sempre con un tacco di ironia la Parte seconda Capitolo 5
222 5. Vai con la Quarta La sera successiva la prof. di diritto, affidò un messaggio al mio compagno, che diceva che il preside era d'accordo affinché la lettera fosse letta in classe e che lei si rendeva anche disponibile a concedere la sua ora perché si trattava di un argomento compatibile con la sua materia. Le inviai la risposta direttamente informandola che avevo ricevuto la comunicazione ma che sarei rientrato senza leggere la lettera, al quale lei rispose con <OK>. “ Non spieghi perché !! “ “ non riesco a scrivere nulla, in quanto allora non si attivò alcun processo mentale “ “ e oggi cosa scriveresti ? “ “ non mi esce niente, nel senso che ho provato a pensarci ma c’è qualcosa che mi blocca “ “ Ah! Ho capito, è sempre il tuo inconscio “ 5.1 Il rientrato che non si è manco visto La data del mio rientro coincideva con quella del dopo le vacanze di carnevale, che per me erano stati cinquanta giorni, e mentre si approssimava la sera, e mi stavo preparando mentalmente in vista dello sforzo più difficile, una vocina interna mi suggerì di indossare una delle mie uniformi. Passai quindi velocemente in rassegna le mie divise che da tempo non indossavo più e mi fermai su una di quelle da tutti i giorni, che era quella meno impegnativa con la quale il nodo della cravatta stava più aperto, e una volta infilatomi dentro la schiena si raddrizzò, e la mano destra partì decisa come allora, a controllare il taschino, e vi trovò un paio di biglietti da visita che rimisi dov'erano.
223 Quel che viene chiamato istinto mi aveva dato il consiglio giusto, quella flessibile corazza si rivelò utile per bucare quella atmosfera che stanziava sopra ad una sorta di normalità, che si faceva sempre più fitta, mano a mano che mi avvicinavo alla soglia, mentre però le gambe procedevano come avevano sempre fatto, non fui così sopraffatto dall'evidente indifferenza, con le numerose disconferme, che ovviamente rimbalzavano con il medesimo calibro. La medesima vocina però aveva sostenuto, la sua teoria, dicendomi che quell'uniforme avrebbe avuto anche lo scopo di aggiornare l'insegnante, che avrei incontrato quella sera, con le competenze del linguaggio non verbale, circa l'esistenza di un altro tipo di professionista con il quale lei probabilmente non si era mai posta davanti la sua di scrivania. Ma anche gli insegnanti che andarono via via a prendere posto dietro quella scrivania, erano così normali da notare quella presenza giusto per segnarla nel registro, come se fossi stato assente per andare a prendere un caffè; l'unico che fece notare la mia esistenza fu l'insegnante d'Italiano, che accorgendosi della mia figura, mi rivolse un sorridente: "Ben tornato", al quale risposi con: "Grazie, credo di aver pagato abbastanza". < Non ci credo che le insegnanti non ti abbiano notato > "ehi! Era da un po’ che non ti sentivo, pensavo ti fossi persa" "Ahah, guarda che non ho soltanto il tuo da leggere! A volte ho bisogno di qualcosa di più leggero" "hai ragione, qualcuno mi fatto osservare che è pesante" "Ehi! Stavo scherzando! La verità è che certi passaggi mi fanno riflettere e preferisco fermarmi " "questa sì che mi piace" "Bene, stavo dicendo che una donna nota immediatamente un uomo in uniforme " " non mi dici cosa ti ha fatto riflettere?" "Uhm..., sai che non me lo ricordo più?" "ahahah, ci avrei giurato che l'avresti detto"
224 Questo avvenne la sera seguente, presso l’altro Istituto, dove ripresi il mio posto in quell'aula, arrivando prima della compagna eccellente di economia, la quale giungendo subito dopo si posizionò nel banco al mio fianco, che il Fritz invece aveva già dribblato, andando a prendere posto nella fila dietro, dalla quale avevo notato che nel frattempo, la coppietta si era già levata andando a collocarsi nell'ultima fila, e i loro posti furono quindi in seguito occupati dal Fritz e la sera dopo, dalla compagna che si sganciò dal mio fianco, confermando così la sua volontà di voler stare fra i nostri ranghi, e dando al tempo stesso conferma al proverbio in vulgaris: "Dio li fa e poi li accoppia anche". Purtroppo, se ci fosse stato qualche dubbio sulla validità dei proverbi, il tempo mi consegnò anche quella delusione, attraverso la bocca delle mie fonti che la osservarono durante una verifica mentre stava alle mie spalle, confermandomi che anche in quell'eccellenza non era tutto suo l'oro che riversava, e che, come è normale in tutte le coppie affiatate, si aiutavano a vicenda in quei momenti difficili. Anche un'altra insegnante quando mi vide sorrise, andando subito a cercare qualcosa che trovò immediatamente nella sua cartella, e dopo essersi avvicinata, senza avere smarrito quel che appariva tirato, allungò sulla mia mano una sua lettera, in cui leggevo i quattro argomenti che avevo perso per i quali aveva prescritto: da fare la verifica, aggiungendo suadente a voce: "Può sostenerla più avanti con comodo, scritto o orale come preferisce, perché ce ne sarà una tra due settimane sull'argomento che stiamo trattando". Mentre fui io a notare qualcosa di strano nell'insegnante di Psico che si era presentata più pallida del solito, lamentando un malessere causato da un disturbo allo stomaco che i medici non riuscivano a diagnosticarne la causa, anche a seguito diversi esami. Lei ci informava che questo disturbo, gli procurava delle nausee con delle vampate di calore e non riusciva ad ingerire altro che dei cracker, che assumeva infatti anche durante la lezione.
225 Forse fu la mia veste ufficiale, che alla vista del suo tondeggiante che era aumentato, con i sintomi di cui sopra, mi fece formulare la diagnosi che affidai a due compagni. Ipotesi che se fosse stata formulata a chi di dovere dalla medesima, avrebbe comportato una tenera tolleranza per i suoi consistenti ritardi, senza peraltro preoccuparsi di avvisare, però era pur vero che all'epoca in cui lei viveva, e tantomeno là sopra le nuvole, non esistevano certo i telefoni ed infatti non gliel'ho mai visto. Lei dava, non l'impressione ma la certezza di vivere in un mondo dove andare al lavoro è un optional, che insegnare è: "Oggi io faccio la maestra" e dove, a quanto risultava, non si conosce come si concepiscono bambini. Una sera successiva, che toccava ancora la sua presenza, dopo che furono passati i suoi quindici minuti, andai dal bidello a chiedere informazioni, il quale mi ripose col suo inconfondibile gutturale: "Chi? Quella!? Quella non chiama mai quando è in ritardo", allora avviai la chiamata verso la coordinatrice per aggiornarla della situazione, proponendole se era possibile anticipare la sua ora, spiegando che in questo modo saremo rientrati a casa prima; e dopo due minuti, la sempre disponibile si infilò dentro la classe con: "Eccomi, il tempo di spegnere il fuoco sotto la peperonata e sono partita così com'ero". Quell'ero era una tuta da palestra da divano con solo due suolette comode, e subito dopo cambiando espressione: "Ma questa è consapevole che ha un datore di lavoro, e che ha degli orari da rispettare?". Qualche minuto dopo compariva dalla porta spalancata, che con lei era la prassi, una capigliatura da shock elettrico, che si rivolse a chi occupava la sua scrivania: "Scusa, ho avuto un problema" confermando quel che aveva già espresso il suo stato, e dopo aver parlato con la coordinatrice, che l'aveva raggiunta dov'era rimasto anche il resto intabarrato sottostante, entrò con un più evidente segno di anemia, per dirigersi lentamente dove le sue gambe avevano
226 bisogno di depositarla, elargendoci un filo di sorriso incorniciato da delle labbra spente. Però in seguito constatai che quel <Tutto a posto.. tutto come prima> andava letto con una prospettiva diversa. L'insegnante d'igiene era tornata al suo vecchio repertorio di musica, dove c'erano anche quei suoi bei trepidanti assoli dal vivo di un tempo, senza mettere in imbarazzo la lavagna; mentre le tre ragazze del centro, era da diverso tempo che non si presentavano regolarmente a completare la classe, salvo capitare quando c'era una verifica o quando dovevano sostenere un'interrogazione, e verso la fine di quel corso risulteranno proprio disperse. 5.2 La strana, ma nient’affatto strana, verifica La situazione dunque si era fatta molto pesante anche per gli altri e stava caricando di altri pensieri il cranio di qualcuno che era già di suo l'essere stipato, questo perché, e non era certo necessario che me lo spiegasse, dato il grande carico di studio si era gravato notevolmente, ma che lui non poteva proprio perdere quell'occasione; perché, sempre usando le sue parole, quel diploma gli era assolutamente indispensabile per far domanda presso altre aziende analoghe alla sua, permettendogli di mantenere la sua qualifica di dirigente che aveva, anche lui, ottenuto senza quell’attestato. Uscendo così da quella situazione che gli pesava enormemente, per quei normali straordinari che non gli venivano riconosciuti. Posizione che però aveva ottenuto grazie alle sue capacità e forte impegno, che gli erano state evidentemente riconosciute in quell'Azienda, in cui lui, stando sempre a quanto mi
227 raccontava, si adoperò senza risparmiarsi per la sua considerevole crescita diventando in pochi anni una delle realtà più importanti in quella antichissima cittadella, già presente, col nome, dai tempi dei romani. Ciò che lo aveva messo in allarme, con tanto di luci rosse lampeggianti, erano le diverse verifiche che si erano raggruppate in quel periodo, facendomi presente che le numerose ore di assenza lo avevano messo in seria difficoltà anche con i crediti e quindi non poteva permettersi di avere dei scarsi risultati in quelle prove. Una sera, mentre stavamo ai nostri posti nell'altro Istituto, lui mi espresse l'equazione elaborata durante i suoi tormentati giorni per cui ottenere il valore del coefficiente x: "Io ho sempre accettato, anche se non mi andava a genio, quella prassi, quando ogni volta che un'insegnante proponeva una data per una verifica, loro la spostavano più avanti, anche se sapevo che ci avrebbe portato ad avere tutte le verifiche agli ultimi giorni". E dopo aver ottenuto la sua risposta esatta, utilizzò entrambe le pause per intervistare i compagni con una equazione ancora più semplice, cambiando dei fattori: cioè se erano d'accordo di chiedere alla prof di spostare la verifica d'igiene in quanto quel giorno aveva un impegno, e tornando al suo posto mi comunicava soddisfatto che i compagni si erano dimostrati collaborativi e che appoggiavano la sua richiesta. E quando terminò l'ultima ora, si levò sicuro e convinto per andare a consegnare la sua richiesta ufficiale al rappresentante della maggioranza che stava prelevando la giacca presso la parete di fondo. In quella posizione, Ω20, che deve aver realizzato cosa significa l'espressione "con le spalle al muro", gli rispose con la freddezza di un burocrate: “la tua richiesta non ha il consenso di tutta la classe”, e ancor prima di aver terminato la frase, senza far passare quel secondo dopo il quale sarebbero apparsi i noti segni di alterazione in †43, spostò entrambe le spalle di lato, defilando sul suo fianco destro
228 con una sorprendente felinità, avviandosi con passo spedito verso l'uscita dell'Istituto, mentre io agganciavo il mio compagno tenendo il mio consueto passo al quale lui si adeguò, caricandomi di tutto quello che l'altro aveva abilmente evitato. Quella fu una di quelle volte che † 43 mi informò iracondo, che avrebbe abbandonato il gruppo di WhatsApp, come fosse la condanna più esemplare da infliggere, per poi in seguito, intuire che era stato inserito di nuovo. Il giorno seguente alzò la sua parabola per individuare chi gli era andato contro, e al tempo stesso inviava vocali al mio numero con le domande e le risposte che aveva rimuginato durante la notte: "Perché non vogliono spostarla?... Qual è il senso?... Perché quelli copiano, non gli importa nulla di un compagno in difficoltà... dov'è la solidarietà?..." Tanto fece che riuscì a beccare le fautrici di quel no: erano le compagne "25 & 33", e dopo un altro lavoro di telefonate e messaggi riuscì a stanare la prima. Questa gli spiegò, da dentro un lungo audio, che era estranea, che non aveva nulla in contrario alla sua richiesta, lasciando quindi sulla compagna di banco il peso di quel non essere solidale, che invece era un pezzo di pane, la sua indole infatti era quella di essere, nonostante fosse una decade più grande del trio, la più malleabile. Fatto sta che decisi di fare qualcosa. Constatando che non ci sarebbe stato nessun spostamento, durante le prime ore di lezione, scrissi di mia iniziativa una mail che inviai alla prof. Gentile Prof.ssa ... Le scrivo perché vorrei evitare, un'esposizione, richiesta, in classe, che comporterebbe un certo disagio, ovvero aggravare una situazione già al limite. Ieri sera era stato chiesto ai compagni, il parere sullo spostare la sua verifica di un paio di giorni: alcuni non hanno accettato. Da questo fatto è esplosa una discussione, che ha portato a ulteriori divisioni.
229 La mia intenzione era quella di chiederLe di provvedere a consegnare telefoni, liberare la postazione da astucci e zaini.. ed è pure emerso che vengono utilizzati gli orologi, per copiare. Oltre ad indossare giacche con maniche lunghe. Francamente non capisco perché, dopo la mia denuncia, si continui a dare fiducia, in quanto hanno dimostrato di essere immaturi e disonesti. Lei si presentò in classe serena e sorridente, tanto da farmi pensare che non l'aveva nemmeno ricevuta, e quando ebbe ultimato di distribuire ad ognuno il foglio con le domande, gli uscì: "Potete utilizzare gli appunti", e si levò un coro dopo tre secondi, nei quali ognuno guardava l’altro con un punto interrogativo: "Come prof !?", e lei utilizzando una tonalità con appena il punto dell'esclamativo, che si usa quando qualcuno ci guarda interdetto e incredulo, in quanto non stai facendo assolutamente nulla di strano: "Potete utilizzare i vostri appunti per fare la verifica.". Una volta che tutti si adattarono con un certo scetticismo, misto ad un dove sta la trappola, controllando di tanto in tanto quello sguardo che s’era fatto ancora più scrupoloso, che stava seduto alla sua postazione, da dove seguiva chi e quanto li consultava*, Lei chiese, sottovoce ma con una mimica molto chiara, alle due inseparabili che stavano ben attaccate alla scrivania, che cosa era successo, con dentro alle sue labbra "mail". La 33" si allungò per aggiornarla, usando la mano per coprire il labiale, ma per pochi istanti, sufficienti per una spiegazione molto esaustiva, da farle ottenere una delle sue classiche espressioni, con quella caricatura facciale schifata, in cui il mento si ritrae fino a coprire il pomo d'Adamo, cioè quella eccessiva espressività che si usa più a teatro che nella realtà. * questo sarà successivamente da lei stessa confermato per spiegare le sue valutazioni su quelle verifiche, dove i giudizi più alti furono assegnati a chi, secondo i suoi fari, non aveva consultato gli appunti. Fatto sta che il †43 non si presentò quella sera, e sostenne quella verifica la volta successiva, ma non gli venne data la facoltà di poter
230 utilizzare lo stesso metodo, ne quel metodo fu più utilizzato per le verifiche successive. Successivamente, rileggendo la mia mail, mi sono reso conto che ero stato molto diretto; ed infatti, è vero che era stata scritta ed inviata d'impulso senza farla passare per il filtro di una seconda lettura in un momento con più serenità, per cui ho continuato a chiedermi il perché di quell'impostazione, come se fosse fondata su di una sorta di intesa, finché non mi sono ricordato che anche lei mi aveva inviato una risposta alle mie dimissioni: < Mi dispiace ..., ma la capisco, anch'io sono una persona di principi e ci sto male quando li vedo naufragare, ma è nella natura umana questo comportamento, è fisiologico ma perché lo fanno gli altri non è giusto farlo tutti. Mi complimento con Lei per il coraggio di esprimerlo così apertamente, cordialmente, a presto > Ovviamente quella mail non ebbe più alcuna risposta. Venne poi la volta della verifica di inglese, e il Fritz, per fare evidentemente del suo meglio, andò immediatamente con il foglio delle domande, spontaneamente a posizionarsi nell'angolo a ridosso della parete laterale, assumendo immediatamente la sua efficace impostazione. A quel vedere mi rivolsi verso l'insegnante: "Dobbiamo chiamare l'ambulanza?" e indicai con il sorriso verso quella forma riversa sul banco. Dopo un sussulto, che le fece portare persino una mano al petto, comprese che si trattava di una battuta, quando il soggetto, rimanendo acquattato, aveva tirato fuori la testa e con gli occhi che orbitavano dentro le lenti, vedendo che l'insegnante non ravvedeva nulla di strano, riprese la sua comoda posizione. Mentre invece il suo angelo custode mi rivolse un severo scuoter di testa.
231 Mi feci quindi una ragione, che anche illuminando la scena, con le verifiche i professori ritenevano più che sufficiente il solo distanziamento tra un banco e l'altro, lasciando a disposizione il telefono e l'astuccio sopra il banco, e lo zainetto a portata di mano sotto la sedia, oltre che la possibilità di scambiarsi la prova per quelli giù nell'angolo in fondo, come fui informato anche di questo in seguito.
232 5.3 Il Sistema solare dentro una classe "Io non capisco che bisogno c'era di inviare la lettera al preside e fare tutto quel casino!" Era la ±45 che per dare inizio all’ultima assemblea di classe, si girò verso di me con quel qualcosa che evidentemente tratteneva da troppo tempo in gola. "Perché a quell'incontro con i professori mi sono preso un impegno!" "Scusa, ma chi te l'ha chiesto!!?". Rimasi ammutolito con un fragore dentro. Quella risposta l'avevo già ricevuta in un'altra vita e anche quella volta ero rimasto spiazzato. Incalzò da dietro la ø22, già nel tono alterata: "E io non capisco cosa sei tornato a fare!?" e girandomi, soltanto di tre quarti con le spalle, gli scaricai in faccia: "Secondo te per quale motivo uno torna a scuola!" notando che lei si era adeguata col colore al suo tono oltre all'impertinenza, mentre una parte di me conteneva con grande fatica tanto altro per quella sofferta situazione. Intervenne, invitandomi a moderare i toni l'inseparabile h 23, (volendo supporre che almeno un'ora potesse essere libero) facente la sua funzione extra da dietro la scrivania. In tutta quella confusione che si sviluppò, ricordo soltanto la compagna 49√ che si alzò ed uscì, portandosi una mano al viso, ma non ricordo se, o per quale mia risposta nei suoi confronti; vidi però che la seguì Ω20 con l'intento di farla rientrare, ma gli occorse quasi
233 tutto il tempo dell'assemblea per riportarla dentro, ed era visibilmente arrossata. Tuttavia avrebbe dovuto essere evidente che quelle feroci esternazioni stavano manifestando la sofferenza di tutta la classe, per un qualcosa che però non era chiaro, in quanto la mia denuncia, a loro non aveva procurato alcun problema, ne alcuna conseguenza; mentre il clima dopo il mio rientro, come avevo previsto, era andato via via a peggiorare, per quelle che loro leggevano come provocazioni, come i miei interventi, o quanto altro trovassero di fastidioso. Come quando durante una lezione mi alzai in piedi, mettendomi di lato ad ascoltare la lezione, per sciogliere lo stress che mi attanagliava la schiena, alla quale, come è noto, giovane o tanto peggio che sia avanti con gli anni, quella postura obbligata, ad essere tale per ore su una seggiola, non gli è per nulla congeniale. Quello che invece essi avrebbero dovuto cogliere, e soprattutto non soltanto loro, era ciò che ancora una volta sempre quel libro, esattamente in quel periodo ci stava invitando a prendere in considerazione, in un caso risolto con la Psicologia Sistemico Relazionale 75, accaduto negli anni cinquanta, mentre invece sarebbe stato costruttivo, per la nostra classe come un interessante caso di studio a portata di mano. Questo rigoglioso torrente di psicologia, che ci ha già spiegato il feedback, che in seguito vedremo essere anch'essa molto utilizzata, si basa oltre che sul principio - E' impossibile non comunicare - ribadisce anche con convinzione che l'uomo è inserito in un sistema che ricorda quello planetario, dove i soggetti di una classe sono come i pianeti, i quali rimangono ciascuno nella propria orbita grazie ad un delicato equilibrio. Principio che compresi meglio, collegandolo con qualcosa di nuovo che appresi in una precedente lezione di
234 geografia. Cioè che tutti i pianeti nel loro vertiginoso orbitare intorno al Sole, vengono da esso trattenuti sia attirandoli verso di sé, che impedendo loro di uscire verso lo spazio profondo, ma questi non precipitano dentro la nostra stella, grazie anche a Giove che li trattiene, così come grazie all'interazione fra gli stessi pianeti; un delicatissimo equilibrio, che si mantiene da milioni di anni, pur roteando e spostandosi a velocità ultrasoniche. Ogni Sistema quindi nel nostro mondo, per quei psicologi, è composto da delle persone che entrano in relazione in un certo ambito, come: una famiglia, una classe, un ufficio, una borgata, una squadra di calcio... nei quali ogni individuo condiziona gli altri, così come gli altri membri condizionano l’individuo, e questo anche se un soggetto di essi vuole essere o si ritiene inerte. Sottolineando con il grassetto, per ottenere la nostra più attenzione, che quell’ insieme omogeneo di soggetti diventa sistema se la loro aggregazione verte verso uno scopo in comune. In altri termini, dei giocatori di calcio diventano sistema nel momento in cui si forma una squadra, o degli impiegati o operai, diventano dei colleghi di lavoro nella stessa azienda... eccetera Il principio fondamentale che loro scoprirono, su cui si appoggia un sistema, ovvero che ne evita la crisi e lo sfaldamento, è appunto l'equilibrio, ma questo molto spesso è sbagliato in quanto si carica maggiormente su degli elementi che accettano, loro malgrado, dei comportamenti scorretti, e capita non di rado che in questi sistemi ci sia un elemento che subisce anche passivamente, quanto impongono gli altri. Così come si vede emergere il leader, il capo, ma il libro non dedicò delle altre righe su questo altro aspetto. Mentre invece concentrò le sue informazioni su quel Soggetto che quegli studiosi definiscono con quell'arcaico capro espiatorio 100, che tutti conoscono, senza introdurre altri nuovi termini, ovvero che tutti comprendono che si trattava di quella pratica antica, in cui i sacerdoti sacrificavano, animali o esseri umani, per ottenere qualcosa
235 dagli dei, o per fare giustizia, a prescindere se fosse colpevole o meno. Nessuno però, nonostante la fortissima similitudine, stava cogliendo ciò che stava accadendo nel nostro piccolo sistema, collegandolo con quanto si stava studiando, dove stava stampato: che il problema non poteva essere risolto dagli stessi interessati. Era scritto molto chiaramente a conclusione di quel case history del primo dopoguerra, in cui una bambina, si trovò ad essere il parafulmine, non solo nella sua famiglia, ma anche dentro la sua classe, dove fu emarginata a causa di un insegnante che non conosceva queste dinamiche. Il nostro libro, a completamento di quel capitolo, riportava quanto espresse il noto, in quel mondo, psicoterapeuta Luigi Cancrini 101, che studiò quel caso, dichiarando quanto segue: - La relazione tra Gianna e i suoi genitori; Gianna e la maestra, la famiglia di Gianna e la borgata hanno costituito dei circoli viziosi che hanno indotto delle risposte patologiche, che sono la forma di ridondanze pragmatiche tese a formare dei capri espiatori... è possibile spezzare tali meccanismi, soltanto attraverso un intervento esterno - . < Interessante quel passaggio sui sistemi sociali > < sì, lo penso anch'io anche se mi ci è voluto del tempo per comprenderne l'importanza. forse è stato fondamentale vivere le conseguenze di un sistema sbagliato per accorgermi che lo stavamo appunto studiando > <Quindi tutto il mondo è un'infinità di sistemi, uno dentro l'altro > <sì, e interagiscono fra di loro> <Questo spiega perché le persone si sentono così parte di un > < sai che ora quasi mi disturba usare quella parola? > < perché? > < Non so, il fatto di vedere la mia famiglia, o l’ambiente di lavoro, o i miei vi cicini come dei sistemi, mi mette a disagio> < credo si tratti di quella reazione che ci capita, quando ci si trova ad osservare qualcosa da una prospettiva completamente diversa > < Come quando si osserva la nostra zona di residenza dall’alto di un aereo> < esatto, questo perché la nostra mente ha assorbito una certa realtà, come una fotografia di fondo, per cui, risparmia energia nel non andare costantemente ad osservare tutto nel dettaglio >
236 < Quindi dipende anche questo da quella pigrizia :D> < direi anche, perché ricordo che il prof. ci ha parlato di uno strano fenomeno, che si nota quando un gruppo di persone si trovano al centro di un dramma, che la tendenza è quella di prendersi per mano > < Quindi emerge la sua innata caratteristica di essere una entità sociale> < l’uomo, è un essere sociale, anche non lo vuole accettare, ma la sua vita, con la sua qualità, dipende dal tessuto sociale > < Ma anche le sue disgrazie> < è proprio questo il punto che non si vuole comprendere, cioè che siamo degli esseri che ottengono il loro modo ideale di sviluppo ed evoluzione, nel suo insieme > < Mentre siamo invece orientati a pensare che sia l’individuo eccezionale a consegnarci il meglio, la soluzione > < io credo che l’evoluzione umana abbia dovuto seguire diversi modelli, in funzione alla loro efficacia, in un determinato momento, per cui non vi è dubbio che il modello del leader, funziona ed emerge, in una società confusa > < Confusa, perché ancora non si è resa conto che può funzionare anche senza leader> < l’aspetto interessante, è che le nostre società stanno attraversando un periodo in cui si sono stancate dei politici > < Interessante, ma anche pericoloso perché può essere l’occasione per veder tornare i regimi > < infatti, l’elettorato si è spostato a destra > Mentre era abbastanza ovvio, come fui in seguito informato, che i rappresentanti avrebbero portato il mio caso al consiglio di classe, ma pur sempre stranamente perché eravamo prossimi alla fine. Però non ne avevo la certezza e il giorno seguente a quell'incontro chiesi alla coordinatrice di poter visionare il verbale di quel consiglio, la quale mi rispose che tale incontro era stato considerato come un incontro informale, aggiungendo, se ancora non fosse stato chiaro, che non era stato redatto, aggiungendo ancora, forse per dovere verso pur sempre un rappresentate, che ai colleghi era stato consegnato soltanto il riscontro del carico di istruzione consegnato alla classe, segnalando che per alcuni era scarso. Mentre durante una conversazione via etere mi fu consegnato che era stato anche depositato nelle loro orecchie: "Trovate il modo di parlarvi".
237 Quella stessa sera di quell'incontro informale, che ricordo essere stato nelle ultime settimane di scuola, per via di una luce calda e naturale che si stava facendo prepotente, andando ad illuminare in modo sano e stimolante l'aula, che beneficiarono anche i due rappresentanti, che entrarono mentre noi stavamo già da una buona mezzora lavorando strenuamente sull'ultima verifica di matematica, la quale per diverse persone, incluso il presente, e gli stessi rappresentanti, era determinante per l'esito finale, i quali si videro chiedere, anche loro, da una mano che si andava a posare ferma e determinata, nel voler assolutamente ottenere, sopra la scrivania, i loro cellulari. Quella fu l'unica volta in cui sentii anche esprimere con risolutezza prima di iniziare la verifica: "Togliere tutto da sopra il banco, voglio vedere soltanto la penna e la calcolatrice". Però, quella sera ricordo che fu anche la volta che decisi di avvalermi di un supporto per affrontare quella difficile prova, dove era necessario conoscere esattamente a memoria un certo numero di formule complesse, senza le quali non sarebbe stato possibile sviluppare i laboriosi calcoli e trovare le risposte esatte. Quindi, nei giorni precedenti, dopo averle ripetutamente studiate a memoria, le avevo scritte dietro un cartoncino, che ancora conservo dentro l'astuccio del telefono, che andai a consultare per l'ultima volta prima di andare a riporlo nella giacca, e con mia soddisfazione le formule mi sono state recapitate dalla mente. In realtà scoprii un metodo tanto semplice da sembrare banale, che era quello di andare a scriverle immediatamente, su una parte bianca della consegna, prima ancora di leggere quanto ci veniva richiesto, per poi procedere a consultarle mano a mano che affrontavo i problemi, in questo modo l'ansia non andò a danneggiare quanto avevo memorizzato; di conseguenza affrontai quelle prove con più serenità e superai positivamente quella prova.
238 Ora che ci penso, sempre a proposito di espedienti, in un'altra occasione, questo però accadde l'anno seguente, per affrontare una verifica di storia, dove l'argomento contemplava numerose date da ricordare, mentre aspettavamo che arrivasse l'insegnante, che stava provvedendo a stampare i nostri numerosi quesiti, buttai giù l'elenco cronologico degli assalti europei agli "Indiani", così come li chiamò il nostro Cristoforo Colombo, che purtroppo quei numerosi assalti comportarono la strage di milioni di individui e la depredazione di tonnellate di oro e argento, che riempirono i forzieri di quella monarchia in grande difficoltà. La beffa del caso fu che il nostro caparbio pioniere Cristoforo 102 aveva già nel nome ciò che venne utilizzato quale pretesto per "convertire" quei popoli. Un eccidio colossale che non vedo riconoscere, tantomeno commemorare, come tante altre stragi di innocenti in Suo Nome. Mentre l'espediente che improvvisai quella sera, fu di utilizzare la superfice del banco dove avevo già notato che il verde della formica si prestava bene, non soltanto a scriverci sopra con la matita ma pure a cancellare, dimostrandosi una comoda lavagnetta a portata di mano. In quel caso però, non era soltanto un esercizio mnemonico da pre verifica, ma anche una provocazione per riscontrare quali fossero state le reazioni. Una volta ultimato di scrivere a memoria il memorandum gli passai sopra la gomma che avvenne quando entrò l'insegnante, e andai a completare la verifica che nel frattempo mi era stata gentilmente depositata esattamente sopra quello spazio, e sulla quale, la mente istruì puntualmente la matita, che usavo sempre in una prima fase, per poi scrivere con la penna sopra, e poi, una volta che si asciugava l'inchiostro, cancellare. In questo modo spariva la bozza scomposta che stava sotto e rimaneva il tratto regolare e pulito dell'inchiostro. In quelle righe però era sceso anche ciò che, stranamente, non era stato richiesto in quell'occasione.
239 La prof infatti, ritenne in quella prova di non chiedere le numerose date, ma io le riportai comunque visto che le avevo a disposizione e rendevano le risposte più precise, ma era anche l'occasione per verificare, a fronte di un consistente extra, oltre alle risposte esaustive già formulate, dove si sarebbe andata a posizionare quell'asticella. Con il medesimo obbiettivo, il mio vicino e l'eccellente, dimostrarono di voler collocarsi ancora più in alto, straripando abbondantemente dallo spazio che lei aveva riservato alle risposte, considerando il doppio foglio integrativo che chiesero all'insegnante, che riempirono completamente. Durante la conseguente pausa, il mio compagno, visto il suo enorme sforzo si avviò spedito presso il suo irrinunciabile ristoro, che si trovava aldilà delle porte di vetro dell'ampia entrata della scuola, dove quelli con la medesima necessità inspiravano poderose boccate di fumo e poi spegnevano i mozziconi tutt'intorno, senza accorgersi di chi dalla guardiola li stava osservando e gutturava: "Guarda che schifo, tutte le sere fumano qui davanti con la porta aperta, che poi il preside sente odore di fumo e mi richiama... Guarda quello che sputa per terra e io poi devo passare con la candeggina..., come sono abituati a vivere quelli!". Si trattava del nostro Ω20 che per quell'attività rigenerante, aveva la particolarità di prepararsi la sigaretta avvolgendo il tabacco in una cartina, cosa che faceva puntualmente cinque minuti prima del suono della campanella, ma come ben sa chi ha provato quelle sigarette senza filtro, esse lasciano fra le labbra delle briciole fastidiose di tabacco, che lui probabilmente si liberava in quel modo, e che il nostro bidello non tollerava affatto quel gesto. Il mio vicino, che anche lui stava sopra a quell'opera che si rinnovava ogni sera, fu subito interessato di quanto era successo al mio banco, come lui stesso mi riferirà più tardi al telefono, da una nostra compagna che aveva la medesima necessità andandosi a
240 piazzare decisa davanti a lui, con anche una notizia importante stretta tra i denti, mettendosi a fianco di Ω20. Era Virgolette, come la chiamavamo qualche volta fra di noi, che dopo aver acceso la sua fonte di motivazione ed avere inspirato a fondo, si rivolse verso †43 affermando sicura che mi aveva visto copiare, descrivendo subito dopo al compagno come avevo eseguito la mia di opera sul banco. Lei però aveva un modo singolare di usare il suo strumento sonoro, facendo fuoriuscire la voce dalla parte laterale della bocca, come se le parole le stesse masticando. Fu con lei infatti, che misi a fuoco questa rara particolarità espressiva, insieme alla costante presenza e numero di volte, tanto che poi lo riconobbi nei personaggi che il piccolo schermo ci mette di fronte quando la camera li inquadra in primo piano. Quel personale studio mi aveva fatto comprendere che è con quella modalità dell’uso della bocca, che la voce, quando il diaframma spinge per la convinzione, diventa quasi ringhiosa, in quanto non è assolutamente facile scandire le parole con quella fessura. E' infatti cercando di imitare quel movimento, che compresi la necessità di anni di allenamento, se non una predisposizione dei muscoli mascellari per riuscire ad esprimere una frase, figuriamoci a fare un discorso. Fu così che compresi perché il †43 si sentì attaccato e rispose in modo duro alla compagna, lui infatti non aveva inteso che quella tonalità ed espressione facciale erano una caratteristica di Virgolette, che sicuramente quella particolarità la poteva rendere più attraente, magari anche sexy, indubbiamente unica, unita al fatto che era una ragazza con tutto ciò che può rendere piacevole una donna per fare innamorare qualcuno. Era però necessario frequentarla per comprendere che non era rancorosa, anzi con me fu gentile, perché fu l'unica di quel fronte opposto, che durante le precedenti festività Natalizie mi inviò un messaggio di auguri.
241 Fatto sta che lui gli rispose, stando a quanto mi riferì, che innanzitutto non aveva visto quanto stava affermando, e che doveva smetterla di rivolgersi a lui ogni volta che trovava qualcosa di strano nel suo compagno e che le sue rimostranze avrebbe dovuto farle al diretto interessato. Ma fu Ω20, che diede prova ancora una volta del suo acume, e di conoscere quella particolarità della compagna, che gli rispose tranquillo e serafico come un noto arguto personaggio: "Non puoi essere certa che quelle informazioni siano state utilizzate durante la verifica, può comunque essere stato un suo metodo di ripasso" ” elementare Watson! “ aggiunsi io al mio compago al telefono. Tornando a quella sera della verifica di matematica, che risulterà essere l'ultima, chiudendo così quell'anno accademico, in cui la professoressa di matematica si dimostrò più risoluta del solito, che aveva già da tempo la mia stima, pur essendo fra quelli in quei banchi in difficoltà, fu lei che appunto dimostrò di possedere, oltre alle sopraddette caratteristiche, anche la risolutezza e la coerenza, nel conseguente scrutinio finale.
242 5.4 La sospensione di giudizio, che tragedia! Fu -22 che per prima mi inoltrò la foto che era stata caricata da qualcuno nel gruppo, e quando ci sentimmo telefonicamente, non si dimostrò ne avvilita ne sorpresa della sua sospensione di giudizio che risultava scritta in fondo alla sua riga. Era consapevole della sua scarsa condizione in quella materia ma era fin troppo serena, tanto da informarmi che stava per volare all'estero e sarebbe rientrata i primi di settembre. "come farai ad affrontare l'esame!?" "Studio gli appunti che ho chiesto ad una compagna brava in matematica" e cambiò argomento, informandomi quanto †43 in quel momento, stava digitando nel gruppo che avevo creato all'inizio di quella avventura, dal quale io non ero più presente da quando ero uscito quella deludente sera di dicembre. Questa mancanza di comunicazione mi ha comportato sicuramente dei disagi e delle conseguenze ma è anche vero che se mi fosse stato proposto di rientrare avrei declinato; però da questa esperienza compresi anche come questo servizio può essere tanto comodo e utile, al tempo stesso diventare una subdola arma offensiva. Il danno in quel caso consisteva nel perdere quelle disposizioni verba volant che gli insegnanti rilasciavano, come l'assegnazione dei compiti o la data di una verifica, mentre magari eri stato distratto o assente, o avevi semplicemente inteso male. E' vero che -22 molto spesso mi aggiornava ma non poteva certo essere un suo preciso e puntuale impegno che può fare soltanto l'assistente di una scrivania.
243 "E' piuttosto arrabbiato il tuo compagno, sta scrivendo: tutta quella colonna bianca per una materia, è una vergogna, un'ingiustizia... dice che siamo stati tutti aiutati, anche tu, che hai fatto due mesi di assenza, e che soltanto lui adesso deve studiare tutta l'estate.. Ah ah ah, si dimentica che anch'io dovrò farlo" . Non ci volle molto a quello sfogo a confluire sul mio telefono, che continuò nei giorni seguenti con ore di esondazioni, senza però accennare a quanto aveva espresso su di me nel gruppo, imponendomi di contenere il mio disappunto, per chiedere conto più avanti quando le acque si fossero chetate. Per fare questo grattai dal fondo un altro po' di tolleranza per farmi comprendere che in un momento di grande sconforto, quella cieca furia verbale, che minacciava devastazioni e stragi, potesse anche sparare parole a vanvera su chiunque. Un giorno però, quando mi resi conto che non voleva ritrovare la sua ragione, avendo esaurito il mio calmante, cambiai il tono e gli intimai: "Smettila di far minacce, gira la macchina, vai là dentro, impreca e spacca quel tabellone, prendili a schiaffi e a calci .." Probabilmente fu rendendosi conto del disastro delle sue pesanti parole, che le sue orecchie finalmente ascoltarono, e realizzando anche le conseguenze che si saranno andate a profilare nella sua mente, mutò atteggiamento. "Il Fritz risulta il migliore con una media del nove, grazie ad un dieci in Igiene che non ha mai preso, ottenendo così tutti quei crediti da spendere con l'esame di maturità. Vedi!? Cosa ti dicevo? È lui il Prescelto". Ma in quel momento a lui faceva più male il fatto che c'erano dei compagni, che stando alla sua puntuale precisa annotazione e successivo calcolo, non avevano la sufficienza in altre materie e quindi erano stati aiutati.
244 Gli risposi che ogni insegnante agisce a propria discrezione, e ci sono materie come la matematica, dove la preparazione del corso precedente è fondamentale per affrontare gli argomenti del nuovo anno. "Allora potevano farmi passare e consegnarmi una lettera, invitandomi a studiare durante l'estate!" Convenni con lui che poteva essere una saggia soluzione per un adulto, però aggiungevo: "Dai, in fondo si tratta di fare una verifica fra un paio di mesi, no!?" Non era quello il problema infatti, lui non accettava quella sbiancatura che cancellava tutti i suoi risultati, anche brillanti, che avrebbero spiegato meglio la situazione. Ma era stato anche il caso che gli aveva giocato un brutto tiro da fargli eclissare la ragione, e mi raccontò come era andata. Quando si recò presso l'Istituto a consultare il tabellone, oltre all’umiliazione di quel scripta manent perpetua vita, si trovò ad assistere alla scenetta dell'Eccellente in compagnia della moglie con la carrozzina, che stavano raccogliendo e condividendo gioie lodi e complimenti, a piene mani, dalla fila di insegnanti che si erano via via avvicinate a quel neo sistema radioso. Mentre †43 stava vivendo quella cancellazione come la certificazione di un fallimento, rispetto ai colleghi, ai suoi familiari e anche di fronte a tutte quelle rinomate persone che godeva della loro stima. "Perché oscurare tutti i miei risultati, facendomi passare per un ignorante! Un incapace!" Però, aldilà di quella lettura, ciò che balzava agli occhi in quella schermata erano le altre numerose righe vuote che cancellavano quella classe esattamente della metà, cioè otto persone su sedici, dei quali tre sospesi e cinque dispersi