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Internazionale Extra N.16 - Autunno 2021
Nel 1927 il romanziere francese André Gide rispondeva ai lettori che gli scrive vano di non capire come mai si interes- sasse così tanto alla cronaca. Non la ri--
tenevano una buona base per creare opere di qualità e criticavano la scelta di dargli così tanto spazio
nella sua rubrica sulla Nouvelle Revue Française.
Gide ammetteva che pur di fare presa sul pubblico,
spesso giornalisti e scrittori se ne occupavano lasciando prevalere l’enfasi e “informazioni malcontrollate”. Ma la cronaca non era solo il regno “del
pittoresco, del macabro, del sensazionale”, spiegava. “Il fatto di cronaca che mi interessa è quello che
mette in crisi certe nozioni accettate troppo facilmente e ci costringe a riflettere”.
Chi fa giornalismo usando il linguaggio del fumetto di solito ha proprio la capacità di scovare
questo genere di fatti; di guardare quello che gli
succede intorno senza farsi guidare da “nozioni accettate troppo facilmente”; di meravigliarsi di fronte ai dettagli di una storia; di incuriosire il pubblico
raccontando la realtà attraverso prospettive inattese. Autrici e autori di fumetti conservano una libertà e una curiosità che gli consentono di trovare la
voce e le storie degli altri in modi stimolanti e nuovi. Le pagine del secondo numero di Scoop sono
ricche di questo tipo di incontri e sorprese.
L’autore francese Hippolyte fa i conti con gli
ostacoli che impediscono alle navi umanitarie di
soccorrere i migranti nel Mediterraneo. Quando
finalmente riesce a imbarcarsi sull’Ocean Viking
gli succede qualcosa di così imprevisto da spingerlo
a rinunciare ai filtri della macchina fotografica e del
taccuino, e a invitare chi legge a meravigliarsi con
lui. Seth Tobocman torna a raccontare la discriminazione razziale negli Stati Uniti realizzando la seconda puntata di Iconoclastia, la storia uscita sul
primo numero di Scoop. Le parole di un attivista gli
permettono di incontrare la voce di chi ogni giorno
lotta contro le violenze della polizia e il retaggio
culturale che celebra un passato razzista e segregazionista.
La fumettista Madeline Miyun dice: “Scrivo storie sulle vite incasinate delle persone, e vorrei continuare a farlo il più a lungo possibile”. L’estratto
che pubblichiamo è la testimonianza di un altro
incontro, quello che vira di più verso la finzione, ma
che grazie ai toni e ai colori delle fiabe riesce a raccontare in modo originale un percorso di cambiamento e transizione.
Valentina Principe raccoglie le voci degli abitanti dell’antico villaggio di Gurnah, in Egitto, cacciati
perché intralciavano lo sviluppo del turismo di
massa. Marcello Quintanilha quelle di chi viveva a
Cabeço, in Brasile, e ha dovuto abbandonare la propria casa perché secondo le autorità la sua vita valeva meno di una diga.
Poco, se non nulla, valgono le vite dei lavoratori
migranti che dal Vietnam partono per Taiwan, nella speranza di mettere da parte dei soldi e aiutare le
famiglie. Il fumettista taiwanese Tseng Yao-Ching
ci chiede di ascoltarli in pagine drammatiche, ma
prive di qualunque sensazionalismo. Leila Marzocchi riesce a fare un’operazione simile: raccontare
una delle vicende più dolorose del novecento con
un bianco e nero indimenticabile, mai enfatico. È
uno dei compiti dell’arte, ricorda Sarah Glidden in
visita nei musei di Madrid: confrontarsi con la violenza, costruire ponti tra passato e presente.
In tutte queste storie “certe nozioni accettate
troppo facilmente” entrano in crisi, spingendoci a
riflettere in modi nuovi sul mondo che ci circonda.
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