sempre con un tacco di ironia la Parte seconda Capitolo 6
245 6. Gli sviluppi paralleli Se col mio rientro dall'auto sospensione in quell'aula l'aria si era rarefatta del necessario entusiasmo, per reggere quel gravoso impegno, sul fronte progetto si stava sviluppando qualcosa di positivo che mi avrebbe conferito un paio di boccate di motivazione che sicuramente mi aiutarono a sostenere quella situazione che era anche imbarazzante. 6.1 Finalmente una boccata di motivazione Una sera di marzo la preside si affacciò alla nostra porta spalancata e dopo aver usato la sua gentilezza per ottenere il permesso al prof. di lettere, si rivolse verso la classe per informarci, nel caso ci fosse sfuggito il manifesto, che era in corso nel teatro dell’ Istituto, una conferenza condotta da un noto Psicologo, che stava affrontando l'argomento: il disagio dei giovani d'oggi. Non so se fu il richiamo di vedere un personaggio famoso della TV, o che andava bene tutto come dei ragazzini pur di non far lezione, fatto sta che ci alzammo tutti per far nostra quella possibilità culturale. Quando entrai dentro in quella sonorizzata atmosfera, fui sorpreso dalle inaspettate grandi dimensioni, e per l'insolita disposizione che vedeva il grande palco situato nella parte bassa rispetto alla platea che era scoscesa e che lo avvolgeva anche sui lati. Una volta trovato facilmente posto, in una fila non troppo lontana per le mie scarse parabole che stavano già ascoltando un rimprovero, verso i genitori, per quell'atteggiamento di iper protezione che secondo il rinomato psicologo era la causa della fragilità dei giovani
246 d'oggi, accusa, che lui inviava, seppur indirettamente, ad una scarsa mezza platea, in cui si distinguevano diverse mamme con il figlio a fianco; ad un certo punto, non ricordo perché, mi venne l'idea di parlare con lui del progetto, ma subito dopo si presentò il problema sul come riuscire a mettermi in contatto. Non mi ci volle molto a realizzare che sicuramente poteva farlo la dirigente, e dopo aver comunicato con un cenno all'insegnante la mia uscita, mi avviai deciso verso il mio obbiettivo. Una volta tornato su quei passi che avevo percorso insieme agli altri, incrociai nell'ampio luminoso salone d'ingresso, la bidella, che di fronte alla mia richiesta, gentilmente mi aggiornò che era ancora nel suo ufficio e mi indicò come raggiungerlo. Una volta di fronte alla sua targhetta, bussai alla prima porta spalancata che dava su un'altra uguale del suo ufficio, dal quale arrivò un cortese deciso: "avanti". L'affabile donna stava di spalle, presa di più da quanto digitava sulla tastiera del PC collocato dietro la sua scrivania. Era il primo segnale della sua organizzazione lavorativa: lei distingueva l'area delle scartoffie da quella degli incontri, lasciando libera quell'importante scrivania da qualsiasi faldone, per farle fare il suo compito. Da quella posizione, si girò quel tanto, oltre che per accertarsi di chi era entrato, per invitarmi ad accomodarmi in una delle due morbide e capienti poltrone, chiedendomi con il suo immancabile garbo, mentre tornava a guardare quel che andava a scrivere, di concederle ancora cinque minuti accennando ad una mail che doveva assolutamente inviare, spiegandomi anche una sorta di perché burocratico che lasciai uscire indisturbato dall'altro padiglione auricolare. In realtà lei mi stava intrattenendo con la parola, per evitare quel silenzio che fra due persone, specie se si sono appena incontrate, può essere imbarazzante o sembrare di scortesia se poi si danno pure le spalle. Mentre io, avendo già pensato per strada a come formulare la richiesta, mi guardai intorno, osservando che quell'ampia stanza ne aveva un'altra metà spenta, dove dormiva un grande tavolo riunioni, cesellato dallo stesso artigiano che aveva disegnato con lo
247 scalpellino tutti quei mogani, e sopra il grande ripiano in vetro era appoggiato un rigoglioso cofanetto di caramelle spalancato. E fu con quello che si avviarono i flashback in alcune di quelle sale per le riunioni in cui ero stato ospitato, tutte così importanti e sempre completamente diverse, dove si svolgeva la fase decisiva di ogni mia presentazione. Era infatti il luogo ideale dove dimostrare ciò che allora sembrava incredibile: aprire una parete di tre metri in un attimo, come se fosse un ombrello, davanti ai diversi manager che vi stavano intorno, seduti attenti ad ogni mia parola e movimento; modalità che si era affinata con gli anni per ottenere proprio il loro "WOW". Questo era necessario, perché se si illuminavano anche soltanto gli occhi, l'ordine era spesso assicurato, e la successiva trattativa su quanti zeri aggiungere al preventivo, si poteva discutere tranquillamente, in un secondo momento, al telefono. Fu singolare constatare che anche quel tipo di presentazione durava circa due ore, ed era questo il tempo che calcolavo nell'organizzare i vari appuntamenti della giornata, tenendo conto anche dei tempi per portarmi sul posto che qualche volta era nella capitale, mentre mi recavo molto più spesso nella capitale della nostra economia. Quindi, dal momento che gli spostamenti richiedevano dei cospicui auto finanziamenti, dove il più delle volte era più conveniente pernottare nell'hinterland delle metropoli, giocoforza comportava, che oltre a preparare quegli incontri per avere la massima probabilità di successo, era assolutamente necessario dover svolgere quell'attività utilizzando tutti gli argomenti possibili per riuscire a convincere i miei interlocutori. Ma non ci volle molto a comprendere che tutta quella serie di successi, nel conferire un energetico cocktail di soddisfazione, comportava una tale gratificazione da creare anche una sorta di dipendenza. Era necessario infatti, non farsi prendere da quel vortice che ti spinge ad ottenere sempre di più del massimo raggiunto, spingendoci oltre quelli che sono i nostri limiti anche psicofisici, dove non è neppure raro l'uso di sostanze di vario genere.
248 Ho compreso infatti che quando si dà troppa importanza a quello stato emotivo, che probabilmente pesca maggiormente in funzione a delle carenze personali di vario genere, scatta una sensazione di eccessiva sicurezza che ci porta più facilmente a sottovalutare dei rischi, a eccedere, a spingere sull’acceleratore, e sbagliare, con conseguenze, non soltanto gravi anche irreparabili. E così la lezione di quella università fu: con più in alto ti vuoi portare, più il nostro stato deve essere sereno, con uno scrupolo sempre più severo in ciò che si fa, in ogni minimo dettaglio; il minimo errore, superficialità, distrazione può essere fatale. Sì, c'è stata la tragedia ma non la riporto per rispetto di quelle persone. "Ecco, ho finito" e ruotando se stessa sulla poltrona dirigenziale, indossando così la sua veste ufficiale: "Mi dica, cosa l'ha portata in questo ufficio? Lei è uno studente del corso serale di OSS, se non sbaglio" confermai con un sorriso a quel tiepido interrogativo, che era anche dovuto a quella presentazione che aveva dato di se stessa. Con quella frase di apertura segnalava il piacere di esprimersi con creatività, informandomi al tempo stesso della sua attenzione per tutte le persone che calcavano il pavimento di quell'Istituto, e quindi di conoscere che il dimostrare di riconoscere ciascuno di loro fa indubbiamente piacere. "Ma non vi eravate già incontrati?" "sì è vero, questo l'ho realizzato mentre andavo successivamente a rivedere la scena riprodotta sulla bozza. ed è inspiegabile perché entrambi inconsciamente sorvolammo oltre quell’imbarazzante consiglio di classe, forse per evitare quell'imbarazzante aggiornamento che sarebbe scaturito" “Ho letto da qualche parte: non è consigliabile parlare di corde in una casa di un impiccato :D” Passai subito alla ragione di quella manovra senza preavviso, perché mi aveva già accennato che anche quella sera non sarebbe riuscita a rientrare per un orario decente, considerando che avrebbe dovuto lasciare anche al Telepass un'ora di quel suo poco tempo, cercai quindi di essere il più sintetico possibile, ma al tempo stesso fornire un minimo di spiegazione, in quanto non potevo soltanto chiedere se
249 era nelle sue facoltà riuscire a farmi parlare con il noto personaggio che stava nel suo teatro; era necessario quindi spiegare il perché e il motivo, e questo doveva essere importante per riuscire eventualmente a convincerla a farmi fare la sua conoscenza. Lei, dopo aver ascoltato il preambolo in silenzio, quando vide il mio obbiettivo nelle parole, si inserì informandomi che non era stata la scuola ad organizzare l'evento, e aggiunse la sua opinione rispetto allo scrittore che stava facendo la sua predica su quel palco accennando a qualcosa che aveva letto di lui in passato, dimostrando di conoscere già da tempo lo psicologo, che l'imprenditore interno mi tradusse in: "Vela che si orienta per gonfiarsi, dove soffia il vento del consenso". Evitai di salire su quella barca che poteva essere interessante, trattenendo la mia piccola fiche, di poco tempo, per il mio scopo; tagliai corto dicendo che lo conoscevo di sfuggita per averlo visto qualche volta in tv, e lei come a leggermi nel pensiero, mi invitò, se mi faceva piacere, a parlarle comunque di questo mio progetto, offrendomi come aperitivo: "Io ascolto sempre con interesse quello che hanno da proporre i miei studenti". Mano a mano che accennavo di cosa si trattava, con piacere notavo che intuiva le sue conseguenze senza doverle spiegare, dimostrando così, di comprendere il principio e la logica; cioè che non lo riteneva quindi soltanto interessante. Termine sicuramente significativo ma che avevo sentito fin troppe volte, mentre non era mai fuoriuscito quello successivo, quello esecutivo, quello che fa passare all'azione: "Importante". E lei lo dimostrò subito nei fatti, dando risalto ad altre sue qualità. Mi disse, alzandosi, che questo progetto, se era d'accordo anche il mio dirigente, poteva essere presentato anche all'Istituito che lei dirigeva, seppur che fosse già alquanto oberata da altri importanti progetti, aggiungendo che mi avrebbe visto volentieri in una successiva serata per organizzare velocemente qualcosa, in quanto eravamo prossimi alla fine dell'anno.
250 E nel congedarci si diresse a prendere il cofanetto di dolcezze, che mi presentò davanti, dal quale pescai la prima caramella che scorsi di mio gradimento, che infilai in tasca mentre le chiedevo se potevo inviarle del materiale da visionare dov'era spiegato meglio di quanto avessi espresso in quei dieci minuti, come risposta prese un foglio e mi scrisse l'indirizzo per fare arrivare la mail direttamente nel suo ufficio, presso il quale il mattino seguente inviai, non solo il materiale che avevo inviato al Dirigente circa un anno prima, ma anche un video che avevo preparato durante la mia "sospensione". Due sere dopo mi presentai di nuovo nel suo ufficio, la quale dopo la consueta cortese prassi, mi disse di non aver ricevuto nulla; il giorno seguente, dopo aver appurato l'errore nel digitare l'indirizzo inoltrai nuovamente la mail, e di lì a poco ricevetti la sua cortesissima risposta dentro la quale mi informava di avere a sua volta inoltrato il tutto a "DSGA e Docenti", che per me suonò come un qualcosa di importante, dato quel lungo acronimo. La volta successiva che mi recai nel suo ufficio, lei dimostrava di aver aggiunto alle parole i fatti, con attaccato il suo concreto interesse, invitandomi, come a chiedermi il permesso, quando ero io invece che provavo gratitudine, di preparare una bozza per dei manifesti, che avrebbe fatto collocare nei punti di maggior passaggio dentro l'Istituto, e un'altra, per una locandina più piccola che avrebbe fatto recapitare ai numerosi rappresentati di classe. E sempre con quella cortesia, prese un foglio e lo stese sulla scrivania invitandomi a prendere nota delle informazioni che dovevano essere riportate, che venivano dal ragionamento che mi andava a fare: "Fra qualche settimana si terrà l'ultimo consiglio di classe al quale parteciperanno i rappresentanti di tutte le classi... Questa è l'ultima occasione per organizzare un incontro per proporre ai rappresentati il suo progetto". Quindi in quelle bozze doveva essere riportata la data dell'evento, oltre ad una sintetica ed efficace spiegazione che richiamasse la loro attenzione. Mi affrettai quindi a preparare il materiale che le inviai il lunedì seguente per avere il suo assenso, e dopo aver provveduto ad
251 aggiustare degli errori che mi aveva segnalato, il giorno dopo le inoltrai i file definitivi, e lei mi rispondeva a sua volta che li aveva indirizzati a chi di dovere per la stampa, con istruzioni per la pubblicazione e la consegna ai diretti interessati, come d'accordo. La sera seguente, durante la pausa, notai subito il piccolo manifesto posizionato in prossimità dei distributori di bevande, si trattava infatti di un'ottima scelta, essendo un punto di permanenza degli studenti, di alta visibilità, e vidi con piacere che qualcuno già si avvicinava per consultarlo. Dopo aver fatto uno scatto per aggiornare subito qualche amico di quel poderoso sviluppo, mi allungai immediatamente nel suo ufficio per ringraziarla e lei mi rispose che aveva fatto soltanto quanto era nelle sue possibilità, e mi consigliava, sempre chiedendo il permesso, di aggiornare il video che le avevo inviato per utilizzarlo come presentazione, in occasione di quell'incontro, in modo che fosse più esaustivo. Venne quel giorno per il quale mi ero preparato non solo il materiale ma anche procurato una certa scorta di entusiasmo, sempre più difficile da reperire. Per aprire quella presentazione, avevo considerato diversi modi per riuscire in quei famosi tre secondi, a catturare l'attenzione di quei giovani rappresentanti, oltre i quali avevo invitato anche dei professori e amici... ma dopo che ci fummo organizzati all'interno di quella grande aula, non si presentò
252 nessuno degli invitati; di fronte avevo: due insegnanti, un collega di un'altra classe e la dirigente che una volta che si furono tutti accomodati mi invitò a procedere. Non era una novità affrontare una situazione deludente, e sapevo, per rispetto dei presenti, che essa andava comunque affrontata nel migliore dei modi, e revisionai velocemente la scaletta cancellando quella che non era più necessaria: l'apertura ad effetto. Devo dire che tale processo è stato così radicale che oggi non ricordo più che cosa mi ero inventato. Lanciai quindi la presentazione che nel condurmi, mi permise peraltro, mano a mano che procedevo, di raccogliere delle informazioni, osservando anche le reazioni del linguaggio non verbale, di spettatori che non avevano visto nulla al riguardo e che indubbiamente non manifestavano un interesse soggettivo, mentre mi stavano invece dimostrando, dalle domande ed osservazioni, che in fondo era costruttivo. Quando ebbi commentato l'ultima slide, la dirigente, dopo avermi chiesto se avevo concluso, avviò un dialogo con un insegnante che le stava a fianco, che lei mi aveva già anticipato essere il coordinatore interno, ovvero la persona di supporto a quello che poteva essere lo sviluppo del progetto, coinvolgendomi come ascoltatore, offrendomi ogni tanto uno sguardo per verificare se stavo seguendo, e il suo interlocutore, quando le rispondeva, ne inviava una parte nella mia direzione. Essi andarono in quel modo a rendermi noto, nel prospettare, con termini per me incomprensibili, quale canale e modalità si sarebbe potuto utilizzare per dar vita a quel progetto, con il corso che si sarebbe avviato, subito dopo le vacanze, cioè a settembre. < Fammi capire, quindi loro manifestavano un interesse oggettivo? > < sì, anche se non si tratta di un vero e proprio interesse > < Ahahah, quindi? > < sei tremenda! Sono cose che sai e vuoi mettermi ai ferri > < Non tergiversare, e spiegami come si riconosce > < vabbè, te lo spiego come qualcuna lo spiegò a me diverso tempo fa > < Qualcuna > < ahahah, certo! Ti sorprende che una donna possa insegnarmi qualcosa?>
253 < No di certo, io lo faccio sempre ahahah, però è raro che un uomo lo ammetta ahahah > < hahah, guarda, s'è per questo ho imparato ad apprezzare anche quello che di intelligente mi ha detto un mio nemico > < Ecco che cambi discorso, dimmi quello che ti ha detto questa tua amica che poi devo chiudere> < io te lo dico, però non ti lamentare poi che non dormi più > < Ahahah > < questa amica un giorno mi fece notare, mentre si discuteva della bellezza femminile, che c'è una bellezza oggettiva e una soggettiva > < Cioè che non è bello ciò che è bello ma ciò che piace > < non esattamente. la bellezza oggettiva è verso un qualcosa che viene ritenuta tale a prescindere che ci sia un interesse personale > < E questo tipo di valutazione viene fatto da chi non ha alcun legame o interesse verso quella persona > < diciamo che ci sono più probabilità, perché sono anche altri i motivi che non fanno esprimere un giudizio oggettivo > < Già, come l'invidia e il non riconoscere il merito altrui > < non rendendosi conto che in questo modo stanno procurando un danno anche a se stessi > 6.2 La seconda boccata L'altro sviluppo era stato avviato nove mesi prima, che ormai supponevo infilato da qualche parte sull'altra scrivania coperta di impegni, in quanto era da un po' che non dava più segni di vita. Anche dopo aver inviato una mail, qualche settimana prima al titolare di quella scrivania, dove lo informavo di quanto si andava a prospettare con la sua omologa, non stavo ricevendo alcun feedback, ed erano ormai passati da diverso tempo i suoi tre giorni. Una sera, dopo l'ingresso dell'efficiente avvocato, lui comparve sulla porta, e dopo aver accompagnato la nostra insegnante con una delle sue battute alla scrivania, mentre si stava congedando con noi, accigliandosi come ad aver colto qualcosa nel mio sguardo, gli uscì, con una tonalità alta semi grave asciutta, senza sbavature: "So cosa
254 vuole chiedermi, per certe cose ci vuole tempo, ma non deve preoccuparsi, io sono come la morte, magari tardi ma arrivo". Una frase che non so gli altri come l'avessero interpretata, magari a qualcuno gli si sarà strizzato il cuore, mentre era indubbiamente un'affermazione positiva, alla quale, in quella situazione potevo rispondere soltanto con un cenno di approvazione. Non era il caso di spiegarla al mio compagno, in quanto si dimostrò indifferente, sia nel chiedere spiegazione in quel momento, sia le volte che lo avevo aggiornato con degli sviluppi importanti. Il giorno seguente mi arrivò una mail per conoscenza, con un sollecito attaccato sopra dal dirigente, in cui i diretti destinatari erano due ingegneri professori, ai quali tornava a chiedere un cortese riscontro sul materiale (il mio che risultava in allegato) che lui aveva inviato loro, tempo indietro; fu evidente che era il suo modo, con il quale mi stava informando sul perché per certe cose ci vuole tempo. Considerai opportuno, dopo qualche ora, di rispondere a tutti, ringraziando per l'interesse, offrendo ai due professori la mia disponibilità a spiegare di persona le caratteristiche del prototipo che nel frattempo avevo disinstallato, pronto per essere recapitato al laboratorio della scuola, così come avevo descritto nel video, il quale illustrava le fasi di come sarebbe nata l'Azienda Etica. Passarono altri giorni e dagli ingegneri nessuna risposta. Una sera, si presentò un problema con il parcheggio interno, che era stato chiuso per dei lavori straordinari sul tetto della palestra, e questo stava mettendo in difficoltà gli automuniti per trovare un posto lungo la strada antistante. Decisi quindi, di usare la mia ristretta veste di rappresentante per recarmi nel suo ufficio, e dopo essermi accertato della sua presenza presso il gigante, il quale alzò la cornetta per chiedergli se poteva ricevermi, al suo cenno verso l'alto,
255 mi lanciai spedito sopra quelle ampie scale per raggiungere il piano superiore. Quando, dopo essere entrato ebbi espresso il problema, lui alzò a sua volta la cornetta per chiedere se si poteva aprire un cancello che dava su un'altra area, e nell'abbassarla mi disse che quell'area poteva ospitare un certo numero di auto. In quella situazione non poteva non saltar fuori che quegli ingegneri non avevano più risposto e ci rassegnammo della perdita, ma lui, mentre mi avviavo verso la porta: "Guardi però che non sono stato inerme, ho in mente un'altra insegnante con il tipo di sensibilità giusta per quel progetto" e in quel momento andava a realizzare a voce alta che c'era anche un altro insegnante con quel tipo di sensibilità e che ci sapeva fare con i ragazzi. Mi spiegò la capacità di quest'ultimo di coinvolgere i ragazzi in una particolare iniziativa che vedeva la collaborazione tra l'Istituto e un'azienda esterna. Mi parlò delle modalità e dei vantaggi che quella collaborazione procurò a tutti i protagonisti dell'iniziativa, che piuttosto di inviare gli studenti presso quell'Azienda, come si faceva di solito per fargli fare l'alternanza scuola lavoro, veniva invece utilizzato il laboratorio dell'Istituto presso il quale gli studenti realizzavano dei prodotti veri e propri, curando anche ogni aspetto, dalla produzione al marketing per quella neonata azienda; sorreggendola così, in quella fase di start-up e al tempo stesso coinvolgendo i ragazzi in qualcosa di pratico e gratificante. Era anche fiducioso che alcuni di quei ragazzi in seguito sarebbero stati assunti da quell'azienda, una volta che si fosse strutturata con un proprio laboratorio e con quanto serve ad un'impresa per produrre e andare sul mercato. Mentre scendevo le scale oltre alla piacevole sensazione di vedere concretizzarsi qualcosa anche su quel fronte, ottenevo una fortissima conferma in ciò che avevo ipotizzato nel progetto e cioè che la collaborazione diretta scuola-azienda si poteva fare! Mi recai
256 comunque sia dai compagni che dai colleghi di quinta per informarli del nuovo spazio disponibile per le auto, con le raccomandazioni che mi consegnò il collaboratore scolastico quando passai davanti al suo front desk. La mattina seguente entrai in contatto con la professoressa attraverso il suo indirizzo mail, la quale mi invitò a chiamarla inviandomi il suo numero telefonico. Ma fu necessario sentirsi diverse volte per far coincidere anche i tempi del suo collega, e per darmi, infine, le coordinate vecchio stile del luogo; nel senso che oltre a dirmi che il posto era dove lei insegnava, mi spiegò come arrivarci e dove trovare un parcheggio essendo in pieno centro storico. Quando arrivai in quell'antico edificio che era sempre in carico al nostro dirigente, lui non si presentò, e mi trovai a far conoscenza con due insegnanti che si dimostrarono del tutto ignari del progetto, e mentre ci si avviava verso la sala riunioni, il prof. affabile con gli studenti, mi informava subito che non aveva molto tempo; e questo non aiutava affatto la situazione, considerando che ne avevamo già perso diverso per attendere il suo arrivo. Quindi, a dover spiegare, senza nemmeno un supporto, di cosa si trattava..., e subito iniziarono a piovere le difficoltà, ovviamente pertinenti, da parte del professore, per le quali sarebbe stato necessario l'ombrello dell'assente. Una volta che si diradarono le nuvole, di lì a poco, lasciò il grande tavolo piuttosto scettico e la conversazione continuò con la prof che realizzai essere di diritto, con quello che mi andava ad informare: "Guardi che l'Azienda Etica esiste già, è normata in modo preciso dalla nostra legislazione"; "Bene, un problema in meno" risposi, cercando di dare un epilogo positivo a quell'incontro, che in realtà non era andato come previsto.
257 6.3 La bella Consegna, che non voleva essere facile Il mattino seguente, andai a documentarmi in Internet su quanto mi aveva anticipato la professoressa, dove ebbi modo di riscontrare che lei si riferiva all'Impresa Etica e non all'Azienda Etica, che sostanzialmente, si differenziano, nel mio progetto, per la presenza dell'imprenditore in quella da lei citata, mentre nella 2.0, di quella figura non è presente neppure la sua ombra. Il testo che trovai mi spiegò che l'Impresa che accennava la professoressa diventa etica, quando l'imprenditore che la possiede e logicamente che la comanda, decide, a riscontro di convincenti agevolazioni fiscali, di adottare dei comportamenti Etici nella sua Impresa già esistente. Si evince quindi da questa definizione, se magari c'era qualche dubbio, che l'imprenditore stesso, con quella richiesta di certificazione e attenendosi a quanto viene richiesto, dichiara che la sua Impresa non era Etica. Ovvio che questa deduzione non piacerà a molti ma io invito a riflettere sul fatto che per ottenere quel tipo di atteggiamento, che dovrebbe essere spontaneo e del proprio stesso interesse, debba essere necessario un incentivo economico, come se il rispetto, la correttezza, l’onestà... fossero attività costose da sostenere. E' chiaro, come veniva anche spiegato dalla nostra prof. di economia, che Azienda ed Impresa sono sinonimi di una stessa realtà, la quale svolge un'attività economica a scopo di lucro, ma mi tornava comoda questa casuale differenziazione nei termini, che distingue da subito che si tratta di due cose ben diverse. Insomma un problema di comunicazione che conoscevo molto bene con la mia attività, dove non era assolutamente tollerabile l'esistenza di una Ditta omonima,
258 anche se trattava prodotti diversi ma questo è previsto anche dal codice civile. Guarda caso, dopo qualche settimana, quel tipo di Impresa etica fu presentata anche in classe, dove gli fu dedicata una non impegnativa lezione di Economia, e ho così saputo che ci sono diverse grandi Imprese italiane che si pregiano di questa classificazione per assecondare le ragioni del loro ufficio marketing, il quale aveva assicurato l'imprenditore che oggi fare qualcosa di socialmente utile fa bene alle vendite, pur sempre su un target di clientela medio alto. Il caso volle ancora che anche con la mia prof di diritto mi trovai, verso la fine del corso, a dover studiare proprio l'Etica, che onestamente fino ad allora, conoscevo soltanto da ciò che mi aveva insegnato una certa spietata Università; la prof invece ce la consegnò, confusa in mezzo ad altre dispense con lo scopo di fare un'attività di gruppo. Ma quella che voleva essere una simpatica consegna per una classe ribaltata, si trasformò dopo qualche minuto in un altro doveroso e pesante impegno, ma che lei non cambiò una virgola rispetto a come l'aveva predisposta, a seguito delle resistenze che emersero da parte dei compagni, di fronte alla grande difficoltà, che loro avevano paventato come impossibile, cioè quella di incontrarsi. Questo grande ostacolo era emerso durante la sua lettura della prima parte che lei poi ci consegnò con le istruzioni sul come organizzarci, ovvero dividerci in due gruppi, dove si sarebbero presentati gli argomenti che lei aveva individuato, raccolto e generosamente stampato. Nelle stesse istruzioni, c'era anche il come avrebbe valutato singolarmente i neo professori, ovvero, che avrebbe tenuto in maggiore considerazione la presentazione dove si fosse sviluppata
259 una ricerca più approfondita rispetto al solo utilizzo delle dispense che ci aveva consegnato. Avendo intuito dove stava invece il problema, lasciai ai compagni decidere come comporre le squadre, e quando il giorno seguente, furono rese note le formazioni, la 49√ come apprese che risultava nella nostra squadra, chiese ad una compagna di potersi avvicendare. Non ricordo la spiegazione che diede, ma considerai positivo quel cambio perché la ±45 aveva le caratteristiche di saper prendere le redini di un gruppo; limitandomi soltanto di consigliare la mia capitana di creare un gruppo su w. a. Lasciai anche sul tavolo le dispense per permettere loro scegliere; e fu così, che sempre quel caso volle che mi trovassi fra le mie mani il fascicolo con l'Etica e la Deontologia nell'Operatore Socio Sanitario. Proposi al compagno di banco, che ovviamente era nello stesso gruppo, di farci carico di quei due argomenti che andai a studiare praticamente da solo, sia perché, come andavo a scoprire con una non facile ricerca, che con il tempo quei due termini erano diventati quasi sinonimi, ma anche perché lui mi aggiornava che non aveva assolutamente tempo da dedicare a quell'attività. Inoltre quei due argomenti, pur essendo pertinenti con quanto facevano i compagni, permettevano di realizzare delle presentazione distinte andando così a sollevare tutti da quell'imbarazzante situazione di lavorare con delle persone che già al suo esordio mandavano segnali di disarmonia e scarsa collaborazione. Segnalai questo compromesso all'insegnante, che ne prese atto e mi autorizzò a procedere, e informai i compagni, ma non ne fu entusiasta -22 che non si sentiva per nulla a suo agio con gli altri spiegandomi le tante difficoltà soltanto per decidere come suddividere tra di loro gli argomenti. Tant'è che il giorno prima della scadenza fu costretta a chiedere il mio aiuto per poter ultimare la sua
260 parte di presentazione, cosa che feci, anche quella volta con la dovuta discrezione per non aggravare il suo isolamento. Ciò che serviva alla mia compagna in realtà non era così impegnativo, si trattava di modificare quel lavoro che un compagno gli aveva confezionato a modo suo e lo cambiai secondo le sue istruzioni, con l'accordo che era stata una sua amica ad aiutarla. Mentre la presentazione dell'Etica mi impegnò a fondo, sia per la confusione che leggevo e in ragione dell'interesse che andava a crescere mano a mano che andavo a documentarmi che comportò un accumulo di materiale da vagliare e studiare. Fu con quell'approfondimento che scoprii che degli studiosi avevano notato una grave omissione nella nostra Magna Charta 103, cioè che l'Etica non viene neppure citata nella nostra Costituzione. Gli stessi studiosi però scovarono dentro il nostro Ordinamento il riferimento a ben cinque Etiche diverse. Era quindi necessario spiegare, facendo dapprima chiarezza e distinguendo, i significati dei due termini proposti in quella dispensa, e per farlo usai le diverse definizioni pubblicate da vocabolari illustri e citazioni storiche. Queste due distinzioni però diventavano comode per suddividere il lavoro con il compagno, che informai del fatto, cioè che avrei appunto realizzato due presentazioni distinte, delle quali lui avrebbe presentato la Deontologia. Successivamente gli inviai il materiale che avevo messo insieme con anche il corposo e famoso plico del giuramento di Ippocrate: il primo organismo che ha deciso autonomamente e responsabilmente di assumere un comportamento etico nell'esercizio della loro attività, senza incentivi economici. Era curioso però notare che la dispensa che ci era stata sottoposta, "invitava", quindi senza il giuramento, anche la figura dell'operatore socio sanitario ad impegnarsi rispetto ad un codice etico che stava invece in mezza pagina.
261 6.4 L’Etica, così tanto evocata, ma così tanto sconosciuta Avendo riscontrato che l'Etica funge da palo a diverse bandiere, dove più o meno sappiamo che in esse sventolano orgogliosi diversi valori, su ogni colore, era necessario controllare quanti e quali fossero i valori che ogni individuo ha assunto consapevolmente o meno, dentro di sé, in quanto ricordavo da una mia antica lettura che ciascuno li pone in una scala, spesso su gradini diversi rispetto agli altri, se non ad essere completamente sfasati. Ed è questa corrispondenza di valori, o sfasatura, lieve o accentuata, se non diversa, che comporta tra le persone la sintonia o il disaccordo, se non il conflitto o la guerra. Però quando andai ad appurare l'argomento ne trovai molti di più del previsto che organizzai in una tabella animata, per dare l'idea che non rimanevano fissi ma che si spostavano verticalmente come tanti ascensori. "Interessante questa cosa della scala valori" "e perché sorridi allora?" "Ahahah, come fai a sapere che sto sorridendo?" "perché lo percepisco" "Hai soltanto indovinato" "può essere ma ho acquisito una certa sensibilità con la mia attività" "Cos'è? Vedi attraverso il telefono!" "ahah, no, non so spiegarlo ma si coglie il suono diverso delle parole a seconda dello stato emotivo" "Ahah, ecco mi hai fatto perdere cosa volevo dirti.., a dopo" ... < Sì è vero, capita anche a me, comunque è così elementare da sembrare assurdo e mi scaperebbe una battuta ma capisco invece che si tratta di una cosa seria >
262 < infatti se ci fosse questo tipo di attenzione, come quella di chiedere il segno zodiacale, sarebbe molto più utile> < Già, ma non volevo appunto soffermarmi sulla coppia, piuttosto sulla coesione sociale dove percepisco una grande confusione> < vero. l'argomento è serio e andrebbe sviluppato meglio perché nella realtà può risultare complesso. se per esempio osserviamo la causa di tante guerre, troveremo che è stato un valore come il nazionalismo, ma che la stessa guerra ha smantellato quel valore > < Ma non sempre vincono i valori buoni > < certo, ma la guerra continua > < Quindi le guerre sono inevitabili? > < che ha ridotto molto la grande conflittualità, oltre ai deterrenti, è stata la presa di coscienza di ciò che è sbagliato> <Con lo studio della Storia> <non ne sono proprio convinto, perché qui scatta il paradosso della scuola, che nonostante abbia inculcato i danni di centinaia di guerre, spiegandone le motivazioni, ancora le persone si orientano alla guerra> <Già, quindi dovremo rassegnarci> <è un dato di fatto che le guerre continuano ad esserci, e lo dimostra l'alta conflittualità nella società. le prime sono un po’ sedate dal timore del peggio, mentre per i conflitti sociali si ricorre ai tribunali> <Quindi quanto durerà questo squilibrio equilibrato?> <infatti, vedo che hai compreso il fenomeno che fa funzionare un sistema anche se sbagliato> <Ma possibile che non ci sia un modo per metterci d'accordo tutti?> <guarda che l'hai già compreso, non occorre cercare lontano> <Ahah, cos'è uno dei tuoi modi per dirmi di rifletterci?> <ahahah, se ti rileggi la chat, lo troverai in quello che hai espresso > <Ahahah, ecco, e questo è un altro modo per dirmi che le chat sono utili> Poi, con un altro video, cedevo la parola al Padre ispiratore dell'Etica, che era stato riesumato durante l'illuminismo, il quale riaccese la luce per quell'impervia e difficilissima scalata, verso l'odierna Democrazia. Colui che individuò, 500 anni avanti Cristo, la ferrata per i valori più importanti, e aggiunsi due video che avevo scovato nell'archivio di filosofia della RAI, che però, essendo un lungometraggio, avevo provveduto a tagliare e montare le parti che più interessavano all'argomento, aggiungendo anche delle didascalie sui fotogrammi per sottolineare i contenuti dell'audio. Nel primo video uno studioso francese spiegava una parola greca a me sconosciuta, la Phronesis 104, affermando che era stata tradotta dai latini erroneamente con saggezza (ma che viene tuttora così
263 riportato anche nei nostri dizionari). Secondo lui invece la Phronesis è la Virtù delle virtù, mentre io credo, a mio modesto avviso, si tratti dell'Etica. Come scrisse Aristotele: «L'etica è quella branca della filosofia che studia la condotta degli esseri umani e i criteri in base ai quali si valutano i comportamenti e le scelte » . E quindi la condotta che si assume in funzione a delle virtù non può essere un'altra virtù, ma un atteggiamento, che per coerenza e conseguenza a dei valori, comporta uno stato d'essere, ed infatti, si sono sviluppate diverse tipologie di etica, ciascuna a proprio gusto o sentire, dove, a seconda dell'ambito, essa si trova a far da bandiera per diversi valori che magari non sono proprio delle virtù. Ed è proprio singolare, che ognuno si trova ad assumere istintivamente una propria etica, anche senza essere consapevole del suo significato; mentre si conosce molto bene la bandiera della propria squadra di calcio per la quale molti sono disposti a dar battaglia. Infatti, la cosa strana è che spesso non ci si pone la domanda di quale sia la propria, così come non ci si accerta quale sia la bandiera di coloro con i quali ci relazioniamo, la quale rappresenta la scala dei loro valori. Se ci pensate in una bandiera sono rappresentati, attraverso i colori, diversi valori ma quanti conoscono quelli della propria, rispetto alla quale darebbero la vita? Perché la bandiera è un simbolo, voi direte, infatti ma questo apre comunque ad una riflessione che ognuno può fare autonomamente. “ Con tutte queste bandiere mi sono persa, scusami so che è un argomento serio ma a me le bandiere non interessano affatto, tantomeno quelle di calcio, ahahah “ “ già, hai ragione, in effetti erano gli uomini che venivano interessati al culto della bandiera, oggi è molto meno sentito “ “ Lasciamo stare le bandiere, quello che non ho compreso e che però tu non hai specificato, quali sarebbero questi valori più importanti?” “ si è vero, non li ho riportati... per la semplice ragione che anche inconsciamente sono consapevole che li conoscano tutti” “ Tu dici?! Stai girando la frittata come il tuo solito per caso!?”
264 “ diciamo che i valori più importanti, fondamentali, insostituibili, e tutti irrinunciabili, per cui nelle persone scatta istintivamente una forte reazione, sono incisi dentro ciascun uomo “ “ Quindi non me lo dici “ “ l’ho scritto tante volte e lo rifarò ancora, ma ho compreso che un ora dopo che abbiamo convenuto che sono proprio quelli, tu li ricorderai in modo vago, perché la tua scala, a seconda delle circostanze in cui vivi, farà salire un altro valore, un po’ come quando metti le marce in funzione alla salita” “ Cosa devo fare, prometterti che li ricorderò? “ “ qualche giorno fa, ho pensato che l’etica è come un fiore spontaneo, dal potere magico, per quanto il suo effetto sia potente e meraviglioso “ “ Ecco che esce il poeta, mi stai offrendo un fiore ? “ “ questo fiore è composto inizialmente di sei petali, uniti fra di loro, dove ciascuno rappresenta un valore, tutti attaccati al centro in ciò che si chiama la verità, in quanto essa è il valore assoluto che certifica tutti gli altri valori, ed è il più costoso ed ambito“ “ Mi sto commuovendo, il fiore della verità dunque? “ “ è bello come nome, ma la verità è un valore estremamente impegnativo per l’uomo, così drastico che annienta tutto il resto, e comunque è un valore che non lo raggiungi mai nel suo apice, perché è in addivenire, mostrando sempre un’altra faccia, come un diamante “ “ Quindi la verità viene per conseguenza? “ “ esattamente, così come per conseguenza all’atteggiamento etico spontaneo, si viene a costituire la società ideale “ “ E’ un utopia, la società ideale non esiste e non può esistere “ “ tu stai sicuramente confondendo la società giusta, la società perfetta, con quella ideale “ “ Quale sarebbe la differenza scusa “ “ il concetto di ideale non è così preciso e definito come gli altri due, perché è una condizione in addivenire. Infatti una condizione ideale, può essere anche semplice da ottenere. cioè la società ideale diventa per conseguenza sempre più tale, in funzione a delle condizioni ideali, le quali diventano tali non appena si instaura un miglioramento “ “ Credo di cominciare a capire ma mi sembra un po’ contorto “ “ è l’uomo che non è semplice, perché anche lui è dentro un processo evolutivo che lo spinge verso il miglioramento, e l’etica con la società ideale, e viceversa, lo accompagnano, lo sostengono, e lui per conseguenza si adatta volentieri, perché si accorge di vivere in una condizione migliore, di suo interesse, e di interesse di tutti” “ Detta così sembrerebbe facile, anche fattibile, perché non si ottiene!? Cosa serve?” “ prova a riflettere, secondo te la condizione in cui viviamo nella nostra epoca, è quella ideale ? “ “ No, non proprio, non credo, c’è ancora tanto da fare...” “ già, cosi sembra a noi che la stiamo vivendo, ma prova a fare un salto indietro di un millennio o anche un secolo.. “ “ Sicuramente oggi stiamo molto meglio ma” “ per un attimo osserva soltanto ciò che si è ottenuto “ “ Ti riferisci allo stato di diritto, alla democrazia...” “ esatto! E come si è costruita la democrazia “
265 “ Con la Costituzione? “ “ certo. adesso però devo informarti di una cosa che pochi hanno notato, che leggerai anche più avanti, cioè che i padri fondatori hanno scritto la costituzione, con l’intento, anche se tutti se ne sono dimenticati, di ottenere la società ideale “ “ E quindi dove sta il problema? Nella disonestà delle persone? “ “ tieni sempre presente il concetto fondamentale, che l’uomo si adatta all’ambiente, per cui il delinquente, è più portato ad essere tale, in un ambiente sbagliato, e loro lo sapevano! “ “ Non ti scaldare! Quindi che cosa è andato storto? “ “ quand’è che una cosa va storta? quando non è impostata correttamente!“ “ Ti ricordo che noi abbiamo la Costituzione più bella del mondo! “ “ può essere, ma la nostra società non è certo migliore delle altre che forse ce l’hanno peggiore “ “ Uhm, mi sto perdendo, dimmi cosa avrebbero sbagliato? “ “ diciamo che loro hanno imposto l’atteggiamento etico, per cui si sono ottenuti dei risultati soddisfacenti, ma chi conosce l’etica sa che questa non può essere imposta, soprattutto da uno stato di diritto, infatti, è il metodo impositivo, che può anche imporre l’etica come soluzione, che viene adottato dai regimi “ “ Ma le leggi sono necessarie, se no è il caos “ “ certo, ed infatti loro avevano azzeccato la soluzione, per cui le leggi avrebbero dovuto accompagnare la società verso una condizione ideale, per cui le leggi diventare sempre meno necessarie “ “ Ed invece sono aumentate, e si va sempre peggio. Dimmi cosa hanno sbagliato che siamo al telefono da un ora.. “ “ tu pensi che io abbia realizzato questo pensiero così facilmente? sono anni che rifletto e studio questa cosa, per cui capisco quanto possa essere difficile seguirmi” “D’accordo, ora devo proprio lasciarti, perdonami “ “ tranquilla, il più te l’ho spiegato “ “Ahahah, che vigliacco, vuoi tenermi agganciata ancora, ma devo andare veramente, ciaoo, alla prossima! “ Si pensi a quanti conflitti relazionali si eviterebbero conoscendo a priori la scala valori dell'altro, di conseguenza rispettandoli, mentre ritengo che questo sarebbe più veloce da ottenere, tra due persone che decidono di vivere insieme, e si andrebbero così a ridurre oltre che i conflitti, le cocenti delusioni, e soprattutto si attiverebbe il tanto utile confronto. In altri termini, quando due persone si sentono attratte, spesso si instaura un dialogo ed una frequentazione, che si avverte necessaria per il cosiddetto "conoscersi", e in quel periodo di "prova" si vanno ad accertare, inconsciamente, la corrispondenza dei valori, ma se
266 viene fatto affrontando l'argomento direttamente, questo servirà non soltanto a verificare il tipo di sintonia ma può essere anche l'occasione per comprendere meglio i nostri valori, o per riflettere sulla propria scala. Tuttavia, aldilà della straordinaria sfumatura umana, è indubbio che esiste pur sempre l'Etica delle etiche, che rappresenta i valori primari ed assoluti, che Socrate già allora si era impegnato ad individuarli, trovandoli in qualche modo già "incisi" dentro l'uomo stesso. Fatto sta che questa importantissima parola definizione greca, da essere strategica per orientare una società verso la giusta e migliore condizione, rimane ancora sepolta sotto quelle colonne come una meravigliosa statua, in attesa di essere spolverata e aggiustata nel verso giusto, per essere collocata, per quanto è assolutamente necessaria e fondamentale, nella posizione di prestigio nel Louvre, che gode da almeno cento anni la Nike di Samotracia 105. Statua che per Marinetti 106, il geniale fondatore del Futurismo 107, era inutilmente il manufatto più ammirato del mondo. Tutt’oggi, quel misterioso grande appeal attira milioni di turisti, quale simbolo della bellezza, valore evidentemente ancora oggi stabilmente al vertice per le cosiddette società moderne. Mentre il poeta rivoluzionario che accese la miccia in altri incendiari, non lo conoscevo affatto, infatti ho trovato la sua ingombrante presenza nel libro di testo, a dir poco emblematica, probabilmente perché doverosa. Perché pur sempre un singolare e straordinario autore, che con la sua incandescente corrente, ha investito, innovando, altri autori ed artisti, per ogni espressione dell'arte inclusa la musica; così deciso a dar battaglia, per innescare una vera e propria rivolta contro tutto ciò che era Classico, in primis la letteratura, che secondo loro bloccava l’evoluzione. Lui e i suoi compagni d'armi, non soltanto a parole, ce l'avevano con i professori, le biblioteche, i musei... e non usavano mezzi termini, sconvolgendo anche la scrittura per trasformarla in uno strumento più incisivo, con colpi e fendenti mortali verso tutto ciò che ingabbiava, che ingessava col passato, inibendo la proiezione
267 dell'uomo verso il terzo millennio, come evoluzione al miglioramento. Ecco alcune frasi che fecero scalpore: - ...fetida cancrena di professori, d'archeologi, di ciceroni e d'antiquari... cimiteri di sforzi vani, calvari di sogni crocifissi, registri di slanci troncati! - Impugnate i picconi, le scuri, i martelli e demolite senza pietà le città venerate! - - Queste due malattie italiane: l'avvocato e il professore. - - La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità pensosa, l'estasi e il sonno. - Ogni idea politica è un organismo vivo. I partiti sono quasi sempre destinati a diventare dei grandi cadaveri gloriosi. - - Il prete creò il più assurdo dei carceri, il matrimonio indissolubile. - Ogni sostantivo deve avere il suo doppio, cioè il sostantivo deve essere seguito, senza congiunzione, dal sostantivo a cui è legato per analogia. Esempio: uomo-torpediniera, donna-golfo, folla-risacca, piazza-imbuto, porta-rubinetto - Facciamo coraggiosamente il «brutto» in letteratura, e uccidiamo dovunque la solennità. Via! non prendete di quest'arie da grandi sacerdoti, nell'ascoltarmi! Bisogna sputare ogni giorno sull'Altare dell'Arte! Noi entriamo nei domini sconfinati della libera intuizione. Dopo il verso libero, ecco finalmente le parole in libertà! Uno di quei soldati incendiari, raccontò il suo battesimo come poeta, in una intervista nel 1961: "Iniziò tutto a Parigi in un caffè dove ci si riuniva tutti i martedì e lì incontrai Soffici, Palazzeschi, Marinetti e Papini, che erano arrivati a Parigi in occasione della fondazione del Soir de Paris di Apollinaire verso il 1912. Mi dissero che ero un poeta e mi chiesero delle poesie, io ne avevo ma non pensavo di pubblicarle. " Era "M'illumino d'immenso"108 che colse in quell'esuberante provocatoria corrente lo spunto per esprimere un suo stile diversamente rivoluzionario, intenso e coinvolgente: l'Ermetismo 109.
268 Quando lanciai il secondo corto, col dialogo tra il Maestro ed un suo allievo, che era andato a trovarlo nella prigione in cui era stato rinchiuso, in attesa che si attuasse la condanna a morte, che lo stesso prigioniero doveva darsi assumendo la cicuta, mentre il suo allievo invece lo esortava ad abiurare per salvarsi la vita, e lui stava rispondendo che se si fosse sottratto alle leggi, anche se ingiuste, avrebbe tradito il valore stesso della... La prof, che si era posizionata nel banco di fianco al mio, che per tutto il tempo era stata distratta e visibilmente contrariata da quanto le arrivava dal telefono: "Basta così" e invitò a proseguire il mio compagno a proseguire con la presentazione. Al termine dispensò degli otto abbondanti, e al mio lavoro assegnò un sette asciutto, e quando più tardi ebbe raccolto la sua borsa e varcato decisa la nostra porta aperta mi affiancai, mentre procedeva spedita in direzione di quella successiva, per raccogliere un suo commento: "cosa non andava?" "Avrei preferito invece dei video un caso" "un caso!?" "Il caso per esempio di una causa in cui si fosse discusso dell'Etica"
269 6.5 Durante la pausa estiva, che per tanti son vacanze Come ben sapevo, una volta libero di quell'impegno, mi trovai a dover cercare nel fondo del barile la motivazione rimasta per occuparmi di quei lavori di manutenzione straordinaria, che si erano fatti urgenti. Ma durante l'esecuzione nonostante avessi anche indossato le cuffiette per ascoltare dei podcast in madre lingua inglese e francese, perché un tizio in un video mi aveva assicurato che era un metodo efficace per imparare una lingua, un'insistente vocina interiore continuava a ragionare sull'esperienza del primo sviluppo. Ed iniziò a farsi insistente in vista di quel successivo esordio, per trovare il modo di rendere comprensibile a chiunque quel progetto, convincendomi che doveva essere qualcosa di accessibile in qualsiasi momento, in particolare dagli studenti, per conoscere ogni aspetto che concettualmente io ritenevo semplice, mentre, come avevamo notato non lo era per tutti. Quella presentazione per pochi, ci aveva dimostrato, a me e all'altro dentro di me, che nonostante avesse una sua logica, il progetto era più comprensibile per chi aveva vissuto in un'azienda reale, con tutte le implicazioni che essa comporta, mentre a chi, come uno studente, ma non solo, non l'aveva ancora sperimentata sulla propria pelle, un'operaia per esempio, gli avrebbe detto: "Fin che non provi di persona le umiliazioni dell'arroganza e le ingiustizie, ti risulta difficile capire di cosa stiamo parlando". Affermazione, che in modi diversi avevo sentito da un certo numero di dipendenti, o pseudo tali, cioè quelli con partita iva, con i quali ebbi modo di interagire così da vicino da potermi caricare dei loro pesanti sfoghi. E mi ricordai che qualcosa di simile me l'aveva
270 consegnata proprio la compagna ±45 quando spiegai in classe il progetto ad un altro insegnante, credo di musica, dove lei di fronte allo scetticismo dell'altra vicina di banco che operava in un ente pubblico, invece dimostrava di aver ben inteso, aggiungendo che per lei sarebbe stata molto auspicabile una realtà di quel tipo, avendo vissuto per anni sotto il dispotismo di una imprenditrice dentro un laboratorio. E andò a raccontare un episodio della sua attività dove la sua capa gestiva le persone secondo una strana discrezionalità che non teneva conto del merito, mentre per il quale, come direbbe la logica, per chi ha in carico tutta la responsabilità, era scontato che doveva esserci a priori e a prescindere, nel suo stesso interesse. L'altra rispondeva che nel suo ambiente, nel settore pubblico, il merito non era per nulla un elemento funzionale, che non serve affatto alla crescita e la carriera, che anzi può essere un elemento di disturbo con i colleghi, portando a lotte intestine. Allora spiegai alla compagna che quel progetto era un prototipo per realizzare una normale azienda privata ma che ero certo che con il tempo, in funzione alla sua diffusione, sarebbe arrivata la sua influenza anche in quelle realtà. La scelta sul come organizzare al meglio quella presentazione arrivò dopo aver provato e valutato diversi software, e mi convinsi che la modalità migliore era quella che permetteva una consultazione interattiva usando il linguaggio html 110: quello che si usa per realizzare i siti web. Si trattava di una conclusione ovvia, in quanto è evidente che si tratta della modalità ideale per illustrare in modo efficace qualsiasi argomento, anche complesso, tipo il mettere a confronto i diversi aspetti di contrapposte realtà. Come abbiamo visto credo tutti, grazie a quella modalità è possibile organizzare i contenuti in modo da essere tanto intuitivo quanto
271 facile accedervi, dove troviamo, una pagina con un menù per distinguere i vari temi, il comando dei link dentro la tabulazione di un testo, oltre a poter caricare foto di alta qualità, animazioni, video... eccetera. La mia resistenza era rispetto al dover imparare ad usare un altra applicazione di quel mondo, che sapevo essere molto complicato e laborioso. Diversi anni addietro avevo partecipato ad un corso per realizzare dei semplici siti web e avevo appunto riscontrato la difficoltà della programmazione, notando però un aspetto molto interessante in quella attività che consisteva sostanzialmente, nello scrivere dei specifici comandi di testo per far fare al computer qualcosa, e questo file, una volta caricato il sito nel web, diventava ciò che ogni utente andava a consultare nel sito. Per ottenere questo si utilizzava appunto uno speciale linguaggio, una speciale lingua per intenderci, e come tale aveva delle specifiche parole (lessico), che il software interpreta come dei precisissimi comandi per una determinata azione da eseguire. Realizzavo quindi che anche al computer era necessario un dizionario ed una sua grammatica molto precisa, dove contano anche gli spazi e la punteggiatura: bastava una virgola fuori posto per vedere eseguire un'altra azione. Ma la cosa che mi colpì maggiormente, fu il conoscere che la genialità di un programmatore si misurava nello scoprire la parola giusta per una nuova operazione, come se in quel silicio quella parola fosse già presente. Tuttavia trovai il modo di superare quell'enorme ostacolo, pigiando dei semplici pulsanti, grazie alla disponibilità di una piattaforma realizzata da dei californiani. Sì, in quella stringa di terra che è diventata la mecca di quella frontiera tecnologica, con degli esperti di informatica, che offrono anche la possibilità di realizzare ed utilizzare dei siti web gratuiti, mettendo a disposizione sia lo
272 spazio hardware che il software online, dove si trovano le semplici ed efficaci istruzioni per realizzare il proprio sito, senza necessariamente dover mettere mano alle frasi di comando. In questo modo sono riuscito ad ottenere tutte le funzionalità descritte sopra che aumentano la capacità di comprensione nel visitatore, con la necessaria fluidità nella consultazione. Ancora una volta mi trovavo a essere grato e a rendere merito a delle persone oltre oceano, che avevano superato, e che erano andate oltre all'arcaica attitudine centralista, dettata dalla gretta primordiale avidità, trovando invece intelligente e proficuo il donare per eventualmente ricevere; cioè il loro metodo di condivisione, si avvicina di più al donare, logorando l'arcaico dos ut des 111 ancora così molto diffuso e radicato. Si trattava indubbiamente di un sistema moderno di esporre qualcosa in modo tridimensionale, quindi più simile alla realtà, rispetto ad una presentazione video, o come un testo scritto che non permette al lettore di interagire, dove non si può con un click su una parola collegarsi a degli argomenti di approfondimento, e con un altro click tornare alla pagina che si stava leggendo. Una volta che lo ebbi ultimato, mi trovai prossimo alla fine di agosto, e dopo aver invitato degli amici a visitarlo, raccomandandogli un riscontro obbiettivo, inviai una mail alla preside informandola di quanto avevo realizzato, aggiungendo il collegamento al sito; convinto di fare cosa gradita perché sarebbe stato di aiuto, soprattutto al professore che avrebbe dovuto prendere in carico il progetto. Passarono stranamente diversi giorni con nessuna risposta ma evitai di insistere, avrei sicuramente trovato l'occasione quando fosse partito l'anno scolastico per passare da quelle parti e così consegnarle i miei saluti di persona.