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Sport Line - Numero 0 (Stampa Finalev4 - Web)

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Published by Andrea Costantino Levote, 2018-06-11 10:08:07

Sport Line - Numero 0 (Stampa Finalev4 - Web)

Sport Line - Numero 0 (Stampa Finalev4 - Web)

Lo sport racconta il mondo
Numero 0
Prezzo: € 6,00

Rivista trimestrale
Anno 1:
Gennaio/Febbraio/Marzo

FÚTBOL PARA SIEMPRE

Un cuore fatto di cuoio

VOCI DEL MONDIALE ‘78
di Mauro Berruto

MÁS TRAMPOSO

di Marco Ballestracci

UN PO’ DI BEATITUDINE

di Guglielmo Piro

Editoriale:

P. 3

Fútbol, solo Fútbol, siempre Fútbol
di Andrea Costantino Levote
Fútbol e Argentina:

P. 7

Con il numero 12, “La Doce”

P. 25

Relatar el Fútbol

Le Firme:

P. 11

Campioni del mondo, Argentina 1978
di Mauro Berruto

P. 21

Más tramposo
di Marco Ballestracci

P. 31

Un po’ di beatitudine
di Guglielmo Piro

Visione Periferica:

P. 35

Tu sei Gardel

1



FÚTBOL, Il tango e il Boca Juniors condividono la stes-
SOLO FÚTBOL, sa culla, gli stessi sentimenti e la stessa passi-
SIEMPRE FÚTBOL one che li anima.
Il Boca fu fondato nel 1905 da cinque immi-
di grati italiani, da cui deriva Xeneize, il nome
Andrea Costantino Levote dei tifosi che vuol dire genovese.
Quando fu il momento di scegliere il nome
Così come il tango anche il calcio arriva in Argentina nessuno ebbe difficoltà. La Boca era il loro
dalle navi. mondo, Boca era il loro nome. L’aggiun-
Gli argentini sanno di non aver inventato il gioco, ma ta di Juniors fu proposta da Santiago Sana.
proprio perchè sono argentini, sono convinti di aver Nonostante fosse il loro mondo, La Boca
inventato l’amore per il gioco. era un quartiere che non godeva di un buon
Fútbol e tango fanno parte dello stesso dipinto iden- immaginario, era ed è il porto della città e
titario del popolo argentino. quindi popolato da marinai e prostitute, e
Sicuramente perchè entrambi si sviluppano in con- quando non si sentivano le note del tango si
dizione di povertà e rappresentano tanto il sogno suonava la musica dei coltelli che si incrocia-
quanto l’estraniazione dalla vita difficile che affron- no, e poiché il pallone lo avevano portato gli
tano ogni giorno. inglesi, l’aggiunta di Juniors sembrò un buon
Fútbol e tango non condividono semplicemente lo compromesso tra emancipazione ed appart-
stesso luogo di nascita, ma in Argentina sono stati enenza.
co-protagonisti della stessa storia d’integrazione. Per i colori fu tutto molto più romantico.
Le due squadre argentine più famose al mondo sono Il pallone era arrivato dalle navi, gli abitanti
state fondate da immigrati, sempre a dimostrazione della Boca anche, la reazione naturale fu vol-
che lo sport è un fattore di integrazione incredibile. tarsi verso il porto.
Se passate davanti alla Bombonera, non potete non Giovanni Juan Brichetto di mestiere azionava
notare i murales che colorano i muri dello stadio del il faro all’ingresso delle navi in porto, così lui
club azul y oro. La scritta su una stella color oro recita: fu l’uomo all’interno che aveva il compito di
gridare “Nave”, mentre probabilmente qual-
A los fundadores, y a la gente, cuno dalla nave avrebbe gridato “Terra”.
a los artista y a los idolos, Nel porto entra Sophia la nave della regina
al tango y al Fútbol,
que hicieron de la boca “I messicani discendono
un destino y un mito dagli Aztechi,

3 i peruviani dagli Incas,
gli argentini dalle navi.”

-proverbio popolare argentino

svedese e siccome il destino ha uno strano ro- Andrea Costantino Levote:
manticismo quando accarezza la povertà, fu Crede che lo sport sia un linguaggio universale. Diret-
per sempre giallo e blu. tore di produzione del teaser Democracia, nel tempo
La prima partita il Boca la giocò con il Mari- libero scrive un libro su calcio e tango a Buenos Aires.
ano Moreno, ma ancora oggi nel barrio si dis- La sera allena una squadra di calcio e crede nel 4-3-3 e
cute sul risultato; per alcuni è 4-0, per altri nel giropalla veloce.
3-1, l’unica cosa certa è che il Boca vinse. Si
dice che l’unico depositario del segreto fosse Trasloca nel quartiere Nuñez, il quartiere più ricco di
il barbiere “Memorioso” in calle Brandsen, che Buenos Aires, dalle stalle alle stelle direbbe qualcuno.
però ha lasciato tutti con il dubbio nel 2003. La squadra nasce quasi per caso, da una trattativa dif-
Al Boca gli idoli sono i gladiatori, i guerrieri, ficile.
quelli che ricordano la loro storia e mettono Il presidentissimo del River Antonio Vespucci Liber-
nel campo la loro fame. Dimostrare tutto ne ti, ovviamente di origini italiane, a cui oggi è intitola-
la cancha. Sudare. Lottare su ogni pallone. to il Monumental poiché comprò un appezzamento
Lasciare il cuore nel barrio. di terra sul quale sorge, vuole che Bernabé Ferreyra
Maradona è un idolo non solo perché è uno indossi la sua maglia.
tra i due migliori calciatori della storia del cal- “Nooo, hay que ofrecer mucho màs! Bernabè es rebue-
cio, ma anche perché nel campo faceva vedere no!”
le sue origini. Fino a quel momento, con l’Atletico Tigre, Bernabè
Al suo debutto con la camiseta azul y oro Di- aveva messo a segno diciannove gol in tredici presen-
ego giocò con uno strappo muscolare. Questo za, mica male.
piace alla Doce, la curva del Boca Juniors, l’uo- Liberti sbatte sul tavolo una borsa, la apre e tira fuori
mo che va oltre le difficoltà e si oppone alla un lingotto d’oro.
vita con il sacrificio e la beffa con un colpo di Il rappresentante dell’Atletico Tigre, che probabil-
genio. mente aveva deciso di accettare qualsiasi cosa ci fosse
Anche il River nasce nel barrio de La Boca, nella borsa, non ci pensò un secondo e chiuse l’affare
ma si sposta subito dopo aver scelto i colo- e subito dopo aver messo la firma, corse per tutta la
ri bianco e rosso, negandoli così ai rivali del città a raccontare la storia.
Boca Juniors che li avrebbero voluti scegliere Da quel momento, per tutti, il River diventò la
per ricordare i colori di Genova. squadra dei Millionarios, dei milionari.
A los fundadores, y a la gente, Liberti si trovò con un lingotto d’oro in meno ma
a los artista y a los idolos, con una macchina da gol in più.
al tango y al Fútbol, Si perchè Bernabè sarà il numero uno di ogni epoca
que hicieron de la boca
un destino y un mito 4

per media gol del River: 185 gol in 187 partite. alba che non avesse aspettato.
Bernabé Ferreyra è il primo grande idolo della gen- Le domeniche a mezzogiorno, prima di ogni
erazione del tango. Osvaldo Pugliese, uno dei più partita, divorava bife de chorizo accompagna-
importanti cantori del tango, parlerà di lui in Sueño to da salsa chimichurri e svuotava un numero
del Pibe. Anibal “Pichuco” Troilo, uno dei più grandi pari di bottiglie di vino e superiore a due.
bandoneonisti di sempre, dirà “ C’è un solo Gardel, un I dirigenti del River gli ordinarono di smettere
solo Fangio, un solo Bernabé Ferreyra”. con quella vita indegna per un professionista.
Nel River de la Maquina Bernabè non è il solo ad Lui fece il possibile. Non uscì la notte per una
amare il tango. settimana, bevve solo latte e giocò la sua peg-
José Manuel Moreno, chiamato el Charro per il suo gior partita di sempre.
aspetto da bello del cinema messicano, nonostante Nel 1961, ormai ritiratosi, andò in Colombia
venisse dalle campagne di Buenos Aires, fu uno dei a fare il direttore tecnico. La leggenda vuole
più amati giocatori de La Maquina. Godeva nel de- che durante un Medellin-Boca Juniors che i
pistare gli avversari. Le sue gambe si lanciavano a de- colombiani non riuscivano a sbloccare, More-
stra e sinistra e se guardava il palo destro, faceva gol no, che aveva quarantacinque anni, si spogliò,
sul sinistro. entrò in campo e segnò due gol. Il Medellin
Quando un avversario lo stendeva con un calcio, vinse così.
Moreno si rialzava senza protestare e continuava a “Il tango”- diceva il più bohemien degli ar-
giocare anche se infortunato. Era un orgoglioso, un gentini del River- “è il miglior allenamento:
Don Giovanni e un passionale. Poteva trovarsi coin- tieni il ritmo, lo cambi in corsa, lavori di ba-
volto in una rissa con la tifoseria avversaria o con la cino e di gambe.”
propria. Boca- River non è più povero contro ricco,
Amante della milonga e protagonista abituale delle popolo contro padroni; non rappresenta più
lunghe notti di Buenos Aires, con i gomiti appoggiati la situazione reale del Paese, però il supercla-
ad un bancone e un bicchiere, più facile che fosse sico è l’emblema dello scenario argentino. Il
mezzo vuoto piuttosto che mezzo pieno, non c’era contrasto dell’uomo nascosto sotto le coperte
che vive per strada, che con lo sguardo sfiora
5 le scarpe appena lucidate del manager. L’ar-
gentina dei sogni realizzati a metà.
Degli immigrati che si sono costruiti una

“Al River preferiscono
un tunnel e un paio di

dribbling, se la cam-
iseta non va nemmeno
stirata dopo la partita

va bene lo stesso.”

nuova vita, ma che ballano con le prostitute dell’angoscia.
perché hanno lasciato le mogli in un mondo Fare gol non era un’ossessione ma una normale
troppo lontano. Il contrasto di una terra che conseguenza del gioco.
per sei giorni della settimana soffre in silen- Al Boca il pubblico si infiamma se vede il sangue, se
zio e il settimo fa tremare uno stadio. l’attaccante recupera dopo una corsa di 35-40 me-
Il calcio e il tango fanno parte di ogni argen- tri; se si riconosce nel popolo e se mette nel campo
tino, di nascita o adottato. Sono la rivincita, tutta la sua storia.
lo sfogo e la lotta. Quella interiore dell’uo- Al River preferiscono un tunnel e un paio di drib-
mo che dopo aver abbracciato la ballerina, bling, se la camiseta non va nemmeno stirata dopo
ricorda gli occhi della figlia. Quella del cal- la partita va bene lo stesso.
ciatore che ha iniziato a scalciare scalzo i È un’idea diversa di calcio, perchè alla spalle si na-
calzini arrotolati e si è infortunato il giorno sconde un’idea diversa della vita.
prima del debutto. A dimostrazione di quanto il calcio sia legato alla
Boca-River è tutto questo. La contrad- vita argentina basta ricordare gli anni della guerra
dizione delle contraddizioni. sporca, quando i devotissimi militari argentini, che
E non è solo una questione di campanilismo parlavano con Gesù tutti i giorni, violarono cat-
o di appartenenza, non è neanche una lot- tedrali e chiese ed uccisero preti senza esitazione,
ta di classe calcistica, è quasi una questione ma non profanarono mai uno stadio di calcio. La
filosofica. Bombonera o il Monumental furono forse gli unici
Al River hanno impostato le basi per il cal- luoghi a non aver mai visto torturare un uomo.
cio totale, ma soprattutto hanno creato la In Argentina, negli stadi, per strada, nel cuore e
prima crepa tra il gioco efficace ed il bel gio- nelle vene, scorre il Fútbol, solo Fútbol, siempre
co. Fútbol.
I giocatori di quel River non avevano la
freddezza meccanica di una Maquina senza
cuore, i loro non erano automatismi fisici
alienanti dal calcio, si divertivano davvero a
giocare bene. Anche per questo ogni tanto si
dimenticavano di segnare e i tifosi li battez-
zarono i Caballeros de la angustia, cavalieri

Logo del “Club Atlético River Plate”

6

CON IL NUMERO 12, “LA DOCE”

di Andrea Costantino Levote

La Bombonera inizia a tremare ad un’ora giorni in cui sta lavorando sul progetto.
dall’inizio del match. Salta tutta la curva, nessu- Il giorno dell’inaugurazione Delpini riceve dalla
no escluso. La curva dei tifosi xeneize è tra le più dirigenza del club una scatola di bombones, ci-
calorose del mondo e il legame con la squadra occolatini, che appoggia di fianco al modellino
è viscerale, è una folgorazione, amore totale. che ha sulla scrivania di casa ed esclama Bom-
Negli anni cinquanta il Boca Juniors navigò bonera. Lo stadio ha la stessa forma della scato-
verso l’Europa per giocare una tournée estiva. la di cioccolatini e ormai anche lo stesso nome.
All’epoca il viaggio era davvero importante e La Bombonera è uno stadio particolare, come tut-
i tifosi non potevano permettersi di seguire la to quello che circonda il mondo della Boca. Non
squadra, tranne uno. Ci fu solo un uomo che esistono altri esemplari architettonici del genere.
seguì il Boca ad ogni partita. Entravano in cam- Non ci sono parcheggi, non c’è un centro com-
po in undici e il dodicesimo era sugli spalti. merciale, non ci sono aree per lo shopping, non
Se entrate nella Bombonera e la curva è vuota, è uno stadio moderno. È incastrato tra le case
sarete sovrastati da un enorme numero dodici. della Boca e le strade percorse da macchine degli
La curva del Boca oggi è conosciuta in tut- anni ‘80 e dai taxi, ma solo fin quando c’è luce.
to il mondo come La Doce, perchè i tifo- Si estende in altezza per restare là in mezzo alla
si sono davvero il dodicesimo in campo. gente; il campo resiste appena allo stadio che
Ad un’ora dalla partita La Doce salta all’uniso- gli piomba addosso, lasciando un piccolissimo
no, perché l’ingegnere dello stadio, che ne sa spazio tra le tribune e le linee bianche. È uno
una più del diavolo, ha posizionato gli spog- stadio surreale, che non potrebbe esistere in
liatoi degli ospiti proprio sotto la curva e chi- nessun altra parte del mondo, ma è uno sta-
unque arriva a La Boca deve sentir tremare dio che batte insieme al cuore dei tifosi, che
la Bombonera ancora prima di entrare in sopravvive al tempo con le stesse difficoltà de-
campo. Per gli avversari giocare ne la cancha gli abitanti del barrio, che resiste ed ha i colori
del Boca deve essere come stare all’inferno. di tutte le case che lo circondano. È un orga-
Per tutti quelli che indossano la maglia gialla e no della città. Così come lo era il vecchio Fi-
blu invece le cose sono un po’ diverse: quando ladelfia a Torino. Fa parte della quotidianità
esci dallo spogliatoio del Boca non vedi il campo, della gente che lo vive, che gli passa accanto
attraversi il corridoio, ascoltando i cori dei tifo- ogni giorno e aspetta la domenica per entrare.
si che fanno tremare lo stadio, e quando sali la La verità è che in Argentina lo stadio non
scalinata l’unica cosa che vedi è il cielo di Buenos è importante, è l’unica cosa che conta.
Aires. Per i giocatori del Boca giocare alla Bom- Tutto il resto deve sembra-
bonera deve essere come entrare in paradiso. re una inutile decorazione.
Lo stadio in realtà si chiama Estadio Al-
berto José Armando; capienza: 60.000 po-
sti a sedere. Tifosi che cantano e saltano
e non stanno seduti mai: oltre 60.000.
José Delpini lo ha progettato ispiran-
dosi al Franchi di Firenze, il cui model-
lo era esposto a Buenos Aires proprio nei

7

8

LE VOCI DEL

9

MONDIALE

10

CAMPIONI DEL MONDO, ero piccolo. Uno dei primi ricordi della mia
ARGENTINA 1978 infanzia è un pallone di cuoio, marrone come
il cioccolato, cucito a mano.
di E pensare che anch’io avevo criticato el Flaco
Mauro Berruto Menotti per aver lasciato a casa un giovanot-
to dai piedi buonissimi che si chiama Diego
Estadio Monumental Armando Maradona. D’altra parte el Flaco
«¡Este es un País maravilloso!» credeva ciecamente in Mario Kempes.
El gordo Muñoz, famoso radiocronista argentino, Solo adesso che abbiamo vinto capisco che
urla queste parole nel suo microfono quando l’arbi- quel Maradona è solo un ragazzino, chissà
tro italiano Sergio Gonella fischia la fine della partita. che fine farà. Invece Mario, el Matador, con
El gordo Muñoz urla anche nel piccolo televisore nel- i suoi capelli neri e lunghi e i baffi all’ingiù ci
la stanza in cui si può riposare un po’ all’Esma, la ha fatto diventare Campioni del Mondo!
Escuela Mecanica de la Armada. Dio ti benedica Mario, anche se il mio eroe
Lo schermo trasmette immagini di gioia assoluta, del resta el Chueco.
capitano Passarella che salta e corre impazzito per il
campo pieno di coriandoli bianchi. Granata e albiceleste
Ci sono ottantamila persone all’Estadio Monumen- «Guardate quel sangue sulla camiseta della
tal, questa sera, 25 giugno 1978. nostra squadra! È sangue argentino, il sangue
Ottantamila persone per Fillol, Olguin, Tarantini, di mio fratello Leopoldo, che ha segnato il
Galvan, Passarella, Ardiles, Bertoni, Gallego, Luque, goal della vita! Il sangue di mio fratello ci farà
Kempes, Ortiz. vincere il Mondiale! Ragazzi, io vado a veder-
Ottantamila persone che hanno spinto i propri calci- la la partita con l’Italia, potete scommetterci!
atori verso l’ultimo assalto. Ottantamila persone in- Devo vedere Leopoldo giocare contro l’Italia,
torno a undici atleti che hanno realizzato il sogno di segnerà ancora ne sono sicuro! Domattina si
una nazione intera. parte dalla piazza di Santa Fe, in qualunque
modo: motocicletta, macchina, autostop. Chi
Mario e Leopoldo viene con me? Chi viene con me a vedere il
Siamo Campioni! Il mondo conoscerà l’Argentina trionfo della nostra Argentina?».
grazie al calcio! Il football mi è piaciuto fin da quando Sembrava impazzito Oscar, il fratello minore

11 inhtadonir“g“nniuOlIioopnmtaeaartrreaedugsnuaneasvinlgnaitcialtaazzdiinnmniziAioiciaznididdtltaoeaiaeasgcltciilhlplenileeine,Ittsnrdneoisaorcgocvanannhi.so.o,”ee”

proverbio popolare argentino

di Leopoldo Luque, el Chueco, al termine Mauro Berruto:
della partita con la Francia. Medaglia di bronzo a Londra 2012 con l’Italvolley, oggi
L’Argentina era passata in vantaggio allo DT della FITarco, in mezzo un’esperienza da AD alla
scadere del primo tempo con un rigore di Scuola Holden e da scrittore sportivo. Dove c’è lo sport,
Passerella, poi la Francia aveva dominato. c’è lui. Per tutti è “Il Coach”.
Un ragazzino di vent’anni, Michel Platini,
aveva segnato il goal del pareggio in mis- ta decisiva per la qualificazione al turno successivo
chia. E in un’altra mischia, mentre la Fran- del Mondiale, quello organizzato in casa, quello che
cia cercava con insistenza la vittoria, qual- neanche nei tuoi sogni più folli da bambino saresti
cuno aveva rotto il naso e lussato il gomito riuscito a immaginare. Non era passato neanche un
a Leopoldo Luque. minuto dal suo rientro in campo quando il capitano
El Chueco era corso a bordo campo, deci- Passerella vide Luque sulla tre quarti di campo,
so a farsi tamponare quell’emorragia che gli Lo servì con una palla perfetta. Leopoldo tentò di di-
aveva sporcato tutta la maglietta di sangue. vincolarsi dalla stretta del suo controllore, come aveva
Menotti aveva da poco esaurito le sosti- sempre fatto nella vita. A gomiti larghi si allungò la
tuzioni richiamando in panchina Alonso, palla e fece uno scatto. Poi si voltò, e da venticinque
anch’egli infortunato. metri fece partire il più bel tiro della sua carriera di
Un giocatore normale, con il setto nasale combattente.
fratturato, il sangue che non si ferma e un Baratelli, il portiere francese si allungò invano.
gomito lussato, non potrebbe mai rientrare Luque aveva segnato il goal della vita e tutti gli cor-
in campo. revano incontro.
Ma il giocatore in questione era Leopol- El Chueco, con i baffi neri all’ingiù, i capelli lunghi e
do Luque, uno che aveva imparato a fare la maglia albiceleste macchiata di granata era pronto
a botte fin dal primo minuto della sua car- ad abbracciarli tutti, sporcandoli anche un po’, con il
riera e che sulle botte, prese e date, aveva suo sangue di lottatore.
costruito il suo modo di fare il calciatore. Che serata! Fu la mattina seguente a essere strana.
Così el Chueco rientrò in campo, con la sua La mattina in cui el Chueco prima si sentì dire dal
maglia albiceleste sporca di granata, il rosso suo allenatore Menotti che a causa della lussazione
più intenso che il sangue sappia esprimere. al gomito non avrebbe potuto giocare con l’Italia e
Il campo, peraltro, era il Monumental di poi, ritornando in albergo, venne informato che suo
Buenos Aires e si stava giocando la parti- fratello Oscar era morto su un camion, coinvolto in
“Uno dei primi ricordi un incidente stradale sulla strada che da Santa Fe por-
della mia infanzia è un
pallone di cuoio, marrone 12
come il cioccolato, cucito a
mano.”

ta a Buenos Aires. sogno, volare.
Tagliati i baffi! Obbedire

Nella seconda fase servivano i goal di Mario Kempes, Io mi sento bene quando volo. Invece odio il
ma Mario non trovava il modo di sbloccarsi. mare, mi fa paura.
«Tagliati i baffi», gli suggerì Menotti. Lui li tagliò. Quando sorvoliamo la terraferma mi sento
La squadra si spostò a Rosario per il secondo turno e quasi felice. Quando invece ci toccano le mis-
Mario Kempes incominciò a segnare. Due goal alla sioni sopra il Rio de La Plata mi fa paura an-
Polonia, poi altri due al Perù. Infine le ultime due che soltanto guardare l’acqua.
reti, quelle più importanti, quelle nella finale contro Non è solo paura, è una specie di dolore. Non
gli Olandesi. so perché, ma è così. Quando guardo l’acqua
Capocannoniere e Campione del Mondo. è come se il cuore mi si stringesse.
Mario ha fatto impazzire la nostra gente. Per una vol- Sarà così anche domattina, lo so.
ta di gioia. Non mi piace fare quello che devo fare, ma c’è
Anch’io, in questo maledetto ufficio qui all’Esma, poco da discutere.
sono pazzo di gioia. Il Generale Videla avrà le sue ragioni.
Chissà che starà succedendo all’Obelisco. Ho vissuto una vita da soldato, una vita che
¡Vamos Argentina! mi ha insegnato a obbedire, senza discussioni.
Io non posso uscire in strada a festeggiare, resto qui Una vita da soldato, anche se per due eserciti
nella stanza dell’Esma dove si può riposare un po’. diversi. Come Mario Kempes che dopo cen-
Il mio dovere è pensare a domani. Abbiamo un’altra to reti con il Rosario Central ha attraversato
missione: devo ancora uscire con l’aeroplano. Mi pi- l’oceano per andare a giocare in Spagna, nel
aceva tanto pilotare, ma ormai sono veramente vec- Valencia.
chio. È stato quando sono venuto a vivere in Argen- Non riesco ancora a perdonarlo, tifavo Rosa-
tina, venti anni fa, che l’esercito ha realizzato il mio rio soltanto per lui e un giorno prese un aero-
plano e se andò in Spagna in cambio di un
13 sacco di soldi.
Vigliacco. Anche se oggi ci hai fatto diventare
campioni del mondo.

“Capocannoniere e
Campione del Mondo.
Mario ha fatto impaz-

zire la nostra gente.
Per una volta di gioia.”

Lo sport è un po’ come la guerra. Rivela cor- La faccia del Flaco Menotti, che stava per vedere
aggio, vigliaccheria, intelligenza, stupidità. materializzarsi la sconfitta più feroce che possa es-
Il calcio e la guerra non servono a formare istere: quella di un Campionato Mondiale perso, in
l’uomo. Te lo svelano, così come è. casa e all’ultimo secondo.
Il calcio e la guerra ti sanno dimostrare con La faccia del colonnello Jorge Rafel Videla, in tribu-
crudeltà che la differenza tra vincitori e vinti na, circondato dai suoi ammiragli e oligarchi, che
può nascondersi in pochi centimetri. Pochi vedeva svanire nel nulla un lavoro perfetto.
centimetri. La faccia dei leader di Montoneros, l’associazione
clandestina che aveva progettato di utilizzare l’even-
Tempo sospeso tuale sconfitta dell’Argentina per far esplodere il
Bisognerebbe riuscire a fermare il tempo, gi- malcontento popolare e provare a inchiodare il re-
usto per un attimo, per poter guardare con- gime.
temporaneamente una sequenza di volti. Ma soprattutto bisognerebbe poter vedere la faccia
La faccia di Fillol, il portiere dell’Argentina. di Rob Rensenbrink, autore di un tiro meraviglioso
La faccia di Happel, il burbero allenatore negli ultimi secondi della finale del Mondiale, sul
dell’Olanda che aveva lasciato a casa Cruyff punteggio di 1 a 1. Un tiro sublime, morbido, che
e si vedeva a un passo dalla vittoria del pri- dal vertice di sinistra dell’area di rigore superò Fillol
mo mondiale nella storia del calcio per gli con una parabola perfetta.
arancioni. Bisognerebbe fermare il tempo per capire il silenzio
La faccia di Gonella, l’arbitro italiano con che calò sull’Argentina fra il momento in cui la pal-
il fischietto già alla bocca, che non avrebbe la lasciò il piede di Rensembrink e quello in cui, alle
avuto troppi problemi a convalidare un goal spalle di Fillol, si sentì un rumore sordo.
perfettamente regolare. Quello di una palla che colpisce il palo.
La faccia del gordo Muñoz che si sentiva
strozzato in gola il discorso sull’Argentina,
paese meraviglioso.
La faccia di Jongbloed, il portiere olandese
che, dall’altra parte del campo, aveva già al-
zato le braccia al cielo.

Logo del “Mondiale Argentina ‘78” 14

Desaparecidos Plaza de Mayo
La differenza tra vincitori e vinti può nascondersi Valerio, senti! Senti questo boato... viene dal
in pochi centimetri o in qualche centinaio di metri, Monumental.
come quelli che dividono lo Stadio Monumental di Dio mio, abbiamo vinto! Abbiamo vinto,
Buenos Aires dalla Escuela Mecanica de la Armada in Valerio! Siamo Campioni.
Avenida Libertador. ¡Vamos Argentina!
Questa sera ho sentito perfettamente i boati del Mon- Che peccato non esserci stati, che cosa ci sia-
umental, ogni volta che Jongbloed raccoglieva la palla mo persi... Certo, è stato un Mondiale orga-
in fondo alla porta olandese. nizzato apposta per far credere al mondo che
Il terzo, l’ultimo, è stato terrificante. l’Argentina sia un posto meraviglioso. Vor-
Il goal di Bertoni a cinque minuti dalla fine del sec- rei raccontarlo io, al mondo intero, com’è
ondo tempo supplementare ha fatto capire a tutti che davvero l’Argentina. Ma un giorno ci rius-
era finita. ciremo, Valerio, un giorno torneremo alla
L’Argentina è Campione del Mondo. facoltà di filosofia dove ci hanno preso gli
El gordo Muñoz ha detto che c’erano ottantamila uomini di Videla. Torneremo, Valerio.
persone dentro al Monumental. Finalmente prenderemo una laurea e inseg-
Chissà quanti milioni davanti ai televisori. Pratica- neremo ai nostri figli e ai figli dei nostri figli
mente tutta l’Argentina, tranne gli ospiti dell’Esma e che cos’è la libertà.
degli altri trecento centri clandestini come il nostro. Valerio, credimi, un giorno Videla non sarà
Loro, no. Non erano né allo stadio né davanti alla altro che un brutto ricordo.
televisione. Non sono neanche adesso all’Obelisco. Un giorno l’Argentina vincerà di nuovo il
Semplicemente non erano. Semplicemente non sono. campionato del mondo e potremo andare
Semplicemente non saranno. tutti all’Obelisco a festeggiare.
Erano, sono e saranno desaparecidos. Siamo la squadra più forte del mondo!
Come sarebbe stato felice, oggi, nostro pa-
15 dre.
Lui amava il calcio sopra ogni cosa. Ti ri-
cordi il nostro primo pallone? Ti ricordi che
Natale? Con la mamma che non voleva farci
giocare in casa e si arrabbiava con lui: «Man-

“Non mi piace fare
quello che devo fare, ma

c’è poco da discutere.
Il Generale Videla avrà

le sue ragioni.”

sueto! Come te lo devo dire che i bambini tanto tu non vedrai mai loro e loro non vedranno
non devono giocare a pallone in casa?». mai te.
«Un po’ di pazienza, Pilar! Questi due Mai più Valerio, parola di tuo fratello Valentino.
diventeranno campioni! Uno in porta e l’al- Però adesso ti prego, smettila di piangere. E abbrac-
tro all’attacco». ciami.
Perché piangi, Valerio? Lo so, anch’io vor- ¡Campeones! ¡Campeones! ¡Campeones!
rei abbracciare la mamma. Ma vedrai che
presto andremo tutti insieme alla Plaza de Incontri circolari
Mayo. Tutti insieme. Questa cella sarà solo Pilar, madre de la Plaza de Mayo
un ricordo e io e te andremo in giro in tutto Giovedì, 1 giugno 1978. Arriverò fra poco, come
il mondo a raccontarlo, perché non succeda tutti i giovedì, verso le tre e mezza del pomeriggio.
mai più. Anche se oggi inizia il Mundial. È passato poco più
Mai più prigionieri strappati alle loro fami- di un anno. L’idea è venuta ad Azucena Villaflor e
glie, ai loro bambini nel cuore della notte. tredici di noi l’hanno subito considerata bellissima.
Mai più interrogatori fatti di botte e torture Azucena è sparita il 10 dicembre dello scorso anno.
che anche se non sei colpevole di niente ti L’hanno presa, ma invece che una di meno, noi sia-
viene voglia di far finta di esserlo, per farli mo diventate molte di più.
smettere. Andiamo alla Casa Rosada, aspettiamo finché il pri-
Mai più stracci di stoffa spinti in bocca e mo poliziotto si avvicina e dice: «Circolare!».
bagnati a secchiate che anche se stai per sof- Allora iniziamo.
focare l’unica cosa che speri è che sia acqua Stringiamo il nodo del fazzoletto bianco e iniziamo
e non benzina. a girare intorno alla piramide. Circoliamo. Letteral-
Mai più nessuno lasciato nudo in terra nel mente e lentamente. Il più lentamente possibile.
cortile del carcere, in pieno inverno, con Abbiamo iniziato in quattordici, praticamente una
i polsi segnati dal filo di ferro a morire di
freddo. 16
Mai più, maledetti soldati del regime man-
dati a dirti in cella che tua moglie ha par-
torito, che lei e tuo figlio stanno bene. Per
poi fermarsi per un secondo e, guardandoti
fisso negli occhi, dirti con un ghigno che
“Il calcio e la guerra ti san-
no dimostrare con crudeltà
che la differenza tra vinci-
tori e vinti può nascondersi
in pochi centimetri. Pochi
centimetri.”

squadra di calcio. Oggi inizia il Mundial. Io mi met- «Circolare! Perché guardi? Che ci fai in piaz-
terò addosso le foto di Valerio e Valentino, i miei figli za? Sposta da qui quel tuo caschetto biondo.
desaparecidos, che portano il nome di due calciato- Ma tu pensa… che cazzo sei venuto a vedere
ri italiani. Io non so chi fossero, ma Mansueto mi qui? Queste quattro putas viejas? Rubio, as-
diceva sempre che grazie a quei nomi, i nostri gemelli coltami e in fretta. Sposta quella tuta giallo-
sarebbero stati invincibili. blu da davanti ai miei occhi. Girati e porta il
«Circolare! Vecchia, non capisci? Quelle fotografie tuo metro e novanta da dove sei venuto, vich-
faresti meglio a metterle sul comodino. I tuoi figli a ingo de mierda».
casa non ci tornano. Questa piazza fra un anno si sarà Jorge Carrascosa, terzino destro, capitano
dimenticata di te e di queste tue amichette. Ha vinto dell’Argentina, cm 168
Videla. E il 25 giugno farà il suo capolavoro. In Ar- Minuto sessantanove di Argentina-Germania,
gentina e nel mondo si parlerà solo di calcio. Circo- 5 giugno 1977.
lare!». Manca un anno esatto al Mondiale. Mi tol-
Ronnie Hellström, portiere della Svezia, cm 192 go la fascia di capitano, la passo a Daniel e
Questo non può essere lo stesso mondo nel quale vivo stringo la mano all’arbitro Coelho. Mentre
io. Dovresti vedere con i tuoi occhi, non puoi capire cammino verso la panchina leggo ancora una
da Stoccolma. Non puoi capire neanche dallo spogli- volta lo striscione gigantesco su cui c’è scritto:
atoio di uno stadio. Questo gioco ci porta in giro in “Argentina sede del Mundial 78”. Abbraccio
tutti i continenti, anche per questo motivo. Per aprire Alberto César Tarantini che entra al posto
gli occhi. mio, stringo la mano al Flaco e mi siedo in
Se i tuoi occhi incrociano quelli di una di queste madri panchina, di fianco a Ricky Villa, che è uscito
che camminano qui intorno e non senti il dovere di nel primo tempo.
rendere migliore questo mondo allora sei una bestia. Guardo la gente, assiepata intorno al campo,
a pochi metri dalle linee di gesso che lo delim-
17 itano. Giocare alla Bombonera, qui a la Boca
è sempre speciale. Manca un anno e questa
gente è già impazzita. Al Mundial sarà una
cosa da matti.

“Loro, no.
Non erano né allo stadio né
davanti alla televisione. Non

sono neanche adesso
all’Obelisco.

Semplicemente non erano.
Semplicemente non sono.
Semplicemente non saranno.”

«Ricky, io, il Mondiale non lo gioco». In fondo al mare
«Che cosa stai dicendo Lobo, sei impazzito?
Tu sei il nostro capitano. Guarda che questo Perché si staranno abbracciando quei due ragazzi,
Mondiale lo vinciamo! Alzerai tu la coppa!». là dentro? Lo sanno tutti che da queste celle non
Non rispondo. si torna più indietro. Lo sanno anche loro. Di che
Vedo Luque che crossa quasi dall’angolo e cosa mai parleranno? Della casa che non rivedranno
Daniel Passarella che segna un meraviglioso mai più? Della loro madre, che giovedì prossimo
goal di testa. Capisco che sarà lui ad alzare la metterà ancora il fazzoletto in testa, si vestirà con
coppa. Perché questo Mondiale lo vincerete, le loro foto e andrà davanti alla Casa Rosada senza
sì. Non in mio nome, però. sapere che i suoi figli sono finiti in fondo al mare?
È il settantatreesimo. Quattro minuti fa ho Tutte quelle donne che si radunano nella Plaza de
smesso di essere il capitano di questa squadra Mayo non la pensano come el Gordo Muñoz e,
e ho smesso di giocare per questa maglia. forse, hanno ragione.
Non in mio nome, Daniel. Le mani che toc- Perché questo non è un paese meraviglioso. No,
cheranno quella coppa prima di te sono di non lo è.
Jorge Rafael Videla. Io non gioco per lui. Se lo fosse io non sarei costretto a salire domani
«Circolare! Ma tu guarda questo hijo de mattina, a settant’anni passati, su quel fottuto aero-
puta…». plano.
«Tu sei el Lobo! Li riconosco quei baffi, ho Se questo fosse un paese meraviglioso non dovrei
anche tifato per te! Carrascosa, che ti è preso riempire la stiva di uomini, argentini come me.
pezzo di merda? Non te la sentivi di giocare Anzi, più di me.
per la nostra Argentina? Cosa ci fai qui alla Jorge, Julio, Horacio, Victòr, Valerio, Valentino,
Casa Rosada, traditore comunista». Osvaldo, Juan, Carlos.
«Circolare! Hijo de puta, circolare!» Cristo, perché scrivono i nomi su queste fottute
«Anzi, aspetta. Vieni qui che ti voglio spu- liste? Diventa tutto ancora più difficile.
tare in faccia».
«Circolare!» 18

“Però adesso ti prego,
smettila di piangere.
E abbracciami.
¡Campeones!
¡Campeones!
¡Campeones!”

Se questo fosse un paese meraviglioso non
dovrei vederli, sputati fuori da questo mostro
con le ali, volare fino a sfracellarsi sull’acqua
con un tonfo che vedrò, senza sentire. Se chi-
udo gli occhi è come se quel rumore mi en-
trasse nel cervello, più forte del rumore dei
motori e delle eliche.
Non so come potrò mai dimenticare quel
tonfo. Non so.
C’è troppa gente in fondo a questo mare.
Gordo Muñoz credi a me: ¡Este es un País de
mierda!

Se questo fosse un paese meraviglioso domani andrei Al River preferiscono
a pescare, a godermi la vecchiaia sognando un viaggio fazuzdno“rlSeitbttutrboninlnbignieiaalgnm,ecsooueeinllainnpoicazdaiiomoamdd-eoil
in Sicilia, a Villarosa, dove sono nato.
Invece domani all’alba dovrò chiamarli uno per uno. iseta nonavgairnareeminmtoernnoo
E per un attimo, lo so, dovrò guardarli negli occhi. stirata dopaollalapipraamrtiidtae.
Mi è già capitato e ricapiterà. Quando li guardo negli Lettervaalmbeenntee eloClesnirttceaosmslioae.nmtoe..
occhi prima che salgano nella pancia del mio aeropla-
no qualche volta è come se mi vedessi allo specchio. Il più lentamente possibile.”
Devo smettere di pensare. Devo obbedire. Obbedire
e pensare sono due verbi che non vanno d’accordo e
anche se indossando la divisa dell’esercito argentino
dovrò guardare negli occhi un uomo, argentino, che
sta per morire, obbedirò.
Lo so, lo so… mi dicono di farlo, tecnicamente non
sarà una mia responsabilità. Ma altri uomini argenti-
ni come me, anzi più di me che sono nato in Sicilia
moriranno sputati nell’Oceano dalla pancia del mio
aeroplano.
In fondo il tuo vero paese è quello dove decidi di
morire, sempre che sia tu a poterlo decidere. Domani
all’alba avrò la stiva piena di uomini che moriranno
nel loro paese senza averlo deciso affatto.
Argentini come me, persino più di me.
Se questo fosse un paese meraviglioso non dovrei vo-
lare al largo della foce del Rio de la Plata e dare l’or-
dine di gettarli in mare.

19

20

MÁS TRAMPOSO

di Marco Ballestracci

Osvaldo Zubeldia guardava i suoi giocatori. antes: che quando veniam qui a Buenos Aires bi-
Erano tutti cresciuti sul campo del Bar- sogna mostrare a tutti gli attributi che abbiamo”.
rio El Mondongo, erano i ragazzi di Mi- Zubeldia rimase un poco in silen-
guel Ignomiriello – la tercera que mata - e zio e guardò i giocatori uno per uno.
chi era arrivato da altrove, come Conigliaro “A me non interessa che siamo anche quest’anno la
e Manera, ormai pareva non conoscere al- squadra più forte del mondo. A me non interessa
tra gente che i platensi di Plaza Moreno. un fico e neanche voglio parlarvi delle vittorie in-
Era necessario rincuorarli perché l’impre- aspettate – del Maracanazo, dell’Uruguay e Ob-
sa era ardua, quasi impossibile, ma erano dulio Varela, che gli uruguagi son tutti finocchi
i campioni del mondo in carica e in Argen- – ma voglio che giochiate una partita che non la
tina li guardavano con rispetto – persino dimentica più nessuno, da qui alla fine dei tempi.
con ammirazione - perché avevano com- È chiaro?”.
piuto il servigio più grande alla nazione. Nessuno dei giocatori gridò, perché sape-
Anche se tutti s’aspettavano il tracollo, a vano bene che quella era lo spogliatoio del-
Manchester, giusto un anno prima, era- la Bombonera e non un film americano.
no usciti dal campo imbattuti e s’erano “Voglio che andiate in campo e li torchiate, che non
portati a casa la Coppa Intercontinentale. si dimentichino più dell’Estudiantes de La Plata.
Ma non solo quello: avevano pure picchia- Possono vincere o perdere la coppa, ma
to gli inglesi e sotto agli occhi dei loro tifosi. non voglio che si scordino questo giorno.
Erano stati accolti ad Ezeiza come fos- Non voglio – e alzò la voce – che si dimentichino più
sero dei nuovi San Martin e nessuno di de l’equipo más tramposo de l’historia del Fútbol.
loro poteva dimenticare quel giorno. È chiaro?”.
“Ragazzi, l’anno scorso l’abbiam fatta vedere Un istante dopo Domingo Massaro, l’arbi-
a quei boludos dei portenos: lo sanno tutti tro cileno, bussò alla porta dello spogliatoio.
che quelli del Racing sono portenos, che se “Dobbiamo andare!” disse.
in mezzo non ci fosse il Riachuelo sarebbe- I giocatori dell’Estudiantes si raggrup-
ro tronfi proprio come i gagà di San Telmo. parono e uscirono: si sentiva solo il ru-
Gliel’abbiamo fatto vedere come si siste- more dei tacchetti sul pavimento e un sot-
mano gli inglesi a casa loro: non ab- tile brusio d’imprecazioni e incoraggiamento.
biam mica aspettato che venissero in Mancavano dieci minuti alle ventuno di mercoledì
Sudamerica per far vedere chi siamo. 22 ottobre 1969 quando le maglie bianco e rosse
L’abbiam fatto là: allo stadio di Manchester. si sparpagliarono sul terreno di gioco del campo
A Best c’ha pensato Tato Medina e agli altri del Boca Juniors, perché le tribune del Mondongo
– i campeones inglesi – c’avete pensato voi”. non potevano contenere tutta la gente che desid-
Guardò negli occhi Malber- erava vedere la finale del campionato del mondo.
nat, Aguirre Suarez e Madero. Ognuno di loro, da Alberto Poletti, il portiere, fino
“E’ chiaro perciò che comunque vada a finire alla Bruja Veron, desiderava che il match di ritorno
stasera i portenos devono star zitti, però non è di Coppa Intercontinentale contro il Milan si tras-
mai troppo tardi per far vedere a questi zene- formasse in un incontro di calcio indimenticabile.
ises de mierda chi sono i giocatori dell’Estudi- Così accadde.

Disputarono novanta minuti memorabili: ne’ Os- Alberto Poletti, Eduardo Manera, Oscar Malber-
valdo Zubeldia, né gli avversari e neppure i 45.000 nat, Alberto Aguirre Suarez, Raul Madero, Nestor
delle tribune e i diversi milioni di radioascoltatori Togneri, Juan Taverna, Carlos Bilardo, Marcos
e telespettatori si scordarono più di quella partita Conigliaro, Daniel Romeo, Juan Ramon Veron.
e della lista dei titolari dell’Estudiantes de La Plata.

Marco Ballestracci:
Cantante, armonicista blues e gior-
nalista musicale, nel 2009 e nel 2012
vince il premio Selezione Bancarella
Sport con A pedate. 11 eroi e 11 leg-
gendarie partite di calcio e La storia
balorda, e il Premio Coni nel 2016 per
I guardiani.



Ahí la tiene Maradona,
lo marcan dos,

pisa la pelota Maradona,
arranca por la derecha el genio del fútbol mundial,

deja el tendal y va a tocar para Burruchaga...
¡Siempre Maradona!

¡Genio! ¡Genio! ¡Genio!
Ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta...

Gooooool…
Gooooool...
¡Quiero llorar!
¡Dios Santo, viva el fútbol!
¡Golaaazooo! ¡Diegoooool!
¡Maradona! Es para llorar, perdónenme...
Maradona, en una corrida memorable, en la jugada de
todos los tiempos...
Barrilete cósmico...
¿De qué planeta viniste para dejar en el camino a tanto

inglés,
para que el país sea un puño apretado gritando por

Argentina?
Argentina 2 - Inglaterra 0.
Diegol, Diegol, Diego Armando Maradona...

Gracias Dios,
por el fútbol,
por Maradona,
por estas lágrimas,
por este Argentina 2 - Inglaterra 0.
Victor Hugo Morales

22 Giugno 1986
Città del Messico

RELATAR EL FÚTBOL Tra aprile e giugno si combatte un conflitto
militare che vede avversari Argentina e Ing-
di hilterra per il controllo e il possesso delle isole
Andrea Costantino Levote Falkland o Malvinas, dipende per chi tifate.
Alla vigilia della guerra l’Argentina si trova
52 metri. nel pieno di una devastante crisi economica e
44 passi. di una contestazione civile su larga scala. Così
12 tocchi. il governo, comandato dal generale Leopoldo
14 secondi. Galtieri, decide di giocarsi la carta del sen-
150 parole. timento nazionalistico, lanciando una guerra
che considera facile e veloce per il controllo
Un’emozione violenta. delle isole, sulle quali l’Argentina dichiara la
Gli argentini hanno imparato a memoria il relato di sovranità.
Victor Hugo. La Thatcher organizza però una task force na-
Alcuni lo hanno registrato e lo riascoltano a casa. En- vale e riconquista le isole con un assalto an-
rique, il centrocampista che passò il pallone a Mara- fibio, fucilando gli argentini.
dona firmando l’assist del secolo, lo ascolta in mac- Prima della partita Diego ha detto ai com-
china ogni volta che si sente triste. pagni: “Avete perso qualcuno alle Malvinas?
É la telecronaca più ascoltata di sempre, ma non solo. Oppure avete visto della gente tornare a casa,
Se scomponiamo il relato possiamo notare dei passag- credere che questo paese non abbia futuro e
gi intuitivi, letterali, assolutamente unici. che adesso non abbiamo più niente? Abbia-
Siamo abituati a vedere l’azione del secondo gol di mo l’orgoglio.”
Maradona estranea dal contesto calcistico, estrapolata La partita è in stallo per tutto il primo tempo.
dalla partita, dimenticando che è una parte della sto- Ma si sente nell’aria che succederà qualcosa.
ria. Maradona ha appena segnato il gol più discusso Quel qualcosa succede all’inizio della ripresa:
di sempre e per capirlo bisogna fare un passo indietro palla morbida al centro, uscita sicura di Shil-
al 1982. ton, arriva Maradona che rapidissimo stac-
ca e anticipa il portiere inglese con la mano.
25 L’arbitro non vede niente.
1 a 0 Argentina.
Questo gol passerà alla storia come “ la mano

“In questo gol, più che Dio, c’è
la natura intima e intrinseca

di Diego di non essere mai
allineato. C’è tutto il sangue
sudamericano in quel gesto.”

de dios”, battezzato così da Maradona stes- di capire subito che c’è qualcosa di diverso in quel
so. controllo.
Ma in questo gol, più che Dio, c’è la natura Liberarsi da due uomini a centrocampo non è
intima e intrinseca di Diego di non essere semplicemente il numero del giocoliere, ma è l’entra-
mai allineato. C’è tutto il sangue sudamer- ta perfetta del narratore.
icano in quel gesto. C’è tutto lo spirito del Lo marcan dos è il contesto che si crea, la prima dif-
guerriero che arriva con ogni mezzo, per ficoltà dell’eroe e una volta superata il cantastorie
raggiungere la giustizia. Perchè Diego quel- uruguayo intuisce e annuncia subito che da quel mo-
la partita la sta giocando per l’Argentina mento succederà qualcosa di magico.
intera, per la Patria. In quel momento è il In molti si stupiscono di come Morales arrivi a chiu-
Simon Bolivar del calcio. E’ la diez contro dere la narrazione con tanta carica emozionale, io mi
i cattivi del mondo e per lui nessuno è più stupisco di come riesca ad aprirla con tanta lungimi-
cattivo degli inglesi. ranza.
Victor Hugo in cabina sta chiedendo con- Dopo 14 passi, 4 tocchi, 3 secondi, 16 parole, Victor
ferma da Buenos Aires se il gol è stato seg- Hugo definisce Diego Genio del futbòl mundial, ha
nato con la testa o con la mano. intuito le cose tre o quattro secondi prima che ac-
Sembra quasi strano oggi, tutti sappiamo cadessero, costruendo delle fondamente narrative che
che il gol è irregolare, quel giorno però in sorreggono tutto il relato successivo.
tutto lo stadio lo ha visto solo Victor Hugo Questa operazione mentale di anticipazione della re-
e qualche inglese che corre a protestare. altà non è semplicemente incredibile per il merito in
Nel commento lo ha detto subito che il gol sé, diventa unica se si aggiunge la componente del-
è irregolare, Diego ha tirato fuori tutta la la velocità. Morales si adatta al passo di Maradona,
picardìa che hanno solo gli argentini, ma sfrutta le pause che il diez utilizza per darsi lo slancio
dallo studio di Buenos Aires continua ad nell’accelerazione, per riempire i polmoni e andare in
arrivargli la notizia che il gol è stato segnato apnea ad ogni tocco di palla. Sfrutta la scia di Diego,
con la testa e chiude la questione con la stes- lo segue e lo sorpassa nell’esultanza.
sa anima da combattente di Diego: “Oggi,
contro gli inglesi, anche con la mano va 26
bene.”
Quando la palla arriva nei piedi di Diego
a centrocampo, Victor Hugo ha la lucidità
“Perché Diego quella partita
la sta giocando per l’Argen-
tina intera, per la Patria.
In quel momento è il Simon
Bolivar del calcio.È la diez
contro i cattivi del mondo e
per lui nessuno è più cattivo
degli inglesi.”

Nel mezzo del racconto suona una mitraglietta di genialità può essere altalenante, ma può por-
ta-ta-ta-ta-ta. Il ta è un’espressione tipica del parlato tarti fino alle stelle, per farti conoscere cose
quotidiano uruguaiano; è l’abbreviazione di està e si che le persone normali non possono immag-
può tradurre con “ok, vai”, in senso letterario possi- inare.
amo tradurre con “che si compia”, perché Morales Che il calcio in Argentina non sia solo un
sta letteralmente invocando Maradona di segnare. gioco si sa, ma Victor Hugo continua il suo
Concludere il capolavoro, non lasciarlo imperfetto, canto caricando il Gioco di forza empatica,
conquistare l’eternità con un gol, sigillare la storia e il calcio come collante sociale, che fotografa
non permettere a nessuno di dimenticare. l’Argentina come un popolo di milioni di uo-
Quando Diego segna Morales accelera e conduce il mini chiuso in un unico pugno, el Pais sea un
tango. puño apretado, che grida all’unisono.
Si fa spazio tra le emozioni e con la lungimiranza Il relato si chiude con i ringraziamenti, Dio, il
dell’uomo che vede lontano sentenzia la jugada de Futbòl e Maradona.
todos los tiempos. La FIFA lo eleggerà gol del secolo Se sia un climax o un anticlimax sinceramente
solo nel 2002, sedici anni in ritardo rispetto a Victor non lo so.
Hugo. E pensare che Victor Hugo doveva fare l’av-
Il viaggio nella mente di Morales continua con un’op- vocato.
erazione per pochi predestinati. Nella Montevideo degli anni cinquanta se
Qualche giorno prima della partita, il Flaco, Luis venivi da una famiglia medio-borghese dovevi
Cesar Menotti aveva descritto l’Argentina instabile e diventare medico o avvocato. Victor Hugo ha
imprevedibile, come un aquilone spostato dal vento; delle capacità oratorie notevoli e una favella
aveva usato un termine che ormai in Argentina uti- che non passa inosservata e quindi vada per la
lizzano solo gli anziani, barrilete, per identificare una seconda carriera.
persona inaffidabile, incostante. Ma Victor Hugo è appassionato di sport e
Morales ripesca dalla sua memoria il barrilete, ma lo ascolta tutte le partita della nazionale con
innalza e lo glorifica rendendolo cosmico, perché la l’orecchio appoggiato alla radio, la voce che
gracchia è quella di Carlos Solè e Victor Hugo
27 è incantato.
Don Carlos Solè, si anche per lui vale la rego-
la del Don, è considerato uno dei migliori ra-

“Nel mezzo del racconto suona
una mitraglietta di ta-ta-ta-
ta-ta. Il ta è un’espressione
tipica del parlato quotidiano

uruguaiano; è l’abbreviazione
di està e si può tradurre con
«ok, vai», in senso letterario

possiamo tradurre con «che si
compia»”

diocronisti di sempre, e per il Sud America gici di causa-effetto, ha dipinto uno sport epico con
è el Gardel de los relatores. eroi umani e divinità calcistiche, leggasi Eupalla, e ha
La voce uruguagia del maracanazo è pro- guidato l’egemonia culturale del dibattito sportivo in
prio la sua. Italia, segnando una generazione di narratori dopo di
Solè debuttò in Radio Sarandì poco prima lui, dall’allievo Gianni Mura allo storyteller Federico
di compiere diciotto anni, il dodici ottobre Buffa, che a sette anni leggeva gli articoli di Gioan fu
del 1935; Bella Vista- River Plate, finita Carlo insieme al padre.
2-1. Solè ha rivoluzionato il linguaggio radiofonico su-
Nella decade degli anni cinquanta era si- damericano, lo ha caricato di valore letterario, ha
curamente il relator più ascoltato in Uru- dato valore allo sport e lo ha innalzato.
guay, secondo uno studio del 1955, più Anche per questo in cabina esigeva il silenzio totale
del 70% della popolazione si fermava per e a fine relato doveva cambiarsi d’abito per il trop-
ascoltarlo. po sudore. Non fu mai amico di nessun giocatore,
La voce di Solè era rauca, profonda, me- in modo da essere sempre libero dalla critica e mai
tallica e sonora, compagna di lunghe notti condizionato. Si presentava in cabina sempre un’ora
in una Montevideo nascosta dal fumo delle e mezza prima che iniziasse la partita. Raccontava il
sigarette. calcio in un modo unico, ispirato dal vento del re-
Non c’era ancora la televisione, il racco- alismo magico che soffierà nel sudamerica un po’ di
nto era radiofonico, e le palabras di Don anni dopo.
Carlos accompagnavano l’ascoltatore verso Ha accompagnato la Celèste nei momenti di mag-
una partita che forse non esisteva. Solè era gior splendore e la gente lo considerava un eroe tanto
un maestro della metafora, della scelta les- quanto i giocatori che conquistavano la vittoria.
sicale, del trasporto dell’emozione. Il lunedì in qualsiasi cafè in cui si parlava di futbòl,
Forse tecnicamente non fu il migliore, ma per aver ragione e terminare una discussione, si usava
segnò profondamente il mondo del gior- sempre la stessa frase “lo dijo Solè”, lo ha detto Solè,
nalismo sportivo con il suo stile nuovo. ed era sempre una sentenza.
La rivoluzione radiofonica di Solè è stata
come la rivoluzione di Gianni Brera sulla 28
carta scritta. Brera ha inventato un nuovo
linguaggio, legato le partite con nessi lo-
“La voce di Solè era rauca,
profonda, metallica e
sonora, compagna di lunghe
notti in una Montevideo
nascosta dal fumo delle
sigarette.”

Victor Hugo Morales è l’erede di Carlos Solè, non Al River preferiscono
solo perché condividono il mate tra una pausa e l’al- “uInl lutunendnìeilnequanlspiaasiocadfèi
tra, come ogni buon sudamericano che si rispetti, ma indcruibi bsilipnagrl,asvealdai cfautmbò-l,
anche perché il coinvolgimento emozionale di Victor speemrisSstpuaeoirvntrlevaèeaa”ralt,andarlbaiosostdegncehniuososavpsenasaoidelofoernelntaatestesot,eempersS“smiasmlooourlièt.nsedi,anativearjodaoe
Hugo è legato dal cordone della storia a quello di
Don Carlos. era sempre una sentenza.”
La voglia di essere dentro le emozioni della partita
per poterle trasmettere al meglio, respirare con lo st-
esso battito cardiaco del gioco.
Anche Victor Hugo fa il suo esordio in radio a dici-
assette anni.
Il direttore della radio gli affida già una partita, ma
Victor Hugo vuole prima fare una prova. Gli danno
un pass stampa, gli assegnano una cabina e lui si è
portato un registratore.
Entra nella sua cabina vuota e inizia a parlare al reg-
istratore.
Quando torna in radio consegna il registratore e al
direttore bastano i primi minuti d’ascolto per pro-
nunciare le parole che ogni sudamericano vorrebbe
sentire.
“Sos Gardel” e tango calcistico fu.

29

30

UN PO’ DI BEATITUDINE

di Guglielmo Piro

Il calcio è niente, non esiste. È per quello che fare, soffrire: tutto quello che si fa per ricevere
ci piace tanto. Le cose utili preferiamo lascia- la benedizione. Ho visto gente entrare alla Ba-
rle alla gente senza immaginazione. Perché il silica di San Pietro portando la maglietta della
calcio è innanzitutto immaginazione, epica, propria squadra. Non esiste migliore immagine
cioè quello che non c’è. Se avesse un’identità di questa per spiegare la beatitudine calcistica.
prenderebbe immediatamente un altro nome,
diventerebbe felicità, diventerebbe orgoglio,
semplicemente diventerebbe. Volete prove? Le
ho. Abbiamo un presidente della Nazione che
ha impostato la sua carriera politica su questo
modello: facendo credere che avrebbe reso fe-
lici tutti, così come aveva fatto con i tifosi del
Boca Juniors da presidente del club; miracolo
impossibile anche per il calcio, anche perché la
felicità del calcio è la felicità della domenica o
del giorno prima o di quello dopo (e sono gen-
eroso). Dietro tutto questo c’è, come in qualsia-
si altro campo, una chiara oscurità, una ordina-
ta confusione: il calcio è tutto perché è niente.
Quello che appartiene al calcio non appartiene
al calcio. Mi spiego: tutto ciò che di solito con-
sideriamo appartenente al calcio è basso, triste e
malinconico. In realtà è quello il vero interesse
che suscita il calcio in Argentina: la speranza che
improvvisamente il calcio non sia più sport ma
che si trasformi in qualcosa di più. Forse si tratta
di un’idea di autoaffermazione personale, però
trovo che nel calcio la novità non è più nuova,
che l’abitudine ci ha portato a uno stato di ot-
tusità ed abulia dalla quale può uscire l’eroismo,
l’azione pazzesca e perfetta, l’imprevisto umano
e solidale, cioè quello che nella vita non c’è più,
che non si trova da nessuna parte, che non esiste.
Il calcio ci fa impazzire, allora, perché ogni tan-
to ci fa ritornare alla vita perduta, perché ci fa
ritornare le speranze nell’umanità. Il calcio che
resta è quello che sveglia speranze, e questo crea
bellezza, lontana, inafferrabile e beata bellezza.
Vediamo e consumiamo calcio, cercando la
beatitudine. Viaggiare, pregare, sperare, ti-

Guglielmo Piro:
Scrittore, giornalista e traduttore.
I suoi articoli sono stati pubblicati
dal Clarín, La Nación, Diario Perfil.
Il programma radiofonico che conduce
“Libros que muerden” è stato candidato

al Martin Fierro 2017.

VISION

La visione periferica è la parte del campo visivo
che risiede al di fuori del centro dello sguardo.
L’intelligenza sportiva, la capacità di leggere i momenti
della partita e la visione periferica, formano il campione.

-Andrea Costantino Levote

NE Ahí la tiene Maradona,
lo marcan dos,

pisa la pelota Maradona,
arranca por la derecha el genio del fútbol mundial,

deja el tendal y va a tocar para Burruchaga...
¡Siempre Maradona!

¡Genio! ¡Genio! ¡Genio!
Ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta...

Gooooool…
Gooooool...
¡Quiero llorar!
¡Dios Santo, viva el fútbol!

TANGO Y FÚTBOL¡Golaaazooo! ¡Diegoooool!
¡Maradona! Es para llorar, perdónenme...
Maradona, en una corrida memorable, en la jugada de
todos los tiempos...
“Gardel cada dia canta mejor”Barrilete cósmico...
¿De qué planeta-Dvineisttetoparpaodepjaor leanreel caamrgineonattianntoo
inglés,
para que el país sea un puño apretado gritando por
Argentina?
Argentina 2 - Inglaterra 0.
Diegol, Diegol, Diego Armando Maradona...
Gracias Dios,
por el fútbol,

P E R I F E R I CApor Maradona,
por estas lágrimas,
por este Argentina 2 - Inglaterra 0.
Victor Hugo Morales
22 Giugno 1986
Città del Messico

TU SEI GARDEL nografo nei teatri di Buenos Aires, dove ha
la possibilità di osservare da vicino attori,
di cantanti, ballerini e soprattutto payadores, i
Andrea Costantino Levote cantastorie argentini. Gardel impara al primo
sguardo e conserva tutte le qualità che riesce
Tra i banchi del mercato dell’Abasto il piccolo Carlos a rubare, immagazzinando nella sua memoria
vive tra i criollos, gli argentini veri, e gli immigrati gestuale e teatrale i segreti del mestiere, che
italiani e spagnoli, imparando non solo l’arte di viv- poi gli serviranno più avanti nella storia.
ere inventandosi giorno dopo giorno, ma anche una L’incontro determinante della vita di Gardel
nuova lingua, il lunfardo, un mix di argentino e di- avviene al ritorno da un viaggio in Uruguay,
aletti che diventa una sottolingua vera e propria, cara quando il cantante e chitarrista José Razzano,
anche al grande Fabrizio De Andrè che scriverà una trasforma la sua passione del canto in profes-
canzone intitolata Lunfardia. sionismo vero.
Gardel passa le sue giornate alternando ai banchi del In ogni vita c’è un momento in cui qualcosa
mercato le sedie del bar O’ Rondeman, che cambia.
come quasi tutti i ristoranti dell’Argentina, ha un Corre l’anno 1913, Gardel e Razzano si es-
piccolo teatro al suo interno. ibiscono nel barrio de La Boca.
Proprio sul palcoscenico del bar, Gardel guadagnerà Quando il microfono di Gardel si spegne
il suo primo soprannome, Morocho dell’Abasto, il c’è il silenzio delle grandi occasioni, di chi sa
moro dell’Abasto, dopo aver conquistato il pubblico di aver assistito a qualcosa di diverso, di uni-
con un’esibizione che gli anziani del posto ancora ri- co, come se il vento nuovo della storia avesse
cordano. Fin da bambino Gardel scopre di essere un spazzato via il passato senza lasciare nemme-
baritono privilegiato. Ha a disposizione un arcobale- no le macerie. I due cantanti vengono portati
no di tonalità da poter sfruttare, la sua estensione vo- in braccio tra le strade del quartiere. Non solo
cale oscilla da quella dei tenori verso quella dei bassi. attraverso il Caminito, la strada più famosa
Inoltre le canzoni napoletane che vengono ascoltate del barrio, che prende il nome da un tango di
in tutto il barrio dell’Abasto lo aiutano a creare un Juan de Dios Filiberto, ma anche per le strada
ponte tra la lirica e la musica popolare, sfruttando meno conosciute, tra la polvere e le lacrime
una eccellente padronanza tecnica e la vocazione al nascoste dai sorrisi.
racconto più intimo. La storia fa il giro dell’Argentina in pochissi-
Scopre il mondo dell’arte lavorando come aiuto sce- mo tempo e subito l’elite intellettuale di Bue-

“Quando il microfono di
Gardel si spegne c’è il silenzio
delle grandi occasioni, di chi
sa di aver assistito a qualcosa
di diverso, di unico, come se il
vento nuovo della storia avesse

spazzato via il passato senza
lasciare nemmeno le macerie.”

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nos Aires riconosce in Gardel e Razzano un Il 24 giugno del 1935 è il lunedì più freddo dell’in-
simbolo dell’identità criolla. verno di Buenos Aires.
Il palcoscenico del duo diventa per forza di La ciudad è vuota e stranamente silenziosa.
cose il Cafè Tortoni e per ascoltarlo passa- José Razzano sta vagando senza meta, versando lac-
no un po’ tutti e con tutti è amore a primo rime ad ogni passo.
ascolto. Ha appena letto il titolo sulla prima pagina del gior-
Con il passare del tempo iniziano ad nale Critica “HANNO SOFFOCATO LA VOCE
emergere le prime incompatibilità con José DI BUENOS AIRES”, all’uscita dalla metropoli-
Razzano. tana. Quel giorno tutta l’Argentina piange il suo fi-
Razzano si trova perfettamente a suo agio glio putativo.
nelle vesti di cantante criollo, mentre Gardel Alle ore 15:10 di quel 24 giugno, l’aereo che sta per
vuole andare oltre. atterrare sulla pista di Medellin, ha un guasto tecnico;
La vera forza di Gardel è che non si è mai il carrello non si sgancia e l’aereo esplode all’impatto
accontentato, non è mai rimasto fermo. Ha con il suolo, non lasciando sopravvissuti.
posizionato l’asticella sempre più in alto Sono in sedici sull’aereo. Gardel è uno di loro.
solo per scoprire nuovi limiti da superare; C’è anche Alfredo Le Pera, ci sono i chitarristi, c’è
ha alzato muri solo per abbatterli. Gardel tutta la troupe di Gardel.
supera se stesso per superare il tango, in sen- Per un caso del destino non c’è Astor Piazzolla.
so tanto musicale quanto sociale. Si dice che le persone di talento muoiano così come
Inventa il tango-cançion; un tango urbano, hanno vissuto.
realista e crudele, che trasmette la sofferenza Gardel, Il Grande Torino, Ayrton Senna, uomini
della creatura in perenne lotta con il destino legati alla storia uniti nella tragedia.
di una vita complicata e ingiusta, contro la Ma la verità è che per tutti loro la morte è solo un’il-
quale quasi sempre si esce sconfitti. lusione.
La vera forza della rivoluzione gardelliana Erano solo troppo belli per invecchiare, per tornare
è che non esiste porteño che non veda rap- umani, per essere comuni o conoscere il declino. La
presentata la sua angoscia in quella musica
nuova. 36
I tanghi di Gardel rappresentano il legame
con le origini, con la storia, con la casa.
“La vera forza della rivolu-
zione gardelliana è che non
esiste porteño che non veda
rappresentata la sua angoscia
in quella musica nuova.
I tanghi di Gardel rappresen-
tano il legame con le origini,
con la storia, con la casa.”

morte ha concesso loro la clemenza del tempo. Val- “A Gardel è stato riservato
entino Mazzola correrà sempre alla stessa velocità nei un altro onore per pochi
ricordi dei tifosi granata e la voce di Gardel non co-
noscerà mai la vecchiaia. predestinati. Si è trasforma-
La salma di Don Carlos tornerà a casa dopo otto to da sostantivo in agget-
mesi, perché tutto il Sud America vorrà tributargli un tivo, così come è stato per
ultimo saluto. Fellini.”
Il primo funerale sarà celebrato in Colombia, un sec-
ondo a Panama, poi New York, Rio De Janeiro, Mon-
tevideo e infine Buenos Aires.
Ogni 11 dicembre in Argentina, nel giorno della na-
scita del Zorzal criollo, si celebra el dia del tango e tutta
la città è coperta dalla sua musica.
Nel Cementerio de la Chacharita, dove riposa insieme
al General Peron, gli argentini gli hanno dedicato una
statua, che tiene sempre una sigaretta accesa tra le dita
e sorride, mentre gli altoparlanti suonano i suoi tang-
hi. Per questo per gli argentini Gardel cada dia canta
mejor, canta ogni giorno meglio.
A Gardel è stato riservato un altro onore per pochi
predestinati. Si è trasformato da sostantivo in aggetti-
vo, così come è stato per Fellini. Nel linguaggio quo-
tidiano degli argentini infatti, se vuoi dire a qualcu-
no che è il migliore in quello che fa, lo celebri con
l’espressione Sos Gardel, Tu sei Gardel.

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