che li guidi. Uno dei più attivi nel ramo è Francesco Verderami del C o r r i e re , che di nuovi leader ne ha sfornati due in una settimana: Paolo Gentiloni per il Pd e Pier Silvio Berlusconi per FI. Figurarsi l’entusiasmo dei due prescelti per il sostegno di questo portafortuna, già celebre per aver lanciato Angelino Jolie e Giorgetti sui troni di FI e della Lega, con i risultati a tutti noti. Due baci della morte tuttora ineguagliati, se si escludono quelli di Rep al noto trascinatore di folle Pisapia come capo del centrosinistra dopo la fine prematura dell’altro puledro della scuderia agnelliandebenedettiana: Bin Rignan. Cosa fa pensare al nostro spingitore che Pier Silvio accarezzi “la tentazione di raccogliere l’eredità politica” di B.? La “lettera inviata aRepubblica ”per “rivendicare di essere ‘figlio di mio padre’ ”. Noi ci saremmo preoccupati se avesse rivendicato di essere nipote, cognato, suocero, genero, zio o trisavolo di suo padre. Invece Verderami coglie nell’apparente ovvietà un sottinteso dalle conseguenze epocali. Se il figlio di suo padre si proclama figlio di suo padre, e tiene a farlo sapere con una lettera a Rep, c’è di sicuro qualcosa sotto: “La tentazione di sfidare i marosi della politica c’è. Anzi, ci sarebbe”. Infatti qualcuno (non si sa chi) gli ha sentito dire “mi piacerebbe” (non si sa cosa). E Verderami ha la traduzione: o “gui - dare il partito”, o “i m ma g in a rs i come una sorta di ‘tessera numero uno’di FI”,o“puntare su Palazzo Chigi. E che ne sarebbe a quel punto dell’entente cordiale con Giorgia Meloni?”. Già, perché se Pier Silvio punta su Palazzo Chigi non ce n’è per nessuno, almeno a casa Verderami. Il quale, nell’at - tesa, ausculta la gente che “chiac - chera (sic) nei corridoi di palazzo Berlaymont ” e spera di portare Gentiloni, sempreché lo trovi sveglio, al posto di Elly Schlein, che lì “considerano solo una parentesi”. Il noto dormiente potrebbe essere nientemeno che il “federatore di un nuovo centrosinistra, capace di raccogliere il testimone di Prodi”. La cosa piace all ’esercito dei “liberalriformis ti”, che sarebbero poi Calenda, “al punto che uno dei suoi dirigenti (sempre Calenda: c’è solo lui, ndr) non esita a esporsi: ‘Se ci fosse Paolo, non avrei dubbi sulla scelta’ ”. Resterebbero da trovare gli elettori, di cui il letargico statista è sempre stato piuttosto a corto (alle primarie Pd per il sindaco di Roma, arrivò terzo su tre). Ma, con gli spingitori dello Slip, può farne tranquillamente a meno. a2,00 - Arretrati: a3,00 - a14 con il libro "Lucio Battisti. Il genio invisibile" Ogni giorno, da oggi, le 2 pagine “E la chiamano Estate”: le avventure di Fantozzi, i racconti inediti degli scrittori, il cruciverba politico e gli altri giochi enigmistici CONDANNA IN 1° GRADO I giudici: “Dav igo colpevole perché agì da carbonaro” q BARBACETTO E MASSARI A PAG. 15 OPEN TO VISIBILIA DOMANI L’INFORMATIVA DELLA MINISTRA IN SENATO. SENZA VOTO Uniti da Verdini, i 2 Matteo vogliono salvare Santanchè A UN ANNO DALLA MORTE Yehoshua e il “Ter zo te m pio”: testamento fra moschea e chiesa q GAD LERNER A PAG. 17 La cattiveria Le motivazioni della condanna di Davigo a Brescia: “Ha smarrito la postura istituzionale”. Si ostina a non piegarsi a 90 gradi W W W. FO R U M . S P I N OZ A . I T COMUN DENOMINATORE DENIS (AI DOMICILIARI) È AMICO DI TUTTI E 3. MELONI AVVERTE SALVINI: “TO N I PIÙ BASSI”. E RENZI DIRIGE IL RIFORMISTA CHE “DA N I ” RIFORNISCE DI PUBBLICITÀ q SA LV I N I A PAG. 2 - 3 LE NOSTRE FIRME. • Ra n i e r i Una razza padrona e cafona a pag. 11 • Reve l l i La democrazia tradita e noi a pag. 16 • O rs i n i Il popolo tra Macron e Putin a pag. 11 • Scanzi Povero Renzi, che tenerezza a pag. 11 • To m a ss i n i Rossetto e occhi a spillo a pag. 18 •L u tt a z z i Il Papa e il Corano al rogo a pag. 10 TRANSIZIONE ANTI-ECOLOGICA L’Adriatico modello Pichetto sarà un hub di Co2 e scarti altrui q DELLA SALA A PAG. 6 8 PALESTINESI MORTI, 50 FERITI Israele bombarda il campo di Jenin q SA N D R I A PAG. 12 » E LO SCOPRONO ORA Teatrino Sgarbi: 30 anni di tristi rutti quotidiani » Alessandro Ferrucci e Tommaso Rodano Vittorio Sgarbi il critico e l’amico Morgan da trent ’anni vivono solo di riflettori in un teatrino sbiadito che si ripete sempre uguale in un florilegio di urla, minacce e volgarità. A PAG. 7 SONDAGGIO YOUTREND Armi all’Uc r a i n a : 56% di no e il 46 critica Zelensky q F E R AS I N A PAG. 8 - 9 PER IL DOPO-PRIGOZHIN “E re d i” di Wagner l’amico del Cuoco e l’amante di Putin q I AC CA R I N O A PAG. 9 CASTA INSAZIABILE 14 nomine sue, altre 8 dalla Pa Brunetta ingrassa il Cnel: più 22 poltrone nello staff q P RO I E T T I A PAG. 2 - 3 34 ANNI IN RAI, ORA A RETE4 Mediaset prende Berlinguer mollata dal Pd e da Orfeo q RO S E L L I A PAG. 3 I RICCHI CONTRO I POVERI Salario minimo: Meloni padronale, opposizioni unite q CANNAVÒ, DE CAROLIS E GIARELLI A PAG. 4 - 5


2 l POLITICA IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 4 Luglio 2023 PITONESSA• DOMANI L’INFORMATIVA AL SENATO Uniti da Verdini, i due Matteo ora vogliono salvare Santanchè » Giacomo Salvini L a vigilia dell’informati - va al Senato di domani è stata più serena del previsto per la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, finita sotto accusa per le inchieste del Fa t t o e di Report per la mala gestione delle sue aziende Ki Group e Visibilia. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, continua a difenderla fino nuovi sviluppi giudiziari dalla Procura di Milano e Santanchè negli ultimi giorni si è mossa per evitare che il dibattito di mercoledì diventi un ring pericoloso. La ministra ha cercato la copertura di due figure che hanno un ruolo importante per mantenere il posto: il leader della Lega, Matteo Salvini, e il leader di Italia Viva, Matteo Renzi. Negli ultimi giorni, Santanchè ha contattato entrambi per cercare una copertura politica, dicono due fonti di primo piano a conoscenza dei colloqui. A Salvini la ministra ha chiesto di abbassare i toni ed evitare le accuse personali, mentre con Renzi c’è stata da subito sintonia politica, una volta emerso il caso: il leader di Italia Viva ha manifestato alla ministra il suo sostegno dichiarandosi contrario all’i n f or m at i va in aula. IL RUOLO DI SALVINIè importante perché, una volta emerso il caso, erano stati prima il capogruppo della Lega Riccardo Molinari e poi il vicesegretario Andrea Crippa a chiedere alla ministra di venire a riferire in aula. L’indomani, Santanchè aveva chiamato direttamente Salvini infuriandosi: “Ma siamo pazzi?”. Nei giorni successivi, la ministra ha chiesto a più riprese al leghista di abbassare i toni, invitandolo a evitare le uscite “improvvide”dei suoi parlamentari e dirigenti che “met - tono in difficoltà il governo”. Santanchè avrebbe anche anticipato a Salvini i contenuti della sua informativa di mercoledì, spiegando che nelle sue aziende era “tutto regolare”, dice un parlamentare informato dei fatti. Anche Meloni ha contattato Salvini chiedendogli espressamente di cambiare versione. Sarà per posizionamento tattico – la volontà di logorare il governo – o per convincimento che negli ultimi giorni il leghista ha cambiato totalmente posizione: prima ha detto di aver “fiducia in tutti i minis tri”, poi ha sostenuto che Santanchè “non debba spiegare nulla”. Nell’intervento di mercoledì al Senato –probabil - mente parlerà il capogruppo Massimiliano Romeo – S a ntanchè spera di ottenere la benevolenza del Carroccio. L’al - tra sponda è quella di Renzi, apparentemente ininfluente dal punto di vista dei numeri. Eppure l’appoggio del leader di Italia Viva serve a Santanchè per spaccare l’o ppo siz ion e. Renzi ha fatto sapere alla ministra di essere contrario a un’in - formativa, perché noi siamo “garantis ti” e soprattutto perché il nemico comune è Report, programma che raccontò l’in - contro tra Renzi e lo 007 Marco Mancini all’autogrill di Fiano Romano poco prima della crisi del governo Conte-2. Renzi è molto amico di Santanchè: Visibilia è la concessionaria della pubblicità del Ri fo rm is ta (Renzi ne è direttore). E non è la prima volta che il leader di Iv appoggia Santanchè: una settimana prima dell’elezione dei presidenti delle Camere, i due cenarono insieme accordandosi sull’elezione di La Russa presidente del Senato, che passò coi voti dei renziani e non di FI. Santanchè condivide con IN AULA La ministra (e Meloni) a Salvini: “Devi abbassare i toni” L’asse con Renzi che la sostiene. Dibattito “farsa” e senza voto t CASTA INSAZIABILE Arriva Brunetta e il Cnel ingrassa: in 22 nello staff »Ilaria Proietti D a quando è ritornato in campo dopo il breve, brevissimo esilio politico, Renato Brunetta è una trottola e si capisce. Ha promesso di rilanciare il Cnel scampato per un am e n alla rottamazione, ma non a lui: da quando si è insediato sulla poltrona di presidente grazie alla nomina della “cara amica”Giorgia Meloni, Villa Lubin pare un formicaio. E ora si attendono i rinforzi che si annunciano sostanziosi. Grazie a una provvidenziale modifica delle norme interne, Brunetta potrà infatti largheggiare con le nomine: per l’eser - cizio delle sue funzioni potrà contare su uno staff di ben 14 persone di sua stretta fiducia PRE SIDENTE 14 NOMINATE DI SUA FIDUCIA, 8 DALLA P.A. rispetto alle otto previste dalle regole precedenti varate nel 2019. E chissà se il nostro sfiderà ancora la sorte come quando da ministro della Pubblica amministrazione – e ra giusto un paio di anni fa –ave va nominato come suo consulente Renato Farina, che in passato, con l’alias di agente Betulla aveva fatto collezione di dossier su magistrati, politici e giornalisti ostili a B. agli ordini di Pio Pompa funzionario del capo del Sismi, Nicola Pollari. Per questo è già scattato “l’in - dovina chi” al Cnel: chi bacerà questa volta la fortuna? ACCANTO agli incarichi di diretta collaborazione, ci sono del resto altri posti ambitissimi: sempre grazie al nuovo regolamento, il presidente del Cnel potrà chiamare a sé da altre amministrazioni ulteriori otto unità di personale per aiutarlo ad attuare il programma. Più ambizioso che mai: da quando è stato nominato, Brunetta ha preso a occuparsi della qualunque, dai servizi pubblici ai flussi dei migranti, dall’energia al registro dei lobbisti fino al Codice degli appalti. Per tacere della riforma presidenziale (“siamo pronti a fare la nostra parte sul processo di revisione cos tituzionale”) e financo del body shaming (“studieremo la possibilità di istituire presso il Cnel un osservatorio sugli effetti dei fenomeni denigratori delle caratteristiche fisiche”). Ma la questione delle questioni resta il lavoro su cui Giorgia Meloni l’ha incoraggiato facendolo sognare: “Ringrazio il presidente del Consiglio dei ministri per aver indicato il Cnel come luogo di confronto e concertazione tra le parti sociali. È questa, d’altra parte, la ,PAOLO Mieli è molto sensibile agli sviluppi della vicenda Santanchè e sempre infastidito dagli articoli che ne raccontano le gesta. “Il Fatto Quotidiano – ha detto ieri mattina a Radio24 – punta su una questione particolare, dice che Santanchè con la sua Maserati ha commesso 462 infrazioni e sono a suo carico 43 multe inevase”. Risatine in studio. “È una cosa di un certo interesse – prosegue ironico Mieli – però io penso che quando tu punti su una ministra perché con la sua società ha fatto pasticci, anzi avrebbe fatto pasticci, secondo me allargare il campo è prova di debolezza”. Quattrocentosessan - tadue multe in Maserati per Mieli sono sciocchezze, le paragona alle cacche dei cani: “Dire che non ha pulito gli escrementi dei cani quando li portava a spasso, oppure che non ha pagato le m u l te ” è una dimostrazione di debolezza, sostiene. L’a l t ro giornalista in studio aggiunge un dettaglio prezioso: “In questo calcolo, la prova evidente è che lei ha pagato il 90% delle multe ”. Mieli concorda: “Be’, certo, su 462 infrazioni, 43 multe ineva s e . . .”. Sono poche. Come i parlamentari pronti a sfiduciarla. I numeri in Parlamento non ci sono: “Lo scopo dell’offensiva è provocare il nervosismo del Quirinale”. Facezie. MIELI E LE MULTE: SONO SOLO SCIOCCHEZZE LO SBERLEFFO


IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 4 Luglio 2023 POLITICA l 3 PITONESSA• DOMANI L’INFORMATIVA AL SENATO Mediaset acchiappa Berlinguer, mollata dal Pd di Elly e Orfeo RAI A PERDERE • Addio CartaBianca » Gianluca Roselli L a decisione è stata assai sofferta. Maturata a lungo, frutto di riflessioni e ripensamenti, ma presa solo nelle ultime ore. Ieri mattina, per la precisione. Dopo un incontro con l’Ad Rai, Roberto Sergio, avvenuto sabato in cui non è riuscito a convincerla a restare. Così, all’ora di pranzo, Bianca Berlinguer ha inviato la lettera di dimissioni ai vertici di Viale Mazzini. Missiva in cui la giornalista ha ringraziato l’azienda per i 34 anni di lavoro, “s vol ti sempre in piena autonomia sia in qualità di direttrice del Tg3 sia di conduttrice di programmi di approfondimento ”. Il secondo tempo avverrà stasera, a Cologno Monzese, alla presentazione dei palinsesti Mediaset, con Pier Silvio Berlusconi che annuncerà il passaggio della giornalista a Rete4, con un programma in prima serata (martedì?) più una striscia quotidiana nel pre-serale (che lei aveva chiesto alla Rai, senza successo). Ma il piatto forte sarà la prima serata, dove a Bianca è stato garantito un budget notevole e piena libertà sulle scelte editoriali, compresa la squadra degli ospiti. Poi c’è il suo contratto, che sarà più alto di quello in Rai: Bianca era al massimo del tetto, 240mila annui e a Mediaset saranno di più, 500mila? C hissà. È SUGLI OSPITI che Berlinguer non si è sentita rassicurata dalla Rai. Chi ci ha parlato spiega che da almeno un paio d’anni, l’ex direttrice del Tg3 si sentiva mal tollerata e mai davvero difesa dall’azi end a. “Non ne poteva più, le hanno fatto terra bruciata intorno, doveva battagliare su tutto”, racconta una fonte interna. L’ultimo episodio, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, è l’interrogazione di Maria Elena Boschi in Vigilanza per sapere chi tra giornalisti e opinionisti del Fatto viene pagato da #C art ab ian ca . Qualcuno fa notare quel che sembra un’operazione perfetta firmata Italia Viva: da una parte la richiesta di Boschi, dall’altra il nome che gira per sostituire Berlinguer è quello di Monica Giandotti, il cui testimone di nozze è il direttore del Tg3, Mario Orfeo, ex capo azienda per mano renziana. Lei, comunque, non si è mai sentita difesa nemmeno dal Pd. Non è la prima volta che Bianca viene messa in croce per gli ospiti. S’iniziò (novembre 2020) con lo sfratto di Mauro Corona, con lo scrittore epurato dall’allora direttore di Rai3, Franco Di Mare, nonostante le proteste della giornalista. Poi fu l’ex Ad Carlo Fuortes (marzo 2022) a stracciare il contratto ad Alessandro Orsini quando, nelle prime settimane di guerra, esplose la polemica sui presunti “fi l op u ni a ni ” d’Italia. Orsini, però, continuò a partecipare gratuitamente al programma. Un mese dopo, Fuortes sferrò un attacco durante un’audizione in Vigilanza: “I talk così come sono non vanno più bene!”. Ma dato che l’unico talk in prima serata era #cartabianca, Berlinguer si è sentita chiamata in causa: “La Rai mi vuole chiudere il programma”. Così, tra alti e bassi, s’è arrivati a oggi. Dopo Fabio Fazio e Lucia Annunziata, Viale Mazzini perde un altro pezzo importante della sua storia. IERI, INTANTO, il Cda ha dato il via libera al contratto di servizio, senza però la parte che impegna l’azienda a “valorizzare il giornalismo d’inchies ta”, mancanza denunciata qualche giorno fa da Sigfrido Ranucci. Il testo è passato col voto di tutti tranne l’astensione di Francesca Bria e il no di Riccardo Laganà. Voto favorevole anche del consigliere pentastellato Alessandro Di Majo dopo che gli stessi 5stelle avevano parecchio protestato per l’assenza del giornalismo d’inchie - sta (ieri Conte ha annunciato per settembre gli Stati generali sulla Rai). Da questo punto di vista, Sergio ha dato solo rassicurazioni verbali. “Ma non bastano: l’Ad tra un anno non ci sarà più, il contratto di servizio invece resta”, fanno notare Bria e Laganà. RETE 4 L’ANNUNCIO OGGI: UN TALK IN ONDA IL MARTEDÌ Salvini e Renzi un amico: Denis Verdini, agli arresti domiciliari e legato alla ministra e all ’ex premier, nonché padre della compagna del leghista, Francesca. La posizione della ministra è migliorata nelle ultime ore. Domani l’i n f o r m at i va sarà senza voto e con un intervento di cinque minuti per partito, senza replica. Un contesto “amico” organizzato dal presidente del Senato La Russa, che è stato il legale delle sue aziende Negma e Visibilia. I due ieri hanno pranzato insieme a Milano a margine del forum di Assolombarda. Anche la linea Meloni non cambia: non ci si dimette per un’inchiesta giornalistica, ma la posizione di Santanchè potrebbe cambiare nel caso in cui la ministra dovesse ricevere un avviso di garanzia legato alla conclusione delle indagini. sede naturale immaginata dai Costituenti con l’articolo 99 e rafforzata dalla legge n. 936 del 1986 voluta dall’attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ne fu relatore”. INSOMMA, Brunetta uno e trino, ma sicuramente non solo nell ’ora della sfida. La sua dotazione è degna di un ministro anzi due o tre: “Per l’es ercizio delle funzioni attribuitegli dalle leggi e dai regolamenti, il presidente del Cnel può avvalersi di una struttura di diretta collaborazione sino a un massimo di 14 unità, avente competenze di supporto”. Personale da lui nominato intuitu personae e di cui sarà lui stesso a decidere funzioni e stipendio. Ma potrà anche chiamare a sé otto ulteriori unità di personale prelevandole direttamente dai ranghi di altre amministrazioni e appositamente poste in posizione di comando al Cnel, gioiello incastonato in quell’angolo di paradiso in terra che è Villa Borghese. Inutile dire che c’è già la fila: “Renato, ricordati degli amici!”. Larghe intese Ve rd i n i , S antanchè, Salvini e Renzi. A destra, B erlinguer FOTO LAPRESSE t VERSO IL 2024 Europee, la destra litiga. Tajani: “Mai con Afd e Le Pen” La Lega: “No veti” L e alleanze in vista delle elezioni europee del 2024 fanno litigare i partiti di destra che sostengono il governo Meloni. Dopo l’intervista di domenica al C or r ie re in cui Matteo Salvini, che fa parte del gruppo “Iden - tità e Democrazia”, aveva provato a uscire dall’angolo chiedendo a Conservatori e Popolari di fare una lista unica e un patto anti-socialisti, ieri gli ha risposto il vicepremier Antonio Tajani, vicepresidente del Ppe: “Mai accordo con i tedeschi di Afd e Le Pen”, ha detto il forzista che per il 15 ha convocato il consiglio nazionale di Forza Italia. A Tajani prima hanno replicato i capigruppo della Lega a Bruxelles (“prefe - risce andare coi socialisti)”) e poi lo stesso Salvini che ieri ha visto in video conferenza Marine Le Pen (doveva incontrarla ma lei ha rinunciato visto il caos in Francia): “La Lega non andrà mai coi socialisti, non accettiamo veti sugli alleati”, ha fatto sapere Salvini. Che ha aggiunto: “Chi si comporta diversamente fa un favore ai socialisti”. Nel mezzo resta Meloni che vuole andare avanti con il suo progetto di accordo tra Ppe e Conservatori, tenendo fuori i sovranisti (e quindi Salvini). La premier si è molto arrabbiata per le uscite del leghista e ha concordato la linea con Tajani per tagliare fuori Salvini. Meloni, che domani andrà dagli alleati Conservatori in Polonia, è contraria all’ipotesi di un accordo coi sovranisti e al patto chiesto dal leghista: “Prima ci contiamo alle urne, poi si vedrà”. Ma davanti a sé ha un quadro non semplice: un Salvini all’opposizione a Bruxelles destabilizzerebbe il governo. Meloni teme che il leghista diventi una scheggia impazzita a Roma. GIA. SAL. VOTO M AT T EO VEDE MARINE, FURIA GIORGIA: “CI CONTIAMO NELLE URNE” Ripe sc ato L’ex ministro della Pa, Re n a to Brunetta, oggi al Cnel FOTO LAPRESSE


4 l POLITICA IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 4 Luglio 2023 B erecund uiapsjd aisod Umbraculi agna scor ruras esas dasd asdas, uasd Medusa FOTO ANSA sela con “l’accelerazione ambientale impressa dalla Commissione europea” che vuole “scaricare sulle imprese i costi della transizione ecologica”. Poi l’allarme: se si segue la direttiva della Commissione per ridurre le emissioni inquinanti dell ’80%, “o cc o rr e eliminare il 75% delle attività industriali. È forse questa sostenibilità?”. L’altro accento, che è piaciuto molto agli industriali, è l’idea di un altro racconto dell’impresa. “Mi è piaciuto molto sentire nelle parole della presidente Meloni un atteggiamento diverso rispetto alla narrazione dell ’indus tria”, ha commentato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Ce n’è abbastanza per proclamare piena sintonia tra governo e imprenditori, magari come quella che si verificò proprio con il Berlusconi del 2001 o, meglio, con il governo Draghi? Ovviamente no. Le distanze ci sono, ad esempio sull’Europa. Spada ha insistito sulla “costruzione di una politica comunitaria, che negli ultimi decenni non c’è s tata”, consapevoli della competizione che occorre sostenere con Usa da un lato e Cina dall’altro. Sul Pnrr, gli industriali continuano a masticare amaro perché al momento non hanno avuto grandi ritorni e infatti Assolombarda ha rilanciato l’idea di destinare i fondi non spesi ai “cre - diti d’imposta alle impr es e” e affermare “il principio per cui gli investimenti strategici per il Paese non siano sottoposti al Patto di Stabilità”. Il riferimento principale è alla “sa nit à” che costituisce una fetta importante dell ’attività privata in Lombardia. Ma il dialogo, almeno con questa Confindustria, è instaurato. UNITI NELLA LOTTA Sul fronte avverso la battaglia sul salario minimo vede unite le opposizioni – tranne Matteo Renzi che di “compenso orario minimo” parlava nel Jobs Act – e parte del sindacato. Si delinea uno schieramento politico e Crociata anti-Ue e Rdc: “Il green? Prima l’a zienda” AD ASSOLOMBARDA La premier L’inter vento »Lorenzo Giarelli MILANO L’ accoglienza non somiglia neanche da lontano alla standing ovation che Confindustria dedicò al suo paladino Mario Draghi. Gli imprenditori di Assolombarda, costola regionale dell ’unione degli industriali, dimostrano certo di apprezzare Giorgia Meloni – la platea non è esattamente un centro sociale di sinistra –ma pretendono pure rassicurazioni da una premier che si rifugia nella retorica (“L’Italia è la nave più bella del m o nd o ”; “abbia - mo bisogno di fiducia, ottimismo e orgoglio, io li ho tutti e tre”) schivando dossier di peso. L’applauso più convinto è quello più telefonato, quando a metà dell’as - semblea generale negli spazi del Camozzi Group a Milano, Meloni silura il Reddito di cittadinanza. Per il resto, la premier rinnova la crociata contro i vincoli europei (ambientali o di bilancio), colpevoli di mettere il bastone tra le ruote ai poveri industriali. Zero riferimenti al salario minimo (“nessun ve to”, dice invece il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi), su cui Meloni si era già concessa al C o r r i e re : “Non sono convinta, meglio una contrattazione collettiva più virtuosa”. È L’ASS E M B L E A dei proprietari d’azienda, ma tutte le prime file sono occupate da politici. Ci sono il sindaco di Milano, Beppe Sala, il governatore lombardo, Attilio Fontana, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, la ministra del Turismo, Daniela Santanchè. Più in là, accanto a Maurizio Lupi, ecco Matteo Renzi: è qui soprattutto per parlare con gli industriali, con cui si intrattiene a lungo prima dei lavori. Relazioni utilissime nella sua nuova vita da dirigente d’azien da, sempre a caccia di consulenze per sé e di finanziamenti per Italia Viva. Ma tutti aspettano Meloni, decisa a prendersela con l’Europa: “Per avviare la transizione ecologica non possiamo smantellare la nostra economia e le nostre imprese. La sostenibilità ambientale deve camminare di pari passo con la sostenibilità politica ed economica”. Dall’Ue ci si aspetta poi un aiuto rispetto al bilancio: “Se l’Ue fa delle scelte strategiche, come transizione verde, digitale ma anche difesa, poi non si possono punire le nazioni che investono in questi temi. Scomputare queste spese dal calcolo del rapporto deficit/Pil è una sfida prioritaria”. Meloni annuncia un vaghissimo “Chips Act”, un piano per favorire il ramo high tech. Sui ritardi del Pnrr non si ferma troppo, scolpendo però una promessa cui da queste parti tengono parecchio: “Met - teremo quei soldi a terra, costi quel che costi. Mod ific he re mo le parti che non vanno bene, privilegeremo il profilo strategico negli investimenti”. Come previsto, la premier sbandiera i buoni dati Istat sull’occupazione relativi a maggio, che però nulla c’e n t ra n o né col decreto Lavoro (approvato proprio il Primo maggio) né col taglio al Rdc, i cui effetti si vedranno nei prossimi mesi: “I dati positivi sono un incoraggiamento a fare meglio. Lavoriamo sulla riforma fiscale e intendiamo riconoscere una tassazione di favore per le imprese che investono in innovazione e in capitale umano”. C’è l’impegno a “rendere strutturale” il taglio del cuneo fiscale e c’è, con l’approvazione della platea, il riferimento “all ’abolizione del Reddito di cittadinanza per chi può lavorare”. Dopo Meloni parla il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, che apre con un omaggio a Silvio Berlusconi: “Un grande lombardo e un grande imprenditore”. Tutti si alzano per applaudire. Mezz’ora più tardi la sala si svuota: dopo Spada tocca a Bonomi, ma Meloni deve scappare e con lei se ne vanno decine di parlamentari (Renzi e Lupi inclusi) e consiglieri regionali. Di fronte a Bonomi, un mare di sedie vuote. Futuro La presidente promette meno tasse e attacca sui vincoli ecologici e di bilancio MELONI COI PADRONI, OPP OSIZIONE UNITA SUL SALARIO DUE ITALIE • I ricchi contro i poveri Due platee diverse, due mondi di riferimento a cui ieri maggioranza e opposizione si sono rivolte. Da una parte, a Milano, gli industriali che rivendicano “mani libere” in economia e allergia per i vincoli ambientali; dall’altro, a Roma, sinistre e sindacati uniti sul salario minimo e contro il “darwinismo sociale”. Due collocazioni più casuali che non frutto di una strategia, che proprio dal tema del salario minimo sembrano trovare una linea di demarcazione: la misura non è gradita dal presidente di Assolombarda e il presidente di Confindustria si è detto “non ostile”, solo perché i contratti dell’industria sono superiori. Ma i punti che potrebbero delineare due schieramenti sono anche più ampi. “LASCIATECI LAVORARE” Ales - sandro Spada, che guida gli industriali di Milano, Lodi, Pavia, Monza e Brianza, ha reso omaggio all’inizio della sua relazione “all ’imprenditore Silvio Berlusconi”. Non l’aveva fatto la premier intervenuta prima di lui, che però ne ha rilanciato la principale eredità: “L asciateci l av o ra r e ”. La presidente del Consiglio si è presentata un po’ ner vosa, senza particolari “doni”, ma con due idee di fondo ben apprezzate: garantire mano libera alle aziende, in particolare nel passaggio alla transizione ecologica, e cambiare la narrazione che vede le imprese brutte, sporche e cattive, mentre dovrebbero essere “l’orgoglio della nazione”. Sul tema ambientale, Spada ha rilanciato con molte concessioni alla retorica prendendo- » Salvatore Cannavò Santo Silvio L’omaggio di Assolombarda a B. Sotto, Landini, Schlein e Conte. A lato, Meloni F OTO A N SA / L A P R E SS E Botta e risposta A Milano, destra con gli industriali che reclamano le mani libere A Roma Pd, 5S e sindacati portano avanti la lotta sul lavoro


IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 4 Luglio 2023 POLITICA l 5 DE LUCA ALZA I TONI CONTRO ELLY “C AC I C C A” NE HA DETTE di tutti i colori ieri Vincenzo De Luca su Elly Schlein. “Una cacicca ante l i tt e ra m”, l’ha definita, sostenendo che il c o m m i ss a r i a m e n t o del Pd campano è stato un “atto di violenza p o l i t i c a”. E poi ha detto che l’attuale linea politica “è più che s u i c i d a”. La sua è una strada di non ritorno verso l’uscita. Tanto che il presidente della Campania non andrà neanche alla grande iniziativa contro l’autonomia differenziata convocata dal Pd il 14 e 15 luglio a Napoli sociale che non è chiaro quanto reggerà. Pd e 5 Stelle, ad esempio, devono spiegare perché non approvarono la misura quando hanno governato. Un ampio fronte “riformis ta” con - testa che i contratti nazionali garantiscono già un salario minimo per il 97% dei lavoratori, lo sostiene ad esempio il professor Michele Tiraboschi e anche la posizione ribadita da Bonomi – “noi i contratti li rinnoviamo e sono tutti sopra i 9 euro lordi” – sembra voler dire questo. Ci si potrebbe chiedere se questo non significhi che la soglia individuata sia troppo bassa oppure interrogare su quanto spiegava ieri sulla Stampa Pasquale Tridico, stimando in 1,5 miliardi gli introiti possibili per lo Stato. Potrebbe fare più presa, invece, quanto scrive sul C o r r i e re Federico Fubini citando le analisi della Bce: i bassi salari italiani hanno consentito al nostro Paese di essere in prima fila nella competitività europea e il loro rialzo significa sacrificare una rendita. Una ovvietà nel rapporto antagonistico tra le ragioni del lavoro e quelle dell ’impresa, dove spesso non si riesce a stare sia dall’una che dall ’altra parte. Pd e 5Stelle dovranno fare i conti con tutto ques to. MELONI COI PADRONI, OPP OSIZIONE UNITA SUL SALARIO DUE ITALIE • I ricchi contro i poveri ‘‘ Berlusconi, imprenditore che ci mancherà, ma il suo ricordo rimarrà vivo con noi Alessandro Spada • presidente Assolombarda Piazze e proteste La sinistra vuole l’autunno rosso TAVOLA ROTONDA Ex giallorosaCon Cgil e Uil »Luca De Carolis L’ avvocato rivestitosi da professore universitario, cioè Giuseppe Conte, tampona con la carta l’acqua versata per errore, ma con divertimento, dal segretario della Cgil, Maurizio Landini. La segretaria ancora in giacca, maglietta e jeans perché è giovane per davvero, ovvero Elly Schlein, prende appunti sul suo pc e annuisce spesso. Scene dal centrosinis tra che potrebbe essere. Quello che si raduna in u n’aula troppo piccola dell’Uni - versità Roma Tre assieme a due leader su tre della “t r i p l i ce ” s i n d acale, Landini e Pierpaolo Bombardieri (Uil), per una tavola rotonda sul salario minimo nel convegno Inflazione e sala ri . L’anfitrione di fatto è l’ex presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, docente nell’ateneo romano e probabile candidato del M5S nelle Europee. È innanzitutto lui, con grafici e dati, a sostenere la necessità della misura. BATTAGLIA da portare avanti anche per (ri)conoscersi, per dem e 5Stelle che provano a scommettere su un autunno complicato per il governo, tra liti interne – autonomia, Mes – effe tti dei tagli e mobilitazioni nelle piazze. Calcoli che rimbalzano nella sala nel dipartimento di economia, colma di studenti. Tutto ruota attorno al totem del salario a 9 euro lordi all’ora, con Conte che dal microfono premette: “Volete tutti vedere se io e Schlein ci sorridiamo, ma il tema non è parlarsi addosso, piuttosto raggiungere l’obiettivo del salario, e a oggi non mi sembra a portata di mano: le reazioni contrarie di Meloni e della ministra del Lavoro Calderone sono preoccup an ti ”. La segretaria dem prima gli sorride, poi ascolta l’ex premier che se la prende con un esecutivo “reaziona - rio, che programma un incendio sociale”. Eccola, l’evocazione di un prossimo futuro periglioso. Infilata in una discussione in cui Bombardieri non vuole dirlo dritto – “Lo sciopero generale? Non è un fine ma uno strumento” –ma riconosce: “Sarà un autunno imp e g n at i v o ”. Mentre Landini è già più esplicito, quando annuncia lo sciopero dei metalmeccanici. Entrambi dicono sì al salario minimo, ma con sfumature diverse. “Ser ve” co nf er ma Bombardieri. “Finalmente se ne parla, ma da solo non è sufficiente, bisogna introdurre anche una legge sulla rappresentanza che dia valore generale ai contratti nazionali”, teorizza il segretario Cgil. Mentre è proprio contrario Luigi Sbarra della Cisl, non a caso assente. Bombardieri lo attacca: “C’è il problema dei contratti pirata firmati anche da sindacati gialli, che dialogano molto bene con S b a r ra ”. E il segretario della Cisl risponderà a muso duro: “A ffermazioni gravi e farneticanti”. Sono spaccati, i sindacati. Mentre a sinistra perfino Calenda si è allineato sul salario, anche se ha rivendicato la convergenza delle opposizioni per primo con una nota, e Conte lo punge: “Ben venga anche lui, ma niente smanie di protagonismo”. SCHLEIN, da aspirante federatrice, si concentra sul bicchiere mezzo pieno: “È un passo avanti significativo aver avvicinato le proposte che le forze di opposizione avevano già presentato, per essere più efficaci con una proposta condivisa”. Per lei “il governo campione di rinvii dovrebbe convocare le parti sociali invece di abbaiare contro la Bce”. Cita anche il caso Santanchè – “Le avevamo chiesto di riferire in entrambe le Camere”–la dem, ancora distante dal Conte che accusa il governo di essere coeso “solo sulla linea bellicis ta”. E che sul finale celebra Tridico, “commissariato dal governo perché contrario al suo darwinismo sociale”. Ma ora conta cercare le affinità per Schlein, che “osa” sulle tasse: “ Va n n o abbassate su lavoro e imprese, e per farlo non può essere un tabù intervenire sulla tassazione sulle rendite”. Parole da autunno. Conte “L’esecutivo programma l’incendio sociale”. Schlein: “Sono campioni di rinvii”


6 l ECONOMIA IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 4 Luglio 2023 t IL PNIEC DELL’ENI Energia, nel piano Pichetto l’Adriatico hub della CO2 » Virginia Della Sala Non bastava che la temporanea crisi energetica avesse riportato a galla il vecchio progetto di fare dell’Italia “l’hub europeo del gas”, ora il governo vuole farne anche l’hub del Ccs, (Carbon Capture and Storage), il sistema che cattura la CO2 e la “inie tta”nel sottosuolo e cioè nei giacimenti esausti di petrolio e gas. Nel caso italiano in quelli di Eni e andando a prendere la CO2 pure all’es tero... NON È UN’ESAGERAZIONE retori - ca: è proprio scritto nella bozza del Pniec, il Piano nazionale Energia e Clima, che il ministro dell ’Ambiente e della sicurezza energetica, Pichetto Fratin, ha inviato a Bruxelles nei giorni scorsi. Si prevede una “coope - razione transfrontaliera” c he coinvolge Italia, Francia e Grecia – ma auspica anche la partecipazione di altri Paesi –in un piano regionale presentato a marzo “a sostegno dello sviluppo delle infrastrutture di Ccs nel bacino del Mar Mediterraneo”. La narrazione è che il Sud Europa sia rimasto indietro visto che “le catene del valore della Ccs” si sono “cristallizzate nel Nord Europa”. La risposta è questo “Piano Mediterraneo”: cooperazione sul Carbon Capture and Storagema senza alterare le strategie nazionali. Servirà a facilitare per lo più lo sviluppo delle infrastrutture per il trasporto della CO2, cosa certo non semplice visto che il Pniec prevede che l’a ni d r id e carbonica venga importata dall ’estero, a partire dalla Francia: “In questo progetto l’It a l i a è il Paese destinatario delle emissioni di CO2 di altri Paesi, diventando il perno della filiera attraverso il suo sito di stoccaggio geologico nel Mar Adriatico”. Prenderemo molti scarti e ficativi di CO2, captata in altri paesi del Mediterraneo, in particolare dalla Fra n c i a ”. Non si tratterebbe più quindi solo del progetto “s pe rim ent al e” g ià approvato a largo di Ravenna (100 Mt in 25 anni): il piano si allarga a tutti i giacimenti esauriti o quasi che hanno infrastrutture già predisposte e studi geologici realizzati. Insomma i giacimenti oil&gas che così potrebbero anche evitarsi un decommissioning milionario. Eni è ovviamente il perno di tutto: “Viste le potenzialità di tali giacimenti in Italia è stata avviata un’analisi delle potenzialità di stoccaggio focalizzata su giacimenti oil&gas esauriti o in fase di esaurimento afferenti al solo portafoglio di titoli minerari Eni. I risultati hanno evidenziato un potenziale di stoccaggio per i giacimenti esausti in Italia pari a circa 750 milioni di tonnellate”. QUESTO SISTEMA è prevalentemente riservato ai settori cosiddetti hard to abate (con emissioni difficili da abbattere, per lo più industria pesante) “per i quali la Ccs costituisce una risorsa fondamentale, se non l’unica, per la decarbonizzazione”. L’idea è di usarlo anche per la produzione di idrogeno “blu”(prodotto da fossili), con iter velocizzati, visto che la tecnologia è funzionale agli obiettivi del Green Deal. Due problemi: Bruxelles ha sempre detto no all’idrogeno blu e vanno trovati i soldi (l’idea è accedere al fondo per l’In n o va z i o n e dell ’Ue e a quello nazionale per la crescita sostenibile). ne esporteremo pochini. Continua infatti il testo: “Sono pervenute manifestazioni di interesse di iniezione in Italia da emettitori esteri, per un totale di circa 1,2 Mtpa di CO2, provenienti principalmente dalla Francia, che si aggiungono a un potenziale di cattura e iniezione nazionale di 3,6 Mtpa e una potenziale cattura ed esportazione di 0,2 Mtpa dall’Italia verso la Grecia entro la prima metà del 2030”. Al di là del reiterato uso della parola “p o te n z i a le ”, emerge l’intenzione di aumentare nel tempo le importazioni, “in quanto la potenziale espansione della rete e la grande capacità dei siti di stoccaggio di CO2 sul territorio italiano” consen - tono “di ricevere volumi signiDOPO IL GAS A RAVENNA PURE SCARTI DA GRECIA E FRANCIA I NUOVI OGM ARRIVA L’EDITING GENICO, MA MANCA L’ACCORDO SU NATURA E PESTICIDI Il Green Deal Ue è in ostaggio t PA R A D O S S I • IL PARADOSSO appartiene all’inte - ro ambito del Green Deal europeo che, come abbiamo raccontato, si sta arenando attorno alle posizioni pro-industriali del Ppe che hanno fermato in commissione la legge sul ripristino della natura. V enendo all’oggi: la Commissione Ue sta per presentare il pacchetto che contiene la proposta sulle nuove tecniche genomiche applicate al l’agricoltura mentre però gli europarlamentari (Ppe in testa) si rifiutano di approvare quelle sull’uso sostenibile dei pesticidi e sul ripristino della natura. Le tre cose sono infatti collegate. Bruxelles sta cercando di allargare le maglie europee del cosiddetto “diting genico” che prevede una serie di nuovi metodi scientifici utilizzati per alterare i genomi – purché senza Dna esterno – al fine di definire geneticamente alcune caratteristiche delle piante, tra cui la resistenza ai parassiti. Proprio quest’ultima dovrebbe in- L’a g r i c o l t u ra è al centro del dibattito fatti servire a ridurre la quantità di pesticidi. Secondo la bozza anticipata da Po - l i t i c o, quindi, i paesi dell’Ue non potranno più vietare la coltivazione di colture cosiddette Ngt (New Genomic Techniques) e non ci sarà più l’ob - bligo di etichettare come “Ogm” que - sto tipo di colture, che saranno così considerate equivalenti a quelle ottenute con tecniche tradizionali. Non ci sarà, inoltre, un trattamento diverso – previsto nelle prime bozze – per le colture resistenti ai pesticidi. La proposta arriva in mezzo alla tradizionale dicotomia di opinione e di studi su questi temi, tra chi ritiene siano tecniche che aiuteranno ad affrontare i cambiamenti climatici e ad assicurare sicurezza alimentare e chi chi le considera un pericolo per la biodiversità e preferirebbe si puntasse di più sui settori dell’agro-ecologia e del b i o l o g i co. Ma arriva anche mentre c’è una sotterranea guerriglia per l’identifica - zione – con l’obiettivo di snaturarlo o comunque alleggerirlo – di un nuovo testo della legge sul ripristino della natura, che dovrà essere votata in plenaria il prossimo 10 luglio. La scorsa settimana, dopo il voto in commissione Ambiente che lo aveva fatto decadere sulla spinta del Ppe, si è parlato della possibilità di trovare un compromesso pur non stravolgendone il contenuto. Il rischio, ora, è che a saltare siano i cosiddetti “target vincolanti” s ul l ’inquinamento e il degrado del suolo che sono considerati dai sostenitori della legge un passaggio chiave e qualificante della proposta, senza i quali viene di fatto svuotata di senso. L’obiettivo iniziale prevedeva che ogni Paese puntasse al ripristino di almeno il 20% dei suoli entro il 2030 per poi salire al 100% entro il 2050. Al ribasso, la proposta potrebbe limitarsi a monitorare solo alcuni fattori che incidono negativamente, dall’erosio ne all’eccesso di alcuni elementi a causa dei fertilizzanti. t SEGRETERIA SULL’ISOL A Veltroni, Renzi e ora Schlein: i dem in fissa per Ventotene S i chiama “Ultima spiaggia”la libreria di Ventotene dove oggi Elly Schlein inaugurerà la sede del nuovo Circolo del Pd. Ogni riferimento al lido di Capalbio, storico ritrovo dell’in tel lighenzia di sinistra, magari è puramente casuale. In effetti, però, il cenacolo è ritrovo abituale di un certo “fighe ttismo” di sinistra. Il circolo, poi, sarà dedicato a Ursula Hirschmann, femminista, europeista, antifascista. Si vola alto. Nell ’isola è appena stato girato il sequel di Ferie d’a go s t o , film di Paolo Virzì, inno dolce amaro, tra ironia e affetto, a un certo tipo di intellettuali, un po’ radical chic, un po’ “a l t e r n at i v i ”(come si diceva una volta) e ovviamente di sinistra. Sa di a m a rc o rd , insomma, la decisione della segretaria di portare la riunione della segreteria dem nell’isola. Ma è anche una scelta di campo. Ma poi quella di Ventotene è una vera e propria sindrome che prende i leader del Pd quando devono rimarcare il proprio europeismo. Qui fu scritto il Manifesto da Spinelli, Rossi e Colorni nel 1941 durante il confino. Schlein ricalca le scelte dei suoi precedessori. Era l’estate del 2016 quando Matteo Renzi (allora premier e segretario dem) “seques trò” u na portaerei, la Garibaldi, per ospitare una conferenza stampa con Angela Merkel e Francois Hollande. I tempi erano studiatissimi perché la nave si stagliasse davanti all ’isola al tramonto. Vorticose le manovre degli ultimi minuti, con la Garibaldi che girava su se stessa, la stampa europea perplessa e il wi-fi che non funzionava. Inquadratura perfetta a rischio e comunque in ritardo. Aveva scelto Ventotene Walter Veltroni per lanciare la campagna per le primarie nel 2007: divenne segretario, ma perse rovinosamente le elezioni. Esiste un altro precedente: Giuliano Amato – nel 2000 – voleva portare sull’isola l’in te ro governo e i leader del centrosinistra. Il mare era grosso, dovettero fermarsi a Formia. Con questa storia, il gioco di parole – seppur scontato – è d’obbligo: Schlein parte da Ventotene e già sa che le Europee sono l’ultima spiaggia. WANDA MARRA E L LY IL PD A L L’“U LT I M A S P I AG G I A” IN VISTA DELLE EUROPEE 750MLN DI TONNELLATE è il potenziale di stoccaggio che l’analisi avviata dal ministero ha riscontrato per quanto riguarda i giacimenti di petrolio e gas Eni esauriti o in fase di esaurimento. I riscontri del Mase fanno presupporre quindi l’av v i o di nuove indagini, ma anche di nuove infrastrutture, puntando a utilizzare la tecnologia Carbon and Capture Storage (Ccs). Ma queste nuove infrastrutture p r eve d e r e b b e r o piattaforme ulteriori oltre a quella ravennate, in grado di stoccare ma anche di fornire ed essere rifornite rapidamente in altre aree industriali d’Italia “hard to abate”. LA STIMA


IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 4 Luglio 2023 POLITICA l 7 »Tommaso Rodano Da almeno trent’anni, Vittorio Sgarbi fa Vittorio Sgarbi: usa le sue capacità retoriche per trasformarsi in una macchietta indemoniata e demenziale, a beneficio di autori televisivi senza fantasia e un pubblico senza pretese. Il suo contributo abituale è di urla, insulti, minacce, incontinenze verbali e fisiche. Oltre al folklore, ci sono le diffamazioni: dal 1996 al 2001 si è meritato il record assoluto delle richieste di autorizzazione a procedere respinte; 78 votazioni alla Camera, di cui 70 per dichiararlo insindacabile. Solo nel 2006, poi la Giunta per le autorizzazioni è stata costretta a occuparsi di lui 6 volte, sempre per aver offeso magistrati (da metà delle imputazioni è stato graziato ancora con l’insinda - cabilità). Sgarbi è sempre stato questo, e questa è una piccola parte di ciò che ha offerto al dibattito pubblico. Mani pulite. “Di Pietro, Colombo, Davigo e gli altri sono degli assassini che hanno fatto morire della gente (...). Vadano in chiesa a pregare per tutta quella gente che hanno fatto morire”;“I giudici di Mani pulite vanno arrestati, sono u n’associazione a delinquere con licenza di uccidere che mira al sovvertimento dell’ordine de mo crat ic o” (Sgarbi quotidiani, Canale 5, luglio 1994) Mont anelli. “È un vigliacco, un pavido, un uomo che ha tradito, che è stato fascista, razzista, antisemita, sempre fascistissimo, nero come la pece! Ha sempre espresso banali stupidità, un modesto giornalista, il più mediocre storico italiano ” (Sgarbi quotidiani, dopo le critiche lanciate da Montanelli sulla Voce alle prime mosse di Berlusconi, fresco di vittoria elettorale, 31. 3.1994) Ca s e l l i . “Qualche mese prima di essere ucciso, don Pino Puglisi mi disse angosciato: ‘Ca - selli, contattandomi e facendomi contattare continuamente dai suoi uomini, ha fatto di me consapevolmente un sicuro bersaglio’. (... ) E così è stato: Caselli per aumentare il suo potere ha avuto la sua vittima illustre” (Sgarbi quotidiani, 7.4.1995, a proposito dell’assassinio di don Giuseppe Puglisi, per additare addirittura il procuratore Gian Carlo Caselli come il mandante morale di quell’orrendo delitto. Piccolo dettaglio: Caselli non ha mai incontrato in vita sua don Pino Puglisi: non gli ha mai parlato, neppure al telefono). Ur b a n i . “Il ministro Giuliano Urbani ha trovato un’amante, la quale si è sistemata ai suoi piedi e ha cominciato a fare u n’operazione che non prevedeva un’apnea (...) che non posso dire qui perché siamo in una morigerata televisione, ma sollevando ogni tanto la testa diceva: ‘Ma fa tutto Sgarbi, tu non fai niente’(...). L’aman - te di Urbani si chiama Ida Di Da Mani Pulite al Maxxi: Sgarbi rutta da trent’a nni » Alessandro Ferrucci Però le scuse sono un po’ penose. Le repliche non stanno meglio. Così i commenti, l’arrangiarsi, il fingere imbarazzo, il richiamare all’appello gli ultimi brandelli di un antico timore. È tutto un teatrino sbiadito quello che gira attorno al settantenne Vittorio Sgarbi e al cinquantenne Morgan dopo l’esibizione sul palco del Maxxi. Partiamo dall’inizio. Alessandro Giuli è un giornalista con l’aura del professionista di destra in possesso di alcuni “però” fo n d amentali, sui quali gioca da tempo: è di destra “però” è intelligente, “però” è preparato, “però” è simpatico, “però” alla fine è democratico, “però” è meglio di molti altri giornalisti di destra, meno intelligenti, meno preparati, meno simpatici e meno democ ra t i c i . Insomma, rassicura, mette la famosa i n t e l l i g h e nz i a di sinistra in condizione di respirare e credere che in fondo si può convivere (convivere nel senso di sopravvivere). Alessandro Giuli, il nuovo modello culturale che avanza, è avanzato con la grandissima novità di invitare Vittorio Sgarbi e Morgan al Maxxi, un museo che dovrebbe offrire una visione non solo contemporanea, ma uno sguardo migliore sul futuro. E cosa c’è di più futuribile di un settantenne che replica se stesso da oltre t re n t ’anni? E di un cinquantenne, in teoria di sinistra, che da circa venti cerca, in ogni modo, un riflettore per sopravvivere (pure lui...)? E qui è scontato l’effetto stupefacente e a cascata la nascita delle altre posizioni inevitabilmente scontate: i sorrisi complici di Giuli, gli arrocchi successivi di Sgarbi che parla di stupide accuse della sinistra; e ancora di alcuni articoli che scomodano il tema de ll ’arte. Perché Sgarbi sarebbe (secondo condizionale) arte, in ogni sua forma, perché alla fine è provocatorio come Dalì, situazionista come Gallizio, va al bagno come Manzoni (l’ar - tista, per carità), illumina le tenebre d el l’anima come Caravaggio, conquista le donne meglio di Picasso, aggredisce con più baldanza di Van Gogh, ribalta la realtà come neanche Magritte. E chi non lo capisce è una capra, per dirla alla Sgarbi. Capra pure chi non coglie l’o re cchio musicale di Morgan. Lui canta Benede tto”; “Il prezzo di ciò che viene denominato, con termine tecnico, fellatio, oscilla, sul mercato libero, tra 15 e 30 euro (...). Qui siamo davanti a una straordinaria vicenda di corruzione di un ministro della Repubblica”(Otto e mezzo, La7, 30.9.2002, tre mesi dopo essere stato licenziato da sottosegretario ai Beni Culturali del governo Berlusconi-2 per dissidi con Urbani) Cecchi Paone. “Ateo bastardo! Ateo fasullo! (...) Pensi solo all ’esibizione della tua oscena bisessualità. Ridicolo sei! (…) Capra ignorante! Quello è! Rispetta! (...)Legga Dante, legga Manzoni, impari quella capra! Non portarmi dei fasulli… che fanno i laici del cazzo…il cazzo gli piace! Quello gli piace!” (Markette, La7, 8.2.2007) Travaglio. “Sei un pezzo di merda, un pezzo di merda pur o ! ” (Annozero, Rai2, 1. 5.2008); “Mi correggo. Travaglio non è un pezzo di merda. È una merda tutta intera” (Domenica 5, Canale5, ospite di Barbara D’Urso, dopo la condanna per il precedente insulto, 13.12.2009) Barbace tto. “Capra, bestia ignorante, (...) faccia di merda (...), merda secca, tu e il tuo giornale (...) Tu cachi merda, non parole. Tu e quella camicetta rosa da finocchietto”(Ve - ro Tv, 11.9.2012) Mo n t i . “Un partito che si chiama Scelta Civica ma che cazzo di partito è? Scelta del buco del culo, quale civica?! Ma chi cazzo è Monti!” ( Pi a z z a p u li t a , La7, 10.2.2015) Fi sco . “Pagare le tasse è immorale (...). Do i soldi a gente che distrugge l’Italia con le pale eoliche. Ovunque... nel culo se le devono mettere. Una dopo l’altra. (...) Non voglio pagar e ” (Ballarò, Rai 3, 15.12.2015) Vendola . “Non può essere, quello appena nato, il figlio di Vendola. Dal culo non esce niente. (...) Quel bambino è una persona che si sono costruiti a tavolino, come un peluche” (Facebook, 29.2.2016) Carfagna .“Mi hanno cacciato dal Parlamento per 15 giorni, con la Sor-cagna, con la Carfagna, la Sorcagna, che dice: ‘Ha cercato anche di negare di avermi insultata’; ma come posso insultare una che non esiste, ma vaffanculo” ( Fa cebook, giugno 2020) Lobby gay.“Il governo è pieno di cripto-checche ed è una catena che parte da Conte e si diffonde come un polipo”(Stase - ra Italia, Rete 4, 24.7.2019) Lobby gay bis. “Casalino è una checca inutile”(Stasera Italia, Rete 4, 30.1.2020). Il solito Vittorio Sgarbi durante una delle consuete i nve t t ive a Montecitorio FOTO ANSA I soliti due Il critico e l’amico Morgan, da sempre vivono solo di riflettori De André, mica i Ricchi e Poveri, cita Enzo Jannacci, mica Toto Cutugno, conosce a memoria Luigi Tenco, non uno sbarbatello qualsiasi. Una mente del genere non può che essere un genio non capito da questa società di mediocri. E ancora sono scontati i commenti sui giornali scritti quasi solo da donne, come se il vivere comune e civile fosse solo appannaggio del sesso offeso e gli uomini dovessero scusarsi o quantomeno tacere. E no, qui siamo coinvolti tutti. Allora non sono scontate le parole scritte dai dipendenti, sono loro a rischiare in prima persona, la faccia l’hanno messa, anzi più della faccia: c’è uno scritto. E i documenti restano, conquistano uno spazio stabile negli archivi e nella nostra memoria; e poi non è scontata la replica di Amadeus, uno da sempre non schierato, ora obbligato ad alzare il dito. Così come resteranno nella memoria le risate dei presenti davanti al consumato teatrino dei tre maschi: neanche un fischio, dei begli applausi, come se fossero a un concerto degli Who o dei Rolling Stones, come a dire, con non velata benevolenza a misto stupore: hai visto questi? Ancora sono in grado di replicare se stessi. Ecco, Petrolini aveva ragione: il problema non è lo scemo che fischia dalla balconata, ma gli altri che non lo buttano di sotto. IL VECCHIO CHE AVANZA lÈ UN TEATRINO PENOSO IL COMMENTO BE STIARIO • Capra e affini Incontinenze e diffamazioni


8 l ESTERI IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 4 Luglio 2023 GUERRA IN UCRAINA• BOMBE E DIPLOMAZIA Il 56% contrario alle armi a Kiev e la maggioranza critica Zelensky » Francesco Ferasin Aquasi un anno e mezzo dall ’inizio della guerra (e a dieci giorni dalla rivolta in Russia del gruppo Wagner), la maggior parte degli italiani è ancora contraria all’invio di armi. E qualche sorpresa (in negativo) arriva anche sull’opinione su Volodymyr Zelensky. Un sondaggio di Quorum/YouTrend, pubblicato ieri su SkyTg24 rivela che la maggioranza degli italiani, il 56 cento, è contrario all’in - vio di armi verso l’Ucraina. Un dato che somma il 33 per cento che vorrebbe la neutralità del nostro Paese nel conflitto –quindi stop sia all ’invio di armi sia ai finanziamenti all’Ucraina –con un altro 23 per cento che ritiene sia giusto fermare l’invio di materiale bellico, pur continuando a sostenere economicamente Kiev. Resta invece un 24 per cento favorevole all’i nv i o di armi (ma non di truppe), che diventa 30 per cento se si somma il 6 per cento di chi vorrebbe un sostegno ancora maggiore, magari col coinvolgimento dei nostri soldati (un 14 per cento, invece, “non sa”). Colpisce “l’estensione di questo atteg giamento”, spiega al Fa t t o il fondatore di YouTrend, Lorenzo Pregliasco, nonostante ci sia sempre stata “una perplessità nell’opi - nione pubblica italiana”. Quello che stupisce è poi il basso indice di gradimento di cui gode Zelensky. Il sondaggio riporta che il 46 per cento ha un giudizio negativo su di lui, mentre solo il 41 per cento afferma di apprezzarlo. Interessante è anche vedere come l’opinione oscilla fra i vari partiti. Le due forze politiche più scettiche verso il leader ucraino sono Fratelli d’Italia, con il 54 per cento degli elettori interpellati, e il Movimento 5 Stelle, con il 49 per cento. Il Partito democratico ha invece l’eletto - rato più “fi l o - u c ra i n o ”, con appena il 29 per cento delle opinioni negative sul presidente. SE SI GUARDA A Fratelli d’Italia, lo scarto con la linea della premier è a dir poco netto, visto il forte atlantismo che Palazzo Chigi difende a spada tratta. “C’è sicuramente una dissonanza tra l’opinione degli elettori e l’indirizzo politico di Meloni –osserva Pregliasco –ma questo non credo le farà perdere consenso: le priorità di chi vota centrodestra sono altre”. Eppure, fino all ’inizio della guerra, il centrodestra italiano si mostrava a dir poco “simpate tico” verso la figura di Vladimir Putin. Un atteggiamento che rimane accennato, seppur solo a livello di tendenza, per quanto riguarda l’opinione dei loro elettorati nei confronti del presidente russo. Emerge, ad esempio, come il 19 per cento degli intervistati di area di centrodestra abbia un giudizio positivo su Putin, mentre la percentuale crolla al 9 per quanto riguarda i 5 Stelle e al 7 per il Pd. Il sondaggio chiede anche conto della fine del conflitto: per il 45 per cento finirà (più probabilmente) con un armistizio a determinate condizioni, mentre solo il 23 per cento crede che la guerra cesserà con la sconfitta della Russia. RIMANE DA CAPIRE quanto l’o p inione degli italiani influenzerà la politica. Molto poco, secondo il fondatore di YouTrend: “I sondaggi hanno mostrato una spaccatura sin dall’anno scorso. Sono dati che Opinione pubblic a La premier Meloni col leader ucraino Ze l e n s ky FOTO ANSA t LA GIORNATA La Ue “giudic a” i criminali russi Nato: “Pia no a nti-a poc alisse” C’ è anche un bambino di cinque anni tra i feriti nell ’attacco russo su Sumy, in Ucraina. E ieri è stata la giornata dei bambini, con la “confes - sione” del capo del comitato internazionale del Consiglio russo, il parlamentare Grigory Karasin che “negli ultimi anni, 700mila bambini hanno trovato rifugio da noi, fuggendo dai bombardamenti e dalle aree di conflitto”. Una confessione a metà, perché per Mosca quella che Kiev definisce “deporta - z io ne ”, sarebbe il programma di protezione di orfani e i bambini delle zone di conflitto. Quello dei minori è uno dei dossier che il Vaticano ha preso in carico per tentare un negoziato. Un clima di collaborazione intrapreso dalle chiese ucraina e russa con la mediazione dell ’emissario del Papa, il cardinale Zuppi e che ieri ha subito uno stop con l’apertura di un ufficio internazionale per indagare sull’in - vasione russa dell’Ucraina all’A ja da parte dell’Ue: primo passo verso un possibile tribunale “per consegnare alla giustizia Putin e i suoi co llab orat ori”, nelle parole della Commissaria Ue Von der Leyen. E dall ’Europa arriva anche la notizia che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si sia sentito con Olaf Scholz in vista del vertice di Vilnius dell’11 luglio e l’es tensione dell ’accordo sul grano del Mar Nero in scadenza il 18 luglio. Quanto alla possibile fine della guerra, ieri Zelensky in un’intervista alla Cnn ha ribadito che non avverrà finché “la Crimea è sotto l’occ upazione russa”, dopo aver redarguito il capo della Cia, Burns, per aver fatto trapelare la strategia. Sul campo, la Russia sostiene di aver sventato attacchi ucraini, mentre Kiev parla di progressi nella controffensiva. Sull ’allarme per la centrale di Zaporizhzhia, la Nato ha fatto sapere di avere “in vigore dei piani” per “r eag ire ” a un incidente nucleare nel caso di provocazione russa. OLTRE NAHEL FN: “L’AGENTE HA FATTO IL SUO LAVORO” L’estrema destra soffia sulle proteste, tra ronde e sostegno al poliziotto »Luana De Micco PA R I G I L a colletta organizzata in favore della famiglia del poliziotto che ha sparato a Nahel, 17 anni, martedì scorso a Nanterre, ieri ha superato il milione di euro. È stata lanciata sulla piattaforma online G oFu n d Me da Jean Messiha, ex esponente del Front National che, nel 2022, ha sostenuto la candidatura all’Eliseo di Eric Zemmour, l’ex polemista pluricondannato per incitamento all ’odio razziale. Per Messiha, il poliziotto (che nel frattempo è stato indagato per omicidio) “ha fatto il suo lavoro” e “ora la sta pagando cara”. Alle critiche di chi l’ha definita la “colletta della vergogna”, G oFundMe ha risposto che la raccolta è “conforme alle condizioni di utilizzo”. Il ministro della Giustizia, Eric Dupond Moretti, ha commentato: “No n credo che sia un gesto pacificatore. Ma c’è chi, a destra, come Eric Ciotti, presidente del partito gollista Les Républicains, non ci ha trovato “nulla di scioccante”. INVECE LA COLLETTA online per aiutare la famiglia di Nahel non ha raggiunto i 200mila euro. Dalla morte del ragazzo, l’estrema destra cavalca le tensioni, approfitta di una rivolta che, come scrive Le Monde,“non ha più molto a che fare con la morte di Nahel”, sfociando in notti di violenza scatenata, con negozi saccheggiati, auto, scuole, municipi incendiati, fino all’at - tacco con un auto-ariete in fiamme lanciata contro la casa del sindaco di Hay-les-Roses. Jordan Bardella, il presidente del Rassemblement National, ha parlato di “b ruta lizz azio ne della società”, approfittandone per denunciare “la folle politica d’i mmig razi one” del governo. Un discorso xenofobo, che agitando lo spettro dei migranti, è stato subito ripreso altrove in N EO FAS C I ST I A LIONE, SFIL ATE COL SALUTO RO M A N O S ondaggio Per Youtrend, gli italiani non vogliono più spedire aiuti militari e il 46% ha un’o pi n io ne negativa sul presidente M O S CA “SONO 700MILA I BAMBINI PORTATI VIA DAGLI SCONTRI” t FRANCIA I NUMERI DOPO 16 MESI DI CONFLITTO 33% NÉ ARMI NÉ SOLDI Il 33% vorrebbe fermare sia gli aiuti militari sia quelli economici 23% NO ARMI, SOLO AIUTI Al 33% si aggiunge un 23% favorevole a mandare soldi, ma non armi 46% MALE ZELENSKY Il 46% ha un’opinione negativa di Zelensky, con un 41% di opinioni positive


IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 4 Luglio 2023 ESTERI l 9 “E re d i” di Wagner, d a l l’amico oligarca a l l’amante di Putin L’I M P E RO • Pr igoz h i n Mercena ri » Michela A. G. Iaccarino P ure lui era zar nel suo regno. Più che fondatore di un colosso militare, mediatico, industriale, estrattivo, finanziario, edile, Evgeny Prigozhin era proprietario di un ecosistema intero, torbido in ogni suo angolo, che di affari torbidi si nutriva, ma non solo in Russia. I vecchi alleati dello chef, i suoi nuovi persecutori, ora sono nella sua torre di vetro a San Pietroburgo: affamati di dati, informazioni, segreti, computer e server che li contengono, gli agenti dell’Fsb setacciano uffici del forziere pietroburghese dello chef, la sede della Patriot. Per impossessarsene, smantellarla, controllarla, cedendola a strutture vicine al governo. Dello smembramento dell’ala mediatica dell’impero che contiene nel suo grembo l’Ira, Internet Research agency (la cosiddetta fabbrica dei troll), la galassia parallela di blog e siti ora bloccati dal Roskomnadzor (servizio federale supervisione comunicazione di massa) e dei blog del Cyber Front Z potrebbe beneficiare il National Media Group dell’oligarca Yuri Kovalchuk, amico di vecchia data di Putin ed ex finanziatore di Prigozhin, che ha nominato tra i dirigenti della sua società Alina Kabaeva, la ginnasta che, si dice, sia madre di tre figli segreti del presidente. MA LA PATRIOT, società da cui il Cremlino tenta di recuperare almeno parte di quel miliardo di dollari che ha dato al suo cuoco nell’ul - timo anno, è come una matrioska piena di scatole cinesi: al suo interno ci sono oltre cento compagnie che operano dal Mali alla Siria, dalle siderali terre russe a quelle più roventi in Africa. In esse tutto è nero: non solo le operazioni nascoste, ma anche la gestione informale, illegale. Molti dei 30mila impiegati venivano pagati in contati senza essere mai ufficializzati; pistole, armi, passaporti falsi, bilanci “fan - tasiosi” e 48 milioni di dollari sono stati trovati nelle varie basi Wagner in Russia finora. In dissolvenza c’è il colosso Concord, che a sua volta gestiva non solo ristoranti di lusso, ma anche le mense affollate delle scuole e delle forze armate russe. In questi anni lo chef ha diversificato e reinvestito quei miliardi di rubli pompati nelle sue casse da Mosca, come uno zar-imprenditore con la sua tela di un ragno finanziaria. Come ha fatto, lo ha spiegato lui stesso in una lettera indirizzata al suo nemico, il ministro della Difesa Shoigu: “Concord gestisce un gruppo di società che fornisce cibo alle forze armate russe dal 2006. Il ricavato viene utilizzato per finanziare progetti in Africa, Siria, altri Paesi, per promuovere gli interessi dello stato russo”,“le spese ammontavano a maggio 2023 a 147 miliardi di rubli”. Laggiù in Africa (Mali, Sudan, Repubblica centro-africana) Prigozhin è stato la longa manus del Cremlino per così tanto tempo che non esiste “protesi” pronta a sostituirlo: nessun’altra compagnia militare russa è così potente. Se il governo di Bamako ha pagato alla Wagner 200 milioni di dollari dal 2021, è Bangui a essere stata invasa dalle ramificazioni dei miliziani, che si trovano ormai in ogni organo e istituzione del Paese, descritto dai dissidenti come “ostag gio” dai mercenari ed emissari dello chef, che estraggono oro e lo trasferiscono in Europa e negli Emirati. Guadagno stimato: un miliardo di dollari. A Minsk, dove si dice che sia ma ancora nessuno l’ha visto, Prigozhin sta ricostruendo una Wagner in miniatura. Nei campi militari abbandonati di Osipovichi si stanno già addestrando i soldati privati che lo hanno seguito nel suo esilio bielorusso (non è ancora chiaro quanti siano). Intanto i mercenari continuano ad accettare nuove reclute, avvertendole però che non andranno a combattere in Ucraina. Gran parte del “tesoro Prigozhin” potrebbe essere già sparito con lui: a maggio aveva cambiato sede ad alcune società, trasferito risorse, forse per creare un salvagente prima della tentata “marcia della giustizia”. Dei traffici illegali, del contrabbando di materie preziose, della sostanziale parte dei suoi affari segreti che era lui in prima persona a gestire, non ci sarà traccia nei server sequestrati. Quelle sono informazioni chiuse nella testa di quello che era lo chef di Putin e adesso è il prigioniero di Lukashenko, il signore della guerra caduto in disgrazia, ma una disgrazia tempestata di diamanti. GUERRA IN UCRAINA• BOMBE E DIPLOMAZIA riflettono un atteggiamento piuttosto distante rispetto alle scelte di governo. Con un po’ di cinismo, possiamo dire che noi italiani vogliamo che le questioni internazionali ci disturbino il meno possibile. Penso quindi che prevarranno logiche sistemiche”. Vincoli e appartenenze pesano più dell’o pi ni on e pubblica, insomma. Cambierà invece l’atteggiamen - to dei singoli partiti? “Il M5S sta già presidiando il campo del disimpegno – risponde Pregliasco – ma non il Pd, che dai dati rimane l’elettorato più filo-ucraino, mentre Fratelli d’Italia manterrà la barra dritta. Potrebbe essere interessante invece vedere se la Lega in futuro si smarcherà da FdI”. Europa, in particolare dal premier polacco che, su sfondo della campagna per le europee, tra meno di un anno, ha scritto sui social: “Fermiamo l’immi - grazione illegale”, mostrando immagini delle rivolte nelle periferie francesi. Il discorso paga in Francia: il recente sondaggio Ifop, indica che il 42% dei francesi ha già votato almeno una volta Rn, contro il 35% nel 2021 e il 30% nel 2017. L’estrema destra ha mandato sul campo le sue “truppe”. Le notti scorse gruppi di neonazisti hanno pattugliato le strade di alcune città facendosi passare per garanti dell ’ordine pubblico. Hanno marciato davanti al municipio di Lione facendo il saluto romano al grido: “Rosso, bianco, blu, la Francia ai francesi”. A Angers militanti d’estrema destra hanno minacciato i giovani in rivolta con mazze da baseball. Nelle strade in fiamme delle periferie, si è organizzata anche la risposta dei genitori, con le ronde notturne dell’asso - ciazione Papas Debout, che cerca di far tornare la pace convincendo i ragazzini a rientrare a casa. Dopo le violenze di Hay-les-Roses, centinaia di raduni sono stati organizzati ieri davanti ai municipi in solidarietà al sindaco minacciato: “È la democrazia stessa a essere attaccata – ha detto Jeanbrun tra gli applausi –. Riprendiamo la parola affinché la maggioranza fin qui silenziosa possa parlare e dire ‘adesso basta’ ”. Al rogo A Nanterre, dove è stato ucciso il ragazzo, auto i n ce n d i a te FOTO LAPRESSE NUOVO AUDIO DELLO CHEF: “ALTRE VITTORIE” IL CAPO della Wagner è scomparso ormai da una settimana, ma in un audio diffuso sul canale Grey Zone, vicino a Wagner, Prigozhin è tornato a far sentire la sua voce e ha promesso "nuove vittorie al fronte in un futuro prossimo". L’audio, di 40 secondi non è stato diffuso sul canale della sua holding Concord. “Oggi –dice –abbiamo bisogno del vostro sostegno più che mai. Grazie per questo. Voglio che capiate che la nostra Marcia per la Giustizia era diretta a combattere i traditori e a mobilitare la nostra società. E penso che lo abbiamo ottenuto” DIAMANTI DEI TRAFFICI ILLECITI SA SOLO IL CAPO I N T ROVA B I L E COME LE INFO SUI SUOI PC Succe s sioni P r i g oz h i n in Ucraina con i suoi m e rce n a r i FOTO LAPRESSE


10 l PIAZZA GRANDE IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 4 Luglio 2023 Inviate le vostre lettere (max 1.200 battute) a: il Fatto Quotidiano 00184 Roma, via di Sant'Erasmo n° 2 - [email protected] NONC’ÈDICHE P apa Francesco “indignato e disgustato”per il rogo del Corano in Svezia. “Qualsiasi libro considerato sacro dalla sua gente va rispettato per rispetto di chi ci crede. La libertà di espressione non dovrebbe mai essere usata come scusa per offendere gli altri”. Lo ha detto il Papa in una intervista al giornale emiratino Al Ittihad.(Ansa, 2 luglio). Il papa difende, con quello degli altri, il proprio orticello; e come sempre la butta sull’offesa. Per fortuna, grazie alla Rivoluzione francese, in Occidente siamo usciti dal medioevo religioso in cui ancora è imprigionato l’Islam che fa coincidere il reato col peccato (e guai se critichi i capi religiosi); qua, invece, possiamo obiettare al papa, senza tema di roghi, quando smarrona: un progresso notevole, secondo solo all’invenzione del tostapane. Punti fermi della lezione satirica: 1) che la fede religiosa sia qualcosa da rispettare lo sostengono i credenti; 2) la sensibilità dei credenti è sopravvalutata come lo sarebbe quella dei fan di Star Trek se pretendessero che il culto di Star Trek fosse qualcosa di sacro; 3) la pretesa dei credenti di essere rispettati perché credono in un essere invisibile e nei suoi profeti è anacronistica e ridicola. Le religioni non hanno più senso, nel 21° secolo. Vanno accolte nel discorso per ciò che sono: una stramberia rassicurante, retaggio di epoche in cui la religione suppliva la scienza nell’interpre - tazione dei fenomeni naturali; 4) dovremmo forse abolire la satira anti-religiosa perché i credenti si offendono? Finché i credenti non dimostrano che esiste l’essere invisibile in cui credono, non hanno alcun diritto di fare gli offesi se qualcuno li percula sulle loro fantasie, o critica la religione con performance artistiche. Non c’è nulla di “sacro”, di intoccabile nella religione: Aristofane prendeva in giro gli dei della sua epoca, noi quelli della nostra; 5) l’Europa moderna, laica, del commercio e della democrazia, appare col Rinascimento, nel momento in cui il cristianesimo, scosso dalla Riforma, comincia a perdere il controllo sull ’organizzazione sociale; 6) la repubblica, la separazione dei poteri, il suffragio universale, la libertà di coscienza, l’eguaglianza dell’uomo e della donna non derivano dalla religione, che li ha anzi a lungo combattuti; 7) il Corano minaccia di morte gli infedeli (forse è solo un problema di traduzione: “Uccideteli ovunque li trovate”magari nell’originale era “Porgete l’altra guancia”). 8) non puoi correggere un’istituzione quando è una religione. I musulmani lapidano le adultere: non potrebbero farla franca, se non fosse per motivi religiosi. L’odio viene da qualche meandro profondo, ma le religioni gli danno una cornice nobile. È uno dei motivi per cui sono pericolose; 9) parlare di offesa al sentimento religioso giustifica la reazione dei fondamentalisti, pronti a passare alle vie di fatto contro chi critica pubblicamente l’oscurantismo che deriva dai testi “sacri”, e contro artisti come Salman Rushdie; 10) criticare la religione non è insultare: è fare appello alla razionalità, così necessaria in questi tempi di integralismi identitari e di nostalgie nazionalistiche alla Dio-Patria-Famiglia. Già che ci siamo: pessimo il papa pappa e ciccia con la Meloni al convegno sulla natalità. Ha regalato alla Meloni guerrafondaia una photo opportunityche neanche Benetton con le Sardine dopo l’assassinio di 43 persone per crollo del Morandi. Il pontefice contro oroscopi e cartomanti: solo superstizioni. “Il cristiano non crede alle superstizioni, come la magia, le carte, gli oroscopi o cose simili”. (Ansa, 2 luglio) Teme la concorrenza. Anche la religione, infatti, è superstizione: il rito e l’osservanza dei precetti rinnovano il patto con Dio, di cui si implora la protezione. Fuffa? È meglio dell’In p s . Ci mancava il lungomare intitolato a Berlusconi Esprimo disgusto e indignazione di cittadino pescarese per il “voto lampo” espresso dal consiglio comunale della mia città sulla proposta di intitolare un lungo tratto della Riviera cittadina a Silvio Berlusconi, approvata approfittando dell’assenza dell'opposizione di centrosinistra e dimostrando ancora una volta becera arroganza e scarso rispetto delle regole democratiche e del comune buonsenso. Inoltre va rilevato che esiste una legge che vieta di intitolare una via a un defunto se non sono trascorsi almeno dieci anni dalla sua morte. Insomma, oltre a una conclamata ignoranza e al conseguente mancato rispetto di una norma, si assiste alla solita enfatica ed esultante “mania celebrativa” del defunto personaggio, a mio avviso improvvida e dall’amaro retrogusto tragicomico. ANTONIO TARABORRELLI L’ipocrisia del governo sulla droga “di Stato” Il deputato Riccardo Magi, davanti a Giorgia Meloni, ha esposto un cartello con su scritto: “Cannabis, se non ci pensa lo Stato, ci pensa la mafia”. Per gli alcolici e i superalcolici, a quanto pare, il problema invece è risolto da un pezzo: sia perché sono monopolio di Stato, sia perché vengono pubblicizzati alla grande dovunque. Com’è che tutte le droghe fanno male e gli alcolici e superalcolici no? Forse perché il governo incassa dalle loro vendite, incrementate dagli spot, facendo finta di non sapere che in Italia si muore più di alcool che di altre sostanze stupefacenti? Chi sarebbe l’ipocrita di turno, onorevole presidente del Consiglio? E infine, gentile senatore Salvini, perché il suo “nuo vo” Codice della strada punisce ulteriormente i guidatori ubriachi, mentre il governo fa cassa sulla droga di Stato? Chissà se, dopo aver fatto 30, Palazzo Chigi riuscirà a fare 31, cancellando le pubblicità degli alcolici e dei superalcolici da tutti i media. Dove sarebbe, sennò, la sua coerenza? Negli strilli giornalieri strappa-applausi del primo ministro? Attendiamo risposte puntuali, g ra z i e . GIOVANNI PANUNZIO Non ha senso chiamare “a zzurrini” gli Under 21 Ho giocato a calcio a discreti livelli e ho ricoperto ruoli tecnici anche a livello regionale. Questo per dire che sono uno che ha vissuto la vita con un pallone sotto il braccio e tuttora sono impegnato come dirigente di una scuola-calcio. Non vorrei cadere nella tentazione dell’esaltazione del mito del passato, ma questa terminologia delicata, che fa quasi tenerezza, usata dalla grande stampa nazionale o da esperti di cose di calcio di chiamare “az - zurrini” i nostri rappresentanti della Nazionale Under 21 (non Under 15) cioè professionisti che, tra l’altro, arrivano a valutazioni commerciali di 80 milioni e a guadagnare 8 milioni l’anno, proprio non riesco a digerirla. GIANCARLO FARAGLIA Meloni, l’arte oratoria di una opportunista I discorsi della Meloni andrebbero analizzati sia nella loro componente descrittiva (carente per originalità, validità e concretezza), sia in quella della dizione scenografica, avente sbocchi di immediata, ma solo apparente comprensione. Alcune strategie, per esempio l’uso della doppia connotazione visiva e uditiva, favoriscono la comunicazione. Da un lato il costante giramento delle spalle da destra a manca e viceversa (vedi i discorsi di Mussolini dal balcone di piazza Venezia), dall’altro l’uso dell ’indice della mano volto frontalmente all’insù, in chiave prettamente pedagogica, a dettare i tempi della frase in un crescendo di tonalità a vari decibel, che riescono a dare un vago indirizzo del discorso fino alla sua conclusione. Di fatto, anche in virtù di tal modo di porsi, noi cittadini ci ritroviamo a dover fare i conti con la presenza ai vertici dello Stato di una figura femminile alquanto ambigua, diventata qualcuno grazie alla sua esagerata ambizione, ispirata unicamente ad una considerevole dote di opportunismo. Da babysitter di rango, a deputata, disposta a votare il “sì” a Ruby nipote di Mubarak, a capo di partito che la fa diventare in pochi anni Presidente del Consiglio. Non c'è dubbio, Giorgia Meloni, ne ha fatta di strada. Meritatamente o meno, questo non è dato sapere. Certo, quel suo fare da comarella di mercato rionale dalla lingua lunga, risultati visibili dopo le tante promesse (rimaste inevase), non valgono tanto successo mediatico, tantomeno uno stipendio mensile per lei e i suoi adepti, venti e più volte superiore al tanto deprecato “reddito di cittadinanza”. Alla faccia dell’ormai acclarata povertà di milioni di persone. A questo punto, però, il dito moralizzatore dovremmo sollevarlo soltanto noi italiani nei suoi confronti. ALDO MARTORANO IL DISGUSTO DI FRANCESCO, IL MEDIOEVO RELIGIOSO E LA PHOTO OPPORTUNITY Migra zioni“Il vero suicidio per l’Italia sono i nostri laureati che espatriano” LO D I C OALFAT TO CARA REDAZIONE, leggo il Fa t t o dalla sua prima pubblicazione nel 2009, quando era diretto da Antonio Padellaro, e seguo con interesse gli editoriali e gli interventi televisivi dell’at - tuale direttore Marco Travaglio. Prendo spunto da una lettera, da voi pubblicata proprio in questo spazio, il 30 giugno, dal titolo: “Mio figlio cervello in fuga non riesce a comprare casa in Italia” a firma “Un padre”. Anche io sono un padre: ho due figli laureati in Italia (Bologna, Trento) e dottorati all’es te ro (Londra, Vienna). Entrambi non hanno ricevuto alcuna opportunità nei campi di rispettivo interesse dall’accademia italiana, che è abbarbicata a logiche nepotistiche e di costante negazione del merito. Entrambi i miei figli lavorano pertanto, come ricercatori, presso università europee. Non sono certo l’unico padre di “cer - velli in fuga”: ad esempio, tra i miei compagni di liceo, altri due papà hanno ciascuno una figlia, laureata in Italia, che lavora in Europa. Da tempo avevo voglia di chiedere e lo faccio ora, sperando di accendere interesse, “p e rc h é queste vicende non fanno il grande salto, da dinamiche private ad argomento di pubblica d i s c u ss i o n e? ”. Credo che quando si parli di problemi di migrazione (ormai da anni tutti i giorni, senza uno straccio di idea o iniziativa nuova) si trascuri di vedere l’altra faccia della medaglia, ovvero che i nostri figli sono, a loro volta, migranti. E che l’Italia, oltre a sfornare meno laureati di altri Paesi europei, cede ad altri Stati alcuni tra i giovani più versati – o anche solo più interessati – per la ricerca: un suicidio. Mi vengono in mente le parole di quel ministro del Lavoro: “Nessuno rimpiangerà questi giovani che vanno lavorare all’e s te ro”. Fu allora che giurai che non avrei mai più votato per il Pd. Gli esperti in economia sono in grado di calcolare quanto costi, in termini di punti del Pil, all’ ”azienda Italia”formare intellettuali e poi cederli ad altri Stati? Quando le inefficienze e la corruzione nei concorsi universitari cesseranno di essere materia di indagine della magistratura per diventare quello che sono sempre state (ma nessuno lo dice mai): un tema squisitamente p o l i t i co? UN PADRE Cervelli in fuga La testimonianza di un padre DANIELE LUTTAZZI Centri stampa: Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130; Litosud, 20060 Milano, Pessano con Bornago, via Aldo Moro n° 4; Centro Stampa Unione Sarda S. p. A., 09034 Elmas (Ca), via Omodeo; Società Tipografica Siciliana S. p. A., 95030 Catania, strada 5ª n° 35 Pu b b l i c i t à : Concessionaria esclusiva per l’Italia e per l’e s te ro SPORT NETWORK S.r.l., Uffici: Milano 20134, via Messina 38 Tel 02/349621. Roma 00185 – P.zza Indipendenza, 11/B. mail: [email protected], sito: www.sportnetwork.it Distributore per l’Italia: Press-di Distribuzione Stampa e Multimedia S.r.l. - Segrate Resp.le del trattamento dei dati (d. 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IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 4 Luglio 2023 PIAZZA GRANDE l 11 UN MONDO DA SANTANCHÈ: RAZZA PADRONA E CAFONA DANIELA RANIERI IDENTIKIT L a politica italiana è quasi sempre avvilente e non regala certezze. Tranne una: non c’è nessuno peggiore di Matteo Renzi e dei suoi sparuti ultrà. Salvini, almeno, ha un pregio: si presenta per quello che è. IdemMeloni. Renzi, no: per anni si è spacciato per il futuro della sinistra, lui che di sinistra non ha nulla, e in troppi gli hanno pure creduto. Se si va a rileggere quel che giornali come Re - pubblica scrivevano tra il 2014 e 2016, ma pure dopo (e alcuni perfino adesso), viene da vomitare. L’uomo è da tempo politicamente postumo di se stesso. Eterno Berlusconi che non ce l’ha fatta, vorrebbe ora essere l’ago della bilancia, ma non se lo fila nessuno. Epica la sua performance in Molise, dove si è goduriosamente legato al centrodestra sperando d’esser decisivo, ma non l’ha votato neanche il gatto (e nonostante ciò ha pure trovato il tempo di esultare). Anche quando lo riverivano manco fosse Adenauer, Renzi ha sempre avuto dietro di sé la peggiore classe dirigente di ogni galassia (giornalisti asserviti compresi). Una pena totale. Adesso, però, il suo livello politicamente rasoterra è così evidente da suscitare quasi tenerezza (ho detto “quasi”). Fa il direttore editoriale di un giornale che non legge nessuno. In Parlamento è entrato grazie a Calenda, che non lo sopporta. L’informazione più sussiegosa continua a inserirlo all’interno dell’ “o p p o si z i o n e ”, sebbene Renzi sia in tutto e per tutto la stampella (peraltro inutile) del governo Meloni. Sulla guerra, lui e Calenda votano col governo. Sulla giustizia (si fa per dire) lui e Calenda votano col governo. Sul Reddito di cittadinanza lui e Calenda votano col governo. Sul premierato, lui e Calenda voteranno col governo. Sul caso Rackete, che ha portato al salvataggio di Salvini, lui e Calenda si sono astenuti. Sul caso Santanchè, Renzi tace, perché è suo amico e perché se Fa t t o e Report dicono una cosa, lui a prescindere dice l’opposto. E sul salario minimo, che ha visto per una volta la clamorosa convergenza di tutta l’opposizione (Calenda compreso), Renzi si è messo di traverso: non per convinzione, ma per fare un dispetto a Conte e Schlein. Renzi non ha doti spiccate, non ha più elettori e non ha mai avuto ideali riconoscibili. Ma ha una dose smodata di ambizione e odio (per i 5 Stelle, per la sinistra, per il Fa t t o ) che gli vale una protezione mediatica infinita e che non gli fa avere contezza del suo stato politicamente comatoso. E questa sua inconsapevolezza di se stesso, per quanto inquietante, gli permette di non avere ritegno: avere gli specchi foderati di ghisa, a volte, aiuta. Ne è prova la sua –nonché dei Boschi & Scalfarotto –guerra santa contro l’informazione sgradita: “i giornalisti del Fa t t o sono sempre in tivù”,“la Gruber li invita troppo”,“la Berlinguer li paga pure”, eccetera. Evidentemente, secondo questi bei giuggioloni, i palinsesti dovrebbero deciderli loro e i giornalisti invisi alla Diversamente Lince di Rignano dovrebbero lavorare gratis, mentre lui invece può ricevere badilate di milioni ovunque, possibilmente da maestri di democrazia come l’amico Bin Salman, raccontando al mondo come si fa a perdere in un amen un consenso (immeritatamente) enorme. In un Paese normale, Renzi farebbe il fenomeno di quarta fila, zimbellato dai più in un qualsiasi bar di provincia. Da noi, nonostante tutto quel che ha fatto – parafrasando Guccini – ci saranno sempre un pio, un teoreta e un Aldo Grasso a sparar cazzate su di lui. E ci sarà sempre qualcuno financo pronto a scriverne l’agiografia narrandone le nobili gesta e gli ancor più eroici digiuni intermittenti. Che dire? Gli sia lieve questo eterno, mesto e sommamente straziante tramonto. © RIPRODUZIONE RISERVATA ANDREA SCANZI L a ministra agli Stabilimenti balneari privati che traffica coi bilanci della sua azienda e sta con un tizio che millanta titoli nobiliari, tanto da costringere la Casa d’Asburgo-Lorena a diffidarlo su Facebook, è il Balzac che ci possiamo permettere, interpretato da Boldi e De Sica per la regia dei Vanzina. La ministra ai Cinepanettoni accorpa in sé, quasi comicamente, tutti i tratti della razza padrona e cafona che imperversa ormai da decenni in Italia. I soldi sono come la droga, che esacerba il carattere di chi ne fa uso: se sei di temperamento sensibile, i soldi ti eleveranno vieppiù; se sei di grana grossa e levatura dozzinale, accresceranno la tua volgarità. In quale categoria rientra Daniela Santanchè? Il portfolio opulento del nostro Umberto Pizzi la ritrae in scatti che sono un lombrosario monografico: bionda in giacca di renna, cintura texana e filo di perle; mora con abito in tulle Just Cavalli e orecchini Swarovski, in comp a gnia di Umberto Smaila e di una erede Swarovski; in Pucci al matrimonio di Briatore, con cappello a tesa di diametro satellitare; con Verdini, le labbra marrone lucido protese nel bacio; a Cortina,paillettes e messa in piega contundente; con Assunta Almirante, entrambe pellicciate di lapin; in Campidoglio, gonnellino inguinale, chiappe in vista. Vita Smeralda, gaudente, sibarita, la ricchezza come misura del valore, sanatoria estetica, lasciapassare totale. Santanchè sembra un prototipo, un cliché di fabbrica, un messaggio lanciato agli alieni su come sono i ricchi occidentali nel XXI secolo. Sposata a 21 anni col chirurgo estetico Paolo Santanchè, si vantò di esserne il catalogo in tutta Italia isole comprese. E in effetti nella maschera parossistica ha espresso il berlusconismo con tutto il corpo come Wagner il suo teatro totale. Dito medio levato, ghigno stizzoso, ugola lanciata nei cieli d’isteria: così tanto sforzo per arrivare a così poco. Sebbene rivendichi con orgoglio di essere fascista, è più un tipo particolare di squalo classista e neoliberista, che riconosce solo l’etica della competizione. Vorticava, ancora biologicamente giovane, nel giro di danza del post-fascismo di Fiuggi, protégé di La Russa, chiedendo ordine e legalità (quando Fini la scansò, lei disse: “Uma - namente è una merda”), salvo subito dopo consacrarsi menade del culto di Arcore, trasfigurata in erinni quando si trattava di difendere Berlusconi, un faro di legalità, per poi mollarlo e dedicarsi a più redditizie mansioni. L’impianto merceologico (tutto è monetizzabile, specialmente la reputazione) la rende simile a Renzi, che è meno ricco di lei, ma altrettanto incline al fascino del bonifico, sostanziato in voli su jet privati e altre pacchianate da provinciali arricchiti; Renzi, che chiede di verificare se i giornalisti del Fa t t o “prendono soldi” dalla Rai, cioè se si fanno remunerare per il loro onesto lavoro, mentre lui letteralmente prende soldi dall’Ara - bia Saudita, una dittatura in cui torturano e uccidono la gente, per sponsorizzarla come culla di un nuovo Rinascimento (lui dà l’inve - stitura in quanto ex sindaco di Firenze). E del resto Santanchè minacciò di comprarsi L’Un i t à , certo per soldi ma forse anche per divertimento e per sfregio, e oggi la sua ditta è concessionaria di pubblicità sul Riformistadi Renzi. Entrambi hanno biasimato “i furbetti del Reddito di cittadinanza” e insultato i legittimi percettori; nel mentre lei, secondo le accuse, non pagava dipendenti e fornitori, intascava i Tfr, metteva gente in finta cassa integrazione, incassava i bonus pandemia, sfrecciava in Maserati e non pagava le multe; Renzi si faceva assumere dal padre poco prima di essere eletto alla Provincia così da maturare i contributi. Lei a Cortina voleva l’aero - porto, lui in ferie a Courmayeur andava con volo di Stato. Gente impunita, pronta a liquidare ogni rilievo come giustizialismo o moralismo, perché ignara della differenza tra “moralis ta” e “m o ra l e ”. Per inciso il Twiga, stabilimento dei vip in Versilia, dove una “exp erie nce” in tenda araba costa 700 euro al giorno, fattura 6 milioni l’anno e paga allo Stato 17mila euro di canone, roba che persino il suo socio Briatore s’è vergognato, ma non Santanchè; la quale ha speso 9 milioni di euro nostri per commissionare e diffondere la campagna “Open to meraviglia”, per conto del ministero del Turismo e Enit (Ente guidato da una proprietaria di un’agenzia di viaggi sua amica), la porcheria ormai nota in tutto il globo terracqueo. “Noi come Italia non ci sappiamo ve nd ere ”, ha detto, esclusi i presenti ovviamente. Dopo l’alluvio - ne in Emilia-Romagna ha sentenziato: “L'importante è che si dia una immagine positiva della riviera ”, mica aiutare chi è rimasto senza casa e senza lavoro. Dare un’im - magine positiva, vendersi, fatturare (quest’ultima cosa invero con r i l u tt a n z a ) . I cittadini italiani lavorano per questi qua, per mantenerli e perché possano mantenere il loro stile di vita. È la politica calpestata dal potere più crasso e ignorante della s toria. B LU F F ORMAI È SUL VIALE DI UN T R A M O N TO MESTO E SOMMAMENTE ST R A Z I A N T E Renzi fa (davvero) tenerezza: manco il suo gatto lo vota mano, come il blocco occidentale ha fatto con i ribelli siriani con il piano segreto della Cia, “Timber Sycamore”, voluto da Biden ai tempi di Obama. Se un blocco islamico facesse alla Francia ciò che il blocco occidentale ha fatto alla Siria, la Francia sarebbe finita e, probabilmente, anche l’Unione Europea. I morti in Francia sarebbero decine di migliaia e la rivolta si estenderebbe quasi certamente ad altri Paesi dell’Unione Europea. Che cosa possiamo imparare da questi quattro fatti? Sotto il profilo antropologico-culturale, impariamo che la cultura liberale dell ’Unione Europea è uguale alla cultura fascista degli anni Trenta sotto tre aspetti. Il primo è la convinzione di essere una civiltà superiore; il secondo è l’ag gressività militare secondo cui tutti i problemi si risolvono con le guerre; il terzo è la convinzione di essere imbattibili. Oltre agli elementi culturali, vi sono anche elementi sistemici comuni, tra cui la corsa agli armamenti e una grande potenza revanscista in Europa, la Russia. Con una novità: le testate nucleari in Bielorussia puntate sull’Uc ra i n a . © RIPRODUZIONE RISERVATA S coppiata la guerra in Ucraina, l’Italia si è radicalizzata sotto la spinta dei principali quotidiani. Per radicalizzazione, intendo il processo socio-psicologico che spinge un individuo ad abbracciare idee estremiste. L’estremismo di questi quotidiani può essere riassunto in tre idee che forgiano uno schema cognitivo radicale. La prima idea prevede la sconfitta della Russia sul campo a tutti i costi, incluso il rischio dell’escalation nucleare: nessuna diplomazia, soltanto guerra. La seconda idea è che il mondo sia diviso tra le forze del bene e quelle del male. Il criterio per distinguere i due campi è la politica della Casa Bianca. La linea di Biden è sacra e non può essere discussa. Chiunque la critichi finisce in una lista di proscrizione e poi esposto al pubblico ludibrio e all’insulto collettivo. I pacifisti non esistono: esistono soltanto i “p a c i fi n t i ”. È ciò che nei miei studi chiamo “mentalità a codice binario”. La terza idea estremista è che esistano soltanto due tipi di civiltà: la civiltà superiore dell’Unione Europea e quella inferiore della Russia che non ha niente di attraente. I russi vivono nella miseria e sono prossimi alla bancarotta. Non hanno armi né voglia di combattere perché sono soggiogati da un dittatore che odiano e contro il quale sono pronti a ribellarsi. La vita dei russi è triste e miserabile. I russi sono un popolo fallito, facile da sconfig gere. Quattro fatti hanno smentito questo schema mentale che, come tutti gli schemi cognitivi estremisti, sopravvive all ’e videnza. Il primo è la crescita del Pil russo. Il secondo è la vittoria dei russi a Bakhmut, la battaglia più importante della guerra. Il terzo è la rivolta di Prigozhin: il popolo russo e la sua classe dirigente hanno avuto l’o c ca s i on e per ribellarsi a Putin, ma si sono stretti intorno a lui. Il quarto fatto è la rivolta di Parigi. Secondo i principali quotidiani, il popolo sarebbe dovuto scendere in piazza in Russia per rovesciare Putin. Invece, è sceso in piazza in Europa per rovesciare Macron. La rivolta di Parigi è uguale alle rivolte in Tunisia, Egitto, Libia e Siria. Lo stesso odio visto contro Bassar al Assad in Siria appare in Francia contro Macron e Ursula von der Leyen. Con la differenza che in Francia non c’è nessun Paese islamico che fornisca ai ribelli mitragliatori e bombe a “NOI BUONI” È STUCCHEVOLE IL SENSO DI SUPERIORITÀ “MORALE” DI EUROPA E STATI UNITI ALESSANDRO ORSINI Altre storie Il popolo scende in piazza per rovesciare Macron anziché Putin N U OVOATL ANTE tutti questi quotidiani, riviste e libri sono frutto del lavoro esclusivo del sito eurekaddl.skin per favore lasci perdere i ladri parassiti che rubano soltanto e venga a sostenerci scaricando da noi, la aspettiamo!


12 l ZOOM IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 4 Luglio 2023 S litta la decisione su Andrea Delmastro Delle Vedove. Il gup di Roma si è riservato di decidere in merito alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura nel procedimento in cui è indagato il sottosegretario alla Giustizia, per rivelazione del segreto d’uf - ficio in relazione alla vicenda del caso Cospito, l’anarchico al 41 bis e per mesi in sciopero della fame. Delmastro aveva passato al deputato di FdI, Giovanni Donzelli, la documentazione che permise al vice presidente del Copasir di rivelare alla Camera dei Deputati alcuni passaggi delle intercettazioni ambientali nel carcere di Sassari, dove era recluso Cospito. Nel corso dell’udienza preliminare di ieri, sono state sentite le parti. Nel chiedere l’a r c h i v i azione i pm romani hanno riconosciuto “l’esistenza oggettiva della violazione del segreto amministrativo ed è fondata sull'assenza dell'elemento soggettivo del reato, determinata da errore su legge extrapenale”. In aula era presente anche Delmastro, che in giudizio è difeso dall ’avvocato Giuseppe Valentino. La decisione del gup è attesa entro la settimana. ULTIMA GENERAZIONE Firenze, protesta in salsa rossa: “Invito al Papa” \/ Israele bombarda il campo profughi di Jenin “La più grande operazione degli ultimi anni” I sraele riporta la guerra nel campo profughi di Jenin con la più grande operazione militare in Cisgiordania degli ultimi vent’anni. Il raid è iniziato nella notte con diversi bombardamenti dell’aviazione sull’area densamente popolata, seguiti dall’incursione di mezzi corazzati, bulldozer e centinaia di soldati. Negli scontri sono morti almeno otto palestinesi, tra cui tre minorenni, e i feriti sono più di 80. Ma il conteggio è destinato ad aumentare. L’operazione, che durerà alcuni giorni, è iniziata in seguito a un attentato del 21 giugno in cui sono morti 4 civili israeliani: una rappresaglia contro un precedente raid a Jenin. Il ministro della Difesa israeliano Gallant definisce l’attuale operazione “un duro colpo alle organizzazioni terroristiche”, con il beneplacito degli Usa che affermano di sostenere il “diritto alla sicurezza” di Israele. Diversa la versione del presidente palestinese Abu Mazen, che attraverso il suo portavoce parla di un “crimine di guerra contro il nostro popolo indifeso”. Il campo profughi di Jenin è il terzo più grande della Palestina. Fondato nel 1953 per accogliere gli sfollati della guerra del 1948, è stato occupato da Israele tra il 1967 e il 1995. Durante la seconda Intifada – la grande rivolta palestinese che infiammò il Paese dal 2000 al 2005 – è stato teatro di violenti scontri che lasciarono un quarto della popolazione senza casa. Oggi conta 14.000 abitanti ed è il campo profughi con i peggiori indici di disoccupazione e povertà in Palestina. La frustrazione della popolazione ha favorito l’insediamento di gruppi estremisti. Il coordinatore speciale dell’Onu per il processo di pace in Medio Oriente ha affermato che l’escalation in Cisgiordania è “molto pericolosa e segue mesi di tensioni crescenti”. Da una parte ci sono gli attentati terroristici e le violente risposte dell’es er cit o. Dall ’altra, nei territori occupati illegalmente sono sempre più frequenti i “p o g r o m”dei coloni israeliani contro i cittadini palestinesi, definiti così da Yehuda Fuchs, comandante delle forze israeliane in Cisgiordania. Il circolo vizioso della violenza sta precipitando. Secondo l’Onu, dal 2008 a oggi nel conflitto sono morti più di 6.327 palestinesi e 408 israeliani. Queste cifre non includono gli avvenimenti più recenti, ma è chiaro che anche questa volta il popolo palestinese pagherà un prezzo molto alto. FRANCESCO SANDRI “Oggi versiamo sui nostri corpi questa vernice rossa, metafora del sangue del martirio, perché davanti alla crisi climatica scegliamo la vita”. Così Ultima Generazione spiega l’inizi ativa davanti al Battistero di Firenze, dove cinque attivisti hanno versato salsa di pomodoro sui loro corpi “per esprimere solidarietà a Ester e Guido, i due aderenti a Ultima Generazione che nell’estate 2022 si sono incollati al basamento della statua di Laocoonte ai Musei Vaticani e il 12 giugno scorso sono stati condannati a 9 mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 1.500 euro ciascuno (con sospensione di entrambe le sanzioni) e del risarcimento di 28.000 euro di danni”. A Firenze hanno letto alcuni brani dell ’Enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco. Obiettivo dell ’iniziativa, che ha portato alla denuncia di 5 persone, è “stato portare all’attenzione del Pontefice la condanna ingiusta e sproporzionata verso Ester e Guido, che con il proprio corpo sono stati strumento ed eco della Laudato Si’. Abbiamo raccolto l’appello del papa e abbiamo trovato repressione”. VICEMINISTRO INDAGATO Delmastro rischia il processo: il gup decide venerdì \/ 8 MORTI E 50 FERITI tutti questi quotidiani, riviste e libri sono frutto del lavoro esclusivo del sito eurekaddl.skin per favore lasci perdere i ladri parassiti che rubano soltanto e venga a sostenerci scaricando da noi, la aspettiamo!


IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 4 Luglio 2023 ZOOM l 13 ACCORDO PIÙ VICINO Diritti tv Serie A, fumata grigia e nuovo rinvio \/ Fumata grigia. Non nera come le previsioni più pessimiste, anzi, potrebbe schiarirsi nei prossimi giorni: i diritti tv della Serie A dal 2024 restano un rebus, anche se a oggi l’ipotesi più credibile è la conferma dell’attuale spartizione fra Sky e Dazn, da capire in che termini, e se con dentro Mediaset, per 3 o 5 anni. Per il momento l’accordo non c’è. Doveva essere la giornata decisiva, invece l’assemblea ha deciso un nuovo rinvio. L’obietti - vo economico evidentemente non è raggiunto ma le parti si sono avvicinate, tanto da proseguire la trattativa. Lo schema su cui si ragiona è ancora quello di tutti e 10 i match su Dazn e 3 in coesclusiva su Sky, oppure 9+1, uniche formule per cui la App metterebbe una cifra importante sul tavolo. Mediaset entrerebbe in gioco con la partita in chiaro, che serve alla Serie A per ampliare il bacino di spettatori dopo il calo degli ultimi anni, ma piace meno alle pay-tv che non vogliono depotenziare le loro esclusive. Saltasse, il Biscione si consolerebbe con Coppa Italia e Supercoppa. Riserbo sulle cifre, ma i soldi potrebbero esserci: il famoso miliardo che manda avanti il carrozzone, o giù di lì. Bisogna trovare la quadra fra le esigenze dei b ro ad c as te r, per convincerli ad aprire il portafoglio. A questo servirà una settimana in più di trattative private, dove verranno mobilitati anche i vertici internazionali di Dazn e Sky. Entro fine mese la scelta. Allora i tifosi sapranno se dal 2024 continueranno a guardare le partite su Dazn (e Sky) o dovranno prepararsi all ’ennesima rivoluzione. LORENZO VENDEMIALE TRAGEDIA SFIORATA Cagliari, furgoncino su tavolini: 15 feriti \/ qUNFURGONE lanciato sui tavoli dei bar del centro. Tragedia sfiorata a Cagliari, nella primissima parte di Corso Vittorio Emanuele, una delle strade più affollate di ristoranti e tavolini all’aperto della città. Un camioncino, senza freno a mano e guidatore, ha travolto tutto ciò che ha incontrato sul suo percorso sino a fermarsi contro alcune sbarre: tavolini, sedie e, purtroppo, persone. Quindici sono i feriti, fortunatamente nessuno grave, nove in codice giallo all’ospedale e sei che hanno riportato solo qualche leggera contusione. Due le ipotesi per la dinamica: l’autista potrebbe essere sceso dimenticandosi di inserire il freno a mano oppure lo stesso si sarebbe sganciato per un guasto. MORTA A 101 ANNI Addio Elisabetta Baldi, moglie di Caponnetto \/ qÈ MORTA a 101 anni Elisabetta Baldi, moglie del giudice antimafia Antonino Caponnetto, che aveva guidato il pool antimafia di Palermo dal 1983 al 1990. Dopo la scomparsa del marito, il 6 dicembre del 2002, aveva costituito la Fondazione a lui intitolata per proseguire la sua battaglia per la legalità. La donna, nata a Pistoia nel 1922, si è spenta a Firenze. “Ciao nonna Betta”, si legge sul sito della Fondazione Caponnetto. Elisabetta Baldi era cittadina onoraria di vari comuni tra cui Palermo. Ha dedicato la sua vita alla legalità e anche dopo la scomparsa del marito, con il quale aveva avuto tre figli, è stata protagonista di incontri nelle scuole per promuovere la diffusione della cultura antimafia. SFRUTTAVA LA MADRE Bimba morta di stenti, indagato vicino di casa \/ qAL PROCESSO in Corte d’A ss ise a Milano ai danni di Alessia Pifferi, la madre che nel luglio 2022 ha lasciato sola in casa la figlia di appena 18 mesi per 6 giorni, trovandola morta al suo rientro, è stato sentito come testimone il suo vicino di casa che si è avvalso della facoltà di non rispondere. È infatti indagato in procedimento connesso: gli investigatori, visionando le chat, hanno scoperto come procacciasse uomini alla madre della bimba in cambio di sesso gratis. All'udienza anche la testimonianza della vicina intervenuta per prima a cui è rimasta impressa la reazione della donna: “Non ha mai pianto ma ha chiesto 'mi arrestano?’”. Delfin può salire fino al 20% e Generali vola in Borsa. I Del Vecchio: “Non scaliamo” Non succederà nulla, non ci sarà nessuna scalata, dice Delfin, la cassaforte della famiglia Del Vecchio: per ora, però, è successo se non altro che Generali ieri ha vissuto una bella giornata in Borsa, col titolo salito di oltre il 3%. La vicenda, in breve, è questa. Il 17 aprile Delfin si ritrova ad avere più del 10% dei diritti di voto nel colosso triestino delle assicurazioni, soglia oltre la quale non era stata autorizzata ad andare dall’Ivass, l’Authority del settore: la holding dei Del Vecchio non aveva comprato nuove azioni, ma si ritrovava ad aver superato il limite per il piano di riacquisto di azioni proprie avviato dal Cda di Generali; a quel punto ha chiesto il permesso di restare sopra il 10% e l’Ivass gliel’ha accordato il 30 giugno. In teoria adesso potrebbe dunque salire ancora fino a raddoppiare la sua quota, ipotesi messa in pagina ieri da Repubblica: si riaprirebbe così la guerra per il controllo del Leone in cui Leonardo Del Vecchio, deceduto nel frattempo, Francesco Gaetano Caltagirone, i Benetton e altri finirono sconfitti poco più di un anno fa. Un ipotetico scontro in cui non potrebbe non finire anche la controllante Mediobanca, di cui Delfin, oggi guidata dal manager Francesco Milleri, e l’editore del Me s s a g ge r o possiedono insieme poco meno del 30%, ma anche lì senza aver presa sulla conduzione della società guidata da Alberto Nagel. Come detto, la holding dei Del Vecchio ha smentito che siano iniziate le grandi manovre: la richiesta di restare sopra il 10% del diritti di voto è un fatto puramente tecnico, hanno scritto in una nota, “non sottintende dunque alcuna particolare strategia”per il futuro di Generali. Si vedrà, anche perché è un fatto che Delfin avrebbe potuto gestire la piccola quota eccedente il 10% vendendola sul mercato e invece ha chiesto e ottenuto il permesso di allargarsi: il mercato, come detto, ha reagito facendo salire il prezzo del Leone, cioè non escludendo l’idea della scalata. D’a l t ra parte, una cosa di cui certo va tenuto conto, per prendersi il 10% di Generali e dar fastidio all’ad Philippe Donnet – col rischio di perdere comunque – servono 3 miliardi di euro, mica spicci. Alla fine sarebbe assai meno costoso scalare Mediobanca (ieri +1,5%), che vale meno di un terzo e di fatto controlla il big assicurativo, ma in quel caso c’è un problema normativo: Delfin e Caltagirone non sono una banca e per procedere dovrebbero ottenere il permesso nient’affatto scontato di Bce e Banca d’It a l i a . . . MARCO FRANCHI GUERRA PER IL LEONE? IL GENERALE Alluvione, Figliuolo in azione Ma manca la sua nomina UN SORVOLO sulle zone colpite dall'alluvione insieme al governatore Stefano Bonaccini, incontri con sindaci e amministratori locali e la promessa che “a breve arriverà anche il portafoglio”: il generale Figliuolo è entrato in azione in Emilia-Romagna. “Sto costituendo la struttura che darà gli indirizzi e che farà la programmazione finanziaria” ha detto. Peccato, però, che manchi la nomina ufficiale: “Sono designato, ma non ho ancora ricevuto la formalizzazione dell’i n c a r i co”, ha precisato il ge n e ra l e . t ONLINE IL PORTALE MIC Il Pantheon ora è a pagamento, S a ngiulia no: “Io mantengo” I niziata l’era del Pantheon (chiesa di Santa Maria ad Martyires) a pagamento. Da ieri, dopo anni in cui se ne parlava, visitare il monumento costa 5 euro (3 per gli under 25 europei), allineandosi quindi agli altri musei statali – che in questi mesi registrano rincari generalizzati –, nonostante si tratti di una chiesa: il ricavato andrà per il 30% alla diocesi di Roma, e il 70% al ministero. Gratis le messe. Giornata non troppo caotica in piazza, anche perché l’avvio delle biglietterie è stato rimandato dal 1º al 3 luglio per evitare la calca del sabato. Lunghe code verso le (poco visibili) biglietterie fisiche, e un capannello di persone davanti ai pannelli con qr code che permettono di acquistare i biglietti online sul telefono. Il poco personale presente, della società in house Al es spa, forniva le informazioni non presenti nella cartellonistica in piazza: come e dove pagare, dove mettersi in coda. Per ora, non è segnalata in loco la gratuità per residenti a Roma, che è stata garantita e ribadita anche ieri. La linea ministeriale è comunque quella di spingere verso l’ac - quisto di biglietti online e quindi di fare a meno delle biglietterie fisiche. Proprio ieri, con il Pantheon ha fatto il suo debutto il portale web Ad Arte, la preannunciata piattaforma ministeriale, creata con fondi Pnrr dedicati all’accessi - bilità, dove dovrebbe essere possibile presto acquistare i biglietti di tutti i musei statali: per ora il portale, quasi introvabile su Google, vende solo i biglietti del Pantheon e sembra incapace di gestire flussi di ticketing di rilievo: le carenze non mancano, con commissioni bancarie fino a 2 euro. Dal ministero garantiscono che saranno risolte a breve. Presente in loco, oltre a personale Ales, anche personale di Vivaticket, la società di ti c ke ti n g da oltre 40 milioni di fatturato annuo, concorrente principale di quella TicketOne titolare del servizio per il Pantheon fino alla disdetta di pochi giorni fa. Vivaticket al Fat to spiega di non avere nulla a che fare con la piattaforma ministeriale. L EO . B I S . tutti questi quotidiani, riviste e libri sono frutto del lavoro esclusivo del sito eurekaddl.skin per favore lasci perdere i ladri parassiti che rubano soltanto e venga a sostenerci scaricando da noi, la aspettiamo!


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IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 4 Luglio 2023 CRONACA l 15 t LE MOTIVAZIONI CASO AMARA Rivelazione di segreto sulla presunta Loggia Ungheria Secondo il tribunale il giudice avrebbe smarrito “la postura istituzionale” Davigo condannato a Brescia perché “ha agito da carbonaro” Da Mani Pulite al Csm Pierc amillo Dav i g o. In basso, l’avvoc ato Piero Amara FOTO LAPRESSE E “quando si maneggia materiale altamente sensibile (‘il trit o l o’), si ha il dovere di prevedere anche l’impre vedibilità”, scrivono i giudici, “poiché dopo la rivelazione la notizia riservata fuoriesce necessariamente dalla sfera di controllo del depositario che non può fare assoluto affidamento sulla tenuta ermetica del recettore”. Davigo non ha voluto commentare le motivazioni della sentenza, contro cui ricorrerà in appello. » Gianni Barbacetto e Antonio Massari I n 111 pagine, il giudice di Brescia Roberto Spanò spiega perché, secondo il collegio da lui presieduto, Piecamillo Davigo è colpevole di rivelazione del segreto d’uf - ficio. Sono le motivazioni della sentenza di condanna in primo grado a 1 anno e 3 mesi: per aver diffuso i verbali segreti in cui l’avvocato dell’Eni Piero Amara ha ricostruito, tra il dicembre 2019 e il gennaio 2020, le gesta di una settantina di politici, magistrati, funzionari dello Stato, imprenditori, avvocati, banchieri, alti prelati vaticani, generali dei carabinieri e della Guardia di finanza che a suo dire erano riuniti in un gruppo massonico segreto chiamato “loggia Ung he ri a”. Davigo, magistrato del pool Mani pulite, poi per dieci anni giudice in Cassazione e a fine carriera membro del Consiglio superiore della magistratura, aveva fatto conoscere quei verbali ai vertici e ad alcuni membri del Csm. LI AVEVA RICEVUTI nella primavera del 2020 dal pm di Milano Paolo Storari, che “ha sostenuto in dibattimento con grande partecipazione emotiva, di aver subito condotte ostruzionistiche da parte del proprio uffi c i o ”:“A suo dire, il procuratore Francesco Greco e l’ag giunto Laura Pedio gli avevano impedito di compiere gli approfonfidamento in un soggetto qualificato che lo aveva indotto in errore nell’interpretazione delle norme che regolano la trasmissione degli atti dalla Procura al Csm”. La responsabilità, dunque, secondo la sentenza è tutta di Davigo, che non aveva invece singolarmente titolo per ricevere quegli atti, che andavano semmai portati alla Procura generale di Milano e poi al Csm: il processo “non ha fornito la sponda alla tesi della non opponibilità del segreto investigativo a un singolo consigliere, così come del resto non ha trovato appiglio l’e ventualità che fosse ammissibile la circolazione di atti riservati in assenza di passaggi formali”. I GIUDICI BRESCIANI segna lano “l’oscuramento degli indirizzi di posta elettronica nella disponibilità”di Davigo “e la mancata conservazione dei documenti nella memoria del suo computer ” che non hanno “consen - tito di tracciare appieno gli accadimenti”: c’è stato “un vero e proprio sterminio di atti, corpi di reato, chat, mail, apparecchi telefonici, pen drive ed indirizzi di posta elettronica”, avvenuto “in epoca da ritenersi ragionevolmente prossima alla perquisizione subita nell’aprile del 2021 dalla dottoressa Contraf att o ”(la segretaria di Davigo al Csm, in quel momento indagata con l’accusa di aver inviato copie dei verbali al Fa t t o ,a Re - pubblica e al consigliere del Csm Nino Di Matteo). Alla fine, “se l’elusione dei binari formali aveva lo scopo di impedire la divulgazione di una notizia da mantenere segreta, il risultato ottenuto è stato quello di averla diffusa in modo incontrollato”. o, peggio, a volontà di insabbiamento, quanto piuttosto a ragioni di garantismo, onde evitare ricadute pregiudizievoli ai soggetti coinvolti rispetto a notizie di reato anemiche o, peggio, strumentali”. Secondo i giudici bresciani, è stato Davigo a indurre Storari “a compiere un atto extra ordinem quale la consegna brevi manu di copia dei verbali secretati”. Storari è stato poi“assolto dall’accu - sa speculare per aver riposto afdimenti investigativi indispensabili per riscontrare”le dichiarazioni di Amara. Davigo aveva scelto allora “modalità carbonare”, vie informali, perché –ha spiegato in aula –una denuncia formale avrebbe fatto conoscere i contenuti dei verbali segreti anche ai due componenti del Consiglio indicati da Amara come appartenenti alla loggia Ungheria: “Ho agito dunque nelle uniche forme consentite dalla particolarità della situazione”. I giudici di Brescia non hanno accolto questa spiegazione e ora scrivono che le modalità “ca rbonar e” appa iono “sintomatiche dello smarrimento di una postura istituzion a le ”. Dal processo “è emerso un quadro storico assai divergente da quello illustrato” da Storari. L’allora procuratore di Milano, Greco, “ha infatti spiegato di aver adottato una serie di cautele per tenere riservato lo sviluppo di un’indagine che si presentava assai delicata e che proponeva aspetti ‘assolu - tamente da approfondire’, attesa la genericità del materiale raccolto e la mancanza di riscontri esterni”:“la scelta organizzativa improntata alla cautela poteva dunque essere ispirata non a colpevole titubanza No comment L’ex pm secondo cui non era possibile agire in altro modo o si danneggiava l’indagine, farà appello LE REAZIONI PAO LO STO R A R I “ Il procuratore Greco e l’aggiunto Pedio mi avevano impedito di compiere gli approfondimenti investigativi indispensabili per riscontrare TRIBUNALE DI BRESCIA #2 “ Se l’elusione dei binari formali aveva lo scopo di impedire la divulgazione di una notizia, il risultato è stato quello di averla diffusa in modo incontrollato


16 l POLITICA IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 4 Luglio 2023 IL LIBRO Revelli e Bertoni: cosa è cambiato, cosa resta Dal G8 al moschetto Meloni: la democrazia tradita e noi GLI AUTORI E L’ANALIS I DEL PRESENTE STORICO, sociologo e politologo, Marco Revelli insegna Scienza della politica all’U n i ve rs i t à del Piemonte orientale. Roberto Bertoni è giornalista e scrittore, collabora con numerose testate (tra cui Articolo 21, Tpi, Confronti), conduce sul web trasmissioni di approfondimento e ha realizzato una lunga inchiesta dedicata ai fatti del G8 di Genova. Il loro “La democrazia t ra d i t a” è da oggi in libreria. » Marco Revelli e Roberto Bertoni Avvicinandoci al mondo del Fatto Quotidiano, ci siamo resi conto che la nostra prima impressione fosse corretta. Più che di un giornale, si tratta infatti di un “campo profughi”, in cui si sono radunati tutti coloro che condividono due idee di fondo: la difesa della Costituzione e la passione per la democrazia. Una Costituzione e una democrazia che, dopo essere state progressivamente indebolite nel periodo della Strategia della tensione e dello stragismo mafioso che accompagnò nel sangue l’esaurirsi della Prima Repubblica, negli ultimi 22 anni, quelli presi in esame nel nostro libro, sono state messe più volte in discussione, attraverso referendum che miravano sostanzialmente a smantellarne i principî. Nell ’estate del 2001, punto di partenza dell’opera, a seguire il drammatico G8 di Genova, erano soprattutto alcune testate di sinistra militante: l’Un i t à di Colombo e Padellaro, il manifesto, L i b e ra z i o n e , Carta e Diario. Di questi giornali e riviste, sono rimasti in vita solo il manifesto e l’Un i t à , che però è oggettivamente un’altra cosa rispetto ad allora. L’altro quotidiano che seguì con particolare passione quella vicenda è R epubblica, cui va riconosciuto il merito di aver realizzato, all’epoca, dei reportage e delle interviste di altissimo livello. Anche R e p ., oggi, ha cambiato linea editoriale. Se volete capire, dunque, da dove nasce questo foglio rompiscatole che da 14 anni ha l’universo contro eppure resiste, dovete partire da qui. E se volete capire per quale modall ’altro, sono nati il Fatto e il M5S, significa che la mistura era ormai colma. Un popolo senza rappresentanza aveva deciso di mobilitarsi in prima persona: a livello di informazione e in ambito politico. Sarà dura rimarginare la frattura che si è venuta a creare fra il 2001 e il 2008: dapprima con l’opposi - zione inadeguata al berlusconismo e poi con il mancato smantellamento delle sue “ri f or me ” più significative. Un primo passo era stato compiuto durante l’esperienza del Conte-2, con l’ottima gestione della pandemia, una rinnovata attenzione al tema della scuola e del diritto allo studio e una serie di misure di stampo progressista che il governo dei “mi - gliori” ha iniziato a smantellare, prima che i “p at r i o t i ” ne facessero strame. Tuttavia, come sanno bene sia Giuseppe Conte che Elly Schlein, solo dall’i ncontro fra la sinistra tradizionale e il movimentismo dei 5 Stelle può nascere un’alternati - va credibile a un esecutivo che sta facendo compiere al Paese pericolosi passi indietro in ogni ambito, oltre a mettere a rischio persino il recepimento dei fondi del Pnrr. Abbiamo scritto questo libro a quattro mani perché anche noi apparteniamo a coloro che hanno scelto di non arrendersi. Non vogliamo arrenderci a ciò che sta accadendo nel mondo della giustizia, perché riteniamo che la magistratura italiana abbia molte colpe da farsi perdonare, ma che le misure del ministro Nordio non facciano che aggravare una situazione già delicata di suo. Non vogliamo arrenderci a ciò che sta accadendo a livello scolastico, perché crediamo che la crescita civile e culturale del Paese non passi dall’umiliazio - ne degli studenti. Non vogliamo arrenderci al declino dell ’informazione, e in particolare della Rai, perché lo dobbiamo a Enzo Biagi, Roberto Morrione e tutti coloro che si sono battuti contro la deriva che da vent ’anni a questa parte non si è mai arrestata. Conosciamo le conseguenze delle nostre azioni, ma ci sostiene un aforisma di Brecht: “Ci sedemmo dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano occupati”. © RIPRODUZIONE RISERVATA In che mani Una manife s tazione co n t ro Giorgia Meloni FOTO ANSA tivo abbiamo scelto proprio Paper First per pubblicare un saggio che mira a ristabilire qualche verità storica e a rendere omaggio a persone che avrebbero meritato ben altra sorte in questi due decenni, senza intenti agiografici, vi diciamo che è perché qui abbiamo trovato una comunità che non si è arresa. Non si è arresa ai tonfa di Genova, allo scempio della Diaz, all’infamia di Bolzaneto, all ’editto bulgaro, alle leggi ad per sonam, alle censure, ai bavagli e alla deriva di una sinistra che per troppo tempo, spiace dirlo, ha smarrito la strada, abbracciando acriticamente non solo la Terza via blairiana ma anche tutte le storture del sistema liberista che oggi sta implodendo a livello globale. Qualcuno lo sosteneva, con una certa autorevolezza, già ai tempi delle manifestazioni di Seattle e di Genova che la globalizzazione senza regole avrebbe condotto il pianeta sull’orlo dell ’abisso: ci fu chi venne irriso e chi, come Lena Zühlke, la ragazza massacrata al quarto piano della Diaz, rischiò quasi la vita per difendere le proprie idee. Quest ’opera è anche una lettera d’amore critica rivolta alla sinistra. Perché se nel 2009, a distanza di undici giorni l’uno ILL I B RO » D e m o c ra z i a tradit a Marco Revelli e Roberto Bertoni Pagine: 24 4 Prezzo: 16e Editore : PaperFir st AVVISO DI GARA RFI S.p.A. informa che ha indetto una procedura aperta DAC.0133.2023 relativa alla Fornitura di Sabbia al Cromo per l’Officina Nazionale Armamento Fonderia di Bari. Lotto Unico – CIG 9868058313 - Importo posto a base di gara 517.950,19 euro al netto dell’IVA. Il testo integrale del bando è visionabile sul sito www.gare.rfi.it canale: Forniture Il termine di presentazione delle offerte è il 04/08/2023 ore 12.00. Per chiarimenti: come indicato nel bando. Il Responsabile del Procedimento per la fase di affidamento: Gennaro Esposito Direzione Acquisti ESITO DI GARA RFI S.p.A. informa che è stata aggiudicata la gara PRSQ DAC.0268.2021 – Lotto n. 21 relativa alla Progettazione esecutiva e all’esecuzione di lavori di realizzazione delle opere interferenti con l’esercizio ferroviario funzionali alla soppressione dei passaggi a livello (rientranti nella categoria di specializzazione SQ011 LOC-001 “Opere Civili alla sede ferroviaria”). Il testo integrale dell’esito, pubblicato sulla GUUE 2023/S 117-367729 del 20/06/2023 è visionabile sul sito www.gare.rfi.it” www.gare.rfi. it canale Esiti – Lavori. Il Responsabile del Procedimento per la fase di affidamento: Ing. Giuseppe Albanese. REGIONE CALABRIA BANDO DI GARA N. 912486 Autorità Regionale - S.U.A. - Regione Calabria - Piano 5 Zona 3 Maestrale - Cittadella Regionale viale Europa - Loc. Germaneto 88100 Catanzaro; pec: [email protected]; http://portale.regione.calabria.it/ website/ugsp/stazioneunicaappaltante; Responsabile della procedura di gara: Dott.ssa V. Borzumati, [email protected], sua. [email protected]. Procedura aperta telematica per la conclusione di Accordo Quadro, per la fornitura di radiofarmaci per le UU.OO. di Medicina Nucleare delle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere della Regione CPV: 33690000, 33150000 Lotti: 98. Entità dell’appalto: € 34.265.290,50 oltre IVA di cui: € 28.992.249,00 per importo a base d’asta triennale; € 378.000,00 per spese di trasporto tassativo e ordinario non soggette a r.a.; € 4.895.041,50 opzione di proroga tecnica (mesi 6). Durata appalto: 36 mesi. Opzione di proroga mesi 6. Criteri di aggiudicazione: minor prezzo. Termine ricezione offerte: 04/08/2023 h.12:00. Validità offerta: 240 giorni; Apertura delle offerte: 29/08/2023 h.09:30. Atti di gara sono scaricabili da: http://portale.regione.calabria.it/website/ugsp/ stazioneunicaappaltante alla sezione “Bandi e Avvisi di gara”. Ricorso: TAR Calabria - Catanzaro. Invio GUUE: 22/06/2023. Il Dirigente della sezione tecnica - Ing. I. Ruberto. Il DIrettore Generale - Dott.ssa r. PorcellI Direzione Business Regionale Acquisti Regionale AVVISO PER ESTRATTO BANDO DI GARA SETTORI SPECIALI È indetta Gara a procedura aperta n. 36046 per l’affidamento in appalto della fornitura di materiali di carpenteria e affini per rotabili, con contratto aperto di 24 mesi, per l’importo complessivo di € 360.000,00 - CIG 9869933E5C. Termine presentazione offerte: 11/09/2023 ore 12:00. Il Bando, pubblicato sulla GUUE, è disponibile, col Disciplinare di gara, su www.acquistionline.trenitalia.it Responsabile del procedimento Katia Sacco Direzione Business Regionale Acquisti Regionale AVVISO PER ESTRATTO BANDO DI GARA SETTORI SPECIALI È indetta la GPA n. 34929 per l’affidamento del servizio di noleggio, installazione e manutenzione di dispenser per la distribuzione automatizzata di dispositivi di protezione individuale, suddiviso in tre lotti: Lotto 1 Centro-Sud - CIG: 9891687E54; Lotto 2 Sicilia - CIG: 98916900D2; Lotto 3 Centro-Nord - CIG: 98916911A5 per un valore complessivo di € 447.309,90. Termine presentazione offerte: 05/09/2023 ore 12:00. Il Bando di gara, pubblicato sulla GUUE, è disponibile, col Disciplinare di Gara, su www. acquistionline.trenitalia.it. La Responsabile del procedimento Katia Sacco AGENZIA DEL DEMANIO Direzione regionale Piemonte e Valle D’aosta BANDO DI GARA Agenzia del Demanio - Direzione Regionale Piemonte e Valle d’Aosta - corso Bolzano 30, 10121 Torino; Tel. 011/56391111, [email protected], www.agenziademanio.it. Responsabile del Procedimento: ing. Daniela Maria Oddone, [email protected]. Procedura aperta, ex art.60 D.Lgs.50/2016, per l’affidamento del servizio di verifica della vulnerabilitá sismica, diagnosi energetica, rilievo geometrico, architettonico, tecnologico ed impiantistico da restituire in modalitá BIM, ed eventuale progettazione di fattibilità tecnico-economica da restituire in modalità BIM per taluni beni di proprietà dello Stato, situati nella Regione Piemonte. LOTTO 1 - CIG: 990817115F, LOTTO 2 - CIG: 99081922B3 - CUP: G23E23000150001. Valore totale a base di gara: € 985.933,15 di cui € 16.283,55 per costi della sicurezza non soggetti a ribasso, oltre IVA e oneri previdenziali, così come distinto per ciascun lotto all’interno della documentazione di gara. Condizioni di partecipazione: ciascun concorrente può presentare offerta per un solo lotto, secondo i termini meglio specificati nel disciplinare di gara. Criterio di aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa. Bando integrale, Disciplinare e relativi allegati consultabili su: www.agenziademanio.it. Le offerte dovranno essere trasmesse in modalità telematica mediante il Sistema di Consip S.p.A. https://www.acquistinretepa.it entro 04/08/2023 h.12:00. Apertura offerte: 07/08/2023 h. 10:00. Data di invio alla GUUE 22/06/2023. Il DIrettore regIonale - Ing. SebaStIano CaIzza AVVISO PER ESTRATTO BANDO DI GARA SETTORI SPECIALI – Forniture FERSERVIZI S.p.A., in proprio e in nome e per conto e/o per conto e/o in ogni caso nell’interesse delle Società del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, in data 28.06.2023 ha trasmesso alla GUUE il Bando di gara avente ad oggetto l’affidamento della eGPA 252/2023/FORN - Fornitura di materiale di consumo, comprensiva dei servizi di creazione ed aggiornamento del catalogo elettronico ARIBA per le Società del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane - CIG 99144173BB. SCADENZA PER LA PRESENTAZIONE DEI CHIARIMENTI: 11/07/2023 ore 23:59 SCADENZA PER LA PRESENTAZIONE DELLE OFFERTE: 21/07/2023 ore 13:00 Il Bando di gara è pubblicato in modo integrale all’indirizzo internet www.acquistionlineferservizi.it. Gennaro Ranieri Direzione Logistica Industriale Acquisti Tecnici Il Responsabile AVVISO PER ESTRATTO BANDO DI GARA SETTORI SPECIALI - FORNITURE Trenitalia S.p.A. ha indetto la gara a procedura aperta eGPA n. 9755 per l’affidamento della fornitura di “accoppiatori assemblati, frutti e contatti mobili” CIG: 98723633AC. Valore complessivo stimato € 450.000,00 comprensivo di eventuale opzione economica. Tutta la documentazione di gara è disponibile su www.acquistionline.trenitalia.it. Il termine per la presentazione delle offerte è fissato per il giorno 11/09/2023 ore 13:00. Raffaele Pullia AVVISO PER ESTRATTO BANDO DI GARA SETTORI SPECIALI - Servizi FERSERVIZI S.p.A., in proprio e in nome e per conto e/o per conto e/o in ogni caso nell’interesse delle Società del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, in data 27.06.2023 ha trasmesso alla GUUE il Bando di gara avente ad oggetto l’affidamento dei Servizi di Traduzione CIG: 9899663458 (eGPA 46/2023/SERV). SCADENZA PER LA PRESENTAZIONE DEI CHIARIMENTI: 17/07/2023 ore 23:59 SCADENZA PER LA PRESENTAZIONE DELLE OFFERTE: 27/07/2023 ore 13:00 Il Bando di gara è pubblicato in modo integrale all’indirizzo internet www.acquistionlineferservizi.it. Mario COPPOLA M E T EO R I T I LO TSUNAMI DEL CA I M A N O , LE RIFORME E LA SINISTRA E VA P O R ATA


IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 4 Luglio 2023 SECONDO TEMPO l 17 È un lascito prezioso questo libriccino di Abraham B. Yehoshua che in Italia arriva un anno dopo la sua morte. Un piccolo grande dono, il testamento spirituale di uno scrittore che nei suoi romanzi, ma anche nei suoi saggi civili, tutta la vita si è interrogato sul destino ebraico, israeliano, sionista per confutare la malsana fusione tra miti arcaici e identità nazionale. Non a caso Yehoshua lasciò Gerusalemme, la città in cui la sua famiglia risiedeva da cinque generazioni, proprio nel 1967. Cioè l’anno in cui Israele riuscì a sbaragliare con una guerra di soli sei giorni – l’arco di tempo in cui il Dio della Genesi aveva creato il mondo –i Paesi arabi che ne minacciavano la distruzione; per giunta occupando territori che facevano sì parte del suo antico Regno biblico, popolati ora però da milioni di arabi palestinesi. Ne Il Terzo Tempio (Einau - di), novella in forma di dialogo tradotto da Sarah Parenzo, ricercatrice italiana che gli è stata vicina nei suoi ultimi anni, Yehoshua cita Yeshayahu Leibowitz, l’unico intellettuale che al tempo di quella ubriacatura messianica lo profetizzò: l’oc - cupazione militare si sarebbe rivelata una maledizione anziché un dono divino. Il dialogo teatrale si svolge in un tribunale rabbinico di Tel Aviv per prendervi di petto il tema religioso della redenzione, nucleo della fede ebraica. Dopo la duplice distruzione del Tempio di Gerusalemme a opera del babilonese Nabucodonosor e del romano Tito, dopo secoli di esilio e persecuzioni, resiste nei credenti la certezza che il sacro Patto fra gli ebrei e il Signore troverà co mp im en to nella Fine dei Tempi. Preceduto dall’av v e n t o del Messia e dall’edificazione di un nuovo Santuario: il Terzo Tempio, appunto. Rivolgendosi a un tremebondo rabbino Shoshani incaricato di dirimere controversie matrimoniali, una donna di 38 anni convertita all’e brai sm o, Esther Azoulay, chiede giustizia. Denuncia che uno spregiudicato rabbino di Parigi, invaghitosi di lei, si appiglia a normative pretestuose pur di impedirne le nozze con l’uomo che ama: David Mashiah. Quel cognome, Messia, ha scosso come una rivelazione Esther, nelle cui vene, da parte di madre, scorre sangue cristiano. Né David né lei osano infrangere il divieto, motivato con la sua appartenenza a una famiglia di sacerdoti. Ma Esther lo considera strumentale e ne invoca la revoca. Così, sospinta dalla sua vicenda privata, la donna innamorata giunge a maturare una visione dell’ebraismo radicalmente alternativa a quello ossificato nella precettistica rabbinica e nel fanatismo che impasta la religione con la politica. Immedesimandosi nell’a rdore messianico e nella ripulsa del settarismo che ispirano Esther, Yehoshua dà il meglio di se stesso. La donna scuote le certezze del rabbino Shoshani spiegandogli che il Messia, “fi - no al momento della redenzione, è libero come un uccello”, non soggetto alle restrizioni quotidiane del sacerdote. Si definisce “vittima della guerra che imperversa all’interno di questo popolo fin da quando ha ricevuto la Torà”: la contrapposizione fra obbedienza rassegnata e speranza di liberazione. Affascina il rabbino di Tel Aviv e lo conduce a immaginare che, certo, il Terzo Tempio verrà. Ma non sulle rovine dei santuari precedenti, come invece vorrebbero gli estremisti giunti al governo di Israele, disposti a umiliare con la forza gli islamici che in quello stesso luogo hanno edificato la moschea al Aqsa e il Duomo della Roccia:“Tu tt i noi sappiamo che non si può costruire il Terzo Tempio senza incendiare il mondo con una terribile guerra con le due grandi religioni nate dalla nostra – sebbene senza il nostro consenso –, che hanno costruito una chiesa e una moschea sulle rovine del nostro Tempio. Signor rabbino, piange?”. Sì, il rabbino piange ma sembra acconsentire anche quando Esther prosegue: “In tutta umiltà credo fermamente che si Sogni di pace P re g h i e re al Kotel; sotto, Abraham B. Ye h os h u a ( 1936-2022) A N SA / L A P R E SS E Wimbledon, Musetti ok Il tennista toscano conquista la sua prima vittoria sull’erba londinese, battendo al primo turno, e in due ore, il peruviano Varillas in 6-3, 6-1, 7-5 Il manoscritto dal lager Arriva all’Istituto di letteratura musicale concentrazionaria di Barletta “Le crucifié”, opera scritta nel 1944 dal compositore internato Kulisiewicz De Niro in lutto per nipote Leandro è morto improvvisamente a 19 anni: ne ha dato notizia la madre Drena, figlia adottiva del grande attore, di cui il ragazzo seguiva le orme » Gad Lerner L’umile ‘Terzo Tempio’ di Yehoshua “abbraccerà la chiesa e la moschea” possa costruire il Terzo Tempio senza distruggere la chiesa o la moschea, non solo: credo che dovrebbe trattarsi di un santuario modesto, che cerchi di a b b ra c c i a r l e ”. Dove? Anche a questa domanda Esther-Yehoshua trovano risposta: “Ve rrà eretto fuori dal perimetro della città vecchia, per non minacciare nessun altro luogo santo … Non vi si eseguirà nessun sacrificio, né vi si rinnoveranno rituali, ma gli inni e i canti faranno sì che i nostri morti risorgano a nuova vita. Perché i nostri morti sono fin troppi”. Eccolo, dunque, il lascito del grande scrittore che non si cura certo della scomunica degli ortodossi. Anche il modesto rabbino Shoshani si guarderà bene dall ’opporre argomenti dogmatici alla fede in un rinnovamento dell’ebraismo contemporaneo espressa da Esther. Perché la chiave di volta del futuro di Israele, Yehoshua ne è da sempre convinto, risiede nel rapporto con gli arabi. L’assen - za di rapporto con loro è la negazione del futuro, è negarsi al futuro. Ce lo conferma ogni giorno il precipitare sanguinoso del conflitto con i palestinesi: forza militare e supremazia economica possono prolungare uno status quo disonore vole e sempre provvisorio. Ma la speranza vive nel Terzo Tempio di Esther, l’ultima volontà che ci consegna Yehoshua. IL TESTAMENTO DI ABRAHAM Israele tra le lacrime del rabbino ILL I B RO » Il Terzo Te m p i o Abraham B. Ye h os h u a Pagine: 96 Prezzo: 14 e Editore: Einaudi ’’ A. B. Yehoshua Il santuario ebraico non minacci altri luoghi santi… I nostri morti sono fin troppi ‘‘


18 l SECONDO TEMPO IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 4 Luglio 2023 S econdo me Berlino è la città che merita preludi piovosi. O cose come, al primo rigo: cominciò a piovere. Sotto la Porta di Brandeburgo. Cominciò a piovere. Era Berlino Ovest. I libri di storia contemporanea ricordano l’a ffondo del presidente Von Weizsacker sulla questione tedesca: “Fintanto la porta rimarrà chiusa” eccetera eccetera, pontificava nel magma capzioso del veleno propagandista, ovunque e fuori la guerra, sorprendere una qualche verità è penetrare una disperazione labirintica. QUANDO TORNÒ LA STORIA a riscattare epicamente l’o ltranzismo senza redenzione di un tempo privo dell’Uo - mo, ero una bambina, poco più di una bambina. Berlino era Christiane Felscherinow, io avevo nove anni. Christiane Felscherinow aveva scritto un diario. Lo avevo le tto. “A 12 anni fumava hashish”, leggo in quarta di copertina, a tredici il primo buco di ero. Christiane viveva a Groupiuss tadt. Batteva al Bahnhof Zoo, imparai a pronunciare parole adulte. Cuciva i jeans sulle gambe sempre più magre, indossava un chiodo nero, un rossetto scuro, scarpe lucide con il tacco, scarpe da donna. Teneva il quartino, il laccio, il cucchiaio, in una busta, povera e usata. Io vedevo tutto. Io li ho visti prima. Babette morire di overdose in un cesso lurido di una stazione; l’ecatombe di un tossico senza narici, il demone che tonava apocalissi incendiate, un ago conficcato nel collo. Riboldi Gino di Testori chino sul water. E gli altri. E quale o u ve rt ure terrifi - cante. Il rombo di una metropolitana, il volto grigiastro ripetuto freneticamente nel raglio sospinto e schiacciato sui binari, echeggiante nel tunnel eterno. Come i viaggi in treno dove la morte è il tendaggio pesante della carrozza, il brusio cinereo, la nausea, la ripetizione violenta del minuto, delle scritte lette su cartelli sbiaditi, ne pas se pencher au dehors, un tanfo sciupato d’intorno. E i volti indaco, o peggio, ingialliti. O dalle luci finte di un underground che è già un t ra p a s s o . L’elegia cimiteriale che farnetica una nuova razza di plebei. C’è la luce che degrada, è la non luce. La non luce delle stazioni, dei sottopassaggi. Di una scala mobile. Di un ventricolo nero verso la deprecazione, che assommava il male snaturato, il male increscioso senza dolosità. Diventi un tossico, sei il linguaggio imbastardito di qualcosa che non ha funzionato, un guasto al sistema di ingranaggio sociale dedicato a cori belanti. L’eroinomane nella funzione di controcanto, il mio termine fanciullesco di pietà, non ibrido di implicazioni moraleggianti. Una specie di banco di prova, sono i cattivi, eccoli là, ma tu devi amarli. La vicenda del genere umano davanti agli occhi sgranati di una bambina di nove anni. Il genere umano traligna in alvei deflorati, infrequentabili. Cos’era il Bahnhof ? Insisto sulle righe di un capitolo. Un concerto di David Bowie. O le luci fredde di una discoteca. Il proscenio disumano, un rantolo che si irradia, una pece che risale magmatica, arrancando con terribili chele, gli anfratti di un segreto genocidio, una purezza originaria dispersa, il senso abominevole di un tempo senza l’Eterno; il So u nd , l’Haus der Mitte. Vado in fissa per una vena sollevata. Stringi il laccio emostatico al braccio e ti si gonfia. Una vena buona. Non come le avrai in seguito. Scollinamenti ora fragili, ora ispessiti. Quando incontrai uno fatto di ero, avevo 17 anni. In fondo non avevo aspettato altro. Incontrare uno fatto di ero. E loro aspettavano me. Cosa sono le pupille di spillo? Con la luce della sera, le pupille si dilatano. Capite? Quelli fatti di ero hanno le pupille come una testa di spillo, quando si fa sera, allora significa che hanno la roba addosso. La roba in gergo significa ero, cioè eroina. AVEVO IN MENTE molto chiara la mappatura di ricettatori e zone franche dove comprare quartini di polvere bianca, avvolti nella stagnola. Il Giambe, il Giambellino, era pieno di ricetta. Leggevo la storia di Carlo Grimaldi, “Un lungo flash”, avevo 12 anni. Non era come leggere Christiane Felscherinow. C’e ra un sostanziale discrimine tra i tossici del Bahnhof e quelli del Giambe. Al Bhanhof erano inalterabili e mostruosi, e morti di una morte lurida, oltraggiosa. Avevano membra scavate, davano di stomaco e mi pareva rovinassero in sprofondamenti terrei e sepolcrali. Erano sotterranei, non solo nella simbologia sinistra. Erano davvero sotterranei dove la caligine era empia, violenta, annunciava il raglio sulle rotaie e i neon e aloni nemici si imprimevano sul volto inafferrabile degli astanti, già tempre sfinite o figuri d’oltremondo. Cominciai ad amarli anc h’io. I sottopassaggi. O quelli con le pupille di spillo. Mi seduceva un qualche dettaglio, in special modo nelle donne. Per me erano tutte adulte, ma erano ragazze. Mi seduceva la trasformazione rapida, fino a desiderare di imitarne la trascuratezza, i capelli in disordine, legati alla meglio, stessi jeans stretti, avvinti, una traccia di sregolatezza, la bellezza sfolgorante e appena sfiorita. Una deflagrazione di errori, eroiche debolezze. Il mistero della dipendenza. La rota. Cos’era la r o t a? © RIPRODUZIONE RISERVATA Il laccio della droga Natja Brunckhorst è Christiane F. nell’omonimo film di Edel del 1981 FOTO CONTRASTO PASSIONI STUPEFACENTI Tra i “Ragazzi dello zoo”tossico Rossetto, occhi a spillo e cucchiaino: “l’eroina” di Berlino è Christiane Letteratura e vita Lessi il diario di Chris F. a 9 anni; lei invece ne ha 13 quando si fa il primo buco P ROTAG O N I STA CHRISTIANE VERA F E LS C H E R I N OW Nata ad Amburgo nel 1962, è scrittrice e musicista, nota per aver firmato –con i giornalisti Kai Hermann e Horst Rieck – “Wir Kinder vom Bahnhof Zoo”, pubblicato in Germania nel 1978. In Italia è uscito con Rizzoli nel 1981 col titolo “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”, laddove “Kinder”, “bambini”, diventa “ra g a z z i ”e la stazione ferroviaria “Bahnhof” si perde per lasciare posto allo “Zo o”. Dal libro fu tratto il film omonimo di Uli Edel con la colonna sonora di David Bowie » Veronica Tomassini ILL I B RO » L’inganno Veronic a Tomas sini Pagine: 208 Prezzo: 20 e Editore: La nave di Teseo


IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 4 Luglio 2023 SECONDO TEMPO l 19 Scandali, pallottole, delitti e processi. Che bel ‘Principe’ » Elisabetta Ambrosi S aturi delle squallide saghe della coppia Meghan&Harry, sfiancati dalle vicende dei reali inglesi, annoiati dai gossip cartacei sui sovrani di tutta Europa. Finalmente arriva una serie sui nostri, di reali, e in particolare sulla storia di Vittorio Emanuele di Savoia. Ma no, non si tratta di un prodotto sovranista, perché a girare e coprodurre (con Francesco Melzi D’Eril) Il principe – da oggi in tre episodi su Netflix (e su Sky Glass, Sky Q e Now Smart Stick) –è Beatrice Borromeo Casiraghi, giornalista, regista, produttrice con la sua Astrea Films e, anche, principessa. Data chiave il 1978, quando di notte, muore – in seguito a una sparatoria dopo il furto del gommone di Vittorio Emanuele – il giovane Dirk Geerd Hamer, omicidio di cui viene accusato lo stesso principe. Il crimine, dunque, e la vicenda giudiziaria che ne segue sono al centro della docuserie, che racconta, però, anche l’intera vita del sovrano mancato, i suoi rapporti familiari, il lavoro, gli altri scandali, il rientro in Italia, con testimonianze di cronisti e parenti di Savoia e Hamer. Una storia pesante che grava –u n’altra chiave del Principe – sulle generazioni venute dopo, da Emanuele Filiberto alle figlie di Birgit Hamer, che devono cercare di vivere nonostante un passato ingombrante e traum at i c o . “Manca una settimana al lancio de #il - Principe su @netflix ”, scriveva su Instagram Borromeo Casiraghi. Aggiungendo: “È stato nostro per così tanto tempo che mi fa uno strano effetto condividerlo con chiunque vorrà guardarlo. Chissà se leggerete certi passaggi come li abbiamo interpretati noi, se vi farà a volte ridere e a volte piangere, come a noi”. L’autrice spiega anche che per essere più fedeli agli anni Settanta una parte delle ricostruzioni è stata girata in pellicola, un’idea della “mera - vigliosa Clarissa Cappellini, direttrice della f o t o g ra fi a ”. Ed elogia anche le montatrici Cristina Flamini e Annalisa Forgione, “quante chiacchierate, risate, discussioni, note alle 4 del mattino (ogni notte!), scoperte, lampadine accese di colpo, intuizioni, e soprattutto passione”. La docuserie è dunque una ricostruzione storica, ma anche sentimentale, della vita di un principe ottantaseienne con scandali e vicende giudiziarie sulle spalle. 3 EPISODI La data chiave è il 1978, quando viene ucciso il giovane Dirk Geerd Hamer ON DEMAND Esce su Netflix e altre piattaforme, la docu-serie della Borromeo Casiraghi dedicata alle vicende (drammatiche) di Vittorio Emanuele di Savoia Fa m i l y Il principe Vittorio col figlio Emanuele NETFLIX C O L PA DELSOLE Un carcere dove si sconta la pena pelando patate: lo Sbucciardone di Alberto Graziani Crucipersonaggio Quizdokuvip Rebus Dal 2021 ha risieduto a Roma in quella che era stata in precedenza la villa di: Alberto Sordi = 1 - Franco Zeffi relli = 5 Nel dittico Loro ha dato il volto a Berlusconi: Toni Servillo = 3 - Gabriele Lavia = 4 Acquistato il Monza Calcio, ha nominato presidente: il fi glio Piersilvio = 6 - il fratello Paolo = 7 La holding fi nanziaria da lui fondata: Mediolanum = 2 - Fininvest = 9 8 3 6 8 4 9 15 65 3 876 2 68 59 4 1 2 5 9 7 (6, 8) 1234 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 ORIZZONTALI VERTICALI 1. Il Ramazzotti di Adesso tu - 5. Si dipana con l’aspo - 11. Umberto, storico leader della Lega Nord con cui si alleò nel 1994 - 15. Un programma comico di Mediaset - 17. Diminuire d’intensità, ma detto dell’ira - 19. Si dice parlando di sé - 20. Il codice attribuito a una operazione bancaria - 23. I generi dei negozianti - 25. Il giornalista che coniò il suo soprannome “il Cavaliere” - 28. Isola dell’Egeo nota per il culto alla dea Artemide - 29. Il protagonista del cruciverba - 31. Il quotidiano di cui ha detenuto a lungo delle quote - 32. Lo scudo di Minerva - 33. I religiosi nella cui scuola ha studiato - 35. Si emettono respirando - 36. Creature mitologiche del folklore giapponese - 37. Il provenzale antico - 38. Prove non impegnative - 41. La mitica madre dei venti - 42. Fa concorrenza a Samsung - 44. È sottile nei mingherlini - 46. Si occupa di ricorsi (sigla) - 48. È parallelo alla tibia - 50. Antonio, il politico che gli faceva da vice in Forza Italia - 52. Proteina basica componente strutturale della cromatina - 54. Il fi lm di Nanni Moretti che lo vede ritratto - 55. La capitale norvegese. 1. Sbaragliò gli Unni - 2. Il responsabile punito - 3. Solo senza estremi - 4. Erano due quelle del regno di Ferdinando I - 6. Il Capone celebre criminale - 7. Testa di assiolo - 8. Formano le inferriate - 9. Jean di Bella di giorno - 10. Proprio di terzi - 11. Un marchio su molte biro - 12. Li consultano i ritardatari - 13. Varietà assai lucente di gesso - 14. Equivale a dentro - 16. Si dice di un incarico diffi cile - 18. Il Giurassico inferiore - 21. Relativo alle visioni notturne - 22. Un nativo di Beirut - 24. Un metallo affi ne al platino - 25. I fi ori dell’innocenza - 26. La sinfonia “corale” di Beethoven - 27. Grande generale di Giustiniano - 29. Un linguaggio non per tutti - 30. Adolfo nel cast di Amici miei - 31. Il quartiere di Milano in cui è cresciuto - 34. Macilento, emaciato - 35. Indica dosi in parti uguali - 39. Un modello della Hyundai - 40. Polvere di giaggiolo - 43. Goya la dipinse “vestida” e “desnuda” - 45. Tiene informato il nemico - 46. L’eco del tic - 47. La Tv di Stato - 49. Il Mammucari dello spettacolo - 50. Il simbolo del tallio - 51. Il Machiavelli che scrisse Il principe (iniz.) - 53. I confi ni del Nepal. Riempire tutte le caselle con cifre da 1 a 9 in modo che, a gioco ultimato in ogni riga, colonna e settore compaiano tutte le nove cifre, senza che vi siano ripetizioni: è uno schema diffi cile però altri numeri possono essere ricavati dalle defi nizioni incentrate sul personaggio in foto, Silvio Berlusconi, in tutte le caselle con il richiamo corrispondente. Trait d’union Osserva le immagini proposte e, scegliendo tra le lettere sotto riportate, individua l’unica parola che le accomuna tutte. D O Z N A E F R I V L Q


20 l ULTIMA PAGINA IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 4 Luglio 2023 06:35 Rassegna stampa 07:30 Uno Mattina Estate 12:00 Camper in viaggio 12:25 Camper 13:30 Tg1 14:05 Don Matteo 16:10 Sei sorelle 17:10 Estate in diretta 18:45 Reazione a catena 20:00 Tg1 20:30 Techetechetè 21:25 Un cuore, due destini 23:15 Premio Biagio Agnes 2023 01:00 Rai News24 01:35 Overland 02:30 Rai News24 08:45 Radio2 Happy Family 10:10 Tg2 Dossier 11:10 Tg Sport Giorno 11:20 Un'estate a Mykonos 13:00 Tg2 Giorno 14:00 Pomeriggio Sportivo 14:45 Tour de France - 4ª tappa 16:25 Tour all'arrivo 17:25 Tour Replay 18:35 Tg Sport Sera 19:00 Hawaii Five-0 19:40 NCIS 20:30 Tg2 21:20 Il regno 23:10 La conferenza stampa 00:05 Generazione Z 01:35 I lunatici 08:00 Agorà Estate 10:00 Elisir - A gentile richiesta 11:10 Doc Martin 12:00 Tg3 12:15 Quante storie 13:15 Passato e presente 14:20 Tg3 15:10 Alla scoperta del ramo... 16:00 Di là dal fiume e tra... 16:50 Overland 17:45 Geo Magazine 19:00 Tg3 20:00 Blob 20:20 Via dei matti n°0 20:50 Un posto al sole 21:20 Filorosso 00:00 Tg3 Linea Notte Estate 07:40 Kojak 08:45 Agenzia Rockford 09:55 Detective In Corsia 10:55 Carabinieri 12:23 Il Segreto 13:00 La Signora del West 14:00 Lo Sportello di Forum 15:30 Tg4 - Diario del Giorno 16:27 Uomini e Cobra 18:58 Tg4 19:52 Tempesta d'amore 20:30 Controcorrente 21:25 Delitti ai Caraibi 23:37 Cellular 01:31 Tg4 - Ultim'ora Notte 01:53 Odissea Nuda 07:59 Tg5 08:44 Morning News 11:00 Forum - Il Meglio 13:00 Tg5 13:42 Beautiful 14:10 Terra Amara 14:45 La Promessa 16:00 Un Altro Domani 16:46 Il Ritratto dell'amore 18:45 Caduta Libera 20:00 Tg5 20:40 Paperissima Sprint 21:21 Una Mamma all'improvviso 2 23:35 Tg5 00:11 Sex And The City 02:50 Paperissima Sprint 06:50 Cartoni animati 08:40 Dr. House 09:35 C.s.i. New York 10:30 C.s.i. Miami 11:25 C.s.i. New York 12:25 Studio Aperto 13:00 Sport Mediaset 13:55 I Simpson 14:51 I Griffin 15:15 American Dad! 15:40 Magnum P. I. 17:27 Person Of Interest 18:30 Studio Aperto 19:30 C.s.i. - Scena del Crimine 20:30 Ncis - Unità Anticrimine 21:20 Battiti Live 00:31 Auguri Per La Tua Morte 07:00 Omnibus 09:40 Coffee Break 11:00 L'Aria Che Tira ESTATE 13:30 Tg La7 14:15 Eden - Un pianeta da salvare 17:15 C'era una volta... il Novecento - 18:10 Padre Brown 20:00 Tg La7 20:35 In Onda ESTATE 23:15 La tregua 01:00 Tg La7 Notte 01:45 Artbox 02:25 L'Aria Che Tira ESTATE 04:25 Omnibus (r) 19:05 The Rising Hawk - L'ascesa del falco 21:15 Pinocchio 23:25 Le ragazze di Wall Street 01:20 Mistero a Crooked House 03:15 Hancock 04:50 Kickboxer - La vendetta del guerriero 19:15 Cash or Trash 20:20 Don't Forget the Lyrics - Stai sul pezzo 21:25 Avamposti - Nucleo Operativo 00:55 Airport Security: Spagna P RO G R A M M I TV JAGGER SPERICOLATO Mick arzillo sposo, ma lei non chieda la fedeltà di Brenda \/ B ruciate il quaderno segreto. Mick vi ha annotato nomi, recapiti e livello dell ’incontro con almeno quattromila amanti, conto aggiornato a metà anni 80. Non si sa mai, qualcuna potrebbe rifarsi viva con scomode pretese. Soprattutto oggi, all’ipotetica vigilia di un terzo matrimonio di Jagger con Melanie Hamrick, 36enne danzatrice dell’Ameri - can Ballet, che farebbe bene a non chiedere delle ex al satrapo, e che nel 2016 gli ha regalato l’ottavo figlio ufficiale, Deveraux. Almeno sul fronte paternità il frontman degli Stones dovrebbe essersi pacificato. Mick ha altro da fare: un album di inediti della band e i preparativi per impalmare Melanie. Sarà la fidanzata a dover tenere il passo del cantante, nonostante i 43 anni di differenza. L’età è solo un numero, se uno ha fatto il patto con il diavolo. L’elenco delle conquiste (note) prevede uno schema fisso, da dongiovanni mozartiano: ti prendo, ti tradisco, avanti la prossima. Ne sanno qualcosa Chrissie Shrimpton, Marianne Faithfull, Anita Pallemberg, la vocalist Marsha Hunt (madre del primogenito), la moglie n.1 Bianca Perez (al party post-nozze Mick già zompettava con altre), Jerry Hall (rubata a Bryan Ferry), la brasiliana Luciana Gimenez (figlio naturale), la designer L’Wren Scott (storia tragica, muore suicida). Nel mezzo Carla Bruni, la passione proibita con Margaret Trudeau, sposa dell’allora premier canadese Pierre (arresteranno Keith per droga pur di bloccare Jagger), voci con Linda McCartney e certezze su Carly Simon. Ma i veri amori di Mick sono stati di tipo “greco”: per Bowie c’è la testimonianza di Angela, coniugata con David, che li beccò a letto. Poi Keith: non ha mai ammesso, ma il perfido soprannome affibbiato dal chitarrista a Jagger è “Bren - da”. E qui salta il banco. STEFANO MANNUCCI


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