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Published by La SCUOLA che Meraviglia, 2024-01-24 10:10:29

La Scuola che meraviglia. Capitolo 4

La scuola che meraviglia

sempre con un tacco di ironia la Parte seconda Capitolo 4


212 4. La sospensione, che non voleva nessuno < Mi sono preso alcuni giorni per riflettere, ma la mia posizione non è cambiata, rispetto a dei fatti che sono accaduti nella nostra classe e pare anche in quella dell'altro Istituto. Io mi trovo in una posizione molto imbarazzante, sia per i miei principi, sia nei confronti dei compagni onesti e anche nei confronti dei professori. Come sapete, io ho quasi preteso nel consiglio di classe, mettendo in gioco la mia faccia e credibilità, per chiedere di essere trattati da adulti responsabili. Ho garantito che noi non facciamo giochetti, per ottenere la loro fiducia. Ora io mi trovo nella posizione molto scomoda, di aver riscontrato che non solo, si scopiazza per "salvarsi" ma c'è chi copia per ottenere risultati eccellenti. Questo è inaccettabile, anche per rispetto di chi, con lealtà, accetta un voto insufficiente. Già mi immagino la faccia indignata della preside, che mi direbbe: "ha visto! non siete migliori degli altri!" Non ho quindi intenzione di subire anche questo. Se a voi sta bene continuare in questo modo, io mi ritiro.. > Non ci fu alcuna risposta e si aggiunsero invece sotto, numerose conversazioni per gli auguri di buon compleanno ad una compagna. Mentre a sostenermi, seppur dietro le quinte, oltre che dal vicino di banco, il quale si biasimava sentendosi responsabile della mia decisione, fu una compagna che non mi sarei aspettato. Era -22 che mi contattò per informarmi che riteneva giusta la mia posizione, anche lei era d'accordo che il copiare era sbagliato e che lei accettava i suoi risultati, anche se a volte erano scarsi ma mi esortava a rivedere la mia decisione e rientrare. Ovviamente non l'assecondai e dopo aver atteso altri giorni, non ricevendo alcun riscontro dalla classe, decisi che era necessario far prendere una posizione ufficiale a ciascuno di loro su questo malcostume e dare quindi un riscontro oggettivo al mio ritiro.


213 Dopo essermi accertato della sua disponibilità, una mattina telefonai al collega Ω20 e gli chiesi di fare una mini assemblea andando a scrivere semplicemente due frasi alla lavagna: SONO FAVOREVOLE AL COPIARE SONO CONTRARIO AL COPIARE Dopo di che lui doveva soltanto invitare i compagni ad andare ognuno a segnare, a fianco delle frasi, la propria preferenza e informarmi del risultato finale. Lui non era d'accordo, voleva che questa cosa la facessi io, rispetto al quale risposi che la mia presenza poteva influenzare i compagni, che era invece necessario raccogliere quanto loro pensavano veramente, e alla fine accettò di farlo. Venne la sera, e dopo un paio d'ore di lezione, una compagna caricò nel gruppo la foto della lavagna dove stava scritto: < ASTENUTI > Al che, per accertarmi che loro avessero ben inteso quanto avevo chiesto al collega, inviai un messaggio dove fosse chiaro a quali domande loro si erano astenuti dal rispondere. Il silenzio successivo era la conferma che l'intera classe astenendosi accettava il malcostume, salvo †43 che mi disse il giorno seguente di essere stato fuori durante l'assemblea. Mentre -22 mi racconterà, sempre il giorno dopo, che nella discussione, che era sorta a seguito l'intervento del rappresentante, al suo tentativo di appoggiare la mia posizione lei si era trovata da sola, e gli fu intimato: "Non devi appoggiarlo". Quella sua iniziativa, le andrà comunque a comportare una sorta di isolamento facendo scattare la diffidenza nei suoi confronti. Decisi quindi d'informare il dirigente con una mail, e gli insegnanti con un messaggio, circa le mie dimissioni da rappresentante, con il ritiro dalla frequentazione, motivandone la causa.


214 Di li a poco, i professori mi risposero manifestando comprensione e solidarietà, mentre da parte del dirigente non arrivava nulla, e quel silenzio, mano a mano che le ore diventavano giorni, si faceva via via pesante e inspiegabile, ma il terzo giorno arrivò la sua mail: "Gentilissimo..., conoscendola non mi fa meraviglia il grado di disillusione che ha provato nell'incontrare comportamenti incoerenti con la frequenza di un corso per adulti. ..." e continuava con l'invito a rientrare, offrendosi disponibile ad un incontro. La mia risposta decollò altrettanto gentilissimamente nell'etere la sera stessa, dove spiegai che la disillusione era già stata temprata da altre delusioni nel mondo reale e che la mia assenza era anche utile a togliere un elemento di disturbo che avrebbe, con la sua presenza, provocato tensioni, ma conclusi dicendo che sarei andato volentieri ad incontrarlo. Come promesso, in uno di quei giorni che mi aveva proposto, durante la pausa natalizia, mi recai nell'Istituto, e mentre aspettavo fuori dal suo ufficio, mi ritrovai a conversare con una gentile signora dopo che mi ebbe informato che la persona che era dentro era una madre, e che stava in quella poltrona da diverso tempo con probabilmente un problema del figlio fra le mani. Assecondai volentieri la conversazione che continuò sviluppandosi sulla riluttanza e scarsa motivazione dei ragazzi a frequentare le scuole superiori, per seguirla nell'altrettanta scarsa capacità degli insegnanti a gestire gli studenti, e mi raccontò a tal proposito, di una esperienza vissuta in prima persona in un altro Istituto dal quale lei proveniva.


215 Compresi quindi che lei era stata l'assistente di laboratorio di un professore di fisica, il quale era riuscito a catalizzare l'attenzione e l'interesse degli studenti al punto che non era più necessario ricordare loro dello studiare, della puntualità, della presenza, della partecipazione, dell'impegno... Questo "miracolo" era stato determinato dalla grande passione di questo professore per la sua attività, che gli faceva convogliare tanto del suo tempo ed energie nella sua professione. In pratica, lui coinvolgeva i ragazzi con dei progetti, e quando per questi erano necessarie delle risorse finanziarie, che ovviamente non potevano scaturire dalla scuola, era sempre lui che andava a tirare qualche giacca importante dentro le banche o a cercare qualsiasi altro sponsor per l'acquisto del costoso materiale. Mi raccontò l'aneddoto che anche quando fu ricoverato all'ospedale per un intervento, lui trovò il modo di essere presente in aula, da quel posto letto. Purtroppo, aggiunse, era solo in quell'Istituto, e quel suo gran da fare, disturbava il quieto vivere e non era ben visto. Quando mi portai davanti a quella pesante scrivania, dopo che il suo titolare mi ebbe rinnovato le valide ragioni per il mio rientro, e io gli ebbi spiegato il perché la mia posizione da out-sider non poteva cambiare, scivolammo nell'Azienda 2.0, dove lui mi aggiornò con delle sue ancora calde considerazioni che ne esaltavano l'utilità, comprendendo che gli aveva dedicato un bel ragionamento. Dopo averlo ascoltato con interesse gli confermai che c'era infatti anche la possibilità di salvare delle Aziende destinate alla chiusura, sottolineando appunto il ruolo strategico della scuola, anche nel partorire delle nuove aziende dove potevano essere le idee degli stessi giovani studenti a farle germinare. Conclusi esprimendo un'altra considerazione che avevo realizzato in quella pausa forzata cioè che quella moderna Entità era la logica conseguenza rispetto ad un modello di Azienda che aveva fatto il suo tempo con l'ingombrante e ormai obsoleta presenza dell'imprenditore.


216 4.1 Magari con la pausa natalizia ci ripensa Con la ripresa delle lezioni non rientrai come gli altri, ancora fermamente convinto, nonostante fossi stato criticato un po' da tutti coloro che ebbi modo di incontrare al nostro tavolo durante le vacanze natalizie, dove la moglie trovava appoggio quando l'argomento inesorabilmente andava ad iniziare con: "Come va con la scuola?". E quando comunicavo la mia decisione, diventava sempre più difficile sostenerla perché tutti convenivano, seppur con un perdonami davanti, che non aveva alcun senso che fossi io a pagare, e a perdere quella preziosa possibilità. Ma la mia riluttanza conseguente al principio, sostenuta dalla coerenza, alla fine prevaleva sull'interesse personale. E così si andarono ad aggiungere altri giorni, e poi altre settimane a quel periodo, dove ogni tanto un puntuale qualcuno mi aggiornava sulla situazione, e una mattina mi raccontò di un episodio, in occasione di una verifica postuma per gli strateghi del ritardo, dove si scatenò un bisticcio nella classe dell'altro Istituto. L'insegnante di storia, come già era consuetudine, aveva anche in quella occasione, invitato gli specialisti del rimandare, a recarsi in biblioteca affinché fossero più tranquilli per svolgere il loro compito, spiegando che in questo modo lui avrebbe potuto fare la sua lezione normalmente, con quelli presenti, senza che loro fossero distratti o disturbarti, ma la compagna ±45, che stranamente era fra gli strateghi, si rifiutava di andare con gli altri e si ostinava a volerla fare al suo posto affermando: "Non voglio che poi si pensi che ho copiato".


217 Mentre quei compagni che praticamente venivano lasciati soli insistevano col voler andare, e così scattò la lite con qualche parola bruciante fra due persone del corso di economia, che erano già predisposte ad incendiarsi facilmente. Non ricordo come il professore abbia risolto la cosa, credo che la ±45 sia stata convinta dal putiferio ad andare con gli altri. Anche †43 in una sua chiamata, non trascurando mai di esortarmi a rientrare, affermando di sentirsi "Solo contro tutti", mi aggiornava su una vicenda presso le ragazze di economia aziendale, che secondo lui, la accomunava con la nostra. Anche da loro c'era una persona che brillava con risultati eccellenti che però veniva, anziché essere assecondata, osteggiata e criticata con l'accusa di copiare, e per questo motivo si era staccata dal suo gruppo prendendo posto nel mio banco vuoto, inserendosi così nella nostra area. Lo informai che avevo sentito anch'io di quella situazione tempo indietro, quando avevo avuto occasione di parlare con quella persona, la quale mi aveva reso noto, con mio stupore, che stava frequentando quel corso con già un diploma in tasca e con questo quindi lei giustificava i suoi ottimi risultati, mentre non mi spiegavo per quale motivo non avesse investito quel tempo per una specializzazione universitaria, era la prima volta che riscontravo una scelta di quel tipo. Caso vuole che successivamente, anch'io andrò a valutare qualcosa di simile, per uscire da quella imbarazzante situazione, cogliendo la possibilità di saltare quel corso per conseguire un esame a settembre e iscrivermi al quinto anno di informatica ma ritenni che lo sforzo non sarebbe stato alla mia portata. In merito all'invito di rientrare che tornava a consegnarmi ogni volta che ci salutavamo, rispondevo che il solo pensiero di sedermi dentro quell'aula continuava a darmi la nausea.


218 Mi contattò anche, con lo stesso invito, la Coordinatrice, alla quale gli rimbalzai la proposta fatta un mese prima al collega rappresentante, proponendole di prendere lei in mano la situazione, visto il particolare modo di porsi con i colleghi. Modalità che compresi meglio con quello che mi raccontò circa un episodio in cui un suo studente nel serale, con un'uniforme nera a casa, durante una prova lo vide copiare e lui gli spiegò che non stava copiando, convincendola che quel supporto gli serviva soltanto per sentirsi più sicuro. Con questo aneddoto che più di qualcuno avrebbe utilizzato come una barzelletta, lei voleva farmi capire che riteneva eccessiva la mia posizione sul quel fenomeno e che quindi era più vicina ai miei colleghi. Il mio tono si alzò quando lei eresse un incomprensibile rifiuto rispetto a quello che avrebbe potuto fare per sbloccare la situazione: "... quella domanda, che loro si sono astenuti di rispondere, può essere un modo per avviare una costruttiva discussione e far ragionare i colleghi su qualcosa di sbagliato!". Credo però, sia stato dopo la risposta ad un <come va?>, che in seguito inviai alla compagna -22, la quale digitò sotto: < tutto a posto, anche quel discorso è stato chiuso, tutto come prima > che si aprì una crepa nella mia risolutezza. Diversi giorni dopo, mentre effettuavo la mia passeggiata del mattino, mi ritrovai a pensare alla sorte di Giordano Bruno 97, e la crepa divenne una spaccatura quando comparve un altro grande: Galileo Galilei 98, e andarono a posizionarsi sulle parti opposte di quello che era diventato un crepaccio, che per dove mi trovavo io, era la stretta stradina stavo percorrendo, scavata fra i terreni coltivati, che con le abbondanti piogge spesso diventava un fossato, e i due grandi stavano sopra gli argini ai lati opposti, volteggiando nella mia stessa direzione. Dopo un’intensa discussione tra il duro Bronzo ed il scalpellabile Marmo, durata per tutta la passeggiata, realizzai che quel primo


219 enorme Uomo, con il suo sacrificio totale, purtroppo non aveva ottenuto nulla. Oltre i riconoscimenti, le statue e le infinite vie, non aveva cambiato le coscienze; e non aveva nemmeno scalfito il corso della storia. Chi invece lo cambiò fu Galileo, che di fronte alla medesima prospettiva, il rogo, abiurò e si umiliò, ma continuò i suoi studi sulla realtà. Il Galilei, non viene affatto ricordato per quel cono sopra la testa umiliante, bensì per quanto ha comunque portato avanti; quel primo Scienziato non ci ha regalato soltanto delle grandi scoperte, ha altresì introdotto il principio e il metodo per fare della ricerca una scienza, oltre che far fare un salto nella filosofia di pensiero, che diede avvio a quella trasformazione che ha inalberato l’evoluzione dell’uomo, indirizzandoci fuori dal Medio Evo, verso l'Illuminismo 99 per portarci a tutto ciò che abbiamo oggi. Informai con una mail il preside della mia conseguente decisione con sotto la motivazione, e alla sera mi recai nell'Istituto con l'intento di stampare una lettera aperta, che avevo scritto subito dopo, da appendere nella bacheca. Il caso volle che la stampante della scuola si rifiutasse di leggere la mia chiavetta USB, e così mi venne naturale recarmi in classe per consegnare il file alla professoressa di diritto che in quel momento stava tenendo la sua lezione. Una volta presso la sua scrivania, mentre lei prendeva visione di quello che era il mio intento, osservai da sinistra a destra quella platea interrogativa che rimase senza risposta, e lei invece mi informava che avrebbe chiesto il parere del dirigente, e dopo che ebbe trascinato il file sul computer, la salutai e tornai sopra le mie vecchie ruote. Nell'iniziare questa lettera, mi sono accorto che non posso più usare "cari" e neppure "compagni", già questo mi dice quanto siano cambiate le cose. Ma anche dalle descrizioni, che mi arrivano, della classe, si evince


220 un cambiamento, che non mi sembra di qualità. La cosa non mi conforta, ma può essere il segnale che in fondo c'è, come io sono convinto, una coscienza. Giorni fa ho visto nei TG, l'ennesimo fatto di bullismo a scuola, definito dai cronisti: inspiegabile. Il dirigente invece ha dimostrato di avere le idee chiare, affermando che dietro a quei ragazzi ci sono famiglie che vivono di illegalità: i ragazzi hanno recepito quella logica. Voi penserete, che ciò non ci riguarda, che quelli sono casi gravi. Il copiare in classe, come lo volete definire, quale grado di gravità volete attribuirgli? Lo so, voi vi siete astenuti dal rispondere, dal prendere posizione contro tale fenomeno, che in realtà è un furto. Voi tutti conoscete la fatica dello studiare, l'impegno e le rinunce.. chiaro che esso ha un valore, e quel numero ne rappresenta la quantità. Come mai negli eventi sportivi, vi indignate profondamente, e il dopato viene squalificato ed escluso dalle gare? Come mai quando uno bara al gioco, voi come minimo, abbandonate. E' come ottenere un lauto compenso, per un lavoro non eseguito, a discapito di colleghi che invece si sono impegnati per farlo. Se poi con questo, si ottiene un diploma, magari anche con un punteggio alto, non solo c'è una frode, ma un danno sociale. Avremo un'altra persona impreparata, ma qualificata, con delle responsabilità sui cittadini in buona fede. Sono stato invitato, dagli insegnanti, dagli amici, dai parenti a rientrare, a riprendere gli studi, argomentando che sto agendo contro il mio interesse. Ho risposto: io sacrifico il mio interesse per il principio. Rimanere in quella classe, in cui, peraltro si continua ad agire, come prima, sarebbe stato un cedere al "è così che funziona". Nella nostra società, è ormai passato, è diventato scontato, quasi ad essere considerati degli stupidi: "che prima viene l'interesse". In realtà il principio della correttezza è una scelta di vita intelligente, più difficile, soltanto perché ci sono tanti che sbagliano; i quali si giustificano in quanto ci sono altri che fanno sbagli più grandi, e via andare. Vi ricordo che l'iceberg non è pericoloso per la sua punta, che emerge. Ma lo è la grande massa che lo sostiene, è quella che fa affondare la nave. L'omertà, la collusione, con quello di cui sopra, aprono la porta: alla mafia, alla camorra.. che conoscete, per ora, per sentito dire. Di sicuro, questa, non è certo, quella società migliore, che io so,


221 volete anche voi. Smettiamola di vedere negli altri persone straordinarie! La loro straordinarietà è stata determinata, semplicemente da una presa di posizione coerente, non con i loro, ma i nostri principi. Vi ricordo che loro sono dei martiri, non soltanto perché sono stati barbaramente uccisi, ma perché erano isolati, dalla massa. Le persone si sono convinte, che è compito della legge, del suo braccio esecutivo, stabilire la legalità (e nella fattispecie, voi dite che è compito degli insegnanti vigilare ed essere intransigenti). Beh, si sbagliano, ciò, è possibile soltanto se nella società si crede e si vive in modo coerente ai principi. E la situazione lo dimostra. Di questo passo, arriveremo alla follia, semmai fosse possibile, di avere più forze dell'ordine che cittadini onesti.. Non pensavo di dovermi trovare a scrivere a delle persone, che so essere fondamentalmente oneste, ma è importante, non solo sentirsi tali: dimostrarlo. Perché voi sapete che c'è un solo modo per vivere e prosperare serenamente. C'è un solo modo per vivere bene una relazione. C'è un solo modo per essere migliori. C'è un solo modo per avere quella società migliore. Essere onesti. Ho scritto questa lettera aperta, perché ritengo che la vicenda in cui mi sono trovato, sia di interesse per tutti, in quanto la scuola deve essere e rimanere, una realtà etica, dove i principi dell'onestà, della lealtà e del merito devono essere tutelati dagli stessi interessati, non solo dagli insegnanti e dalle istituzioni. Una scuola che non tutela, non garantisce, non mette in pratica, insegnando così i valori nobili: produrrà persone confuse, demotivate, poco convinte, deboli.. Nella qualità di genitore, e ancor prima di cittadino, che ha vissuto per tanti anni nel mondo reale, con mansioni e responsabilità di ogni tipo, ho avuto conferma che è necessario avere le idee chiare quando uno sbaglia accanto a noi, alzarsi in piedi e dire: " NO! " " io non ci sto! ". Il problema va affrontato e risolto, la cosa sbagliata eliminata, esattamente come si fa in ospedale, con le medicine o chirurgicamente. Chiaro che il corretto stile di vita, e la prevenzione, sono la condizione ideale di vivere.


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